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Per (ri)comporre il Tempo (25)
Un... Virgilio
Ed ora ‘esiliamo’,
cara Sapienza, andiamo a correggere il Tempo nelle fratture della vita costruiamo miglior futuro affinché nessuno ne
soffra presenza; ed anche se pur vero l’uomo la nostra comune pena talune opere
ravviviamo e come un Tempo mai trascorso (ri)partiamo per ‘(ri)costruire’ il
mondo…
L’idea di un collegamento ferroviario tra Spoleto e Norcia risale alla
metà del secolo scorso quando si trattò di decidere il percorso della linea
Roma-Ancona.
La scelta di un diverso tracciato ridimensionò l’importanza del
collegamento; tuttavia il Comune di Spoleto, non rinunciando all’idea, fece
intanto progettare (1897) il tratto Spoleto-Piedipaterno, che risultò però
troppo impegnativo da realizzare.
Il collegamento con Norcia fu allora assicurato (1899) dal servizio di
postali a vapore. L’onerosità del servizio e l’impossibilità di garantirlo
anche in periodo invernale, rilanciò il progetto ferroviario, che fu questa
volta promosso da un Consorzio di comuni e autorizzato dal Ministro dei trasporti.
Nel maggio del 1909 l’ing. Carosso consegnava i progetti delle tratte
Spoleto-Norcia e Norcia-Grisciano. L’approvazione ministeriale permise infine
al Consorzio dei Comuni di stipulare la convenzione (1912) con la Società
Subalpina. Imprese Ferroviarie che doveva provvedere alla progettazione
esecutiva, affidata all’ingegnere svizzero Erwin Thomann (l’autore della famosa
linea del Lotschberg), alla costruzione e alla gestione della ferrovia per il
tratto Spoleto-Norcia, caduta ormai la prospettiva del collegamento con le
Marche.
Il progetto Carosso fu radicalmente rivisto. La lunghezza del tracciato
fu portata ad oltre Km 50 per beneficiare di provvidenze governative, fu
adottata la trazione elettrica che permetteva di affrontare maggiori pendenze,
fu evitata ogni promiscuità col tracciato stradale. La costruzione si protrasse
fino al 1926 a causa degli eventi bellici. La distruzione della sottostazione
elettrica di Piedipaterno ad opera dei tedeschi in ritirata (1944) rese
problematiche e difficoltose la ripresa del servizio che si normalizzò solo con
la ricostruzione della sottoscrizione (1955) nell’ambito di un programma di
riammodernamento. Si trattò però di un’occasione colpevolmente perduta che
portò alla progressiva decadenza del servizio rispetto alla concorrenza del
trasporto automobilistico gestito dalla stessa società e che finì (1968) per
sostituirlo completamente.
Si iniziò allora, per impulso degli stessi ferrovieri, un’azione di
difesa della ferrovia che riuscì a suscitare iniziative, consensi ed attive
adesioni, ma non riuscì ad impedire lo smantellamento della linea…
Oggi quasi l’intero tracciato è percorribile sia a piedi che con la
bicicletta, costeggiando il percorso tracciato dalla ferrovia lungo il Nera presenta l’opportunità di un Sentiero incredibile per gli scenari che offre… Noi
lo abbiamo adoperato qual partenza del Viaggio per correggere codesto Tempo
malato…
…Arrivati a Norcia
proseguiamo a piedi sino a Castelluccio (o almeno dovremmo non fosse questo cunicolo nel Tempo...) mèta di questo ‘Eretico pellegrinaggio’
e rimembriamo leggende e fatti i quali
qui ripropongo per un Tempo mai perduto solo rivisitato in ragione della Vita
la quale qui edifichiamo senza nulla abdicare o peggio cancellare al Tempo
passato, bensì al contrario, correggere ogni errore e questo non in senso
teologico, bensì l’errore proprio confacente ed appartenente alla ‘natura
dell’uomo’ ed il suo costante svolgersi e rivelarsi nel fattore Tempo,
nominato rimembrato e conservato entro lo Spazio della propria ed altrui
Memoria; ed anche se in questo e per questo, la Natura compone un Spazio
deformato o collassato possiamo riconoscere in essa la costante evoluzione da
cui ogni saggio dovrebbe dedurne Superiore attesa… Così in eterno apprenderemmo
al pari del Dio e/o ogni Dio pregato, che ciò che Lei crea è pur costante aggiustamento
di una rotta, da quando cioè, geologica scienza ci insegna che tutto si
raffredda e solidifica comporre solida materia e futura Geografia, ma anche
mutevole condizione qual fine ultimo il cui cogitarla ci dovrebbe porre in ‘cima
alla vetta’…
In verità ci ha
indistintamente precipitato sino nel baratro di una caverna non certo di
platonica memoria, sicché qualcuno predicò in una Chiesa ‘che forse l’uomo va
troppo di fretta nemico e più vero pericolo di ogni tellurico evento…’. E per
la Storia… qui narrata il soggetto neppure un Eretico….
Se non rilevassimo tale
inciampo non potremmo godere della vista che ora andiamo a conquistare quale
faticosa cima, giacché ogni strada è pur mulattiera, e camminarla, così come
rettamente intenderla, rinvigorisce e ravviva le ragioni dello Spirito riflesse
nel Tempo…
E se lungo codesto
Sentiero ci dovessimo imbattere in una frettolosa segnaletica la quale oltre
alla giusta via pretende tracciare ortodossa direzione, proseguiamo il cammino
e correggiamo la rotta, così forse aspiriamo al miracolo al pari della Vita
recitando o disquisendo più saggia preghiera in codesto Tempo corretto…
In cui, in verità e
per il vero, qualche Eretico contestò un Primo e un Secondo oltre quello
comunemente numerato motivo e principio di cotal terreno sentiero… E se pur
dobbiamo riconoscergli qualche attenzione con le dovute ragioni procediamo nell’intento di correggere le
false intenzioni e non aver pretesa e pretesto nel commettere secolari nonché
medesimi errori… Saremmo uguali e non Primi al Tempo… in codesto Invisibile
Universo…
Tali furono che solo
narrarli o nominarli ci fa sorgere il dubbio di ciò che divide e intende
istinto e ragione, sicché dedichiamo al primo il procedere verso saggia luce
protesa alla conoscenza senza perdere Tempo prezioso nella corretta pretesa… E
là ove svolsero la loro Spirale entro lo Spazio tutto entro una Natura
dispiegata al contrario della logica come si compone il Creato…, abdichiamoli a
chi fuori da questo Tempo cagiona sé medesimo e l’altrui intento ‘nominato
evoluto…’ (cotal uomo ci deve oltretutto scusare: non siamo arrivati
ancora alla delicata geometria nominata vita, giacché stiamo ora riflettendo, o
forse solo desiderando, un Primo Immateriale Pensiero, ma se con clava vuol
dettare Tempo venga pure da quassù canteremo e fors’anche rimeremo le sue lodi
fino al verso non ancora parola…)… ed in nome di questo (progresso-evoluto)
assiso alla sua quanto altrui Parabola meditare guerra vendetta e tortura
conveniente alla limitata e propria materiale Natura…
Che inutile profeta….
Che inutile dio….
Qual inutile Homo!
Che inutile ingombro
in un cielo ove ripugna ogni parola udita…
Il quale, in vero, non
riconosce il nemico chiuso tutto dentro se stesso, e cercare, o ancor peggio,
inventare, l’inferno popolato di fantasmi, o, ancor meglio, Spiriti assenti a
codesto tempo malato per una strada percorsa di fretta… Ma noi siamo cauti
accorti ed operosi nel nostro quanto altrui cammino accompagnato da Madonna Sapienza
procedendo a passo dal Virgilio quale saggio amico, giacché nella Commedia
dobbiamo riconoscere uguali ragioni condivise in siffatto Tempo perseguitato e
fors’anche oltraggiato dalla ‘superiore aspirazione’ di contarne e braccarne misura
e grandezza…
Sì proprio una grande
scemenza!
Nell’assenza della Freccia
la quale pur indicando il Sentiero non rimembra la comune croce destino
dell’uomo… per non cadere in un precipizio profondo di ogni frattura con la
quale studiamo nuova stratigrafica memoria nel ricordo del Tempo smarrito e con lui l’antica o nuova
intenzione divenuta umana pretesa di un Dio superiore ed uno inferiore… Giacché
tutti indistintamente uguali sotto questo cielo sofferto, ed il Pensiero ci sia
di valido aiuto per capire comprendere e correggere tutti gli errori lungo
medesimo Sentiero e Desiderio… Altrimenti tutto ciò che ne consegue delirio di
chi si pensa padrone del suo ma non certo nostro Tempo fuggito…
Così forse possiamo
scrivere e rimembrare quella Regola così propizia anche all’Ortodossa direzione
la quale non sola e unica per medesima cima da seguire giacché privati del
Tempo andiamo solo a correggerlo, ed ogni utile Elemento è matura materia
solida alla Terra con la quale, in verità e per il vero, componiamo e Creiamo
il Tempo…
Ed anche se questa è o
sarà Eresia il nostro Sogno quantunque racchiuso nell’Uno in cui varchiamo e
scaliamo tal intento… cogitiamolo qual Due in Uno fuggiti così come un Tempo
Eretico insegna… dalla scemenza di una strana vita…
Eccellentissima
e potentissima principessa.....
Eccellentissima e
potentissima principessa e mia reverendissima signora, mi raccomando alle migliori grazie
vostre e del mio reverentissimo signore. E poiché ogni promessa deve lealmente
adempirsi, vi invio, mia reverentissima signora, in iscritto e figura i monti
del lago di Pilato e della Sibilla; i quali monti sono diversi da come sono
disegnati nel vostro arazzo; e anche tutto quanto ho potuto vedere e sapere
delle genti del paese, il giorno 18 maggio 1420 che io vi fui.
E ciò per mantenervi
la mia promessa, e per non essere tacciato di poca fede se mai sarò alla vostra
presenza.
MONTE SIBILLA
Questo monte è dalla
parte della marca di Ancona e nel territorio di un castello chiamato
Montemonaco, vale a dire il monte del monaco.
Da questo castello fino al punto più alto del
monte, dove trovasi l’entrata della grotta, vi sono nove miglia. E quando si è
su in cima, si vedono ugualmente i due mari, come si vedono dall’altro monte;
ma, in verità, non tanto chiaramente perché è più basso dell’altro. Il monte
della regina è congiunto al monte del lago di Pilato.
La montagna è desolata
e rocciosa dalla base sino alla metà circa. Dalla metà in su vi sono prati
bellissimi e piacevoli da potersi appena raccontare. Vi sono infatti tante erbe
e fiori di ogni colore, di strane fogge e odoro si tanto che offrono gran diletto. (1*)
(1*) Su queste sconfinate distese di pascoli montani e alto-appeninici,
sui ghiaioni e sulle rupi, vegeta una flora estremamente interessante: la Stella alpina dell’Appenino abbastanza
tipica la quale si osserva in tutto il gruppo del Vettore, anche intorno al
rifugio Zilioli, sempre più rara per le abbondanti quanto inutili raccolte che
ne fanno molti sedicenti ‘alpinisti’; la Paronichia,
dai tipici fiori bianchi di consistenza cartacea; il Genepì dell’Appenino, dalle foglioline argentee e vellutate, dal
caratteristico profumo, endemica di una stretta zona appeninica; la gialla Potentilla dell’Appenino, con le foglie
argentee; la Silene acaulis, che
forma cuscinetti fioriti ai lati dei Sentieri e sui luoghi brecciosi; l’Hedraianthus graminifolius, con le
belle campanule azzurro-violette. Tra i detriti dei ghiaioni vegetano l’Heracleum orsinii, una ombrellifera
endemica dell’Appenino centrale, l’Isatis
allionii dalle foglie cerulee e fiori gialli, la Linaria alpina dai fiori
violetti, e molte altre rarità…
Ed ancora…