CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

mercoledì 30 dicembre 2020

TRANSIZIONE... (3)

 









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Un difficile...  compito 


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(Transizione)... di Fase (4)   (& Prima parte del capitolo) (5) 








Il 9 di febbraio del 1865, l’esercito di Lee stava evacuando Richmond mentre l’esercito di Grant si stava spostando verso sud per bloccare la ritirata. E quello stesso giorno, nel piccolo villaggio di Gerico nel Vermont settentrionale, nacque Wilson Alwyn Bentley.

 

Al momento della sua morte, 66 anni dopo, era noto a migliaia di persone in tutto il mondo come l’uomo del fiocco di neve. Le sue ricerche sui misteri della pioggia e della neve sono state discusse in oltre 100 articoli di giornali e riviste, in 10 articoli tecnici nel Monthly Weather Review e nel suo libro Snow Crystals’.

 

La fattoria di Jericho è stata un punto di riferimento nella quale nacquero nuove idee circa la formazione delle precipitazioni che culmineranno con la pubblicazione di First Cloud Physicist d’America.




 Un breve articolo del New York Times del 24 dicembre 1931 ci informa della fermata del Tempo al capolinea del terreno Viaggio di Wilson. Apprendiamo da un breve ‘ricordo giornaliero’ (assieme a numerosi altri nella stessa data) che l’Inverno finito, o forse appena iniziato.

 

Il ciclo della Stagione dell’‘incompreso’ [invisibile ed immateriale] Universo ha destinato a miglior Viaggio ricongiungendolo al segmento frazionato dell’Infinito in cui posto più elevato Disegno per ciò cui [Wilson] destinato nell’Architettura del Tempo studiato.

 

Tutte le volte che prevediamo pioggia vento e bufera, accompagnare ogni sorta di altro Elemento verso la ‘terrena avventura’, penseremo alla neve su incarico del gelo precedere o annunziare il calore della Vita.




 Sono più che certo circa Dio e la sua Natura il quale li ha posti alle simmetriche condizioni del Tempo, perfezionando e evolvendo ogni impercettibile preziosa ‘reliquia’ conforme alla Vita, mortificata e costretta all’involuta e successiva opposta condizione per cui nata ed evoluta.

 

Comprenderemo dalla Forma incarnata di cui l’Invisibile simmetria… procedere (hora) confusa verso l’instabile imprevedibilità non conforme alla propria Natura (e Dio che così l’ha pur creata).

 

Così non ci dobbiamo o possiamo stupire come pensa crea ed immagina ogni Elemento il Dio pregato ‘al di fuori’ a cui costretto, se pur pregato al circoscritto profetico o prometeico altare dell’agnello sacrificato del presunto Verbo.




Sono più che certo di ogni Elemento raffigurato e rappresentato per conto del Perfetto meccanismo ed ingegno, anche quando deve incarnare lo Spirito posto all’Infinito del proprio imperscrutabile Disegno: ritornerà quale Neve Vento ed ogni Elemento incarnare l’umano intento posto alle condizioni del Tempo  incompiuto ed incompreso…

 

Chi saprà leggerne e decifrane il Disegno avrà colto l’immateriale Spirito volgere al proprio consolidamento procedere dal nucleo del fuoco al ghiaccio della crosta e viceversa con cui composta la Vita avvolta nella Spirale dell’Universo…

 

Chi saprà dedurne e comprenderne la Forma Perfetta  avrà visto ed intuito l’intento e l’invisibile impalcatura di un più probabile Dio, con l’occhio profetico dell’Anima riflesso nel Suo Pensiero… ricostruirne a sua immagine il  Disegno…

(Giuliano)  




 Una simmetria perfetta può provocare disagio.

 

Occorre sempre che un elemento di rottura, anche nascosto, renda la simmetria più vicina alla vita. È riportato da molti autori e in diverse varianti l’idea che l’introduzione di elementi asimmetrici in arazzi o mosaici antichi sia stata fatta a bella posta per non suscitare l’ira degli Dei.

 

Thomas Mann, in un famoso passo della Montagna incantata, fa percepire al protagonista, perdutosi in una tormenta di neve qualcosa di mortale nella ‘gelida regolarità’, ‘ostile alla vita’, di ogni fiocco di neve, insieme alla gioia di inventare della natura, dal momento che ogni fiocco era diverso da un altro. 

 

Pauli, al termine del suo lavoro su Keplero, osservava (eravamo nel 1952) che gli scienziati avevano perso l’immagine unitaria del mondo e si chiedeva se era possibile recuperarla. La condizione per il recupero era però che le scienze naturali accettassero di essere solo una parte di tale immagine.




 “Non è che io sappia quanto voi amiate il Nulla, così mi è facile presumere che un regalo vi sarà tanto più gradito quanto più esso sia prossimo al Nulla.

 

Qualunque sia l’oggetto che vi aggradi come evocazione del Nulla, bisogna che esso sia di tenue importanza, di piccola misura, di prezzo minimo, e che non sia granché durevole, cioè che sia quasi Nulla.

 

Nella Natura, queste cose abbondano e una scelta si impone, ecco dunque una strenna d’elezione per un amatore del Nulla e degna d’esser offerta ad un matematico che non ha Nulla e non riceve Nulla, perché i fiocchi cadono dal cielo e sono simili alle stelle.

 

Vogliate ricevere in tutta serenità questa approssimazione del Nulla e, se Voi l’apprezzate, trattenete il fiato, per paura di trovarvi con Nulla.

 

Ecco allora perché esaminare il motivo per cui le nevi alla loro prima caduta, prima di aggrovigliarsi in fiocchi più grossi, sono sempre esagonali, ed hanno, ogni volta, sei raggi vellutati come piccole piume”…

 

(Keplero)  




 Il filo conduttore di questa ‘filosofica preghiera’ si sviluppa intorno al dualismo esagono–pentagono, vale a dire sulla contrapposizione tra mosaici (tessellazioni oppure tassellazioni, pavimentazioni o tiling del piano) le cui tessere hanno la forma di esagoni regolari e mosaici più complessi formati da tessere di diverse forme, tra cui sono presenti pentagoni regolari.

 

La simmetria esagonale, che si manifesta in forma spettacolare nella struttura microscopica di singoli fiocchi di neve (cristalli di ghiaccio), può essere realizzata a livello macroscopico riproducendo in modo periodico piastrelle esagonali fino a ricoprire un pavimento di estensione infinita: qualsiasi sia il punto in cui ci soffermiamo, vediamo intorno a noi lo stesso tipo di configurazione infinitamente ripetuta e uguale a se stessa.

 

Al contrario, i tiling di Penrose non sono replicabili uniformemente in modo da ricoprire l’intero piano: esistono regioni di estensione finita che manifestano la simmetria pentagonale quasi ovunque, ma tale simmetria si perde al crescere dell’estensione della regione considerata, cioè spingendo lo sguardo sempre più lontano. Si potrebbe chiamare tale fenomeno rottura di simmetria (termine però utilizzato nella moderna fisica teorica in riferimento a simmetrie di origine dinamica).




La linea di ragionamento che seguirò si ispira alla monografia di Marjorie Senechal che tratta, in modo non troppo tecnico e permeabile a varie contaminazioni culturali e artistiche, la disciplina nota come cristallografia matematica, dalle sue origini ottocentesche agli anni ’90 del Novecento. Nel libro si fa anche riferimento ai quasi–cristalli, la cui scoperta sperimentale, avvenuta nel 1982  ha portato nel 2011 all’assegnazione del premio Nobel per la Chimica a Dan Shechtman.

 

Il personaggio che ci farà da guida `e Johann Kepler (1571– 1630), ricordato al giorno d’oggi principalmente per il suo contributo fondamentale all’astronomia. Nel libello Strenaseu de nive sexangula del 1611, ‘dedicato ad un amico come regalo per il nuovo anno’, Keplero fornisce un paio di spiegazioni sul motivo per cui i fiocchi di neve hanno forma esagonale.




Nei primi due capitoli del successivo trattato Harmonices mundi (1619) sono discusse le proprietà di congruenza delle figure piane e solide al fine di riconoscere la pervasiva presenza di ‘proporzioni armoniche’, che potremmo accostare se pure alla lontana con il concetto moderno di simmetria, inteso come gruppo delle trasformazioni rigide che lasciano una certa figura o configurazione geometrica invariata (isometrie).

 

La seconda parte di Harmonices mundi tratta dell’origine delle proporzioni armoniche nella musica, delle configurazioni armoniche in astrologia e infine delle armonie riscontrabili nel moto dei pianeti, proprietà formalizzate alla fine del trattato nella terza legge delle orbite che stabilisce che il cubo del semiasse maggiore dell’orbita ellittica di un pianeta proporzionale al quadrato del suo periodo di rivoluzione. (La prima e seconda legge erano state stabilite precedentemente nell’opera Astronomia Nova).




Le basi filosofiche neopitagoriche e neoplatoniche di Kepler si fonderanno successivamente in modo singolare nel suo tentativo (Mysterium cosmographicum, 1597) di legare le regolarità osservate nel nostro sistema planetario a precise proprietà dei cinque solidi platonici iscritti uno nell’altro.

 

E’ proprio ragionando sulle proprietà morfologico –strutturali che Roger Penrose, matematico e fisico ancora vivente, ha introdotto a metà degli anni ’70 il primo dei suoi tiling non periodici: il fenomeno della rottura di simmetria non comporta però una transizione a configurazioni completamente irregolari e caotiche: guardando e riguardando si scoprono infatti zone che presentano un certo grado di regolarità, anche se non riusciamo a formalizzare queste impressioni...

 

 Esaminando De nive sexangula e grazie a tecniche fotografiche ultraraffinate possiamo apprezzare le immagini di miriadi di tipologie di cristalli di ghiaccio, e in effetti quello che colpisce `e la costante presenza della simmetria esagonale.




Quale è l’origine fisica di tale simmetria?

 

Nelle opere sopra citate Keplero fornisce due spiegazioni: il fiocco di neve che si forma e si muove liberamente nel suo ambiente naturale (l’aria umida delle nuvole) avrebbe la forma di una stella le cui sei punte sono dirette verso i sei vertici di un ottaedro: cadendo al suolo si appiattisce assumendo una forma esagonale, vale a dire mantenendo ‘memoria’ della sua simmetria originaria.

 

Questa spiegazione, rifiutata da Kepler stesso, ci appare ancora oggi almeno verosimile, anche se l’eventualità che si formino in tal modo esagoni perfettamente regolari non può essere che un caso raro, in contrasto con l’osservata simmetria della stragrande maggioranza dei cristalli di neve.

(Prosegue...)









mercoledì 23 dicembre 2020

UN DIFFICILE.....

 












Prosegue in...:

(un difficile) Compito (2)







La mia collezione è di gran lunga superiore sia in numero che in bellezza e potrei aggiungere interesse a quella di qualsiasi altra collezione al mondo...

 

Wilson A. Bentley




 Egregio Signore,

 

Ho raccolto fotografie di cristalli di neve negli ultimi 20 anni e ora ne ho una che conta oltre 1100 esemplari non due uguali. È stato quasi un lavoro di una vita e condotto interamente a mie spese. Oltre alle foto dei cristalli di neve, mi sono assicurato altre 150 fotografie di brina e cristallizzazione del ghiaccio, di grande bellezza e interesse. La mia raccolta di fotografie di gelo e cristalli di neve è ciascuna nella sua classe…

 

Lettera di Wilson A. Bentley - 15 dicembre 1904




D: Come si formano i fiocchi di neve?

 

Un fiocco di neve inizia a formarsi quando una goccia d’acqua estremamente fredda si congela su una particella di polline o polvere nel cielo. Questo crea un cristallo di ghiaccio. Quando il cristallo di ghiaccio cade a terra, il vapore acqueo si congela sul cristallo primario, costruendo nuovi cristalli: le sei braccia del fiocco di neve.

 

Questa è la risposta breve.




Una spiegazione più dettagliata è la seguente:

 

I cristalli di ghiaccio che compongono i fiocchi di neve sono simmetrici (o modellati) perché riflettono l’ordine interno delle molecole d’acqua del cristallo mentre si dispongono in spazi predeterminati (noti come ‘cristallizzazione’) per formare un fiocco di neve a sei facce.

 

In definitiva, è la temperatura alla quale si forma un cristallo - e in misura minore l’umidità dell’aria - che determina la forma di base del cristallo di ghiaccio. Quindi, vediamo lunghi cristalli aghiformi a 23 gradi F e cristalli molto piatti simili a lastre a 5 gradi F. 




La forma intricata di un singolo braccio del fiocco di neve è determinata dalle condizioni atmosferiche sperimentate dall’intero cristallo di ghiaccio mentre cade. Un cristallo potrebbe iniziare a crescere le braccia in un modo, e poi minuti o anche secondi dopo, lievi cambiamenti nella temperatura o nell’umidità circostante fanno crescere il cristallo in un altro modo. Sebbene la forma a sei facce sia sempre mantenuta, il cristallo di ghiaccio (e le sue sei braccia) può diramarsi in nuove direzioni. Poiché ogni braccio sperimenta le stesse condizioni atmosferiche, le braccia sembrano identiche.

 

D: Allora, perché non ci sono due fiocchi di neve esattamente uguali?

 

Beh, questo perché i singoli fiocchi di neve seguono tutti percorsi leggermente diversi dal cielo al suolo, e quindi incontrano condizioni atmosferiche leggermente diverse lungo il percorso. Pertanto, tendono tutti a sembrare unici, assomigliando a tutto, dai prismi e gli aghi al familiare motivo di pizzo. 




 Di gran lunga superiore sia per numero che per bellezza e potrei aggiungere interesse a quello di qualsiasi altra collezione al mondo, e, immagino, abbastanza completa nelle forme cristalline dell’acqua raffigurata. La grande maggioranza di questi negativi è in mio possesso e nessuna copia, tranne che su carta; (e alcuni scivoli di lanterne, in varie istituzioni,) sono conservati ovunque negli edifici a prova di incendio. Ho sentito fortemente per alcuni anni che qualche istituzione, e specialmente la Smithsonian Institution, dovrebbe possedere copie permanenti indistruttibili su vetro, almeno delle fotografie scelte della mia collezione. Il pericolo di incendi, fulmini o incidenti qui a casa mia non deve essere ignorato e mi ha causato molta ansia. Mi sembra che una collezione come la mia debba essere messa al di là delle possibilità

 

Lettera di Wilson A. Bentley - 15 dicembre 1904




Le regioni criosferiche, o regioni in cui l’acqua si trova in forma solida, ci forniscono una prova visiva diretta dei cambiamenti di temperatura. A differenza di altre sostanze trovate sulla Terra, il ghiaccio e la neve esistono relativamente vicino al loro punto di fusione e possono cambiare frequentemente fase da solido a liquido e viceversa. Di conseguenza, tendenze al riscaldamento coerenti e prolungate dovrebbero comportare cambiamenti osservabili nella criosfera terrestre.

 

Il passaggio dell’acqua da solido a liquido e viceversa spesso si traduce in drammatici cambiamenti visivi in ​​tutto il paesaggio quando varie masse di neve e ghiaccio si restringono o crescono.

 

Quali sono alcuni esempi di queste masse di neve e ghiaccio, come monitoriamo le loro condizioni e cosa mostrano i risultati?




Nello stato della criosfera vengono discussi il manto nevoso, i ghiacciai, il permafrost, il ghiaccio marino, le piattaforme di ghiaccio, le calotte di ghiaccio e il relativo parametro del livello del mare. In tutti i casi, gli scienziati tentano di monitorare sia l’estensione dell’area che la massa di questi corpi di neve e ghiaccio. L’estensione dell’area è più facile da determinare della massa. Varie forme di telerilevamento, sia da aereo che da satellite, ci consentono di guardare in basso su superfici a scale spaziali variabili e nel tempo per determinare se l’area coperta di neve o ghiaccio si sta espandendo o contraendo. Il monitoraggio a lungo termine comprende l’analisi dell’estensione areale del manto nevoso e del ghiaccio marino, nonché i cambiamenti nell’area e la massa dei ghiacciai di montagna.




Ho fatto tante spese per la mia collezione; molto più di quanto potessi permettermi, che non mi sento nemmeno di poter fare il lavoro fotografico, sviluppando, scambiando ecc. gratis sempre gratis, ma lo farei volentieri a salari molto bassi, anzi. La spesa per realizzare i negativi dipenderà dal fatto che la copia desiderata fosse positiva, (prima copia) o negativa, (seconda copia), e nel caso del positivo, penso che la spesa non supererebbe i 15 cent ciascuno, per i negativi 25 cent ciascuno, o forse 30 centesimi. Se solo 500 dei miei migliori esempi venissero copiati in questo modo, sarebbe un grande sollievo per me, getterei solo circa $ 80,00 per i positivi e circa $ 150,00 per i negativi.

 

Se tu, attraverso la tua grande influenza, riuscissi a realizzare il desiderio che ho nutrito così a lungo, te ne sarò profondamente grato, e se desiderassi pubblicare una monografia, o un articolo riguardante la neve o i cristalli di gelo, nel numero trimestrale di le pubblicazioni Smithsonian, scriverò volentieri o fornirò dati per questo fine. (Penso che tu abbia accennato al desiderio di un simile articolo, in una lettera al Prof. [Cleveland] Abbe.)

 

Cordiali saluti,

 

WA Bentley

 

 

I benefici che derivano dall’affrontare i cambiamenti climatici saranno.....


(Prosegue....)








 

sabato 19 dicembre 2020

I VIAGGI DELL'ANIMA (ed i ratti di questo mondo) (19/8)



















Precedenti capitoli:

Perché Kircher? (7) &

La variante del Viaggio (17)

Prosegue in:

I viaggi dell'Anima (20/9)













…Il ‘Viaggio dell’Anima’ dell’aspirante santità, nel cosmo ‘chiuso’ della concezione tolemaica, dovrebbe portarla a contatto con Dio, la Trinità, i santi, nel paradiso o empireo, al di là e al di là delle sfere dei cieli mossi dalle intelligenze angeliche; e può allora esser tenuto ben distinto dal ‘Viaggio dell’Anima’ che porta la strega (quanto lo sciamano…) al (presunto) sabba, che si svolge invece tanto nell’aria quanto, come abbiamo accennato nella Foresta iniziatica, quindi nei luoghi geografici dell’elemento aria, nel mondo di quaggiù, soggetto a continuo mutamento e corruzione.
La ‘possessione’, a sua volta, può essere tenuta distinta dalla ‘stregoneria’, per almeno due motivi. Il primo è che, sul piano psicologico e antropologico, la ‘stregoneria’ nella sua versione completa – con apostasia e sabba – si fonda sul vissuto di un ‘Viaggio dell’Anima’ fuori dal corpo (ad esempio, in chi ha sogni molto vividi di volo o di viaggio), mentre la ‘possessione’ si fonda sul vissuto opposto, di un’Anima o Spirito che entra dentro il corpo, prendendone possesso come persona aliena ed ‘essendo’ o causando la malattia. In secondo luogo, la credenza nella stregoneria appartiene al campo penale, in quanto dipende da quella del maleficio: ossia parte da casi reali di danno e sventura, malattia e morte per interpretarli come delitti perpetrati di una volontà malefica e attiva, ed incolparne individui che ritiene capaci di causarli con facoltà psichiche ‘transitive’: ossia con la capacità dell’Anima o della mente di agire in occulto sui corpi, trasformandoli senza contatto a distanza.

Partiamo dalle conclusioni e risaliamo la china con le premesse…

…Tutta la pratica della ‘meditazione figurativa’ gesuita veniva a volte sommariamente sintetizzata ricorrendo al termine ‘trovare i punti’: che dovevano essere, a un tempo, gli episodi della vita di Gesù da meditare, e le immagini con le quali rappresentarseli nella fantasia, per consentire quindi di svolgere su questi quadri mentali le opportune, pie riflessioni suggerite dai manuali e dalle letture devote. Come dentro il cuore, dov’era collocata la fantasia, così fuori, visibili con gli occhi e con la vista, si rappresentavano, in infinite variazioni, sempre gli stessi episodi o ‘quadri’: tali storie della nascita e dell’infanzia della vita e dei miracoli e della passione di Gesù. Il metodo gesuita consisteva insomma in una tecnica per mettere ‘con la memoria dinanzi agli occhi dell’intelletto il - punto misterio - sopra del quale vogliamo fare oratione’. 
…In tutti i casi, primo indizio di un potenziale (‘Viaggio’… o…) cammino verso la santità o ‘perfezione’ tendevano  ad essere tutto un insieme di malesseri posti sul crinale tra disturbi nervosi, psicosomatici e fisici: da una salute cagionevole, da un fisico ipersensibile a strapazzi e nutrimenti indigesti, si passava a sintomi di inappetenza o anoressia, vera o simulata, compresa l’ambivalenza tra il rifiuto e l’avidità di cibo: ma qualunque fosse la pratica di digiuno, ciò che qui ci interessa è che essa serviva a dar origine alla fama che tali donne (…ed estendiamo questo ‘Dialogo’ anche a mistici e santi di ogni epoca e luogo…) vivessero, miracolosamente, del solo nutrimento ‘spirituale’ della comunione, la ‘dieta eucaristica’. A questi primi segni si potevano aggiungere lunghi e diversi ‘patimenti’ e stati gravemente ‘ansiogeni’, con sudori e tremori, che venivano rappresentati come capaci ad esempio di provocare, come vedremo tra breve, il ‘dibattersi’ del cuore nel petto quasi fosse un animale vivo, salito a tale calore da richiedere il refrigerio di panni bagnati e pezzuole fredde sul viso e sul seno.
Si giungeva infine (come prassi comune anche del mondo sciamanico…) a stati di perdita di coscienza…



Essi venivano interpretati secondo una casistica accurata, dai meri svenimenti alle èstasi e ai ratti (…ecco… senza dilungarmi, in riferimento all’ultimo aggettivo espresso, sono più che convinto con il gesuita circa la costante appartenenza nel mondo ‘fenomenologico’ della terrena esistenza di una comune e Divina Dottrina dai molti nomi e principi da quando il mondo evoluto, sempre opposta però, a medesimi ratti, i quali, pur simmetrici al duplice senso in cui il termine nel testo può attribuire all’attuale secolo e tempo nella stiva della nave con cui navighiamo ugual intento, ha conferito loro diversa e più consona propensione all’adeguamento dell’Anima-Mundi di cui l’Anima e lo Spirito composto e da noi contemplato pregato, ed anche, condotto a miglior porto e partito… nel giudizio e merito di qualsiasi Dio. Nonché di logica dedotta dalla Storia nella corretta sua prospettiva rendendo così remoti principi più che attuali [ed aggiornale di conseguenza alla consona verità di cui lo Spirito]di un comune male fiaccare i bisogni dell’Anima e con questa quelli di una intera società ove poggia ogni umano ed antico per quanto sano progresso. Quindi i ratti nel motivo della loro materiale consistenza pongono le premesse per una diversa e globale appartenenza non certo affine al mondo donde la preghiera, donde la salvezza, donde la verità, donde l’insegnamento, di qualsiasi natura contemplato in amor del Creato... viaggia ed ammira la vita sia essa nel suo Viaggio sciamanico sia essa in un comune Viaggio simmetrico allo Spirito, donde annunciare all’alba di ogni mattino, da quando cioè, caduto su codesto terreno cammino i ratti di un diverso principio offuscare ogni Elemento… al Teschio di ogni profeta sciamano o santo che sia…[*1]). 




Se, nei casi più gravi, violenti e paurosi, erano accompagnati da rigor o irrigidimento di membra, o da vere e proprie convulsioni, le reazioni di fronte questi stati di assenza potevano esser duplici: era plausibile classificarli come èstasi, ratti, persino levitazioni, cui corrispondevano visioni e rivelazioni concesse all’Anima in miracolosi viaggi nell’aldilà; ma anche diagnosticarli come casi di possessione diabolica, da curarsi con le tecniche quasi sacramentali e sacerdotali dell’esorcismo. …La spiegazione fisica del deliquio non si contrapponeva alla sua spiegazione mistico-religiosa, quando la causa era un eccesso di amore per Gesù. Se poi la perdita di coscienza resisteva alle ‘ligature’, e mostrava così di esser molto più che naturale, si poteva supporre l’èstasi e anche per essa la scienza aristotelica-tomista aveva una spiegazione, entro un’episterne in sé coerente, precedente alla rivoluzione scientifica. Ad esempio il gesuita Francisco Suarez classificava il primo grado del Viaggio mistico dell’Anima verso Dio e nell’aldilà, sottolineando che in questo primo stato l’Anima non abbandonava il corpo se non con le facoltà o ‘potenze motrici e nutritive’: entravano qui in gioco le ‘azioni delli Spiriti e operazioni vitali dell’Anima di attrarre, espellere, distribuire senza giungere a separare l’Anima dal corpo. Il domenicano di Napoli, Maestro di Teologia e professore nello Studio napoletano Domenico Gravina, autore di un trattato tipicamente neoscolastico sul discernimento degli Spiriti, intitolato Lapis Lydius e pubblicato nel 1638, trattava le visioni sulla scorta di Agostino, ma soprattutto ritornando alla fonte principe, la Summa theologica, Aristotele reinterpretato da san Tommaso, come tutta la neoscolastica spagnola. Nell’esporre dunque quali e quante fossero le visioni e rivelazioni, Gravina riproponeva la triplice distinzione tomista in visione ‘corporale, immaginaria, intellettuale’, definiva la prima come quella ‘che si produce mediante il corpo e si mostra alle...
















lunedì 23 novembre 2020

LE OPINIONI DI TRISTRAM (12)

 











Precedenti capitoli:


Circa la scomunica di Roma... (10/11)


Prosegue con la...:


Battaglia fra Ginnasta e Sgambetta (13)









A quale andatura sono andato fin qui corvettando e capriolando via due volte su e due volte giù, per quattro volumi consecutivi, senza guardare neppure una volta indietro o anche di lato per vedere chi andavo calpestando!

 

‘Non calpesterò nessuno’,

 

…dissi tra me quando montai in sella della mia bella puledra…,

 

‘terrò un galoppo sostenuto; ma non farò del male al più misero somaro lungo la via’




Così partii di corsa, su per un viottolo, giù per un altro, attraverso questo passaggio di barriera, saltando oltre quest’altra, come se dietro a me ci fosse stato l’arcifantino dei fantini. 

 

Ora, cavalcando a questa velocità da puledra, per quanto buone intenzioni e risoluzioni abbiate, vi è un milione di probabilità contro una che facciate del male a qualcuno, che in tal godimento, non di certo a voi stessi,  bensì alla futura prole che nascerà per propria sventurata natura ‘incrociata’ come un olimpico Tempo andato…

 

Mezzi uomini e mezzi cavalli!

 

I più fortunati con ambo le zampe caprine aspirando ai somari, bestemmiare Ernulfo, in ciò cui indiscutibile precettore nonché maestro…




E aspirando allo cacio padano non ancor parmigiano!

 

Silenzio s’ode qualcuno…   

 

È volato via… è disarcionato… ha perso il cappello… è caduto… si romperà l’osso del collo… guardate!…

 

Se non si fosse lanciato al galoppo in pieno sulla tribuna dei critici intraprendenti!… si fracasserà il cervello contro uno dei loro pali… è stato balzato via… guardate… ora sta cavalcando a briglia sciolta come una testa matta nel pieno di una folla di pittori, violinisti, poeti, biografi, medici, legali, filosofi, attori, scolastici, ecclesiastici, statisti, soldati, casisti, esperti, prelati, papi e ingegneri…

 

‘Non temete’,

 

…dissi,

 

‘non farò del male al più misero somaro lungo la règia strada maestra giacché ben se ne intende la mia puledra.




‘Ma il vostro cavallo scaglia fango; ecco, avete inzaccherato un vescovo!’.

 

‘Spero in Dio che sia stato soltanto Ernulfo’,

 

…dissi.

 

‘Ma avete schizzato in pieno le facce ai signori Le Moyne, De Romigny e De Marcilly, dottori della Sorbona. E con loro molti politici dell’italico romano impero dalla Sorbona alla rinomata Oxoford in cerca dell’antitodo…

 

‘Ciò fu l’anno scorso e fu colpa della mia puledra!’,

 

…risposi.

 

‘Ma avete calpestato in questo momento un re’.

 

‘I re se la passano male’,

 

…dissi,




‘se si fanno calpestare da gente come me’.

 

‘Eppure l’avete fatto’,

 

ribadì il mio accusatore.

 

 ‘Lo nego’,

 

…dissi.

 

‘E così sono smontato e sono qui, ho dovuto lasciare la puledra Legata nella stalla, dialoga - or ora - con i somari; ed io son qui con voi, con le redini in una mano e il berretto nell’altra, per raccontare la mia storia.

 

E qual è!?

 

L’udrete nel prossimo capitolo’.




 Da questo momento debbo essere considerato come erede presunto della famiglia Shandy, e propriamente da questo punto ha inizio la storia della mia Vita e delle mie Opinioni.

 

Con tutta la mia fretta e precipitazione, ho soltanto sgombrato il terreno per costruire l’edificio, e prevedo che tale edificio risulterà quale non fu mai progettato e quale non fu mai eseguito dal tempo di Adamo. In meno di cinque minuti avrò gettato nel fuoco la penna e con essa la gocciolina di spesso inchiostro ch’è rimasta in fondo al calamaio.

 

In questo Tempo ho soltanto una decina di cose da fare: una cosa da nominare; una cosa da lamentare; una cosa da sperare; una cosa da promettere, e una cosa da minacciare; o una cosa da supporre; una cosa da dichiarare; una cosa da nascondere; una cosa da sciogliere e una cosa da supplicare.




 Questo Capitolo, dunque, lo chiamerò il Capitolo delle Cose, e il capitolo successivo a questo, cioè il primo capitolo del mio prossimo libro, sarà, se vivrò, il mio capitolo sui Cavalli, ma ancor prima di questi, a talune brevi considerazioni introduttive di mio padre…

 

Sui quattro volumi appena letti ma non certo deturpati! 

 

‘Caro Yorick’,

 

…disse mio padre, sorridendo (perché Yorick, varcando la stretta entrata aveva rotto l’allineamento con lo zio Tobia e perciò era entrato per primo nel salotto),

 

‘questo nostro Tristram, mi pare, se la passa davvero male con tutti i suoi riti religiosi a cavallo di una puledra. Mai figlio di Ebreo, Cristiano, Turco o Infedele fu iniziato a essi in un modo così contorto e sciatto’.




 ‘Ma confido che non gli sia accaduto niente di male,

 

…disse Yorick.

 

‘Ci deve essere stato senza dubbio’,

 

continuò mio padre,

 

‘il diavolo e compagni a metter lo zampino in una parte o l’altra dell’eclittica quando questo mio rampollo è stato concepito.

 

‘In questo siete voi miglior giudice di me’,




…rispose Yorick.

 

‘Gli astrologi’,

 

 disse mio padre,

 

‘ne sanno più di noi due: gli aspetti trini e sestili sono saltati di traverso, oppure gli opposti dei loro ascendenti non hanno combaciato come avrebbero dovuto, oppure i signori delle geniture (come li chiamano) sta van giocando a cucii, oppure qualcosa non ha funzionato sopra o sotto di noi’.

 

‘Può darsi’,

 

rispose Yorick.

 

‘Ma il bambino’,

 

esclamò lo zio Tobia,

 

‘ne avrà un danno?’.




I Trogloditi dicono di no,

 

rispose mio padre.

 

‘E i vostri teologi, Yorick, diteci...’

 

‘Teologicamente?’

 

…domandò Yorick,

 

o parlando alla maniera degli speziali? o degli statisti? o delle lavandaie?’.

 

‘Non ne sono sicuro’,

 

rispose mio padre,

 

‘ma essi ci dicono, fratello Tobia, che il bambino ne sarà avvantaggiato’.




‘Purché’,

 

‘disse Yorick’,

 

‘mai nomini l’ingorda patria… non più sua…’


(Prosegue...)