Prosegue con il:
& il suicidio della
La combinazione fra arte e natura è realizzata
interamente dall’arte quando lo stesso marmo viene riprodotto con la pittura;
paesaggi, case, vascelli su mari tempestosi, figure umane e intere scene vi
compaiono fra meandri minerali imitati dalla stessa mano. Una bella serie di
imitazioni del genere si può vedere nella chiesa di campagna di Appending, in
Baviera, i cui altari sono rivestiti da finti marmi dipinti su legno. L’insieme
proviene dallo studio degli Zellnes, padre e figlio, specializzati in Gemalten
Marmorierungen nelle quali il genio barocco prosegue il suo gioco dì fantasia,
su di un supporto ancora più povero che non gli fornisce alcuno spunto.
In questo periodo sono in voga certe pietre
prodigiose, in cui si crede di scorgere un riflesso del mondo circostante. Le
ritroviamo nella maggior parte delle Kunstkammern in cui venivano accumulate
opere d’arte, strumenti scientifici, oggetti esotici e ogni sorta di curiosità
naturali, e in particolare in una delle più celebri di tali raccolte, quella
del castello di Ambras in Tirolo, culla del collezionismo absburgico. Ancora
nel 1687 un viaggiatore osservava nella quattordicesima galleria
‘pietre che rappresentano alberi, frutti,
conchiglie, animali, e che sono opere pure della Natura’.
Non si tratta unicamente di paesaggi: fra quelle sinuosità sfumate si delineano anche esseri animati ed oggetti.
Ad Athanasius
Kircher, gesuita tedesco trapiantato a Roma e
visionario-studioso dalle ambizioni sconfinate, dobbiamo il compendio più
completo di queste dottrine. L’opera, che risale al 1664, attinge a numerose
fonti ma le rinnova in una sintesi che è parte di un’ampia cosmogonia. Il suo Mondo Sotterraneo è grandioso e fiabesco: mari di fuoco e d’acqua, comunicanti fra di loro
attraverso i canali e i fiumi che alimentano gli oceani e i vulcani della superficie
terrestre, ne traversano le distese.
Con le sue cavità e le sue arterie, lo spaccato del
globo terrestre evoca un organismo animale; in quelle caverne abitano uomini e
demoni, fiere e draghi, mentre minerali e metalli vi nascono spontaneamente
assumendo spesso aspetti inquietanti. La natura è un geometra, un ottico che
segue tutti i progressi della prospettiva, ed è anche un pittore. Essa pensa e
agisce come l’uomo, o meglio è soggetta all’azione delle stesse potenze superiori.
La prima parte del libro VIII, dedicata alla Mineralogia, contiene un’ampia
trattazione delle forme, delle figure e delle immagini che la Natura disegna
nelle pietre e nelle gemme, e inoltre delle loro origini e cause.
L’autore procede metodicamente. Dapprima egli divide le pietre in base ai soggetti: figure geometriche e tutte le lettere dell’alfabeto; visioni celesti - asteroidi e stelle, falce di luna e sole; mondo terrestre - paesaggi, vegetazione, città; esseri viventi - uccelli, quadrupedi, uomini; immagini religiose - Cristo, la Vergine col Bambino, la Madonna di Loreto, san Giovanni Battista, san Gerolamo. Quindi ne spiega la formazione in quattro modi:
l. Cause fortuite;
2. Disposizioni del terreno che funge da matrice e
attitudine delle forme e degli umori alla pietrificazione;
3. Magnetismo che agglomera forme consimili;
4. Volontà divine e angeliche.
Piante e pietre nascono dallo stesso suolo, e in esso le loro sostanze si mescolano dando luogo a una contaminazione. Il muschio vegetale penetra nei minerali e si trasforma in erbe e in frutti pietrificati, mentre nei cristalli e nei marmi germogliano degli arboscelli. Certe pietre a forma di animale sono fossili, ma in terreni e materiali atti ad accoglierle nascono anche immagini perfette, come sotto l’azione delle correnti magnetiche che provocano la galvanoplastica.
Allo stesso modo si formano nell’interno di certe
pietre le immagini sacre; oggetti di culto, crocefissi abbandonati sul suolo
durante lavori di sterro s'imprimono in esso con l'andar del tempo, com’è
avvenuto per l’iscrizione INRI di Tivoli. Stretta fra due lastre di marmo
sepolte sotto terra, la figura finisce col penetrare profondamente nella loro sostanza.
Ma tutte queste cause occasionali divengono feconde
soltanto grazie alla provvidenza divina, che determina nella Natura un così
gran numero di effetti prodigiosi: la genesi delle immagini nelle pietre è
frutto delle medesime forze che presiedono alla nascita delle nuove stelle nel
cielo e dei mostri sulla terra. Il libro fornisce inoltre istruzioni di
carattere chimico. Le figure devono essere dipinte su carta, mescolando al
colore del vetriolo e altri liquidi corrosivi; se messa fra due tavolette di
marmo accuratamente levigate, la pittura ne compenetra la sostanza in capo a
due o tre mesi.
Si può anche dipingere direttamente su di una superficie di marmo bianco con ammoniaca e acido nitrico sapientemente mescolati ad altri elementi, e allora tutto il materiale solido accoglierà l’impronta del disegno. Parecchie pietre figurate erano con tutta probabilità dei falsi. Il testo è illustrato da esempi conservati nei musei (soprattutto nel museo Aldrovandi: uno solo appartiene alla raccolta Kircher) e provenienti da varie parti del mondo, dalla Terrasanta al Cile.
Ora le figure vi emergono confusamente in mezzo a
chiazze e asperità, ora vi si stagliano con nettezza; in certi casi l’illustratore
ha inserito l’immagine voluta alterandone appena i tratti.
Le origini di tali visioni vanno ricercate nell’antichità
classica. Nei suoi libri sulle gemme e sulle pietre, ‘la massima follia degli
uomini’, Plinio descrive una quantità di fenomeni analoghi. Un blocco di marmo
di Paro, staccandosi dalla roccia lungo gli spigoli, lasciò vedere
improvvisamente un’immagine di Sileno (XXXVI, IV).
…Nei dintorni di Munda in Spagna, là dove Cesare aveva sconfitto il giovane Pompeo, si possono vedere pietre palma te, vale a dire pietre che una volta spezzate presentano il contorno del palmo della mano (XXXVI, XXIX). Le pietre asteriti contengono immagini del sole e della luna (XXXVII, XLVII), e infine le venature di un’agata appartenente a Pirro ‘rappresentavano naturalmente, e senza intervento di arte un gruppo mitologico: Apollo con la lira, le nove Muse e persino gli attributi particolari di ognuna di esse (XXXVII, 111).
Altre meraviglie del genere vengono enumerate da Salino (230 c.); nelle agate di prima qualità, le venature disegnano varie creazioni della natura: le agate provenienti dall’India raffigurano ora foreste, ora animali. Nel Trattato dei Fiumi dello pseudo-Piutarco, apocrifo databile a un periodo anteriore al 227, sono citati gli autoglifi, in cui è raffigurata la Madre degli dèi, ifiladelfi che rappresentano figure umane (quando se ne pronuncia il nome si staccano da quanto li circonda e si accostano gli uni agli altri), i cristalli attorti in forme umane. Di tali descrizioni sono indicate le fonti: il Trattato delle Piante di Ctesifonte, il Trattato delle Pietre di Aristobulo, i Racconti Tragici o Traci di Trasillo di Mèndes…
(]urgis Baltrusaitis)
ALLA RICERCA DEL REGNO…
La spedizione dell’HMS Challenger fu la prima
spedizione organizzata e finanziata per uno scopo scientifico specifico:
esaminare i fondali marini profondi e rispondere a domande approfondite sull’ambiente
oceanico. Wyville-Thomson avrebbe raccolto i dati risultanti nei Rapporti
Challenger in 50 volumi, inaugurando l’era dell’oceanografia descrittiva.
Sperava di confutare la teoria azoica, recentemente proposta, che postulava
l'esistenza di una ‘zona morta’ al di sotto dei 550 metri in tutti gli oceani
del mondo, e di dimostrare le scoperte di Darwin.
La nave della marina militare ristrutturata era
dotata di laboratori e sale di lavoro all’avanguardia, delle più recenti
apparecchiature scientifiche e di un sistema telegrafico con cui inviare i
risultati a casa.
Sheerness, 22 novembre 1872
Abbiamo due battelli a vapore a bordo
e circa 30 miglia di linea d’altura e linea di dragaggio; le altre sei barche
le prenderemo quando entreremo nel fiume la prossima settimana. Tutti i membri
del personale scientifico sono a bordo e sono stati impegnati durante la
settimana a stivare la loro attrezzatura. Ci sono alcune migliaia di piccole
bottiglie ermetiche e piccole scatole delle dimensioni di scatole di San
Valentino, imballate in contenitori di ferro per conservare campioni, insetti,
farfalle, muschi, piante ecc. C’è una sala fotografica sul ponte principale,
anche una sala dissezione per sezionare orsi, balene, ecc.
Joseph Matkin Challenger
Gli obiettivi scientifici dello Challenger, stabiliti dalla Royal Society, erano:
Studiare le condizioni fisiche delle profondità
marine nei grandi bacini oceanici (fino alle vicinanze della Grande Barriera di
Ghiaccio Meridionale) in relazione a profondità, temperatura, circolazione,
gravità specifica e penetrazione della luce.
Determinare la composizione chimica dell’acqua di
mare a varie profondità, dalla superficie al fondo, la materia organica in
soluzione e le particelle in sospensione.
Accertare la natura fisica e chimica dei depositi
di acque profonde e le fonti di tali depositi.
Studiare la distribuzione della vita organica a
diverse profondità e sui fondali marini profondi.
Dal dicembre 1872 al maggio 1876, il Challenger percorse quasi 115.000 km (69.000 miglia), toccando
tutti gli oceani tranne l’Artico. Un set di dati standard fu raccolto in
ciascuna delle 360 stazioni lungo la rotta. Campioni e dati furono
accuratamente restituiti in Scozia per analisi sistematiche e documentazione.
Le tre tecniche di base disponibili per il loro
studio scientifico erano il sondaggio, il dragaggio e la lettura della
temperatura. Prelevarono anche campioni d’acqua utilizzando diverse bottiglie
di campionamento e avevano a bordo un idrometro per misurare la salinità
dell'acqua di mare analizzandone la densità.
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