CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
30 MAGGIO 1924

venerdì 20 giugno 2025

LUPI (dedicato agli amministratori delle buone tavole)

 








Precedenti serate 


con Caccia & Tortura 


Prosegue con i Lupi, 


ovvero, 


Il branco 'umano'







Ciò che più stupisce, ed in qual medesimo tempo intimidisce e intimorisce, non più l’arroganza pascolata e protetta affinché il progresso abbondi di sana duratura demenza mascherata per intellighenzia risaltando ogni più remunerata ignoranza detta ‘umana’ deficienza ingannare l’umanità intera; ma chi; in verità e per il vero, al meglio la ispira e non solo sazia, ed edifica per ogni silente opera dai tempi in cui la veloce scimmietta progrediva da un Ramo ad una Selva, ignorando il fiero Lupo che l’osserva per ogni acrobatica acrobazia, fino ad un circo in cui diverrà il numero preferito ben protetta da una gabbia ed esposta ai prodigi della civiltà attraversata…

 

Che la Fiera mediti su stessa medesima e assumi consapevole coscienza della propria nell’altrui esistenza, se vuol ammirare ogni più fiera nobile esistenza narrare la vera Storia che non sia un numero da circo esposto alla logica del baraccone di turno.

 

Di fenomeni da baraccone ne abbiamo un sovrannumero, e il loro molesto dire ciarlare ingannare e dominare, dovrebbe essere sottoposto alla logica del pericolo, e non certo il povero Lupo che ingombra un Sogno malato di un uomo sudato di troppo vapore che vaga senza pudore e conoscenza e pretende di volare nell’altrui cielo di sana duratura Ragione infangare ogni nostro Elemento!




Il nostro Pensiero spazia vola e ingombra il sogno malato di un parassita detto umano, e se voliamo troppo in alto rispetto al vagare senza mèta di un orango alato nonché meccanizzato, allora prenda bene la mira ed annoti la Rima o il Verso del Ramo mirato e contraccambiato, in quanto alle intere schiere di fiere alate ci confondiamo; assieme a lupi volpi e altre bestie danzanti di cui saziate il vostro ingordo appetito, ci uniamo  e vaghiamo nel segreto Passo fino alla Cima della vera e più retta arte evolutiva, per solo tradurre ed insegnare ciò cui non hanno mai né imparato o solo ancora digerito in questo vostro pollaio, in quanto l’alito appesantito da uno sgradevole ulceroso morbo con cui condite il vostro fumo o rogo preferito, spesso si difetta in questa vostra strana evoluzione da circo, dell’intero apparato in uso, ovvero, ove si trova l’Intelligenza e lo stomaco in cui depositato lo sterco del diavolo cogitante conferito dalla lingua che mandibola pensando di parlare, ma che dico?, ragionare con sano intelletto ben masticato.




L’anatomia una scienza seria e è bene correttamente interpretarla ed ancor meglio intenderla per poter stabilire ove, in verità e per il vero, dimora l’Anima e/o la Coscienza, e ciò che le unisce e divide per ogni esistenza ancora in Vita, o la prematura morte che le separa, se al di sopra o al di sotto, o nel mezzo della Selva ove ogni strada sembra smarrita e persa, rispetto dove la predisposta Scienza asservita al progresso, e non più e solo l’antica Commedia, classifica enumera digerendo e riponendo nell’intestino più vicino all’orifizio alla fine del terreno sentiero, ove depositare le proprie sentenze dette umane, con le quali coltivare, e quantunque seminare, altri e più nobili profumati gironi di escrementi, raccolti differenziati, e troppo spesso, ciarlati in più soffice carta affini all’igiene dell’intero personale; e alla fine di codesto ciclo terreno o processo digesto-intellettivo, scaturire dal buco ove ancor meglio si ragiona e apostrofa il giudizio finale.

 

Se un poco puzza di calunnia e non solo, sicuramente edifica il cesso del nobile gusto con cui vi cantiamo e ancor meglio narriamo dalla bocca del Lupo!

 

Così a voi traduco!

 

Questa è arte da Lupo, il vostro, un cesso a cielo aperto!  




Non lontano dalla cucina del sapere ove ogni cuoco addetto al rogo della vera e più duratura Ragione edifica il menu del giorno con solo il condimento o sapore colto e interpretato dall’accento che al meglio edifica e glorifica il nobile palato, con il privilegio del gusto della lingua, la quale masticando ogni vita si nobilita e glorifica della stessa arte primitiva evoluta e progredita da una grotta fino ad una cavernosa caverna con più nobile Vista dotata di I.A., senza diritto di Pensiero e con permesso di libero eccesso anche se talvolta, o troppo spesso, viene pregata anche in chiesa con la speranza di perdono; e seppur l’accento e il condimento o procedimento di cottura medesimo seppur divisi ma uniti dal ferro e dal fuoco fino ai più moderni èvi della nobile paideia, quantunque riconosciuti dall’intera Selva e chi al meglio la interpreta dai tempi della vigilata pecunia augurando veleno per ogni essere fiero della propria primitiva indomita Natura.

 

E un Lupo che al meglio interpretandola, di rimando risponde alla vigilata pecunia!  

 

Sì!




Il Lupo con la “L” maiuscola solo per farvi intendere e ancor meglio comprendere, chi minuscolo e chi adulto in questo vostro strano cammino comprensivo della corretta grammatica in cui delineare il retto Sentiero e come meglio predisporlo all’Arte del Lupo che comanda la Rima di rimando, in quanto se il velenoso morbo detto umano ingombra il primitivo sentiero, è bene far udire l’ululato di chi sopravvissuto al maestro del libro in cui incisa e coniata la grammatica della pecunia, se la Strofa uscita di nota dal libro miniato e entrata in una selva in cui comporre più nobile Rima, non datami la colpa, io sono un loro Profeta e non certo un maestro del Tempio, o peggio, uno scriba ammaestrato!


Sono fuggito da una Bibbia e poi riparato in una antica Selva, ogni Sogno ho scolpito con solo un più nobile ululato, la pecunia tremava di terrore ed anche se il cane pastore la vigilava dai tempi di Omero, e ancor prima e dopo di come fui cantato e dotata di un più inarticolato apparato, ogni mio accento si distingueva e da ogni Paese udito giacché qualcuno avvedeva saggezza qualcun altro primitiva fierezza. 




Ogni Fiera, infatti, tremava al mio cospetto fino alla più alta torre della parabola del Progresso, ed ogni viandante intimorito si chiedeva di cotal troppa indisciplinata selvaggia ingordigia o disperata parola e pretende la mia testa sulla stessa piazza con uso di affilata rivoluzionaria ghigliottina; qualcuno consigliava più nobile veleno per mostrarlo allo spiedo, qualcun altro si ingegnò nella grammatica della trappola fino alla vigilata parola in odor di eretica eresia, affinché nessuna pecunia, dall’osteria fino alla cucina d’una più nobile mensa, la possa e debba udire… o consumare scondita; a dispetto del rinomato e più ricco condito sermone del pastore e l’intero popolo che prega un più corretto Verbo… o menu del giorno, conferito da un Universo poco compreso e un dio che lecitamente o non vi dimora… quale chef del nuovo millennio; se sia un dio o uno strano Lucifero simile ad un lupo mannaro, solo il Verso perseguitato e braccato d’un più nobile eretico Lupo compone la dovuta strofa nella differente differenza circa la povera solitaria  Dottrina avversa alla ricca pregata pascolata pecunia belare e/o divorare… medesima Storia…   

 

E chi, in verità e per il vero, l’azzanna alla gola!  




Della lingua ne faccio tesoro la divoro per prima così da non dover udire le vostre verbose calunnie in odor di morte; dopo divoro l’intestino là ove nascono e crescono le sulfuree nebbie dell’ingordo appetito evaporato e depositato per ogni industrioso cesso a cielo aperto proprio vicino ad una pura fonte ove scorgo di nuovo la discarica della morte; poi mi dedico al molle calvo ventre con in dote le corna della notte, dell’elmo di Scipio mi ci cuocio l’intestino e al sole lo ripongo come fosse miele, della pecorina del pastore mi ci dedico dopo appena digerito questo miele vagabondo con solo le corna per riconoscerlo fino in fondo…

 

Il ventre apro e squarcio di questa bella pulzella che al mio ululato ha preferito l’inarticolato suono d’uno strano richiamo, questa bella bambina del bosco l’ho predata e attentata alle spalle mentre coglieva le mie fragole preferite, hora fa compagnia a più saporiti funghi porcini con cui doverla distinguere e riconoscere in questa selva ove sono cuoco e padrone, se il paese intero ed ogni bottega la cerca trovando solo il rosso cappuccio di ciò cui rimasto dopo sì fiero pasto, sappia che l’ho posseduta prima di leggere il suo ultimo messaggio; parlava con strane verbose parole circa la morte edificandola fino alle più alte Cime del nostro sapere, proclamava uno strano turismo da fiera per ogni cumulo ove dormo assieme alla neve sognando ghiaccio eterno simile all’Universo intero ove mi disseto, prometteva al suo strano compagno una condotta forzata ove convogliare l’intera mia energia, quando è venuta alla strofa convenuta con sommo piacere le ho donato il mio nettare sgorgare dalla lingua al molle ventre, poi l’ho sepolta assieme al resto della sua maledetta pecunia… e che il pastore ne faccia più nobile cappuccino da destinare alla sorte del roccioso convento… non lontano dall’eremo ove mi nascondo!   



    

Di paesi e viandanti da quassù ne vediamo tanti troppi, di greggi ne abbiamo perso il conto, di pascoli e strani recintati confinati regimi, ne sentiamo l’odore di morte, di profanati paesaggi ispiriamo la nostra braccata preghiera affinché la vita vigili contro l’ingorda morte e la sorte che meglio gli conviene; da guerre tra strane fiere fuggiamo come impazziti e percorriamo vallate cime e confini, viaggiamo di notte e approdiamo ad un mondo migliore in cui la sorte decide le Ragioni del più forte, quando approdiamo in Cima alla Stella del nostro fiore preferito intoniamo una Poesia e scorgiamo un umile bambino a lui la dedichiamo quando un giorno lo avvistammo e udimmo ed allora svelammo il nostro Segreto…  





IL PITTOGRAMMA AGGIORNATO, ovvero, qualcuno volò sul nido di…

 

 

 

 

In cima a un passo di montagna vicino a Cocullo, nell’Italia centrale, giacevano sei sacchi neri. Dentro c’erano nove lupi, tra cui una femmina incinta e sette cuccioli: un branco intero. Avevano mangiato fette di vitello avvelenato lasciate fuori qualche giorno prima, morendo nelle ore successive, con ringhi di dolore impressi sui loro volti.

 

Anche tre grifoni e due corvi imperiali sono stati uccisi, probabilmente insieme ad altri animali che si sono nascosti, morendo nel nulla. Il veleno crea una serie di morti, diffondendosi attraverso intere catene alimentari e contaminando terra e acqua per anni.

 

L’incidente del 2023 è stato descritto come ‘culturalmente medievale’ dalle autorità del parco nazionale. ‘È stata una brutta giornata per tutta la squadra’, dice Nicolò Borgianni, un addetto al campo avvoltoi di Rewilding Apennines, che ricorda ancora la splendida giornata di maggio in cui gli animali perirono: fiori alpini che spuntavano tra l’erba e la neve che ancora impolverava le cime delle montagne all’orizzonte dal punto panoramico a 1.300 metri. ‘Ma ci sono molti casi come questo’.




Come in tutti gli avvelenamenti in questa zona, nessuno è stato perseguito. I cadaveri sono stati smaltiti e la vita è continuata. Ora il terreno è divorato dai cinghiali che scavano il muso nel terreno in cerca di bulbi da mangiare.

 

Declassare la protezione del lupo è una decisione sbagliata. Non offre alcun aiuto concreto alle comunità rurali.

 

Negli anni ’70, i lupi erano sull’orlo dell’estinzione in Italia, ma grazie a rigorose misure di protezione e agli sforzi di conservazione, ora ne restano più di 3.000. In molte zone d’Europa, gli agricoltori devono imparare a convivere di nuovo con i lupi, che tornano in luoghi da cui sono stati assenti per centinaia di anni, e molti temono che predino il bestiame. La storia che si sta svolgendo in questa piccola valle italiana si sta ripetendo in tutta Europa. ‘Gli agricoltori si sentono abbandonati dal governo, quindi risolvono i loro problemi da soli’, afferma Borgianni.




Da marzo 2025, l’UE sta allentando le sue protezioni da ‘strettamente protetto’ a ‘protetto’, il che significa che se i lupi sono percepiti come una minaccia per le comunità rurali, gli stati possono organizzarne l’abbattimento. Avvelenamenti come quello di Cocullo rimarranno illegali, ma gli ambientalisti temono che l’allentamento delle protezioni darà più potere ai vigilanti.

 

Angela Tavone, responsabile della comunicazione di Rewilding Apennines, teme che questo possa creare altre ‘catene della morte’ come quella di due anni fa. ‘I gruppi di allevatori possono sentirsi più liberi di agire contro i lupi grazie alla modifica della normativa UE’, afferma.

 

Chiunque abbia ucciso il branco di lupi nel 2023 non è riuscito a tenerli lontani. Mesi dopo, un altro branco si è insediato lì. Quasi due anni dopo, nello stesso punto, si trovano una mezza dozzina di escrementi di lupo, alcuni risalenti a poche settimane fa. Il territorio del branco si sovrappone ai pascoli montani utilizzati per bovini e ovini in primavera e in estate. Qui la maggior parte della dieta dei lupi è costituita da cinghiali, ma negli escrementi si possono trovare anche peli di mucche o cavalli. Borgianni stima che circa il 10% della loro dieta sia costituita da bestiame. Un branco monitorato dagli scienziati nella regione sembrava consumarne quasi il 70% durante l’inverno.



 

Gli avvoltoi sono spesso le sentinelle di un evento di avvelenamento. L’Appennino ospita il più alto numero di avvoltoi dotati di GPS in una singola popolazione, quindi gli osservatori sanno che qualcosa non va se i loro dispositivi smettono di muoversi. ‘Se si indaga, si scoprono questi incidenti’, afferma Borgianni. Sono animali sociali e fino a 60 uccelli possono nutrirsi di una singola carcassa, quindi decine di esemplari possono essere spazzati via rapidamente. Dal 2021, il team di Rewilding Apennines ha recuperato 85 carcasse di tutte le specie.

 

L’avvelenamento da predatori è un problema che affligge tutta Europa e il mondo, ma sappiamo poco sulla sua entità, perché gli animali generalmente muoiono lontano dalla vista. Gli allevatori affermano che questi predatori al vertice della catena alimentare minacciano il loro sostentamento e che risolvere i conflitti è complesso.

 

Giù a valle, l’azienda agricola di famiglia di Cristian Guido, con annesso ristorante, Il Castellaccio, si estende su freschi pascoli di montagna. Vent’anni fa, quando iniziò a dedicarsi all’agricoltura, non c’erano molti lupi in giro. Due notti fa, le telecamere a circuito chiuso hanno immortalato una coppia di lupi che vagavano per l’azienda. A volte Guido riesce a sentirli ululare dal bosco vicino all’azienda.




Da maggio, le sue 90 pecore salgono ogni giorno sulle colline per ingrassare con l’erba succulenta, e scendono la sera. Un giorno dello scorso ottobre, 18 di loro non sono tornate. Guido crede che la colpa sia dei lupi, forse perché hanno inseguito le pecore giù da un dirupo.

 

Non c’erano prove che fossero stati uccisi da un lupo (spesso non ce ne sono), quindi non ha ricevuto alcun risarcimento. Ora, quando porta i suoi animali su al mattino, non sa se torneranno tutti. ‘Temo che accadrà di nuovo’, dice.

 

Non è il solo. ‘Altre fattorie hanno subito la stessa perdita’, dice. Negli ultimi anni, una mezza dozzina di lupi morti sono stati appesi lungo strade e fermate degli autobus da persone che protestavano contro il loro ritorno.

 

‘Trovo i lupi bellissimi, ma continuo a chiedere aiuto. È semplicemente impossibile tenerli lontani. E so che se li si spara, si subiranno danni sempre maggiori’, afferma. Guido ritiene che le protezioni per i lupi non avrebbero dovuto essere ridotte, ma che gli allevatori debbano ricevere maggiore supporto.




Ciò includerebbe anche rendere più facile la richiesta di indennizzi e più rapida la loro distribuzione. A suo avviso, bisognerebbe dare maggiore sostegno agli agricoltori che costruiscono recinti a prova di lupo vicino alle loro proprietà.

 

Una ricerca condotta quest’anno sui conflitti tra allevatori di lupi e allevatori nella Grecia settentrionale ha scoperto che i lupi erano spesso il capro espiatorio di problemi radicati, come difficoltà finanziarie, politiche governative inadeguate per la protezione dei mezzi di sussistenza, cambiamenti climatici, mancanza di servizi e spopolamento rurale. ‘I nostri risultati sottolineano che, sebbene i lupi abbiano un impatto negativo sugli allevatori, i fattori economici e politici giocano un ruolo maggiore’, hanno concluso i ricercatori. Lo studio ha rilevato che sistemi di compensazione equi erano essenziali per la coesistenza.

 

Queste conclusioni sono condivise da una coalizione di ONG, tra cui BirdLife Europe, ClientEarth e l’Ufficio europeo per l’ambiente, che affermano che, invece di fornire supporto agli agricoltori che vivono a stretto contatto con i lupi, l’UE ne ha permesso l’abbattimento. ‘Declassare la protezione del lupo è una decisione sbagliata che privilegia i vantaggi politici rispetto alla scienza e polarizzerà ulteriormente il dibattito’, affermano le ONG. ‘Non offre alcun aiuto reale alle comunità rurali’.




Virginia Sciore è un’allevatrice con 150 capre al pascolo sui monti del Morrone. Dal 2018 ne ha perse cinque. ‘Si vede negli occhi delle capre che sono terrorizzate: è successo qualcosa in montagna’, dice. A volte trova un collare o un ciuffo di pelo, ma di solito spariscono senza lasciare traccia, quindi non chiede alcun risarcimento. ‘Non so se sia stato un lupo’, dice.

 

‘La maggior parte degli agricoltori non crede nella coesistenza’, dice Sciore. ‘Conoscono storie di lupi importati. Vogliono credere a queste cose. La gente è arrabbiata e la rabbia viene proiettata sul lupo’.

 

Il conflitto sui lupi si inserisce in un contesto di più ampio allontanamento dalle protezioni ambientali in tutta Europa. L’anno scorso, i leader dell’UE hanno ridimensionato i piani per ridurre l’inquinamento e proteggere gli habitat dopo le proteste degli agricoltori, mentre una legge per il ripristino della natura si trasformava in un bersaglio politico. ‘È un momento storicamente difficile per affrontare questo problema’, afferma Tavone.




L’incidente di Cucollo ha rappresentato un punto di svolta per il team di Rewilding Apennines. In risposta a ciò, hanno creato la loro prima unità cinofila antiveleno. Un cane malinois di nome Wild, che a sei mesi è ancora in fase di addestramento, nei prossimi mesi fiuterà potenziali casi di avvelenamento.

 

Con l’avvicinarsi della primavera, si avvicina anche il periodo più pericoloso per gli avvelenamenti, con gli allevatori che cercano di proteggere il bestiame giovane e vulnerabile. Individuare rapidamente i casi di avvelenamento è fondamentale, e Wild contribuirà in questo. Chi lotta per proteggere la fauna selvatica sta intensificando i propri sforzi. ‘La lotta è ancora in corso’, afferma Tavone.

 

Con l’avvicinarsi della primavera, gli avvelenamenti aumentano, perché gli allevatori cercano di proteggere i giovani animali.

 

(L’uomo più potente del mondo sta usando il suo potere per punire le organizzazioni giornalistiche che non seguono i suoi ordini o che criticano le sue politiche. Le azioni di Donald Trump contro la stampa includono divieti, cause legali e la selezione personale di giornalisti.




Ma la minaccia globale contro la stampa è più grande del solo Trump.

 

Le forze economiche e autoritarie in tutto il mondo stanno mettendo a dura prova la capacità dei giornalisti di fare informazione. Una stampa indipendente, che chi detiene il potere non possa semplicemente ignorare, è fondamentale per la democrazia. Personaggi come Trump e l’ungherese Viktor Orbán vogliono annientarla attraverso l’esclusione e l’influenza.

 

Il Guardian è di proprietà di un trust indipendente che si dedica esclusivamente alla protezione e alla difesa del nostro giornalismo. Ciò significa che non abbiamo un proprietario miliardario che detta legge su cosa i nostri giornalisti possono scrivere o quali opinioni possono esprimere i nostri editorialisti, né azionisti che pretendono un ritorno economico immediato.




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Katharine VinerKatharine Viner

 

Caporedattore del GuardianEditor-in-chief, the Guardian

 

 

 

BREVE COMMENTO

 

 

 

Ciò che affermato dal Guardian in conclusione di questo articolo è più che vero, ma aggiungo per volenterosi lettori e non solo del Guardian, ci sono ben altri e più invisibili ‘attori’ che attentano osservano e intimidiscono, monitorando in modo continuato (da questo piccolo paese da dove scrivo) e apparentemente lecito (anche la mafia si insinua legittimamente nell’altrui economia e non solo del Sapere) ogni fase di ‘costruzione’, o meglio, ‘ricostruzione’ della verità di ogni argomento illegittimamente defraudato di ogni Diritto di esprimerla al meglio nella forma come nello stile di rimando al fine della comune Storia a cui tutti indistintamente apparteniamo.

 

Ovvero, pur vero che il Lupo un predatore, ma non certo un pericolo per la vasta comunità degli allevatori, anche se vengono numerati e portati all’attenzione con mezzo stampa alla pubblica opinione con brevi inarticolati antichi argomenti che suscitano, o dovrebbero, il rammarico per i capi decimati, ispirando, in verità e per vero, per gli addetti ai lavori la comprensione di un abuso protratto nei Secoli di indebito dominio ‘humano’, la qual cosa in questo piccolo paese approda, di conseguenza, anche al Libero Arbitrio e la verità che in esso si cerca di occultare o mistificare.




Il modus operandi antico quanto l’uomo, ma non certo per la Natura vittima di ogni abuso la quale, seppur vittima indiscriminata, cerca di apostrofare la verità vilipesa, per chi al meglio sa leggerla intenderla e comprenderla!

 

Quindi attentare anche il semplice istinto del tutto ‘humano’ di informazione e scrittura di ogni singolo soggetto pensante e scrivente ispirato dalla sua Natura, è un processo evolutivo a cui il nostro antenato assiso alla sua caverna mentre tracciava un pittogramma altrettanto antico, apparteneva e distingueva; delineando con un tratto la Storia di cui tracciava l’icona specchio e geroglifico del vasto mondo della caccia nella uguale sorte di sopravvivenza, elevandolo e distinguendolo dal soggetto trattato nella differenza - appunto - che corre fra l’uomo e la bestia; altresì vero che seppure l’ominide da cui deriviamo prosegue medesimo atto con maggior Coscienza e proiettato in ugual sorte di sopravvivenza, l’evoluzione della specie comprende e sottintende non più l’estinzione, bensì la tutela di ogni Natura indebitamente cacciata preservandone il motivo dipinto per ogni forma di preesistente reciproco equilibrio, circa ugual medesima sopravvivenza.




Questo processo di estinzione non solo di una o più specie comprende anche il singolo atto evolutivo e istintivo abdicando ad una sommaria arte involutiva il destino dell’intero nostro Sapere e rinnegando, in qual medesimo tempo, ogni Genio da cui deriviamo.  Quindi non solo attentare o sovrintendere l’arte pittografica antica, ma sopprimere e reprimere ogni istinto concernente l’intera arte evolutiva destinandola ad un improprio formicaio asservito all’economia collettiva con il beneficio di poterla reprimere e distruggerla, nonché violentarla in modo continuato abusando e godendo di cotal misfatto.  

 

Provare piacere per tale pratica farebbe inorridire ogni essere humano, e dalla Natura ho imparato che la comprensione della dialettica a cui mi dedico supera il limite a cui il medesimo humano ha illegittimamente ed impropriamente imposto: talché talvolta avendo superato questa barriera del suono e viaggiando alla velocità della luce, mi sembra di udire le intere loro preghiere, le loro strofe o bestemmie di dolore; per cui il Pensare e rispondere e dar voce a chi nulla può se non l’amore, mi sembra un dovere con cui evolvere ogni specie vivente.




Quando ogni individuo, e non solo il Lupo viene attentato nel proprio Ecosistema con false pretestuose argomentazioni, il ruolo giocato dagli ‘attori’ e non meglio specificati ‘registi’, è molto più vasto dell’argomento della specie impropriamente trattata.

 

Semmai il pericolo proviene da altre ed aliene forme di predazione a cui anche l’allevatore nell’economia in cui inserito conviene, destinando il presunto danno all’esclusività del predatore in oggetto; conviene al sistema politico locale, perché permette in maniera piuttosto licenziosa di abusare della Natura operando un modo indiscriminato di caccia, con la scusante della salvaguardia e tutela, un abuso per ogni specie illegittimamente privata del proprio ambiente naturale e favorendo più dannosi insediamenti a danno della Natura intera, ma proficui per una illecita Economia a  breve scadenza.

 

Il che rende il loro nell’altrui operato, una forma di corruzione del sistema in uso apparentemente democratico ed a cui ogni individuo e non solo chi parla in difesa della Natura, ma del libero arbitrio, tende ad esprimere il proprio dissenso, e di cui vittima come il povero Lupo difeso nel continuo avvelenamento a cui costretto. Sia per il capro espiatorio in oggetto, da tempi remoti e non solo di un èvo che pensavamo sorpassato, per un fine illegittimamente privato di ogni più lecito Diritto ad ogni forma di verità sottratta alla Natura della vera e più evoluta Parola…

 

(dedicato a tutti gli avvelenatori del Libero Arbitrio)    

 

 






       

domenica 15 giugno 2025

CURARE IL MONDO (2)

 








Precedenti mali 


Prosegue con la cura 


(Seconda parte con breve 


appendicite... del corpo intiero


contattare il Fioravanti Grazie!]







...E qui sarà opportuno inserire una parentesi sul carattere generale dei vizi di ieri e di oggi, iniziando dalla trattazione contemporanea più suggestiva che io conosca. In Vizi comuni, uno studio pubblicato negli Stati Uniti nel 1984, Judith Shklar (1928-1992) ricordava che i peccati del cristianesimo tradizionale costituiscono delle minacce contro l’ordine divino. Essi sono trasgressioni di una legge divina e offese contro dio, e la superbia è il peggiore di tutti perché è il rifiuto di dio. 

 

Ma a noi questo universo morale retto da leggi divine non interessa - commenta Shklar, e io mi associo - perché non ci fa riflettere sugli unici vizi che veramente importano e che sono quelli che offendono altri esseri umani. Ed ecco che Shklar, seguendo la proposta dello scettico Montaigne, mette al primo posto, desautorando la superbia, la crudeltà, il vizio che offende causando torti verso un altro essere vivente e provocandone la sofferenza, principalmente fisica.





Noi respingiamo l’idea di peccato come la concepisce la religione rivelata, dichiara Shklar, e giudichiamo il male ‘in sé e per sé, e non perché significhi una negazione di dio o di una qualsiasi norma suprema’.

 

Anche lo studio sul tema di Umberto Galimberti (I vizi capitali e i nuovi vizi, raccolta di articoli usciti sul quotidiano italiano ‘la Repubblica’) si muove in una dimensione non religiosa, esponendo alcune considerazioni di tipo sociale legate soprattutto allo sviluppo attuale dei fattori economici: come conciliare, si chiede Galimberti, l’etica della mortificazione che sta alla base del cristianesimo con l’etica della soddisfazione sostenuta dall'economia?




La società opulenta e consumistica ci chiede di consumare, sostituire, rinnovare, sprecare, distruggere merci e oggetti, buttar via materassi, sedie e spazzolini per essere felici e soddisfatti.

 

Galimberti invece inizia proprio criticando il principio del consumo (primum consummismus) e le psicologie che lo appoggiano e lo sostengono: cognitivismo e comportamentismo.

 

A differenza della psicoanalisi, infatti, tali psicologie dell’adattamento si impegnano a far sì che l’individuo si aggiusti le idee e riduca ‘le proprie dissonanze cognitive in modo da armonizzarle all’ordinamento funzionale del mondo’.




Mentre Galimberti nota ma insieme condanna la tendenza della società odierna ad organizzarsi intorno all’etica della soddisfazione dettata dagli interessi economici, il filosofo spagnolo Fernando Savater ne fa una lettura provocatoria e dissacrante. I vizi additati come tali dalla chiesa - scrive Savater nel suo I sette peccati capitali - sono in realtà il motore dell’economia, e ciò che nell’individuo può essere considerato un difetto diventa per la società stessa elemento vitale: se non esistesse l’avarizia non ci sarebbe accumulazione capitalistica, se non ci fosse la gola non ci sarebbero ristoranti né guide Michelin.

 

Quel che conta è la tendenza al lusso, sembra dire Savater riprendendo le tesi del seicentesco filosofo inglese Bernard de Mandeville; sono i vizi e le passioni (orgoglio, avarizia ecc.) a spingere l’uomo a fare sempre meglio, ad arricchirsi, a primeggiare, a muovere insomma il motore dell'economia.




Il ragionamento ha una sua plausibilità, eppure sostenere tesi come quelle di Savater produce come effetto una generale giustificazione delle regole del mondo economico che, portata all’eccesso, plaudirebbe per esempio alle guerre, fondamentali per lo sviluppo dell’industria bellica, e allora via ad inventare guerre umanitarie ad hoc, armamenti atomici inesistenti, armi di distruzione di massa frutto di fantasie perverse, per poter distruggere le vecchie armi di distruzione di massa e correre alle fiere degli armamenti ad ammirarne ed acquistarne di nuove.

 

L'effetto sarebbe decisamente distorto, tant'è che infatti Savater stesso, in corso d’opera, non prende troppo sul serio la posizione ‘mandevilliana’...




Va bene che i ‘vizi privati’ si trasformino in ‘pubbliche virtù’, ma fino a un certo punto. Ben lo si vede nei vizi maggiormente legati alla cupidigia dei beni materiali, gola e avarizia (maggiormente perché in realtà tutti i vizi sono espressioni di cupidigia o brama avida e smodata).

 

Scrive Savater:

 

Quel che c’è di male nel mangiare in modo esagerato, a parte i problemi col colesterolo e con l’estetica, è che esiste sempre la possibilità di mangiare anche quello che spetta agli altri (in quanto la gola) diventa peccato quando offende i diritti e le aspettative del prossimo, quando si mangia ciò che spetta agli altri, lo si accaparra e gli si lascia poco o niente. Il vero peccato consiste nei mangiare quello che spetta all’altro.

 

Il peccato individuale di chi troppo ingurgita è diventato il peccato globalizzato che alcuni ecologisti come Thomas Young definiscono di eco-gluttony: il nostro saziarci grazie alla fame di tanti altri, dimenticando che se noi affoghiamo nel cibo altri non hanno niente da mangiare.




Così oggi anche l’avarizia, secondo Savater, ‘sta in quel 10 per cento della popolazione che utilizza le risorse energetiche dell’intero pianeta, mentre al resto dell'umanità arriva un millesimo dell’energia che vi si produce’, mentre Young aggiunge che l'eco-gluttony (o accaparramento e sovraconsumo di risorse da parte dei paesi ricchi, specialmente gli Stati Uniti) equivale al peccato di avere figli in un mondo sovrappopolato, una tesi alquanto radicale ma che non può non far riflettere.

 

Insomma - afferma Savater ridimensionando le sue stesse petizioni di principio - quel che nell’individuo è considerato un difetto può diventare sì elemento vitale in relazione a una data comunità, a condizione però che non si cada poi nell’eccesso e nel parossismo del consumo idolatrato e assolutizzato al pari dei nuovi moderni idoli, come la libertà. L’assoluto (dal latino absolutus, ‘sciolto dai vincoli’) non fa bene a nessuno. A nessuno fanno bene il potere ed il consumo assoluti, e nemmeno la libertà o la verità assolute.




Quanto ad altri studi recenti sui vizi/peccati, il Dizionario dei vizi e delle virtù di Salvatore Natoli, nonostante il titolo, parla prevalentemente d'altro. Parla di forme di vita, di regole di condotta che però vengono intitolate ancora (ed è questo l'aspetto significativo) ripercorrendo lo schema dell’ordinamento morale cristiano dei vizi e delle virtù. Questo schema è seguito puntualmente dallo studio di Gianfranco Ravasi (‘Le porte del peccato’), colto, raffinato e ricco di spunti e suggerimenti tratti sia da passi biblici sia dalla letteratura e dalla filmologia, e che coniuga profano e sacro pur aderendo esplicitamente a questa seconda visione ed assegnandole il monopolio tout court dell’etica.

 

Asse morale e criterio generale di giudizio dei vizi è qui infatti il principio fondamentale dell’amore di dio - cui Ravasi aggiunge, rispetto al catechismo tradizionale: ‘e per il prossimo’ - che viene violato nel peccato.




Aspetto non contemplato da Shklar, da Galimberti, da Natoli e nemmeno da Savater, ai quali - come all’autrice - non interessa l’offesa a dio bensì l’offesa rivolta ad altri esseri, prossimi e no, umani e no. Né interessano loro le trasgressioni alla legge religiosa, convenzione stabilita dagli uomini e presentata dalle chiese come risultato di ordini divini immutabili.

 

Interessano invece la filantropia e il rispetto degli altri basato su un’etica laica non ispirata alla trascendenza, non la redenzione degli uomini dalla ‘morte eterna’, compito che si autoattribuisce specificamente l’etica religiosa cristiana.

 

Dopo questa breve panoramica sullo stato del peccato in generale, e del peccato della gola in particolare, nella nostra epoca secolarizzata, globalizzata e obesizzata, torniamo come promesso alle origini della dottrina dei vizi e al suo rapporto col vizio/peccato di gola.




Da dove deriva il sistema dei vizi e dei peccati, ancora vivo nella teologia cristiana cattolica benché ripudiato da altre correnti religiose cristiane come quella protestante?

 

Deriva da antiche dottrine orientali: dall’astrologia, dalla dottrina ermetica, dai culti mitraici, dalla speculazione gnostica, e ancora più indietro dall'influenza di Babilonia, dalla teogonia egizia...

 

I sette peccati capitali, spiega il massimo studioso dell’argomento, Morton Wilfred Bloomfield, sono ciò che resta del viaggio dell’anima della dottrina gnostica, derivante dall’Egitto e dalla Siria e confluita nel cristianesimo dei primi secoli. Per dare gli elementi base del concetto: l’anima individuale, uscita da dio o da un mondo superiore, discende attraverso le sette od otto sfere dei pianeti, ricevendo da ognuna alcune caratteristiche, fino a quando entra, sulla terra, nel corpo di un bambino appena nato.




Dopo la morte, l’anima ripercorre il viaggio all’indietro, restituendo gli elementi ricevuti a ognuno dei suoi donatori fino a raggiungere l’Ogdoàs, al di sopra delle sette sfere, dove si unisce a dio o vive in ogni caso una vita felice nell’aldilà.

 

A estrarre il concetto dei peccati capitali dal suo contesto originario e a trapiantarlo nella tradizione cristiana (dove fino a quel punto non ce n'era traccia) furono gli scrittori e gli eremiti dell’età patristica, che collegarono gli spiriti maligni della concezione cosmologica e ultraterrena gnostica con la concezione dei demoni dell’antichità classica e della tradizione religiosa ebraica.

 

L’origine della teoria dei vizi è chiaramente precristiana ma il problema che essa riguarda è decisamente il problema di tutte le religioni e di tutta la filosofia, ovvero il problema del male.




Da dove viene il male?

 

Per il cristianesimo il male è chiaramente e univocamente negazione della volontà divina. Tale negazione viene schematizzata a scopo semplificatorio nel mancato rispetto dei comandamenti e delle opere di misericordia, nel cattivo uso dei sensi, nei sette peccati capitali.

 

Per la dottrina giudaica la soluzione è relativamente semplice: se dio ha creato tutto, ha creato anche la possibilità del male. Invece per i culti mitraici e gli scritti ermetici che costituivano la dottrina centrale delle sette gnostiche in epoca ellenistica il male è esterno a dio, non da lui creato né causato: esso è presente negli spiriti malvagi nemici degli uomini, quegli spiriti ('pnéumata') che dimorano nella sfera delle sette stelle mobili o pianeti, e che da lì invadono e tentano l’uomo. 


[PROSEGUE CON LA SECONDA PARTE DELLA TERAPIA]