CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
30 MAGGIO 1924

martedì 3 giugno 2025

VANI UTILI (un aggiornamento)

 







Precedenti passeggiate 


ispirate dagli Immobili  


Prosegue con l'intero 


aggiornamento dei 


'vani utili' 


dedicato a tutti coloro 


che sono in parete







Breve introduzione all’articolo che segue datato C.A.I. 1969, giacché essendo un umile escursionista amante della Natura a tempo pieno e indeterminato, vorrei dedicare qualche ottimo ed ancor più che valido articolo in Memoria di chi per anni gestisce i nostri Sentieri, e chi al contrario, li degrada offende e calunnia ogni giorno pregato; dacché, a parte il Lammer e la sua e nostra Fontana in cui ci dissetiamo ancora, e i suoi ‘fuoripista’, per ugual Cima o Vetta con ampia vista su medesima ugual Natura, abbracciata da una diversa prospettiva; ci consentono di poter camminare in discreta sicurezza con l’aggiunta di una buona ed efficace segnaletica.

 

Ben al di fuori d’ogni politica adottata con inefficace prospettiva in merito alla ben amata Natura, provenire tanto dalla sinistra quanto dalla destra con marginali note dal centro cittadino, inforcare, senza Diritto per la parte offesa, medesima Cima!

 

Segnaletica che ci permette di ancor meglio orientarci per i Passi della vostra (ma certamente giammai è e sarà nostra) abdicata Coscienza per ogni Gene dell’antica Memoria svenduta al progresso; e di cui la Natura ne partecipa - compensandolo - ogni rimosso naufragato (primitivo) Sentimento che al meglio ispira, saggia nobile e più antica Dottrina.




Non più e solo concernente l’uomo, bensì l’umanità intera sottratta alla Natura e comprensiva d’ogni sua Creatura, dalla pietra alla foglia fino ad un Lupo e ogni ‘putto’ che lo fugge peloso impaurito e ad un Ramo assiso, se sia un ‘putto’ o un futuro uomo peloso aspirare e procedere da un ramo ad un arbusto, e da lì, fino ad un hamburger humano da cui prodigioso orango, ai posteri l’ardua sentenza… Evolutiva…

 

Se solo procedesse nel proprio ed altrui Passo con maggiore serenità e accuratezza ed in Armonia con la Natura intera, per come fin’hora, correndo e saltando da un Ramo ad un’altro, con inferma cieca, o invalida somma deficienza a tempo pieno, orientando (al palmare d’ognuno) ed illuminando l’intelletto nel profondo del più miserabile Abisso evolutivo in cui regredito; otterremo un miglior cammino rimembrando quel famoso dipinto del Bosch nel quale possiamo - ammirare ancora - e non solo apostrofare, tutte quelle schiere di semi-pellegrini - non ancora pentiti viandanti - in cui specchiarsi (su cotal quadro con cui rinnovano un pittogramma troppo antico per esser visto…), deambulare e aggrapparsi alla sintetica corda l’un l’altro connesso.

 

Evitando ogni Connessione Divina che forse meglio li illumina all’ombra del vano progresso!




Talvolta o troppo spesso incrociati e motorizzati ma pur sempre ‘connessi’ e apparentemente assennati; ancorati l’un l’altro procedendo zoppi infermi storpi e frammentati, e ancor più ciechi per come vennero ‘apostrofati’ e non solo dipinti da un noto Maestro di medesimo Sentiero.

 

Così per ovviare, o apparentemente elevare, la Ragione alla loro formidabile Vista con Finestra ove sporgono e ingombrano un più modesto cammino, accompagnato da ogni più nobile Fiera disarmata da cotal artifizio; invadono per eccesso di progresso in difetto linguistico, ogni più ispirato Sentimento, armati dalla più volgare cieca convinzione (con eccesso di arroganza) mista al nobile raggiro, in cui Monopodio distinguendosi, fonda il proprio nell’altrui governo, orientandolo e veicolandolo, dalla invalida miopia alla cecità assoluta, con diritto pensionistico retribuito d’accompagno, distribuito dalla mangiatoia fino all’età dell’artificiosa adulta ragione  (abbreviata con I.A., o meglio ragliata in X Y e altri strani compari) con Pensione assolutistica e più nobile Vista…




Per taglieggiare ancor meglio e più di pria intonano l’antica melodia (ogni cellula ne ha una propria…) a casa della nobildonna, pregata o spacciata come Madonna, promettendo di distribuire l’altrettanta nobile arte che li distingue e li valuta nel campo del vasto azionariato simile ad un sommario istinto in cui cotal ragione procede ed evolve nella materia del progresso, beneficio del Monopolio di Stato; per esser ancor più nobilitati dall’araldo dell’intera Compagnia fino all’ultima Loggia con svista assolutistica ove lo Sceriffo impera e giudica; ma sempre in offerta, affinché ogni coltellata possa esser corrisposta con più ampio margine di chirurgica precisione conferita dal ragguagliato profitto, promettendo scudi e botti al soldo d’ognuno presso l’Osteria appena di sotto (i cavalli vengono tenuti al dovuto stallo), con la preghiera della Madonna e il suo putto, di pagare la retta con celerità assoluta se non si vuol finire in mano e in preda del Corriere in seta d’avventura!

 

Certamente una diversa Selva narrata nonché ed ovviamente perseguitata!

 

Un diverso e più difficile Bosco ove sopravvivere!   

 

  Quindi, dicevo… cosa dicevo? ecco già non più ricordo! l’idea smarrita e fuggita?




Trattano anche quest’arte affine e parente dell’arcana tortura con il permesso dell’app. cinese (e hora rivenduta ad un uomo della CIA, la nota azienda agrituristica in cui seminare la vera ragione senza ragione alcuna…) in accordo con l’amerikano compartecipato da Monopodio (e chi con lui associato… e mai sia detto a delinquere, in quanto vien nominato e predicato il peccato, mentre il peccatore viene coperto accudito & premiato da ugual medesimo pulpito!), per conto ed in nome associato d’ogni futuro azionariato ancora non sbarcato al porto del buon governo, per esser veicolato nell’avere e successivamente navigato da una S.N.C ad una più complessa S.PA. per conto dell’intera pluripremiata Compagnia…

 

L’Essere deve Avere per poter dialogare con massimo grado di Ragione e il dovuto Rispetto!

 

Per poi conversare con il più noto padrino!




L’importante pagare puntuali la retta per mantenere integra la libertà predicata da ogni pulpito;  dopo questa ed ogni paura ben distribuita e compartecipata a tempo pieno, debbo rifocillarmi ad una pratica antica, ove la vista contempla la propria abdicata Memoria per come il patrimonio immateriale della Natura godeva di maggior godimento e privilegio, e questa parmi una buona cura con cui rifocillare l’Anima martoriata, da tanta troppo falsa volgarità transitata per ogni Sentiero della nobile decantata Repubblica.

 

Ma da nobile decaduto ed impropriamente esercitando la mia e altrui Ragione, antica secolar Ragione che dimora per ogni rinata creatura fino alla Cima dell’Albero maestro il quale mi suggerisce la Rima di risposta, debbo affermare che provengo da una antica dinastia composta da invisibili schiere di popoli e genti che mi pregano e venerano formando una fitta selva, anche se il famigerato Forestaro mi da’ la caccia con Bracco il miglior cane germano adibito al bracconaggio; i quali Esseri muti, come dicevo, seppur sommamente cogitanti, e seppur invisibili e alieni simili a verdi extra-terrestri per ogni male terreno ricevuto e mai arrecato, in codesta monarchica Natura fondano più nobile Dialogo.

 

E un Dio troppo spesso dimenticato…




Poi, quando l’Atlantide affondò a ciel sereno, pur le previsioni aggiornate alla parabola del progresso conferiscono eccessi cumuliformi di nuvole ove assiso un diverso margine di tempo accompagnato da strani Elementi pagani detti Dèi braccati e digeriti, assieme ad altre e più numerose invisibili schiere di angeli, e non certo per un miracolo divino; debbo ammirare la parete del vulcano che cosparge di viva cenere ogni Natura divorata ancor viva, solo per il gusto della nobile Lingua, per sua disgrazia situata in medesimo palato (si divincola sulla parete aspirando ad un ramo evolutivo…), ove la grigliata collettiva con l’intero bosco - per una sola texana - venne cosparso d’incenso misto ad alloro: dittatori e frati ambulanti si aggirano pregandosi a vicenda d’amarsi a tempo pieno, ben al di fuori d’ogni Monastero e Mistero del Dio pre-pregato cum magno gaudio, su quel magno (giacché non certo mio o nostro antico parente) ci soffermiamo mentre li osserviamo!

 

Magno fu detto grande, me lo magno fu detto un boccone ancor più grande…   

 

Ed anche se il milite ignoto a cui fu offerta la corona d’alloro, edificata con vaste porzioni d’insalata scondita con troppo aceto, giacché l’uliveto, e con lui ogni raccolto del bosco, prenotato dal più noto ristoratore dell’agroturismo, guardo osservo e medito quest’atto giudicandolo dal più nobile teatro della Natura, per quel che èra e ciò di cui rimasto dopo il fiero pasto del progresso; ed in cui sepolto per poi esser rimembrato nonché rinnovato qual ignoto e/o Eretico da bruscare di fretta, e/o seppellire con tutti gli onori della Compagnia, hora ditta con permesso di soggiorno & ristoro…




Come anche Ponzio, l’incaricato cuoco del menù del giorno, non essendo da meno, onorando il suo Impero, giudicò pur non essendo giudicato dalla cucina del proprio Ministero, abdicando ad un intero popolo transitato, giusto e retto patibolo rinnovato per ogni  incrociato Sentiero; in cui incrociammo, infatti, anche il nero crociato per la via di Gerusalemme, e di cui ci liberammo di fretta mangiando una veloce piadina scondita…

 

E seppur sommamente pregato, ovvero conferito dalla summa dell’Essere ed Avere sino alla Cima del Teschio con l’osso di contorno sporgere dalla cresta, con la preghiera di non rinnovarne la Memoria, giacché ognuno, Nessuno escluso, dalle vicissitudini della Cima dell’Albero, a cui il Tempio rinnova il patto con il Dio…, …preferiscono e ancor più gradiscono la Pizza 4 Stagioni conferita e distribuita da Mosè dell’ultima tavola Assoluta, nobile rifugio per i coloni pellegrini aspiranti viandanti… del collettivo del domani…

 

La macelleria ha una sua propria Dottrina!




Qual Dio vien pregato da questi romani accompagnati da antichi pellegrini coloni del domani, regna il riserbo assolutistico della materia sfociare nel disordine del Mistero assoluto, e di cui il Ministero si incarica di poggiare e rinnovarne il patibolo con la nota corona di spine più o meno elettrificate…

 

Affinché in questo italico karma ognuno possa pregare di non esser elettrificato a tempo pieno e indeterminato udendo il fraseggio della Repubblica, ed ove anche Platone fu confiscato d’ogni Dialogo dialogante intercettato dal nuovo canone…

 

Così per ricordare me stesso meco medesimo donde proviene la nostra ammirata Storia, quel Panorama naufragato e evaporato in una nuvola rossa, rossa purpurea… ove ogni morto in cammino predica una diversa avventura…

 

E allora alla sua vista debbo ricondurre l’Anima avvilita per questo ed ogni suo Passo, verso un Tempo trapassato ove ammirare ancora quel che rimasto dell’ingordo pasto… Per non solo resuscitarla e elevarla dal catrame in perenne cammino evolvendola sino ad un più nobile Sentiero!

 

(Giuliano) 

 

 


 


UN OTTIMO INTERVENTO 

 

 

Dal giorno in cui l’uomo ha incominciato a dominare la natura, servendosi dei mezzi che essa gli metteva a disposizione per la sua sopravvivenza, è sorto il problema dell’armonizzazione di esigenze spesso differenti o contrastanti: da un lato le esigenze della natura stessa, che per ogni regione, per ogni clima, latitudine e quota, ha caratteristiche di regime ben definite, comportanti un certo tipo di ambiente vegetale e animale; dall’altro lato le esigenze dell’uomo, esigenze di tipo primordiale oppure voluttuario, comunque variabili profondamente nel tempo in funzione della sua evoluzione.... 


[& L'ARTICOLO COMPLETO]








 

domenica 25 maggio 2025

RACCONTI MOBILI AGLI IMMOBILI (e/o infermi) DEL LIBERO PENSIERO (2)

 









ISPIRATO DAI CORRIERI DEL CIELO   


Prosegue con il 


Servizio di Recapito







Nessun uomo che non possa vivere nella sua casa su ruote, cucinare, mangiare e dormirci dentro, sopra o sotto di essa, può dire di essere tagliato per una vita da zingaro. Ma per fare questo è necessario che la propria dimora temporanea sia ben organizzata: un perfetto multum in parvo, una domus in minima. I principali difetti delle roulotte di vecchia data sono la mancanza di spazio – due adulti di corporatura normale difficilmente possono muoversi senza calpestarsi i piedi – l’afa generale, il calore proveniente dal cielo o dalla stufa, o probabilmente da entrambi, e un movimento estremamente sgradevole durante il viaggio. Quest’ultimo è causato dalla mancanza di buone molle e da errori nella costruzione generale.




‘L’uomo che è a capo di una roulotte’, dice lo scrittore, gode di quella perfetta libertà che è negata al turista, i cui movimenti sono regolati dall’orario. Può andare dove vuole, fermarsi quando vuole, andare a letto all’ora che più gli aggrada, o alzarsi o restare a fantasticare, sapendo che non c’è un treno da prendere né un cameriere da consultare. Se il quartiere non è adatto a chi abita in roulotte, non deve far altro che attaccare i cavalli e trasferirsi in un alloggio più adatto. La porta del suo albergo è sempre aperta. Non c’è nessun conto da pagare né nessuno da ‘ricordare’; e, se l’alloggio è limitato, l’inquilino non può lamentarsi delle spese.

 

In una roulotte si ha tutta la privacy di una residenza privata, con la comodità di poterla spostare con una facilità negata al colono occidentale, che sposta la sua ‘baracca’ dal ‘lotto’ che ha affittato a quello più lontano che ha acquistato.




Nel furgone potrebbe esserci, per quanto ne possa scoprire il passante, una biblioteca e un salotto insieme, oppure una camera da letto e una sala da pranzo insieme, anche se, poiché i pionieri di questo modo di viaggiare dormono sotto la tenda, possiamo presumere che trovino l’alloggio all’interno un po’ soffocante.

 

Ora, questo suona molto bene, ma nella seduta attuale ho i miei dubbi che la vita di uno zingaro, perfino di uno zingaro gentiluomo, possa essere davvero così indipendente e solare come le frasi la dipingono.

 

Per esempio, andare dove vuole?

 

Non ci sono forse certe leggi della strada che proibiscono ai carovanieri di fermarsi per un periodo più lungo di quello necessario per abbeverare e dare da mangiare a un cavallo o per guardarsi i piedi?



 

Di notte, poi, potrebbe avvistare un delizioso e appartato parco, magari con solo uno stormo di oche gorgoglianti e un cavallo da tiro vecchio, ed essere tentato di fermarsi e salirci sopra, ma non potrebbe forse un poliziotto in servizio avvicinarsi tranquillamente e ordinargli di mettersi in marcia e ‘muoversi’?

 

Di nuovo, se il vicinato non è adatto, allora il capocarovan può certamente andare altrove, se i cavalli non sono troppo stanchi o zoppi.

 

Certo, all’interno di una roulotte c’è tutta la privacy che si possa desiderare; ma subito fuori, soprattutto se parcheggiata in un’area verde di un villaggio, può esserci parecchio rumore.




Per quanto riguarda andare a letto e alzarsi quando vuole, il proprietario di una roulotte è padrone di sé stesso, a meno che non scelga di portare con sé le idee e le usanze di una vita troppo civilizzata nel cuore della campagna verdeggiante e di tenere un sacco di compagnia.

 

Credo che uno zingaro gentiluomo dovrebbe avere un po’ dell’eremita. Se non ama la natura, la quiete e la solitudine, non è adatto alla vita in roulotte, a meno che, in effetti, non voglia trasformare ogni giorno in un giorno di festa e l’intero viaggio in un susseguirsi di piacevoli emozioni – in altre parole, una farsa.




Tuttavia, al momento ho l’impressione che il tipo di vita che confido di condurre per molti mesi a venire potrebbe essere seguito da centinaia di persone che amano un’esistenza tranquilla e in un certo senso romantica, e in particolar modo da coloro la cui salute ha bisogno di essere rafforzata, essendo scesa al di sotto della media a causa del troppo lavoro, delle troppe preoccupazioni o dell'eccessiva ricerca del piacere, nel modo sconsiderato in cui è di moda cercarlo.

 

Solo che per ora non posso dire nulla sulla base dell’esperienza diretta. Devo proseguire, e il lettore deve continuare a leggere, prima che l’enigma sia risolto con reciproca soddisfazione.

 

‘Un cavallo, un cavallo, il mio regno per un cavallo!’




Un giorno d’estate, mentre attraversavo il romantico paesino di Great Marlow a bordo di un calesse trainato da pony, mi imbattei improvvisamente in una fila di roulotte ferme sul ciglio della strada. Proprio mentre mi avvicinavo, si accesero alcuni sbalzi d’aria, e la vista insolita, con il frastuono e le urla selvagge, spaventò il mio cavallo. Si scartò e fece un tentativo piuttosto sconsiderato ma molto determinato di entrare in una bottega di tessuti. Questo causò danni al calesse tali da costringermi a fermarmi un'ora o due per le riparazioni.

 

In ogni caso darei un’occhiata alle roulotte.

 

Ce n’era uno molto grazioso, e vedendomi ammirarlo, il proprietario, che era lì presente, mi chiese gentilmente se volevo dare un’occhiata all’interno. Lo ringraziai e lo seguii su per le scale. Si rivelò un’ottima cosa, ma all’interno lo spazio era limitato, a causa della straordinaria ampiezza del letto e delle dimensioni della stufa.




Chiesi comunque l’indirizzo del costruttore e gli scrissi per un preventivo. Questo mi fu inviato, ma la calligrafia e la dizione con cui era scritto non mi suscitarono alcun brivido di piacere. Ecco una frase: ‘Se posso costruirti un carro che ti trasporterà ovunque con un cavallo per cento sterline, ho costruito una moltitudine di bei carri per gli zingari e posso indicarti molti esempi’.

 

Beh, certo, non è necessario che un costruttore di roulotte sia uno studioso di testi classici, ma in questa lettera c’era una triste mancanza di romanticismo; la parola stessa ‘carro’ non era di per sé poetica. Perché quell’uomo non poteva dire ‘roulotte’?

 

Ho deciso di consultare un mio caro vecchio amico che se ne intende, per esempio C.A. Wheeler (il brillante autore di ‘Sportascrapiana’).





Perché, rispose, non sei andato direttamente alla Bristol Waggon Company? Loro avrebbero fatto tutto altrettanto bene, in ogni caso, e avrebbero costruito la  roulotte che desideravo seguendo i miei disegni.

 

Fu un buon consiglio.

 

Così presi qualche foglio di carta protocollo e feci qualche schizzo approssimativo, e ci pensai e progettai per una o due notti, e così il Wanderer prese vita, sulla carta.

 

Ora che la roulotte è stata costruita e allestita, è così ampiamente ammirata da amici e visitatori che potrei essere perdonato se credessi che una sua breve descrizione potrebbe risultare interessante per il lettore medio.

 

Per prima cosa facciamo un giro intorno ad essa e osserviamone l’esterno.


Basta uno sguardo (vedi illustrazione) per capire che il Saloon Caravan ‘Wanderer’ non è affatto di piccole dimensioni. Da prua a poppa, senza timoni né timone, misura quasi sei piedi, la sua altezza da terra è di circa tre metri e mezzo e la sua larghezza interna di quasi due metri.




 Ora risuona il bosco forte e lungo,

La distanza assume una tonalità più amabile,

E immersa in quel blu vivo

L’allodola diventa un canto cieco.

 

Ora danzano le luci sui prati e sulle praterie,

I greggi sono più bianchi giù per la valle,

E più lattiginosa ogni vela lattiginosa,

Su un fiume sinuoso o sul mare lontano.

 

Tennyson

 



Doveva essere la nostra prima uscita, il nostro viaggio di prova, ‘al miglio misurato’, come lo chiamano i marinai. Non tanto una prova, tuttavia, per la carovana in sé, quanto per un certo cavallo che le sarebbe stato attaccato; e, considerando il peso della nostra casa sulle ruote, ritenevo quantomeno improbabile che un solo cavallo sarebbe stato sufficiente a svolgere il lavoro.

 

Il cavallo in questo caso era una cavalla.

 

…Una splendida e possente cavalla da tiro, di colore baia scura, con testa piccola, collo forte, armonioso e arcuato, spalle robuste e un corpo abbastanza lungo da non sembrare tozzo. La sua coda, lunga circa due metri, era stata appositamente intrecciata e tirata su per l’occasione.




Matilda, come veniva chiamata, non aveva mai fatto altro che arare prima, a meno che non si trattasse di una visita occasionale alla stazione ferroviaria con un carico di grano o fieno. Ma sembrava tranquilla e capì la situazione a colpo d’occhio, compresa la carovana e il suo padrone. Ci mettemmo in marcia e, dopo tutte le manovre che sarebbero bastate per far partire un piroscafo P. & O. da un molo di Southampton, scavalcammo il cancello e ci mettemmo in viaggio.

 

Per quanto riguarda le provviste, il Wanderer era ampiamente rifornito. Avevamo cibo per il giorno e a sufficienza per una settimana, dato che mia moglie era stata la maggiordoma e la responsabile del catering per l’occasione. I miei compagni di viaggio erano i due membri più anziani della mia famiglia: Inez (7 anni) e Lovat (10 anni), i cui abiti estivi e la cui giovane bellezza li rendevano piuttosto allegri. Oltre a loro, avevo Hurricane Bob, il mio campione di Terranova, che sembrava non capire nulla di tutto ciò.




All’inizio, la cavalla procedeva molto lentamente, e anche molto solennemente – a passo d’aratro, in effetti – e il fattore le camminava sobriamente al collo. Un paio di energici colpi di frusta leggera migliorarono notevolmente le cose, e da quel momento in poi ci fu la ‘Marcia Morta di Saul’ nei successivi progressi. Matilda si appassionò al suo lavoro; nitrì allegramente e persino prese una specie di trotto ondeggiante, che, a dire il vero, non era né trotto né passo lento, solo che ci portava sul terreno a quattro nodi all'ora, e per pietà feci alzare e sedere il fattore – che, tra l’altro, indossava i vestiti della domenica.

 

La mattina era molto luminosa e soleggiata, la strada dura e in buone condizioni, ma polverosa. Quest’ultima era certamente una conseguenza del nostro piacere, ma d’altronde gli zingari non hanno vita facile in questo mondo più di chiunque altro. Il vento era dalla nostra parte, ed era un po’ incerto, sia per forza che per direzione, cambiando leggermente direzione ogni tanto, per poi tornare presto alla normalità. Ma un gruppo selezionato di giovani mulinelli si era liberato dalla loro tana, e questo non accresceva certo la nostra gioia.




Matilda aveva un bel coraggio, solo che probabilmente le era sembrato un solco eccessivamente lungo, e alla fine di due miglia decise improvvisamente di procedere di sua spontanea volontà. Questa determinazione da parte di Matilda provocò una deviazione dalla linea retta, che per poco non fece finire le nostre ruote anteriori nel fosso, e provocò anche una flagellazione ammonitrice per la stessa Matilda.

 

Non avevamo percorso nemmeno tre miglia, il sudore le colava lungo le zampe e le serpeggiava sugli zoccoli, così ci fermammo per lasciarla respirare. Il giorno era giovane, era tutto davanti a noi, ed è, o dovrebbe essere, nella natura stessa di ogni zingaro – dilettante o professionista – non curarsi del tempo, possedere tutta l’apatia di un olandese, tutta la sonnolenta indipendenza di una tartaruga da giardino.

 

I bambini implorarono una torta e Inez volle sapere cosa faceva ridere così tanto il cavallo.




Poteva benissimo porsi questa domanda, perché Matilda nitrì quasi durante tutto il tragitto.

 

‘Ma papà’,

 

…disse Inie,

 

‘il cavallo ride di tutto; ride degli alberi, ride dei fiori e degli stagni. Ride di ogni cavallo che incontra; rideva delle mucche che brucavano la ginestra e delle oche nel prato, e ora ride di quel vecchio cavallo con gli zoccoli anteriori legati insieme. A cosa servono gli zoccoli anteriori del vecchio cavallo, papà?’

 

‘Per impedirgli di scappare, tesoro’.

 

‘E perché continua a ridere questo cavallo?’




‘Beh, è ​​così orgoglioso, sai, di essere aggiogato a una carovana così bella, che non può fare a meno di ridere. Vuole attirare l’attenzione di ogni creatura che vede. Lo sognerà sicuramente stanotte, e se si sveglierà prima del mattino, riderà di nuovo’.

 

‘Oh!’

 

…disse Inie, e continuò a mangiare la sua torta al ribes pensierosa.




I suoi capelli, la sua stazza, la sua bocca, le sue orecchie,

 

mostravano che non era uno dei cani di Scozia.

 

Burns. 

 

Mentre leggo queste memorie della mia vita da zingaro, sarei più che felice se i miei lettori potessero in una certa misura pensare come me e provare ciò che ho provato io.

 

In un capitolo precedente ho delineato il profilo del Wanderer; ora lasciatemi dare un breve resoconto dei suoi occupanti di giorno. Dico di giorno perché il mio cocchiere non dorme nella roulotte, ma si riposa nella sua locanda, dovunque siano i cavalli. Senza dubbio, però, quando saremo lontani, nelle regioni più selvagge delle Highlands scozzesi, se mai avremo la fortuna di arrivarci sani e salvi, John G, il mio onesto Jehu, dovrà a volte avvolgersi nelle sue coperte da cavallo e dormire sul coupé. E abbiamo così tante tende e così tanta tela di ricambio che sarà abbastanza facile fargli una coperta per difenderlo dalla rugiada che cade.




Avendo menzionato John G, forse è giusto che gli dia la preferenza, persino rispetto all’uragano Bob, e che dica prima una parola su di lui.

 

Quando ho pubblicato un annuncio per un cocchiere sul Reading Mercury, non mi sono mancate le risposte. Tra queste, ce n’era una di un certo Maggiore B, che raccomandava John. Lo descriveva in modo eccellente per la sua tranquillità, fermezza e sobrietà, aggiungendo che, una volta terminato il rapporto con lui, sarebbe stato felice di riprendere il suo posto. Questa era praticamente un’offerta in prestito per me e, avendo un debole per il servizio della Regina, mandai subito a chiamare John G.

 

Quando John tornò a Mapledurham quella mattina, era impegnato. Se John avesse saputo parlare latino, avrebbe potuto dire:

 

“Veni, vidi, vici”.

 

Ma, nonostante tutte le sue buone qualità, John non sa parlare latino.




Naturalmente, la cosa che più mi interessava era sapere se il mio cocchiere fosse moderato o meno, e glielo chiesi.

 

‘Mi piace un goccio di birra’,

 

fu la risposta di John,

 

‘ma so quando ne ho abbastanza’.

 

Io e John abbiamo circa la stessa età, ovvero siamo entrambi nati sotto il regno di Sua Maestà. John, come me, è un uomo sposato con dei bambini, di cui è orgoglioso e affezionato.

 

Io e John abbiamo un’altra cosa in comune.




Siamo entrambi gente di campagna e quindi entrambi amiamo la natura. Non credo ci sia un arbusto o un albero in giro che non sia un vecchio amico, o un uccello o una creatura selvatica in un prato, in una brughiera o in un bosco di cui non conosciamo il nome e le abitudini. Se vediamo qualcosa di strano in un albero o ne incontriamo uno che ci sembra un po’ strano, fermiamo subito i cavalli e non proseguiamo finché non abbiamo risolto l’enigma arboreo.

 

John è molto tranquillo ed educato e conosce perfettamente il suo posto.

 

Infine, è affezionato ai suoi cavalli, si preoccupa molto di pulirli bene e di curare i loro zoccoli e i loro pastorali e, se la sella gli fa anche solo un po’ male in un punto particolare, non è contento finché non ha alleviato la pressione.

 

Il prossimo sulla lista del nostro equipaggio completo è: Alfredo Foley.




Foley ha raggiunto la veneranda età di vent’anni e lo conosco da otto anni. Per dirla in un linguaggio ampio ma espressivo, Foley è semplicemente ‘un ragazzo di casa’. Ha svolto per me molti lavoretti a casa come bibliotecario, impiegato e giardiniere, e avendo espresso il desiderio di seguire le mie sorti in questo mio lungo viaggio da zingaro, l’ho portato con me. Sia John che lui hanno firmato regolarmente articoli, in perfetto stile marinaro, per tutta la crociera; e io intendo essere un buon capitano per entrambi.

 

Dato che Foley a casa si trova in condizioni di vita piuttosto buone e ha una madre gentile e religiosa, è inutile dire molto sul suo carattere. Potrei affidargli un’infinità di oro, se ne avessi. Ma ecco una prova ancora più grande della mia fiducia nella sua integrità: posso affidargli l’uragano Bob, e l’uragano Bob per me è più di tanto oro fino.




A bordo del Wanderer, Foley ricopre il ruolo di mio primo tenente e segretario; a questo ruolo unisce i compiti di cameriere e cuoco, ruolo in cui a volte lo assisto io stesso. È anche il mio battistrada – su un triciclo – e spesso il mio agente in anticipo. Nel complesso è un bravo ragazzo. Non credo che flirti mai con le cameriere ai bar delle locande del villaggio quando compriamo la nostra modesta birra o ci prendiamo il nostro ginger ale. E sono certo che legge il Libro e recita le sue preghiere ogni sera della sua vita.

 

Questo per quanto riguarda l’equipaggio del Wanderer.

 

….Ora tocca al bestiame, i miei compagni.




Ho già detto qualcosa sui miei cavalli, Fiordaliso e Fiore di pero. Ora sappiamo di più sui loro caratteri individuali. Niente al mondo, allora, avrebbe potuto infastidire o far arrabbiare Fiordaliso. Che si tratti di colline o di valli, su strade sconnesse o lisce, al passo o al trotto, procedeva con la testa per aria, dritto avanti e indietro, senza badare a nulla, semplicemente facendo il suo dovere. C’è molta più grazia e poesia nel movimento di Fior di Pisello. Muove la testa e la scuote, e agita la coda, con un’aria fiera come una gallina con un solo pulcino. Se viene toccata con la frusta, mordicchia subito la testa di Fiordaliso, come a dire:

 

‘Dai, non puoi, pigrone? Ecco, mi sto facendo toccare con la frusta, tutto per colpa tua. Non stai facendo la tua parte, e lo sai’.




Ma Fiordaliso non risponde mai. Fior di Pisello è un perfetto esempio del sesso a cui appartiene. È gelosa di Fiordaliso, finge di non piacergli. Spesso lo prenderebbe a calci se potesse, ma se lo portassero fuori dalla stalla e lei se ne andasse, nitrirebbe quasi fino a far crollare la casa. Se si trova in un campo con il Fiordaliso, lei immagina costantemente che lui stia prendendo tutti i migliori appezzamenti di erba e trifoglio e continua a tormentarlo e a rincorrerlo da un posto all’altro.

 

Ma il soddisfatto Fiordaliso non reagisce. Perché il suo motto è ‘Non preoccuparti’.

 

“La vita non è vivere, ma stare bene.”




Questo passo, e in effetti l’intera appendice, possono essere considerati né più né meno che delle scuse per il mio modo preferito di trascorrere le mie gite estive.

 

Ora, senza dubbio, migliaia di persone seguirebbero volentieri il mio esempio e diventerebbero per una parte dell’anno zingari, signore o signori, se circostanze su cui non hanno alcun controllo non innalzassero barriere insormontabili tra loro e la realizzazione dei loro desideri.

 

Per costoro non posso che esprimere il mio dispiacere.




D’altra parte, so che ci sono molte persone che hanno a disposizione tempo libero e mezzi, persone che forse si annoiano con tutti i normali modi di viaggiare per piacere; persone, forse, che soffrono di debolezza nervosa, di indigestione e di quella malattia dei tempi moderni che chiamiamo noia, che così spesso precede una rottura totale e una rapida marcia verso la tomba. È a beneficio di queste persone che scrivo la mia appendice; è a loro che la dedico con tutto il cuore.

 

Forse c’è chi, dopo aver letto fin qui, potrebbe dire a se stesso:

 

‘Mi sento stanco e annoiato dalle preoccupazioni del solito modo di viaggiare quotidiano, correndo in soffocanti carrozze ferroviarie, alloggiando in alberghi affollati, abitando in banali città di mare, seguendo la scia di altri viaggiatori in Scozia o nel continente, mangiando e bevendo troppo; mi sento stanco di balli, concerti, teatro e case, stanco degli scandali, stanco dello spettacolo scintillante e dell’insincerità professionale della società, e penso davvero di non stare bene per niente. E se la noia, come dicono i dottori, conduce alla tomba, comincio a pensare di starci andando abbastanza veloce.




Mi chiedo se mi sto davvero ammalando, o invecchiando, o qualcosa del genere; e se un cambiamento completo mi farebbe bene?’

 

Risponderei così:

 

‘Forse ti stai ammalando, o stai invecchiando, o entrambe le cose contemporaneamente, perché ricorda che l’età non si misura in anni, e niente invecchia prima della noia e della noia. Ma se avete dubbi sullo stato della vostra salute, e visto che la noia non indebolisce un organo più di un altro, ma che i suoi effetti negativi si manifestano con un deterioramento di ogni organo e parte del corpo e dei tessuti contemporaneamente, consideriamo per un momento cosa sia realmente la salute.

 

Credo sia stato Emerson a dire: ‘Datemi la salute e un giorno e renderò ridicolo lo sfarzo degli imperatori’.




C’è molta verità in questa frase.

 

Per dirla con le mie parole: se un giovane, o anche uno di mezza età, trascorre una giornata in campagna, con la fresca brezza del cielo che gli accarezza la fronte, con le allodole che fremono di canto nella luce splendente del sole e tutta la natura che gioisce, vi dico che se un tale individuo, non essendo storpio, riesce a passare non oltre un cancello a cinque sbarre senza la voglia di scavalcarlo, non può essere in buona salute.

 

Questa scala è adatta a te per misurare la tua salute?

 

Anzi, per essere più serio, lasciatemi citare le parole di quel principe degli scrittori medici, il compianto Sir Thomas Watson Bart:




La salute è rappresentata dalla condizione naturale o standard del corpo vivente. Non è facile esprimere tale condizione in poche parole, né è necessario. Il mio desiderio è di essere comprensibile piuttosto che scolastico, e mi troverei in difficoltà tanto quanto voi se tentassi di stabilire una definizione rigorosa e scientifica di cosa si intenda con il termine ‘salute’.

 

È sufficiente, ai fini del nostro scopo, dire che implica libertà dal dolore e dalla malattia; libertà anche da tutti quei cambiamenti nella struttura naturale del corpo che mettono in pericolo la vita o impediscono il facile ed efficace esercizio delle funzioni vitali. È chiaro che la salute non implica una condizione fissa e immutabile del corpo. Il livello di salute varia da persona a persona, a seconda dell’età, del sesso e della costituzione originaria; e persino nella stessa persona, di settimana in settimana o di giorno in giorno, entro certi limiti può variare e oscillare. Né la salute implica necessariamente l’integrità di tutti gli organi corporei. Non è incompatibile con alterazioni gravi e permanenti, né con la perdita di parti non vitali, come un braccio, una gamba o un occhio.




Se riusciamo a formare e fissare nella nostra mente una chiara concezione dello stato di salute , avremo poche difficoltà a comprendere cosa si intenda per malattia, che consiste in una qualche deviazione da quello stato: una sensazione di disagio o innaturale di cui il paziente è consapevole; un qualche imbarazzo funzionale, percepibile da lui stesso o da altri; o qualche condizione pericolosa ma nascosta di cui può non essere consapevole ; un modo, in breve, di essere, o di agire, o di sentire diverso da quelli che sono propri della salute’.

 

La medicina può forse ristabilire la salute di coloro che sono minacciati da una rottura, i cui nervi sono scossi, le cui forze sono in calo da tempo, quando a chi soffre sembra – per citare le belle parole del Predicatore – che siano già giunti giorni in cui non si prova più alcun piacere; quando si ha la sensazione che la luce del sole, della luna e delle stelle si sia oscurata, che il cordone d’argento si sia allentato, la ciotola d’oro si sia rotta e l’anfora si sia rotta alla fontana?




No, no, no!

 

Mille volte no.

 

Medicina, tonico o altro, non ha mai, da solo, curato, né potuto curare, il male mortale chiamato noia. Tu vuoi novità di vita, vuoi perfetta obbedienza per un certo periodo alle regole dell’igiene e, soprattutto, esercizio fisico.

 

Ora, non intendo dire, nemmeno per un attimo, che il caravanning sia la migliore forma di esercizio fisico che si possa avere. Scegliete il vostro genere, quello che più vi piace. Ma, nonostante tutto, l’esperienza mi porta a sostenere che nessuna vita separa un uomo più di quanto lo sia quella dello zingaro gentiluomo, né gli offre maggiori possibilità di rigenerazione, nella forma più completa.




Prendiamo il mio caso come esempio.

 

Sono quello che si dice un uomo smilzo, sebbene pesi più di quarantacinque chili e sia alto un metro e ottantacinque. Sono smilzo, ma quando sto bene sono magro e robusto come un arabo. La scorsa stagione invernale ho avuto un lavoro insolitamente rigido. Nel mio viaggio in carovana di 2100 chilometri avevo sicuramente accumulato una riserva di salute che mi è stata utile fino a quasi aprile, e ho lavorato più alla letteratura del solito. Ma alla fine ho cominciato a sentirmi stanco e a perdere peso. Ho continuato a sgobbare come un uomo per poter partire per il mio secondo grande viaggio, da cui sono appena tornato, dopo aver percorso più di mille miglia.

 

Bene!




Sono partito, e poiché ho imboccato un percorso più collinare, il viaggio è stato più faticoso per tutti noi. Ci siamo pesati tutti prima di partire; sei settimane dopo ci siamo pesati di nuovo; il mio cocchiere era aumentato di un chilo e mezzo, il mio cameriere di tre, mentre io, che ero stato il più stanco dei tre, avevo messo su due chili. E non era tutto; il mio cuore si sentiva più leggero di quanto non lo fosse stato da anni, e cantavo tutto il giorno. Sebbene non sia un giovane, non sono certo un vecchio, ma prima di partire, mentre ancora mi affaticavo con il duro lavoro sul legno opaco della scrivania, avevo novantacinque anni, almeno a pensarci; prima di essere in viaggio per sei settimane non mi sentivo nemmeno un quarantenne, o qualcosa di simile.

 

Le prime due settimane di vita in una grande roulotte come il Wanderer sono un po’ sconvolgenti; persino il mio cocchiere se ne è accorto. Il ronzio costante delle ruote del carro e i sobbalzi – perché anche con le migliori molle un carro da due tonnellate sobbalza – scuotono l’organismo. È come vivere in un mulino; ma dopo ci si indurisce e non si cambierebbe il proprio modus vivendi per la vita in un palazzo reale.




Ora, non mi sognerei mai di offendere la comprensione dei miei lettori presumendo che non conoscano le semplici regole igieniche che conducono a una lunga vita, a una salute perfetta e a una serena felicità. Oggigiorno, difficilmente uno scolaretto sedicenne le conosce a memoria; ma, sfortunatamente, se non le rispettiamo con una regolarità che alla fine diventi un’abitudine, tendiamo a dimenticarle; ed è così facile cadere in cattive condizioni di salute, ma non altrettanto facile rimettersi in sesto.

 

Permettetemi di elencare semplicemente, a titolo di promemoria, alcune delle comuni regole per il mantenimento della salute. Vedremo poi fino a che punto sia possibile applicarle in un cambiamento di vita così radicale come quello di uno zingaro dilettante, che vive, mangia e dorme nella sua roulotte e, a volte, in una certa misura, si trova a vivere in condizioni precarie.




Le seguenti osservazioni, tratte da uno dei miei libri sul ciclismo, sono molto pertinenti all’argomento che sto trattando e, a mio avviso, il fatto stesso che io lo scriva dimostrerà che sono disposto ad ascoltare entrambi i lati della questione, perché so che al mondo ci sono persone che preferiscono la vita del moscone azzurro, veloce e allegra, a quella che considerano un’esistenza lenta, seppur salutare. (‘Salute su ruote’, Messrs Iliffe and Co, 98 Fleet Street, Londra).

 

Le buone abitudini, affermo, possono essere formate tanto quanto quelle cattive; non è così facile, te lo concedo, ma una volta formate, o imposte per un certo periodo, diventano anch’esse una sorta di seconda natura.

 

Alcune osservazioni dell’autore di ‘Elia’ continuano a risuonarmi in testa mentre scrivo, e non posso fare a meno di scriverle, sebbene in un certo senso contrastino con la mia dottrina di riforma. ‘Cosa?’, dice il gentile autore, ‘ho guadagnato con la salute? Un torpore intollerabile. Cosa con le prime ore del mattino e i pasti moderati? Un vuoto totale’.




Mi chiedo, tuttavia, se Charles Lamb, dopo tanti anni trascorsi nella Londra dei suoi tempi, avesse ancora molto fegato. Se così fosse, probabilmente era molto nodoso (cirrosi) e pezzato piuttosto che di un sano color cioccolato.

 

Ora, mi dispiacerebbe davvero se lasciassi che i miei lettori deducessero che, dopo una vita spensierata fino all’età di, diciamo, quaranta, quarantacinque o cinquanta anni, una decisa riforma delle abitudini ringiovanirà un uomo al punto che diventerà sano e forte come sarebbe potuto essere se avesse trascorso i suoi giorni in modo più razionale; non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca, ma meglio tardi che mai; si può, con cura, salvare il pezzetto di torta che gli è rimasto, invece di gettarlo ai cani e dargli la caccia.





Ogni malattia grave, per quanto bene la si superi, riduce la durata dei nostri giorni: quanto più devono farlo vent’anni o più di una vita frenetica? Con la nostra ‘costituzione da cavallo’, possiamo anche superare tutto con la vita, ma lascerà il segno, se non esteriormente, interiormente.

 

Sono perfettamente disposto a far sì che il lettore conosca sia i pro che i contro dell’argomentazione, e sarò pronto a giudicare le affermazioni che ho appena fatto, chiamando personalmente testimoni che potrebbero sembrare confutarle.

 

Il primo a prendere la scatola è il tuo uomo spensierato, scettico e spensierato, il tuo individuo che vive alla giornata e si preoccupa del domani, che afferma di godersi davvero la vita e di poter indicare innumerevoli conoscenti che vanno al passo molto più velocemente di lui ma che, nonostante ciò, godono di perfetta salute e hanno buone probabilità di vivere ‘finché una mosca non li abbatte’. 

(G. Stables)