CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

sabato 29 febbraio 2020

INTERAZIONI FRA CAMBIAMENTI AMBIENTALI GLOBALI E LA SALUTE UMANA (13)



















Precedenti capitoli:

L'evoluzione degli agenti patogeni (11) &

L'untore (12)


Prosegue con la corretta informazione....

giammai una unzione (a detta di qualcuno 

o più probabile untore):


Interazioni fra Ambiente & Salute (14)





















Ovvero un 'cartello' per il Cambiamento...



Prosegue con la 'Genesi'...:



















Ovvero Dio creò la pianta... (15)













Le Nazioni Unite (ONU) hanno lanciato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile per far fronte a una crisi in corso: pressione umana che porta a un degrado ambientale senza precedenti, cambiamenti climatici, disuguaglianza sociale e altre conseguenze negative su tutto il pianeta.

Questa crisi deriva da un drammatico aumento dell’appropriazione delle risorse naturali da parte dell’uomo per tenere il passo con la rapida crescita della popolazione, i cambiamenti nella dieta verso un maggiore consumo di prodotti animali e una maggiore domanda di energia.

Vi è un crescente riconoscimento del fatto che gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) sono collegati tra loro e che priorità come la produzione alimentare, la conservazione della biodiversità e la mitigazione dei cambiamenti climatici non possono essere considerate separatamente. Pertanto, comprendere queste dinamiche è fondamentale per raggiungere la visione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Le malattie zoonotiche infettive emergono in genere a seguito di complesse interazioni tra uomo e animali selvatici e/o domestici.




Ma il cambiamento ambientale ha anche esiti diretti sulla salute umana attraverso l’emergenza di malattie infettive e questo legame non è abitualmente integrato nella pianificazione dello sviluppo sostenibile.

Attualmente, 65 paesi sono coinvolti nell’agenda globale sulla sicurezza sanitaria (GHSA) e stanno finalizzando un piano strategico per i prossimi cinque anni (la roadmap del GHSA 2024) per prevenire, rilevare e rispondere meglio alle epidemie di malattie infettive in linea con gli OSS 2 e 3 sulla sicurezza alimentare e la salute umana. Senza un approccio integrato per mitigare le conseguenze dell'emergenza della malattia dal cambiamento ambientale, le capacità dei paesi di raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile e gli obiettivi di GHSA saranno compromesse.




Malattie infettive emergenti (EID) come Ebola, influenza, SARS, MERS e, più recentemente, coronavirus (2019-nCoV) causano mortalità e morbilità su larga scala, interrompono le reti commerciali e di viaggio e stimolano disordini civili. Quando l’emergenza locale porta a focolai regionali o pandemie globali, gli impatti economici possono essere devastanti: l’epidemia di SARS nel 2003, la pandemia di H1N1 nel 2009 e l'epidemia di Ebola nell'Africa occidentale nel 2013-2016 hanno causato danni economici per oltre 10 miliardi di USD ciascuno.

L’attuale epidemia di un nuovo coronavirus, strettamente correlato alla SARS, sta ancora una volta tenendo il mondo sotto controllo. Al momento della stesura di questo articolo, circa 6 settimane dopo la scoperta del primo caso, il virus è stato confermato colpendo oltre 40.000 persone in 25 paesi (> 6.000 casi gravi), causando circa 1.000 morti. Sia la malattia che la paura della malattia hanno avuto impatti economici e sociali considerevoli, con restrizioni sui viaggi internazionali imposte da diversi paesi, la quarantena di decine di milioni di persone, drastici cali nel turismo e l’interruzione delle catene di approvvigionamento per cibo, medicine, e prodotti fabbricati. 

Le stime del probabile impatto economico sono già superiori a 150 miliardi di dollari USA.




Sebbene le tecnologie per monitorare il rischio EID stiano avanzando rapidamente, le politiche per affrontare tale rischio sono in gran parte reattive, concentrandosi sull’indagine e sul controllo delle epidemie e sullo sviluppo di vaccini e farmaci terapeutici destinati a patogeni noti. Fondamentalmente, i processi che guidano il rischio di emergenza delle malattie interagiscono con quelli necessari per raggiungere molteplici obiettivi sociali. L’attuale mancanza di attenzione su queste interazioni genera punti ciechi politici che devono essere affrontati per garantire che gli sforzi di sviluppo sostenibile non siano controproducenti e non compromettano la sicurezza sanitaria globale.

Vi è un crescente interesse politico nelle interazioni tra i cambiamenti ambientali globali e la salute umana, come esiti di malattie non trasmissibili dei cambiamenti climatici, mortalità e morbilità da eventi meteorologici estremi, asma correlato all’inquinamento e diffusione di malattie trasmesse da vettori. Al contrario, è stata prestata poca attenzione alle interazioni tra cambiamento ambientale e insorgenza di malattie infettive, nonostante le crescenti prove che legano causalmente questi due fenomeni.




Circa il 70% degli EID, e quasi tutte le pandemie recenti, hanno origine negli animali (la maggior parte nella fauna selvatica) e la loro emergenza deriva da complesse interazioni tra animali selvatici e/o domestici e umani. L’emergenza della malattia si correla con la densità della popolazione umana e la diversità della fauna selvatica ed è guidata da cambiamenti antropogenici come la deforestazione e l’espansione dei terreni agricoli (cioè, il cambiamento nell’uso del suolo), l’intensificazione della produzione di bestiame e un aumento della caccia e del commercio della fauna selvatica.

Ad esempio, la comparsa del virus Nipah in Malesia nel 1998 era causalmente legata all’intensificazione della produzione di suini ai margini delle foreste tropicali dove vivono i bacini di pipistrelli della frutta; le origini dei virus SARS ed Ebola sono state ricondotte a pipistrelli cacciati (SARS) o che abitano regioni in crescente sviluppo umano (Ebola). La mitigazione dei fattori alla base dell’emergenza della malattia richiederà pertanto la considerazione di molteplici dimensioni dello sviluppo socioeconomico, che includono gli SDG destinati a una vasta gamma di questioni sociali.




L’obiettivo 3 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile mira a ‘garantire una vita sana e promuovere il benessere di tutti a tutte le età’.

La riduzione del rischio globale di malattie infettive fa parte di questo obiettivo (obiettivo 3.3), oltre a rafforzare le strategie di prevenzione per identificare i segnali di allarme precoce (obiettivo 3.d). Data la connessione diretta tra cambiamento ambientale e rischio EID, le azioni intraprese per raggiungere altri obiettivi di sviluppo sostenibile avranno un impatto sul raggiungimento dell’obiettivo 3 (positivo o negativo). I collegamenti più forti sono prevedibili con gli obiettivi 2 e 15. L’obiettivo 2 mira ad aumentare la produttività agricola per migliorare la sicurezza alimentare globale, il che probabilmente porterà all’espansione e/o all’intensificazione dei sistemi di coltivazione e produzione di bestiame (entrambi aumentando il rischio EID). L’obiettivo 15 mira a preservare gli ecosistemi terrestri del mondo...

...Altri fattori, come l’instabilità della società negli stati colpiti dal conflitto, esercitano anche un forte effetto di amplificazione sugli EID. Il conflitto guida la migrazione umana, che influenza il rischio di trasmissione e può limitare gravemente la nostra capacità di controllare le epidemie decimando i sistemi sanitari. L’obiettivo 16 promuove istituzioni efficaci e responsabili a tutti i livelli e gli sforzi per porre fine alla violenza e ai conflitti, nonché a rafforzare la resilienza a tutti i pericoli, dovrebbero riconoscere le malattie come una minaccia alla sicurezza della società.




Nonostante queste interazioni con l’obiettivo 3, la ricerca si è in genere concentrata su un numero limitato di collegamenti consolidati tra gli altri obiettivi, ad esempio tra sequestro del carbonio e conservazione della biodiversità (7), conservazione della biodiversità e produzione alimentare (5), o produzione alimentare e carbonio emissioni (6). Questi studi ignorano il ruolo che il rischio EID svolge nella salute umana, generando un punto cieco di politica chiave: gli sforzi per ridurre il rischio EID comportano compromessi con altri obiettivi sociali, che alla fine si basano sulle stesse risorse planetarie (8). Allo stesso tempo, ignorare il rischio EID potrebbe significare trascurare importanti sinergie nel raggiungimento di altri obiettivi, riducendo così i benefici percepiti di una politica proposta o ignorando le più ampie conseguenze dell'inazione.

Il rischio di malattie infettive emergenti (EID) è una componente chiave della pianificazione dello sviluppo sostenibile. Gli obiettivi 2, 3 e 15 di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite sono collegati attraverso l’influenza condivisa del cambiamento ambientale. Queste interazioni aumentano (↑) o diminuiscono (↓) gli elementi chiave dei sistemi alla base del raggiungimento di ciascun obiettivo.




Ricercatori e responsabili politici potrebbero sfruttare le sinergie nel raggiungimento di molteplici obiettivi di sviluppo sostenibile prendendo in considerazione i driver interconnessi dell'emergenza della malattia e il loro impatto sociale più ampio. Ad esempio, si prevede che le terre coltivate si espandano con l’aumentare della domanda alimentare, in particolare nei paesi in via di sviluppo con elevata biodiversità e rischio EID. Le politiche ambientali che promuovono la pianificazione sostenibile dell’uso del suolo, la riduzione della deforestazione e la protezione della biodiversità, offrono benefici accessori riducendo i tipi di contatto con la fauna selvatica che possono portare alla comparsa di malattie (13, 14). Tali politiche potrebbero promuovere la strategia di ‘risparmio di terre’ nei paesaggi di produzione, che mira a conciliare le attività agricole e la conservazione della biodiversità (17) ma riduce anche l’interazione dell’uomo e del bestiame con la fauna selvatica (e quindi il rischio EID).

Analogamente, la protezione dei paesaggi forestali intatti può favorire la conservazione della biodiversità e lo stoccaggio globale del carbonio, prevenendo al contempo il rischio di trasmissione di malattie all’uomo (18). In effetti, gli ecosistemi intatti possono svolgere un ruolo importante nella regolazione delle malattie mantenendo le dinamiche naturali delle malattie nelle comunità faunistiche e riducendo la probabilità di contatto e trasmissione di agenti patogeni tra uomo, bestiame e fauna selvatica (12). Le politiche che mirano a ridurre il tasso di aumento del consumo di proteine ​​animali nei paesi sviluppati (1) ridurranno l’impronta globale della produzione zootecnica intensiva e ridurranno il rischio che il bestiame funga da amplificatore per i patogeni emergenti (15).











giovedì 27 febbraio 2020

L'UNTORE (12)




















Precedenti capitoli:

La peste nera (8/9/10)

con l'Evoluzione degli agenti patogeni (11)


Prosegue ancora et anco....:


























Et hora anco in formato rottamato e non più camperizzato 

Prosegue con...:

Le interazioni fra Ambiente & Salute (13/4)













Pochi si accorgono e in qual tempo domandano come mai la Peste Nera sia divenuta Negra grazie alla mascherina adeguatamente propagata con tutti i mezzi in uso compresi quelli, se pur d’informazione eppure di contraffatta disinformazione, giacché sappiamo che anche questa ha più eccelsi titolati padroni da cui i nobili ciarlatani accompagnati da pennivendoli e alle rette Parabole comandati.

In questa sede ci facciamo forza della libertà da cui ognun deriva o dovrebbe naturalmente aspettando la corda da cui dicono più corretta grammatica derivata!




Pochi si accorgono, dicevo, che il morbo fa comodo al più invisibile allarmante velenoso cancro dalla catena economica distillato inalato e indistintamente respirato: proviamo ad osservare grafici e statistiche e non solo di morti a venire in questo secolo per ugual medesimo decesso.

Vi accorgereste dell’inganno alla mascherina convenuto!

Così ci accorgeremo con stupore che anche il morbo di fronte alla Legge non è uguale per tutti. Di uguale in codesto mondo costantemente monitorato regna solo l’impero giallo là ove, grazie alla propria (agri)coltura, la legge detta medesima prematura morte per ogni decesso dal partito contato e dal professore osannato.




Speriamo che i cani non vengano divorati durante gli intervalli del Festival qual fiero nobile evento della Storia.

Va da sé che la paura anche se pur distillata ed ugualmente contratta e contrariata da coloro che per l’appunto (prenda appunto per favore!) ne dispensano il balsamo miracoloso in fascicoli mensili e/o a puntate o quotidianamente, in caratteri cubitali a mo’ di televisione giacché tutto evolve compresa il carattere caratteriale cuneiforme, dimenticano invece, o ancor peggio, additando, ad il nuovo untore della catastrofe osservata.

Sembrerebbe che abbiano finora isolato solo questo: il cippo che più gli fa ombra ed illumina auguro al resto della compagnia più elevato fallo!

Rimembrando il Boccaccio!




Certo il campo vien ben seminato per ogni fallo avvistato soprattutto quando terrore e panico avvinghiano la borsa predando la preda, il pennivendolo dalla piccola grande finestra osserva l’untore dispensare o fors’anche indicare una più profonda verità contrastata ed ignorata e barattata per emergenza di Stato, nello Stato d’allerta ove l’antistato e la lega pensano - nella propria ed altrui patologica evoluzione qual costante agente patogeno - di ricavarne profitto nell’unità così come la Storia insegna.

Ed ove nel piccolo provincialismo regionalismo e ogni antico e nuovo paesino imperversano e regnano incontrastati abuso e difetto in nome e per conto del potere.




Allora non datevi pena appestati se l’ulcerata patria sprofonda nell’ingordigia d’ognun desiderata tanté è pur scritto nella letteratura e non solo storica, ognuno s’uccide in casa propria.

Pur offrendo il suicidio a chi non gradito.

Giacché tutti uguali sia gli sbarcati che quelli affogati, così professano mentre coronano il nuovo Regno!

Codesto il gran regalo d’un paese ove l’untore li indica uno ad uno, untore di differente pensiero cogitato et sparso et anco avversato ma ancor non del tutto curato, giova alla borsa d’ogni diverso e miglior paese abitato e da ogni nobile italiano ricercato nonché in Terra o mare transitato e commerciato; oppure momentaneamente abitato in barca qual palafitta a più piani composta nella crociera che fu ed èra del più famoso Ulisse.

Promettendo la corda a chi rivoltato nel proprio altrui barcone!




Certo siffatta Filosofia adottata non porterà frutto alcuno, soprattutto, come dicevo all’inizio di codesta nuova unzione, quando vedremo la stagione mutare irreversibilmente il proprio corso volgere di nuovo all’inverno non più aprile, giacché la frutta in ogni campo fiorito la qual comperiamo all’europeo mercato proviene da ogni paese comunitario, compreso l’obolo donato qual elemosina all’uscio della Chiesa, così il paralitico spera et impera ridendo con gli occhi verso il circo(lo) dell’acrobata per ogni salto nella fossa…

Mentre il morbo taglia la gola dopo avergli scippato anche la borsa.

Allora signori miei io l’untore senza patria e diritto, non posso che raccontare le pene di codesto nobile paese il quale facendo conto della ‘corona’ inquisisce una penna libera, un libro, una indipendente ogni indipendente alternativa all’ulcerata informazione, per, dicono, un secchio d’acqua rovesciata sulla Scala con l’immancabile ‘caduta roversata’ non ancor fallo alla traversa così come fu’ per i tempi della corrazzata, stessa identica Scala della povera Rosa la portiera non più pantera alla finestra vilipesa mentre osserva e nutre il popolo del veleno da cui ognun dispensa.




Ansia oppure Ansa è vicina alla stalla conta anche lei il gregge che lentamente - ma con scalpore - muore oppure risorge dipende molto dalle misure adottate nonché dal cippo come vi dicevo!

Poverina anco lei dovrà pur campare et indicare colui che imbratta il cortile e cogita miglior pensiero, l’infamia è oggetto non solo d’intricato movimentato partitico dal politico assiso dispensata in attesa della meritata pensione vilipesa, ma anco della panza d’ognun che il potere brama e desidera.

Non facciamoci prendere dal panico o dalla diarrea se uno Stato inquisisce oggi come ieri l’untore in cerca di un buon antico e nuovo candidato, del resto l’agnello è di nostra cultura e il sacrificio appartiene alla dovuta remota osservanza nel Tempio vicino ad Ansia.   




Per concludere questa breve (senza misurato ceppo e corda) invito all’osservanza di coloro i quali costantemente inquinano creando sfacelo panico e differenza nel prendere atto dei morti contati in silente silenziosa composta ordinanza e nella più stretta attenta osservata vigilanza, mentre a tutti i differenti altri vien raccomandato nella stessa ugual danza di non far troppo baccano, di morire insomma, nei morti contati in silente silenziosa composta danza senza ordinanza di procedere al bar ad ore e se possono respirare ancora per via ed in mascherina consumare il dovuto medicamento per poi procedere o retrocedere in ordinato ordine cosparso…..

Et anco mi dolgo ed a voi prometto di non gettare secchiate di acqua e di imbrattare come odiernamente avviene, e di limitare ogni più elevato pensiero giacché nella casta di offesi e caduti dalla Scala tanto a Milano quanto in ciò che di più vicino alla vecchia Russia ne contiamo tanti, i quali vogliono, qual parte offesa, esser remunerati, dalla e nella, miliardaria economica comunitaria pretesa giacché la morte tutti ci eleva e rende uguali di fronte alla legge.




Qual legge anco Dio lo ignora tanté che ne prova uno schifo e non della malora fors’anche della madonna, il quale ci ingiunge di rimanere eretici nonché miglior untori e dottori giacché il veleno appartiene non solo alla povera bestia, poverina, ma chi al meglio la divora o vorrebbe.

Sono fiero che la scrittura e con essa il libero arbitrio vengano, come la Storia insegna, perseguitati giacché possiamo rilevare nonché rivelare tutte le urgenze di codesto nobile paese, io inquisito in nome e per conto di ciò che èra ed è stato fors’anche mai Stato, per un secchio d’acqua gettato alla rinfusa rinnovo l’articolo citato lasciando nel più nobilitato ‘articolato’ ridicolo della mascherina pur non percependone la vera puzza! 

(Il curatore del blog dedicato a Golia da Davide accompagnato)









   

lunedì 24 febbraio 2020

LA PESTE... (8)




















Precedenti capitoli:

Il perché di un virus (7/1)

Prosegue con...:


(la peste) NERA (9)

























& con il Capitolo completo (della suddetta) (10)

























& L'evoluzione degli agenti patogeni (11)













La cosa che maggiormente ci stupisce ed in qual tempo sorprende non di per sé un evento facente parte della Storia con i suoi annali più o meno aggiornati, bensì come ugual preconcetti innestati possano evolvere paradossalmente in medesime situazioni di panico e terrore.

Ciò che ci rende ancor più perplessi è che se il morbo fagocita la ‘razza umana’ (più o meno evoluta) in una situazione di costante irreversibile (commerciale) progresso protratto nel Tempo da cui la Storia, così come leggeremo o avremmo dovuto leggere, non avendo imparato, o meglio, di cui nulla hanno imparato pur nulla di questa trascorsa nell’attuale osservato se identica paura viene innestata e foraggiata - peggio o similmente - così come il banditore scandendo il tamburo della Notizia entro le mura di ugual Tempo distillava ugual umore annullando il principio da cui il Ritmo del proprio motivo!

Forse che i nostri operatori si pensano evoluti?




Addetti all’informazioni oggi come ieri, dovrebbero dismettere tamburo e campana a morto, la qual cosa,  non ci sorprende, crea più danno che retto beneficio; ma va da sé che l’economia corre e si dispiega oltre che sul virus anche da tutto ciò che ne deriva come il commercio da cui l’intera malattia, ed in ciò che dicono calcolato, compreso l’immancabile guadagno di chi commerciando muore del suo stesso medicamento o unguento pensando di porre beneficio ed alla piazza urlando e richiamando… così come il Tempo narrato,

“anziani giovani dotti cavalieri poveri ed ignoranti pargoli e chierici uniti senza distinguo alcuno giacché l’unguento è di giovamento ad ognuno!”.  


  

Certo signori miei se non si supera codesta grave carenza d’intelletto o d’intelligenza per chi pensa d’averne più a che sufficienza non comprende che il pericolo innescato non solo a beneficio del singolo tamburino addetto all’asociale informazione, e con lui, l’immancabile commercio o traffico nell’apparente unità e traguardo indice di ricchezza ed efficienza (digitalizzata fors’anche anestetizzata nonché tamponata) sperata, ed ove ognun pensa al più facile guadagno o come si soleva dir nel Tempo rimembrato…

alla propria panza dispensata d’ogni peccato!

Codesto uomo evoluto infatti misura - come sempre ha misurato - la propria avidità in codesta solerte caratteristica o carenza d’intelletto!

Ricordiamo bene la Via Crucis di chi formulò diverso pensiero e più elevato intento!




Tutto ciò non potrà che precipitare nell’antico caos della Storia (numerata come i morti di cui l’economia che ne deriva), ed il rimembrarla per ciò che è ed èra, mi par porre in evidenzia oltre il difettevole immancabile morbo dal ratto o pipistrello derivato, anche il conseguente irrazionale umano procedere della Ragione.

Dacché per ciò che ne possiamo concludere che se pur apparentemente l’evoluzione apostrofata quantunque l’uomo fermo alla sua incapacità di evolvere Ragione ed Intelletto. Paura e panico ed isolamento non creano di certo alcun beneficio solo momentaneo graduale smarrimento in tutti i valori su cui pensavamo - oggi come ieri - più solidi castelli eretti e difesi, pur crollati in se medesimi.




Ciò di cui vogliamo o vorremmo ragguagliare e non di certo abbaiare in codesto grave momento storico è medesima pretesa di combattere ‘lo vero male’, e cioè, di poter oltre che comprenderne fini ed intendimenti apparentemente avversi alla vita così come pensata e nell’umano evoluta, anche - diagnosticamente parlando - far sì che indistintamente nel male non si nutra ed evolva diverso economico principio assecondando non tanto il fine del morbo, bensì l’invisibile di cui purtroppo non ne comprendiamo l’evoluzione giacché il tamburino oggi come ieri appartiene allo stesso meccanismo di cui si nutre e distilla, pur nell’apparente beneficio, il veleno o il miracoloso unguento detto!




Quell’invisibile il quale non risiede nella millenaria pretesa del virus, facente parte comunque sia - così come fu un meteorite per l’intera sfera della evoluzione - in Cielo come in Terra spirale dell’Universo (sicché e va da sé che qualcosa ci deve pur sfuggire nell’immancabile contato calcolato economico sfacelo), ma altresì quella oscura parte in cui l’uomo se pur vittima inconsapevole quantunque artefice; traducendo così nel male un momentaneo beneficio non nella più semplice aspirina, dacché leggiamo che l’influenza nell’anno precedente di codesta epoca ha generato più morti taciuti che l’odierno propagato.

E con ciò per dire et anco affermare che la Cronaca d’un (di)sperato Tempo perso così come la medesima ed il Progresso non possono e debbono degenerare nella psicosi collettiva giacché i mali non derivano dal secolare virus ma altresì dallo stesso taciuto Progresso il quale vittima come il Tempo fermo nella paradossale condizione da cui l’umano detto, ed in cui, pur il Virus dal Cielo precipitare di nuovo sulla Terra (né più né meno d’un meteorite o cometa giacché ogni evoluzione si misura in codesto funesto o lieto evento) qualcosa in questa non deve procedere secondo retto meccanismo dalla Spirale evoluto e non certo dall’affollata Crosta per ogni strato di pelle estinta e moribonda!




La vera medicina informa e non più si maschera d’ipocrisia - così come e per l’Ecologia - giacché affermiamo che il morbo - ogni morbo - che propriamente o impropriamente ne deriva facente parte dell’intera Economia (e giammai esulare da questa) il qual uomo principia così come nel Giardino (in questa sede intendesi il Primo Giardino dalla bella Eva come dal suo compagno Adamo di cui l’intero edificio edificato pur rimembrando l’ultimo Giardino ove la Verità ogni Verità sussurrata per poi esser crocefissa) fu detto o fors’anche non correttamente interpretato…

E se pur allertando ed apostrofando così come combattendo il male deve essere più che attenta a non innestarne duplice principio che dalla biologia corre sino all’intera sfera sociologica per poi propagarsi e regredire alla sfera della psicologia, giacché non di mia cultura - pur diversa l’opinione - manifestare qual si voglia ostilità o preconcetta avversa persecuzione contro ogni possibile untore…




Semmai correttamente interpretarne le Parole che da medesimo ugual Oriente così come il morbo avversato procedano ad una più consona Verità nell’Immateriale scritta ed in cui ogni Dio riconosce Sentiero e Confine giacché molte le sue Vie e non certo facenti parte dell’eterno commercio.

Di Eterno in codesto misero Regno impera solo lo Spirito esiliato vagabondo e rinato (anche se abbondantemente adoperato per medesimo duplice graduato effetto terapeutico) il che riproporlo indicando, come disse un esiliato Maestro, all’intero pollaio da cui un sol pollo malato ai molti che ne derivano… mi par un dovere di Cronaca risorta e giammai evoluta…

( Pensato a voi letto e Scritto addì del 24 Febbr. 2020 Il curatore del Blog)  








Tra il 1347 e il 1351 un flagello biblico si abbatté sull’Europa: la peste nera. La gente si ammalava e moriva in quantità incredibili, in tempi brevissimi. La minaccia della scomparsa della specie umana, sotto l’attacco di un nemico invisibile e spaventoso, fu allora non un timore lontano, non una possibilità astratta, ma una prospettiva concreta.

Nel breve spazio di qualche ora, chi era vivo non c’era più; bastavano pochi giorni perché i vivi che affollavano strade e mercati si affollassero in cataste di morti che nessuno riusciva più a seppellire. E la cosa è tanto più terribile se si pensa che la falce sterminatrice era mossa da una forza nascosta e sconosciuta.

La minaccia della morte atomica nel secolo XX ha riportato all’orizzonte dell’umanità il pericolo della fine della specie, ma sotto l’aspetto di un rischio scatenato da scienza e tecnologia umane. Nel Trecento, le cose erano del tutto diverse. L’aggressione veniva da una Natura ostile, misteriosa, dietro la quale si vedeva solo la mano di Dio.

Oggi lo sappiamo.

Ci furono cause naturali (i ratti, il bacillo della peste) e cause socioeconomiche della virulenza dell’infezione: sono le conoscenze accumulate dopo il 1348. Ma tutto questo allora era sconosciuto. Testimoni inconsapevoli e vittime di una guerra fra altre specie animali, gli esseri umani non avevano allora nessuna nozione delle cause dell’epidemia. Precedenti ce n’erano stati: una ‘pandemia’ di portata simile c’era stata nei secoli bui...

(Prosegue...)










venerdì 21 febbraio 2020

IN QUAL TEMPO... NELLA....(5)





















































Precedenti capitoli:

Del nostro agente all'Avana... (4/1)

Prosegue nella...:


Fattoria degli animali (6) &



















Nel perché di un virus (7) (Capitolo completo)












BREVE INTRODUZIONE
                  



Tutti gli animali erano ora presenti, eccetto Mosè, il corvo domestico, che dormiva su un trespolo dietro la porta d'entrata. Quando vide che tutti si erano bene accomodati e aspettavano attenti, il Vecchio Maggiore si rischiarò la gola e cominciò:

‘Compagni, già sapete dello strano sogno che ho fatto la notte scorsa, ma di ciò parlerò più tardi. Ho avuto una vita lunga, ho avuto molto tempo per pensare mentre me ne stavo solo, sdraiato nel mio stallo, e credo di poter dire d'aver compreso, meglio di ogni animale vivente, la natura della vita su questa terra. Di ciò desidero parlarvi.

…Ora, compagni, di qual natura è la nostra vita?




Guardiamola: la nostra vita è misera, faticosa e breve. Si nasce e ci vien dato quel cibo appena sufficiente per tenerci in piedi, e quelli di noi che ne sono capaci sono forzati a lavorare fino all'estremo delle loro forze; e, nello stesso istante in cui ciò che si può trarre da noi ha un termine, siamo scannati con orrenda crudeltà. Non vi è animale in Inghilterra che, dopo il primo anno di vita, sappia che cosa siano la felicità e il riposo. Non vi è animale in Inghilterra che sia libero. La vita di un animale è miseria e schiavitù: questa è la cruda verità.

Fa forse ciò parte dell'ordine della natura?

Forse questa nostra terra è tanto povera da non poter dare una vita passabile a chi l'abita?

No, compagni, mille volte no!




Il suolo dell'Inghilterra è fertile, il suo clima è buono, e può dar cibo in abbondanza a un numero d'animali enormemente superiore a quello che ora l'abita. Solo questa nostra fattoria potrebbe sostentare una dozzina di cavalli, venti mucche, centinaia di pecore, e a tutti potrebbe assicurare un agio e una dignità di vita che vanno oltre ogni immaginazione. Perché allora dobbiamo continuare in questa misera condizione? Perché quasi tutto il prodotto del nostro lavoro ci viene rubato dall'uomo. Questa, compagni, è la risposta a tutti i nostri problemi.

Essa si assomma in una sola parola: uomo.

L'uomo (solo in poche eccezioni) è il solo, vero nemico che abbiamo.

Si tolga l'uomo dalla scena e sarà tolta per sempre la causa della fame e della fatica.




L'uomo è la sola creatura che consuma senza produrre. Egli non dà latte, non fa uova, è troppo debole per tirare l'aratro, non può correre abbastanza velocemente per prendere conigli. E tuttavia è il signore di tutti gli animali. Li fa lavorare e in cambio dà ad essi quel minimo che impedisca loro di morir di fame e tiene il resto per sé.

Dunque, compagni, non è chiaro come il cristallo che tutti i mali della nostra vita nascono dalla tirannia dell'uomo? Eliminiamo l'uomo e il prodotto del nostro lavoro sarà nostro. Prima di sera potremmo divenire ricchi e liberi. Che fare dunque? Lavorare notte e giorno, corpo e anima per la distruzione della razza umana!

Questo è il mio messaggio a voi, compagni:

Rivoluzione!




E ricordate, compagni, che la vostra risoluzione mai deve vacillare. Nessun argomento vi faccia deviare. Non date ascolto quando vi si dice che l'uomo e gli animali hanno un comune interesse, che la prosperità dell'uno è la prosperità degli altri.

E’ tutta menzogna.

L'uomo non serve gli interessi di nessuna creatura all'infuori dei suoi. E fra noi animali ci sia perfetta unità di vedute, solidarietà perfetta in questa lotta. Tutti gli uomini sono nemici. Tutti gli animali sono compagni.

Avvenne qui un tremendo scompiglio. Mentre il Vecchio Maggiore stava parlando, quattro grossi topi erano usciti dal loro buco e, appoggiati ai quarti posteriori, si erano messi ad ascoltare. I cani li avevano subito notati, e solo con un rapido ritorno alle loro tane i topi ebbero salva la vita. Il Vecchio Maggiore alzò la zampa per imporre il silenzio.




‘Compagni’ disse ‘ecco un punto che deve essere chiarito. Le creature selvatiche come i topi e i conigli sono nostri amici o nostri nemici? Mettiamo la questione ai voti. Propongo all'assemblea il seguente quesito: i topi sono compagni?’.

La votazione fu rapida e con stragrande maggioranza si stabilì che i topi erano compagni. Vi furono solo quattro dissenzienti: i tre cani e il gatto, il quale, come si scoprì poi, aveva però votato per ambo le parti. Il Vecchio Maggiore proseguì:
‘Poco mi rimane ancora da dire. Solo ripeto di ricordar sempre il vostro dovere di inimicizia verso l'uomo e tutte le sue arti. Tutto ciò che cammina su due gambe è nemico. Tutto ciò che cammina su quattro gambe o ha ali è amico. E ricordate pure che nel combattere l'uomo non dobbiamo venirgli ad assomigliare. Anche quando l'avrete distrutto, non adottate i suoi vizi. Nessun animale vada mai a vivere in una casa, o dorma in un letto, o vesta panni, o beva alcolici, o fumi tabacco, o maneggi danaro, o faccia commercio. Tutte le abitudini dell'uomo sono malvagie.

E, soprattutto, nessun animale divenga tiranno ai suoi simili.




Deboli o forti, intelligenti o sciocchi, siamo tutti fratelli. Mai un animale uccida un altro animale. Tutti gli animali sono uguali.

E ora, compagni, vi dirò del mio sogno dell'altra notte. Non vi posso descrivere quel sogno. Era il sogno della Terra come sarà quando l'uomo sarà scomparso. Ma mi ha rammemorato di una cosa che da lungo tempo avevo dimenticato. Molti anni fa, quando non ero che un lattonzolo, mia madre e altre scrofe usavano cantare una vecchia canzone di cui esse non conoscevano che l'aria e le prime tre parole. Conoscevo quell'aria fin dall'infanzia, ma da molto tempo mi era uscita di mente. L'altra notte, però, essa mi ritornò in sogno. E ciò che più conta, anche le parole della canzone mi ritornarono, parole, sono sicuro, che erano cantate dagli animali di molto, molto tempo fa e di cui da generazioni si era perduta la memoria.

Vi canterò ora questa canzone, compagni. Sono vecchio e la mia voce è rauca, ma quando vi avrò insegnato l'aria la potrete cantare meglio da voi.

E’ intitolata Animali d'Inghilterra.

Il Vecchio Maggiore si rischiarò la gola e cominciò a cantare, e cantò abbastanza bene, e l'aria era eccitante, qualcosa fra Clementine e La Cucaracha. Le parole dicevano:





Animali d'Ogni Terra,
d'ogni clima e d'ogni specie,
ascoltate il lieto coro:
tornerà l'età dell'oro!

Tosto o tardi tornerà:
l'uom tiranno a terra andrà;
per le bestie sol cortese
sarà l'alma terra inglese.

Non più anelli alle narici,
non più gioghi alle cervici,
e per sempre in perdizione
andran frusta, morso e sprone.

Sarem ricchi, sazi appieno:
orzo, grano, avena, fieno,
barbabietole e foraggio
saran sol nostro retaggio.

Più splendenti i campi e i clivi,
e più puri i fonti e i rivi
e più dolce l'aer sarà
Quando avrem la libertà.

Per quel dì noi lotteremo,
per quel dì lieti morremo,
vacche, paperi, galline,
mille bestie, un solo fine.

Animali d'Ogni Terra,
d'ogni clima e d'ogni specie,
ascoltate il lieto coro:
tornerà l'età dell'oro!