CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
30 MAGGIO 1924

lunedì 11 agosto 2025

I FARI DEGLI "ILLUMINATI"

 








Precedenti 'osservazioni'  


procedere da un Lago 


ad un mare...  









Prosegue ancora: 


Forme d'arte in Natura  


& La sala degli specchi...  


& il mondo sotterraneo







Pensiamo Meditiamo Scriviamo… silenti in questo grande mare, in questo Oceano intasato di plastica e catrame, in questo vasto primordiale sentimento da dove, come vermi siamo protesi verso la Luce, e poi, quasi come un miracolo, verso la deriva evolutiva dalla parte opposta; ogni tanto ascoltiamo l’antico suono del ‘radiolare’ preferito poggiato sul fondale marino, quando l’immagine annebbia la vista e la pupilla non ancora abituata deve udire il primordiale suono dell’onda infrangersi sulla realtà della vita che nasce e nascerà ancora. 

 

Udiamo il suono del Progresso che, con occhio sensibile ci scruta studia ed enumera, classifica e ripone su un diverso naufragio ove ogni Terra in assenza del suo Ammiraglio preferito non ha voce in capitolo, ed ove questa Vita sarà sacrificata giudicata e riposta in un diverso stadio evolutivo, la misura di questo quando lo vediamo che lancia fontane d’oro in senso opposto di marcia, ci fa comprendere non solo il pericolo, ma anche come ugual Tempo consumato e distribuito.




Il dio del distributore uno e trino, ci affumicherà come il tempo della Creazione impone il dominio, per noi poveri vermi non ci sarà rinascita o un solo radiolare per ogni onda libera o da sconfiggere ancora!  

 

Vorremmo essere in un diverso Universo, Infinito, ove poter spaziare senza comando o telecomandato conferito da uno strano dio che, così ha sentenziato  suggerito a conferma del suo imparziale Giudizio divino, dobbiamo servire l’uomo non ancora nato e neppure affogato, solo proteso al suo Comandamento preferito mentre si diletta a fondare l’Universo bituminoso; noi poveri vermi rinati ad un diverso utilizzo e riciclo per come la vita di un Primo primordiale dio, attendiamo il suo lento procedere evolversi e navigare, senza il quale, in verità e per il vero, almeno così sentenzia il dio d’Abramo… Lincoln compreso, evolvere verso il paradiso, verso il futuro paradiso promesso e procedere senza peccato alcuno all’Eden, il suo residence privato con vista su Miralago.




Questo strano traffico marittimo di Anime in costante Viaggio più o meno divino, creano le premesse dello Spirito del Secolo, d’ogni Secolo, quando fu solcato per il dominio; poi in rara virtù della scoperta che il principio, senza pretesa e difetto alcuno nella forma di cui alla riva per la fine d’ognuno, prospettata e apostrofata con tanto di Versetto, in nome e per conto del dio appena detto; in un Secondo scoppiò come una scintilla diluita in un nebbioso vapore equamente distribuito evolvere il Big Bang del vero putiferio divenire il miracolo della Creazione; poi si impadronì del Tempo, d’ogni Tempo apostrofato entro e fuori ogni Universo conteso fra un Primo e un più breve Secondo; del Primo nostro ulcerato malfermo arbitrio non ancora approdato all’Intelletto al Pensiero e futura negata Ragione, simile ad un verme in pacifico ascolto del suo radiolare preferito, preferiamo non  nominarlo, rischieremmo l’estinzione ancor prima di essere approdati dall’Oceano a questo difficile ulcerato malfermo paesaggio.




Da vermi quali siamo vi narriamo questo grande mare, e l’uomo che oltre a dominare il Tempo e la Geografia che ne deriva e deriverà ancora, procede alla dovuta necessaria Conquista per ogni retta parallela e meridiana con l’ago della bussola che indica la vera e duratura ricchezza; ogni verme nato dalla sua  Terra che aspira al magnetismo o alla corrente di un diverso Oceano, e non solo del più noto Golfo con vista, fu sradicato, non solo con l’‘amo’: Parola di un dio pescatore anche lui perito su di un monte, in sua vece fu fondato un diverso porto, una diversa Architettura, senza risparmiare a nessuno la necessaria Croce in suo perenne ricordo ravvivandone la pregata Memoria in difetto di predica, infatti si predica ancora il dovuto Verbo pur non comprendendone la Grammatica che compone questo ed ogni Sentimento verso la Luce della Vita infondere il Suo Principio.

 

Ma lo abbiamo detto all’inizio del Verbo quando ci siamo incamminati o incarnati per questa desolata riva, l’uomo scorto èra in ginocchio recitava una strana delirante commedia simile ad una preghiera; noi che lo osserviamo essendo vermi senza Pensiero Parola e Idea, a mala pena possiamo permetterci di aspirare all’‘amo’ della sua pacifica dottrina, correremo il rischio che Moby in alto secolare mare li conduca ad una inattesa inaspettata crociera …o deriva opposta!    




C’è un traffico incontenibile con ogni sorta di morte spacciata per viva che prega e ci illumina l’inarticolata e non sviluppata pupilla circa la sua dottrina, là dove si pratica l’alchimia della sana e più corretta scienza economica, la quale promette la sana e corretta rotta evolutiva, si dilettano infatti, alla pesca di Anime da trapassare e fondare nuova e più duratura vita; Anime da raccogliere in questo vasto mare e da riportare alla deriva opposta in nome del progresso.

 

Noi quali vermi, per di più non pensanti e nulla facenti, non comprendiamo ove seminata e fondato il suo Principio inerente la Luce, ed ove, in verità e per lo vero, le Anime vengano inabissate e affogate nelle più profonde tenebre. Sappiamo da un libero radiolare che questa strana vita fonderà il Principio, almeno così è scritto!     



      

Ragion per cui privati di ugual Ragione, costantemente formuliamo nuove ipotesi su questa strana evoluzione, nuove e più estreme urgenti promesse con noi stessi e l’inganno che questa nuova arte evolutiva prospetta; complice il Tempo a cui vi dedichiamo, lento comporre l’artefizio in uso al ‘progresso’, il quale consente una nuova prospettiva circa la materia di cui poco o nulla comprendono in merito all’ipotesi di una nuova e contraffatta Natura, eccetto il dominio che al meglio la classifica giudica e ancor meglio medita… 

 

I due tempi non coincidono quando osserviamo medesimo paesaggio privato dell’umano… arretrare verso un antico passo che lento diviene mulattiera e da lì procediamo verso una impervia difficile via, con solo la speranza che l’antica Via ci assista in questo antico calvario, e che il ponte che abbiamo attraversato ci conduca verso la Cima di un antico Tempo ritrovato… 




…Eppur in moto opposto questa antica Terra si muove procede e gira, e come sovente mi succede, qual innominato Eretico, proseguo a ritroso e contromano rispetto al Tempo dato…, per solo rimembrare tutti i dismessi benefici con cui gravitata e nutrita un Anima antica e il suo Universo, circa altrettante invisibili orbite con cui formulava presagi e certezze di una remota dottrina.

 

Certamente a detta di qualche affermato ‘analista’ suddetto procedere camminare e opporsi al secolar tempo narrato e conservato negli archivi della nostra Memoria, nei geni di cui beneficiamo, a dispetto di nuovi e infruttuosi miti in uso al progresso, potrebbe divenire calvario, giacché il tempo vissuto, per sua ed altrui corrotta natura derivata dall’abbraccio con la materia, procede paradossalmente veloce e all’opposto nel senso comune del ‘Viaggio’ da cui, in verità e per il vero, proveniamo, per questa ed ogni futura e trascorsa esistenza rammentata.




Gli Elementi e i composti formano la materia dopo la curva sul ponte al di sopra sull’Oceano accennato e superato…, il caldo indescrivibile e guardiamo in alto verso la Cima dell’Olimpo con sopra un Teschio e la parabola che compone il Tempo da cui fuggiti per ricomporre il passo, l’invisibile passo a cui apparteniamo; la Luce, superato l’abisso della notte, compone vecchi indescrivibili Ricordi: si confonde e sposa per poi risplendere attraverso l’oro delle foglie, forse solo per risaltarne le forme e ricordarci come la Linfa a cui aspiriamo - l’Idea - e con lei il Pensiero possa essere ispirato.

 

È il segreto del passo non fate rumore se solo potete…, quando il buon DIO CI SCRUTA E VEDE; e controluce mi sembra di scorgere il profilo di un Dio che ci ordina di proseguire giacché la morte, anche se ha colto un suo frutto prezioso, mi impone di procedere sicuro e spedito in onore del cantico di cui vanno fieri questi Pensieri che hor hora ripeto meco ai miei due confratelli, quali umili creature specchio della Natura che pregata osservata e rimirata… contraccambia e li ammira più di pria…




Pensieri Preghiere e antiche parole sconnesse non ancor perseguitate Rime e Poesie nel loro Tempo che ci scruta spia e perseguita ancora; condivise fra la morte e la vita, fra una lacrima che sgorga come rugiada da una foglia e la luce che in alto impone la Rima, la preghiera, l’antica dottrina.

 

Non importa!

 

Mi dice l’occhio che mi scruta specchio di un dio che mi accompagna e implora Preghiera per ogni offesa subita!

 

Non importa ci sono io se sei debole aggrappati alla mia felicità sarò bastone della vecchiaia! La gioia così ci accompagna ed illumina sono appena arrivato all’anno di Nostro Signore quando in mille e duecento superammo ugual ponte poveri scalzi e ignudi come vermi…; partimmo e la Terra da lontano osserviamo ancora, ripariamoci in questo antico abbandonato Eremo e meditiamo in silenzio il Tempo dall’Infinito donde proveniamo, siamo profili di foglie verdi d’estate e volti smunti quando l’Autunno attende il nostro segreto, l’Inverno ci ricondurrà al segreto passo e Universo da dove proveniamo.




E quando arriverà in tutta la magnifica magnificenza della sua bellezza ti annunciamo che la rugiada bagnerà e sgorgherà come una lacrima antica, non siamo morti, siamo tutti qui con te a sconfiggere la morte che ancor ci perseguita…

 

E anche se il Paradiso muteranno in Inferno, anche se la promessa del rogo terreno ci soffocherà e tormenterà per l’intera esistenza, non importa! La gioia del buon dio donde provengo allieterà il tuo difficile presagio…

 

 Per cui non seguitemi su questo terreno calvario…!


 

 

IL FARO




 

Il marinaio, nello svolgimento delle sue attività quotidiane, è esposto a innumerevoli pericoli. In mezzo all’oceano, per la maggior parte, non deve temerli particolarmente, perché ha ampio spazio in mare per manovrare la sua nave, e in caso di fitta nebbia può rallentare finché questo temuto nemico non si solleva o si disperde.

 

Ma nelle affollate acque costiere la sua posizione è spesso precaria, poiché può essere minacciato da secche o scogli nascosti, che lasciano pochi o nessun indizio sulla loro ubicazione e che possono essere attraversati con apparente sicurezza.

 

Se la nave procede a tentoni per ignoranza, viene fermata con un tonfo mentre affonda il muso nella sabbia risucchiante e scorge un ‘verme’, o rabbrividisce raschiando i denti rocciosi, forse per essere stretta come in una morsa, o per essere colpita e spezzata così spaventosamente che, quando finalmente si libera e scivola in acque profonde, non può che affondare immediatamente.




Qui, se la nebbia oscura la scena, la nave rischia di essere trascinata verso una distruzione certa dalle correnti e da altre forze naturali, poiché il capitano è condannato a un'impotenza totale, come quella di un cieco in una strada trafficata.

 

Non sorprende, quindi, che il Capitano, mentre si avvicina o si aggira lungo una costa tortuosa, scruti avidamente le acque alla ricerca di un’occhiata al varano di guardia, che, come sa dai suoi calcoli e dalla carta, dovrebbe apparire in vista per guidarlo lungo la rotta. Il segnale di pericolo può essere di molti tipi: un barlume nebuloso, simile a una stella, lanciato da una boa che danza sulle onde, la sfera luminosa di una nave faro che ondeggia su e giù e oscilla ritmicamente avanti e indietro, una luce fissa, o raggi abbaglianti simili a raggi che ruotano nel cielo.




Se la vista è impossibile a causa della nebbia, deve affidarsi al suo orecchio per la misurazione. Il rintocco di una campana, lo stridio di un fischio, il suono profondo di una sirena o il brusco scoppio di un esplosivo. Quando percepisce uno o l’altro di questi avvertimenti, si sente più a suo agio e prosegue per la sua strada, con occhi e orecchie ben tese per avvertire del pericolo successivo.

 

Il Faro è la più grande benedizione che sia mai stata concessa alla navigazione. Rende l’avanzamento notturno in mare sicuro e semplice come nella luminosità del sole di mezzogiorno. Senza questi Fari, la circolazione sicura delle navi di notte o in caso di nebbia lungo le affollate rotte dei piroscafi che costeggiano le coste frastagliate dei cinque continenti sarebbe impossibile.

 

È naturale, quindi, che le varie nazioni del mondo si sforzino strenuamente di illuminare le proprie coste in modo così adeguato che la nave possa procedere di notte in modo sicuro e confortevole come un uomo può camminare lungo una strada cittadina illuminata.




Da dove venne l’idea di illuminare la costa con fari luminosi?

 

È impossibile dirlo.

 

Sono stati tramandati alla civiltà moderna attraverso la notte dei tempi. Il primo faro autentico fu il Sigeo, sull’Ellesponto, che senza dubbio precede il famoso Faro di Alessandria. Quest’ultimo era un’imponente torre quadrata, alta 120 metri, ed era considerata una delle Sette Meraviglie del Mondo. Fu costruito intorno al 331 a.C. La luce di segnalazione veniva emessa da un enorme fuoco di legna, mantenuto acceso ininterrottamente sulla sommità durante la notte; si dice che l’illuminazione fosse visibile per una distanza di quaranta miglia, ma le conoscenze moderne mettono in discussione questa portata.

 

Il progetto preciso di questa meravigliosa torre è sconosciuto, ma doveva essere una struttura imponente, visto che si calcola che sia costata l’equivalente in valuta moderna di oltre 200.000 sterline, ovvero 1.000.000 di dollari.




Per milleseicento anni guidò i navigatori tra le acque da cui ergeva la sua cresta fumante, e poi scomparve. Come, nessuno lo sa, anche se si suppone che sia stata rasa al suolo da un terremoto; ma, sebbene sia stata spazzata via dalla vista, il suo ricordo è stato preservato, e le nazioni francese, italiana e spagnola usano il suo nome in relazione.3 con il faro, che in Francia si chiama phare; negli altri due paesi menzionati, Faro.

 

I Romani, durante la conquista della Gallia e della Britannia, portarono con sé il Faro e in Inghilterra si trovano numerosi resti dei loro sforzi in questa direzione, in particolare il faro di Dover.




Con ogni probabilità, tuttavia, il faro nella sua forma più primitiva è antico almeno quanto i primi libri della Bibbia. Indubbiamente, nacque dall’abitudine di guidare il barcaiolo in arrivo verso casa sua per mezzo di un falò ardente, acceso in un punto ben visibile nelle vicinanze. Una guida del genere è un espediente del tutto ovvio, che ancora oggi viene praticato da alcune tribù selvagge.

 

Quando i Fenici commerciavano in stagno con gli antichi Britanni della Cornovaglia, le loro imbarcazioni solcavano incessantemente le acque agitate che lambivano le coste occidentali della Spagna, dove, per garantire una navigazione più sicura ai loro marinai, eressero senza dubbio fari su promontori prominenti.

 

Il Faro più antico del mondo, che in alcuni ambienti è ritenuto di origine fenicia, è quello di La Coruña, poche miglia a nord di Capo Finisterre. Altri sostengono che fu costruito durante il regno dell'imperatore romano Traiano. Nel 1634 fu ricostruito ed è ancora esistente.








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