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La divisa nera (6)
LA DIVISA NERA
(l’immagine in
primo piano riflessa nel mondo della materia)
(Lo Straniero)
Da tempo l’amico Arrigo insisteva perché si facesse insieme un viaggio
nella repubblica di Belora, di là della grande Cortina, dove la catena dei
Kunzi (Ganzi e Bulli) ha le sue vette più alte.
Come tutti sanno, su queste montagne, per un fenomeno non ancora
spiegato, la neve, anziché bianca come da noi, è di colore nero. Sciare sulla
neve nera, diceva Arrigo, doveva essere una esperienza elettrizzante che nessun
uomo colto, umanista o poeta che sia aveva ancora provato, essendo la Belora un
paese fuori di mano e di difficile accesso.
Ma lui, attraverso chissà quali maneggi, era riuscito ad ottenere il
visto diplomatico per entrambi; Arrigo è un uomo abile e intraprendente. Si
partì in aereo, con due grosse valigie e due paia di sci. Di scalo in scalo,
atterrammo infine all’aeroporto di Seorca vicino a Amor, la capitale della
divisa nera,… scusatemi neve nera….
Ivi giunti, prendemmo alloggio all’Eskurus Hotel, stabilimento di
impianto sontuoso ma ormai degradato. All’inizio del secolo i monti della
Belora erano prediletti dalla aristocrazia dell’Europa colta e raffinata
orientale ed occidentale. Mutato regime e ivi annesso e compreso principio ed
ideale politico (ogni quindici giorni…), gli apprestamenti per gli ozi e gli
svaghi dei ricchi erano stati confiscati dallo Stato, con le conseguenze del
caso.
Restavano i fregi, i tappeti, i tendaggi, i mobili intarsiati, i
ruderi; ma i bagni in condizioni pietose, le lenzuola di lino piene di toppe e
di buchi; e di notte era un continuo andirivieni di topi… di fogna…. Si
constatò subito la difficoltà di intendersi. Il beloro è un idioma a sé, con
influssi slavi, ungheresi, brostici e perfino arabi. Pochi gli abitanti che
conoscessero l’inglese o il tedesco, nessuno il francese.
Ma in pochi giorni Arrigo riuscì a farsi una certa infarinatura. Da
Seorca bisognava raggiungere in treno il villaggio di Paralif e di qui in
macchina risalire la lunga valle dello Smir o Valle Nera. Evitando il treno,
prendemmo a nolo una macchina di fabbricazione locale, e partimmo. La gente,
vedendoci, non sembrava affatto incuriosita.
Percorrendo l’antica e famosa Valle Nera, incontrammo dapprima numerosi
paesini che parevano abbandonati perché non si vedeva anima viva. Più avanti
cessò ogni traccia umana, eccezion fatta per la strada, stranamente larga e
asfaltata. Cominciarono i boschi, la pendenza si accentuò, le curve si fecero
più frequenti e più strette.
Non ci eravamo imbattuti finora in altre vetture finché ci fu dato di
superare una macchina gialla, tipo giardinetta. A bordo scorsi soltanto il
guidatore, che mi parve uomo d’età, coi baffi spioventi, singolarmente curvo;
mi stupì che non si voltasse a guardarci.
Dopo circa tre chilometri, un’altra macchina ci comparve dinanzi;
anch’essa gialla e procedeva lentamente nella stessa nostra direzione. La
superammo senza fatica; c’era a bordo il solo guidatore, un uomo d’età, coi
baffi spioventi e la schiena curva.
Possibile che fosse la stessa vettura di prima?
E come aveva fatto a superarci senza che noi la vedessimo? Forse per
una scorciatoia il cui imbocco ci era sfuggito?
La cosa era strana e complessivamente sgradevole.
Arrigo però rise delle mie inquietudini….
Di che cosa avevo paura?
A parte l’impossibilità che le due macchine fossero la stessa, era
assurdo pensare fosse stato disposto un servizio di polizia per controllarci.
Egli rise, dopo un’altra decina di chilometri, ci trovammo dinanzi, per
la terza volta, una giardinetta di colore giallo che saliva a bassa andatura
(piccola portatile… rivestimenti in nero….). Confesso di avere avuto un brivido
nel constatare che la targa era la stessa di prima: Pass 65 A conn. 1.
Da scartare l’ipotesi di una scorciatoia; nell’ultimo tratto non
esistevano deviazioni. Allora una ‘macchina’ fantasma (con interni neri…)?
Oppure la polizia segreta aveva sub-appaltato il lavoro a qualche terrorista?
Oppure la stessa, a scopo di intimidazione, sguinzagliava a controllare gli Stranieri varie macchine del medesimo
tipo, colore e targa, guidate da autisti gemelli che si assomigliano come gocce
d’acqua? Anche il terzo conducente infatti era un uomo d’età, coi baffi e con
la schiena curva come quella… di Andreotto… un famoso crociato… ma questa è
un'altra storia….
Una sensazione di allarme e disagio ci avvelenò quindi l’ultima parte
dell’interminabile viaggio perché la macchina gialla (e nera) ci tagliava e
controllava la via…
Mehraklya, la nostra meta, con nostro grande stupore si rivelò non già
un paesetto di montagna, bensì una città moderna di stampo industriale. Si
seppe poi che il governo le aveva dato un grande impulso per lo sfruttamento
delle vicine miniere. Essa ci apparve sul tramonto, usciti dalla Valle
(anch’essa) Nera, nell’ultima concavità di un ennesima valle… come un miraggio.
Intorno si levavano gli erti pendii di maestose montagne completamente nere per
la neve che le copriva, quello che a noi ci fece altrettanto impressione furono
taluni cartelloni pubblicitari issati come urla inneggianti con motti alla
maniera del Grande Fratello….
(Prosegue...)
(Prosegue...)