CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
30 MAGGIO 1924

domenica 22 dicembre 2024

REGALO DI NATALE

 










Prosegue con il regalo... 


Prosegue con l'infanzia (7)







Ma ecco che intravedo di nuovo il barile!

 

Sì! signori miei; hora in quest’ora medesima seppur esposta ad un maggior progresso il quale naviga senza sosta e clemenza, un barile sporge alla deriva in forma più che sospetta, seppur nessuno lo nota con dovuta naturale insufficienza o indebita ingerenza, dato che tutti loro in sragione di medesimo progresso navigato a tempo pieno…. seguivamo il Testo… non ancor censurato!

 

La Sacra Scrittura la teniamo sul comodino e preghiamo Dio!

 

È una caratteristica di questi nuovi tempi navigati ed ancor più globalizzati, pregare e maledire, seppur ognuno come un tempo, fermo alla sua chiatta a meditare il tempo perso seppur prematuramente evaporato sino ad una nuvola nera come un barile di prezioso veleno.

 

Mi è accanto ed in ogni momento, come un Tempo, tenta di soffocarmi maledirmi e abdicare ogni mia preghiera ad una stratosfera senza commercio alcuno, eccetto qualche misera parabola a forma d’uncinata X che lanciata vicino al fiume tenta di attraccare su questa chiatta a cielo aperto.

 

Non è gradita, qui il Tempo ed ogni suo Elemento è una cosa seria e di certo non siamo in parlamento!   

 

Il tempo? Sì! forse ho proprio detto nel bene, perché se èra brezza e gelido vento ciò che mi impressionò a S. Paul, hora in questa hora quassù in alto su di una nuvola vicino ad una colonna in Rima, scorgo Eva litigare con Adamo affinché, non solo la mela ma l’intero raccolto potrebbero finire in malora.

 

Potremmo coltivare luppolo Dionisio e perBacco ne sarebbero contenti!

 

Dio permettendo!

 

Sì!

 

Da quassù ogni cosa che un tempo sembrava viva, hora sembra morta Natura, ed esposta alla Galleria quale miglior Natura morta quotata in Borsa; seppur la guida la narra e pubblicizza ad ogni hora, e seppur in superficie luccica come la migliore vetrina.

 

I miei amici che ballavano alla luna, medesimi eletti ad un diverso parlamento con ampio margine di elefantiaco consenso per non disquisire circa il più ricco profitto o bottino; come un fiume in piena che travolge ogni cosa compresa l’amata mia sposa, povera dèa d’una prima natura navigata fin quando ero bambino, senza più una nuvola a rimembrare il cielo che ogni tanto s’offusca e nero precipita ogni elemento che al ritmo d’un tempo suonava il violino.

 

Certo, ricordo il triste muso d’un diverso accordo, dal delta fino quassù nella vasta prateria del cielo, bianco e nero hora insieme intonano una Poesia in onore della vita, il suo èra un lamento come una spiga di dolore conficcata in mezzo al cuore, mi faceva dolore udirla quando la chiatta della luna s’affrettava alla sua meridiana fino all’Universo d’una Lingua incompresa da quegli uomini muoversi al suono d’un violino teso come un filo elettrico!

 

Ma il barile come vi ho detto, sporge non lontano dalla riva, vorrei correre e nuotare per scorgere il messaggio ignoto lanciato da un dio non distante, ma la visione potrebbe celare un demonio che si nasconde e certo non appartiene alla mia intenzione di voler ancor navigare in sintonia con l’intero Equatore.

 

Sì! Lo ammetto! Sono un uomo del Sud e presto uscirò da una diversa porta più a Nord da dove un giorno fui avvistato, ma ciò non vuol dire che sento differenza qui con Paolo quando mi narra del maleficio della guerra e il martirio della sofferenza, peccato però, aggiunge, che pregano un diverso dio spacciandolo per padreterno, forse è proprio lui che galleggia e sporge da una strana culla; in questa preghiera dio ci unisce all’Infinito circa la sua e nostra divina moneta farsi beffa della materia!  

 

Non so’, io mi ricordo d’un presepio anche se provavo risentimento non con il Fanciullo, ma con la chiatta che lo teneva prigioniero nella stiva; e mi ricordo ancora che andiamo in cerca della medesima infranta purezza per ogni futura divinità naufragata da un barile ad una botte d’insana fragile falsa ricchezza…

 

Che galleggia come una cosa nera, fors’anche come…

 

Ci intratteniamo spesso in questo tipo di conversazione, in questo Gabinetto a cielo aperto, dacché non sono un cristiano convinto forse solo pentito, perché per quanto si dica vorrei sfiorare l’Universo che un tempo avevo navigato fino a carpirne il segreto, ecco perché mi mantengono in sala d’attesa per scrutare ogni mia maledizione altrettanto luciferina.

 

Feci una certa confusione circa la corretta navigazione?

 

Non lo so!

 

Ma adesso con il giubileo X mi promette l’approdo alla chiatta del progresso, vorrei ancora ballare con tutti loro solo per ricordarmi la voce del padrone che sporgeva dall’antico fiore del grammofono!

 

Ma come vi ho detto la nota di dolore intona il lamento Spirituale d’un medesimo lucifero ancor più nero di come èra partito e più nero del bidone che sporge su un fiume vicino ad campo poco più sotto, cotonato a ciel sereno e non del tutto rassegnato; gli ho promesso che suonerà lo Strumento dell’orchestra intera a patto che…

 

Non posso dirlo Paolo mi guarda affaticato ed ancor più avvilito del bidone che sporge e ancor mi somiglia di profilo!

 

Infatti le note disturbano l’intero Condominio e Pietro, il portiere, promette di spedirci in un barile di polvere e pregare ogni Elemento rinato con ugual medesima voce… del Destino!

 

Affinché neanche l’aria salti su medesima padella!

 

Ma loro signori comprendono bene che è sempre una buona guida per il governo di questa eterna guerra che a mirarla da quassù sembra offuscata e ancor più ignorata di pria…  

 

Nero color catrame il bidone galleggia maestoso come fosse un nuovo e più superbo monumento, mi chiedo e domando se non sia uno scherzo della guida, o di qualche zattera alla medesima deriva. Vorrei prestargli soccorso e rivedermi giovane bramare la retta navigazione, ma ahimè, signori miei, anche se medito scrivo e rileggo i miei appunti, ciò che sporge non mi appartiene e mai apparterrà nell’ordine di idee che ho mantenuto fermo pur ogni guerra in pieno corso di svolgimento come e più un Fiume in piena.

 

Ciò, immagino, che sboccerà da quel barile sarà sicuramente un giovane come me incurante della retta navigazione dell’avventura di conoscere ogni Frontiera, la sua sarà una diversa vista senza timone, si appellerà ad un dio per ogni parabola ove un tempo sorgeva una croce.

 

Affermerà, come feci io da giovane, se solo viene sorpreso dalla nave del nuovo equipaggio, che vuole navigare e respirare l’aria del progresso, pur maledicendolo e in qual tempo nutrendolo a tempo pieno. È una genuina questione di più saggia e retta scelta fra l’appetito e il digiuno di cui mi nutro nella contemplazione d’ogni anima naufragata entro un barile che galleggia alla deriva.

 

Ovvero se navigare o se seguire il mio modesto Sentiero che da quassù come una nuvola retrocede fino ad un antico Fiume della prateria maledicendo ogni discordia in casa in ragione dello stesso medesimo progresso da Ognun bramato, o meglio, consumato a tempo pieno e indeterminato. 

(Segna Due, l’Eretico!)  






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