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Il Tempo e la Memoria (23/1)
Il ‘Codice’ dell'Inquisizione viene promulgato il 29 ottobre 1484. L'inquisitore
generale convinto di consegnare ai posteri un’opera che può determinare
la fine dell'eresia e l'inizio della giurisdizione della fede. Il Codice
Torquemada composto di 28 articoli ha questo sviluppo:
Art. 1: Gli inquisitori devono pretendere giuramento di fedeltà e di
aiuto da tutti coloro cui si rivolgono: il popolo, innanzitutto, ma
particolarmente i notabili, i governatori e gli ufficiali di giustizia.
Art. 2: Gli inquisitori devono leggere un monito contro i ribelli.
Art. 3: Deve sempre essere concesso un periodo di grazia (30 o 40
giorni) per permettere ai peccatori di ravvedersi e agli altri di fare
delazione. In questo modo si eviteranno: morte, prigione, confisca dei beni.
Art. 4: Vengono determinati il modo e le domande dell'interrogatorio.
Art. 5: Si determina la richiesta di abiura e di penitenza pubblica per
i rei confessi.
Art. 6: Si determina l'interdizione dai pubblici impieghi e dai
benefici ecclesiastici per eretici e apostati (anche se confessi); inoltre
viene loro impedito di vestire con eleganza, di indossare le armi e di montare
a cavallo.
Art. 7: Agli eretici, preservati dal rogo, si dovranno affidare delle
penitenze, come le elemosine a favore del sovrano per la difesa della fede e
l'assedio ai mori di Granada.
Art. 8: Coloro che si presentano a confessare dopo il periodo di grazia
avranno pene miti, ma più dure di coloro che sono venuti prima.
Art. 9: I figli di eretici, eretici a loro volta, ma minori di vent’anni,
che confessano il peccato, saranno trattati con mitezza, a causa della loro
età.
Art. 10: Gli eretici che ricadono nel peccato vedranno i loro beni
confiscati.
Art. 11: L'eretico o apostata arrestato per ‘delazione di altri’, che
poi confessa e svela i nomi dei complici, verrà punito solo con il carcere,
commutabile in una pena minore, per beneplacido degli inquisitori.
Art. 12: L'eretico di cui si sospetta che sia menzognero nel chiedere
perdono, sarà consegnato al braccio secolare (ossia al rogo).
Art. 13: Se qualcuno è stato assolto, ma si scopre che ha mentito su
qualche punto, verrà processato nuovamente come eretico impenitente.
Art. 14: Se qualcuno non confessa, i testimoni devono essere analizzati
con cura, prima di procedere contro il presunto reo.
Art.15: Se sussiste una convergenza tra il detto dell’inquisito e
quello dei testimoni, si potrà torturare l'inquisito. Se uno confessa sotto
tortura, occorrerà che ribadisca la confessione tre giorni dopo. Se non la
ribadisce si potrà ricominciare con la tortura.
Art. 16: Per la tutela dei testimoni, l’accusato non potrà conoscerne i
nomi: le deposizioni saranno pubblicate anonime.
Art.17: L'interrogatorio deve essere condotto personalmente dall’inquisitore.
Art. 18: L'inquisitore deve essere presente nel caso di tortura.
Art. 19: Si tratta del caso di contumacia.
Art. 20: Nel caso di una denuncia postuma si esumi il corpo dell’eretico.
Art. 21: Nel caso di richiesta dei sovrani, l’inquisitore avrà diritto
anche nei territori dipendenti dalla corona.
Art. 22: I figli di eretici consegnati al braccio secolare, devono
essere tutelati ed educati secondo le direttive degli inquisitori.
Art 23: Si tratta di questioni di eredità tra eretici.
Art. 24: Gli schiavi cristiani degli eretici devono essere liberati.
Art. 25: Gli inquisitori non possono accettare regali da coloro che
possono avere a che fare con i processi.
Art. 26: Gli inquisitori dovranno agire d'accordo, in pace e per il
bene comune.
Art. 27: Gli inquisitori veglino sul buon comportamento dei loro dipendenti.
Art. 28. Le questioni non previste in questo codice devono essere
decise in buona fede dagli inquisitori stessi.
(Benazzi, D'Amico; Il Libro Nero dell'inquisizione)
(Benazzi, D'Amico; Il Libro Nero dell'inquisizione)
Quindi cosa è la
Memoria riflessa nel Tempo?
Per tanti e taluni una condizione imprescindibile dalle leggi della
Fisica, per altri una condizione di volontà e raggiungimento di quella stessa
Infallibilità enunciata. La cosa certa ed indubbia che ugual ragioni motivano
tanto l’ateo quanto il credente, quanto l’Eretico Pagano che persegue una
volontà di conoscenza riflessa nella ricerca e perfezione di una Gnosi
correggendone ed evolvendone principi e concetti.
Talvolta l’odierna Scienza ha sostituito le premesse dell’antica e
moderna Fede, sollevandosi a modello ‘Infallibile’ della volontà e finalità
dell’Uomo, ed anche, interprete dei suoi desideri aspirazioni racchiusi nella
coscienza quanto nell’anima che ne è custode. Questo mistero in Verità e Realtà
è scritto nella Fede che ognuno di noi indistintamente ha ‘propria’ nel
bagaglio genetico non meno del libero arbitrio, e la quale viene come un tempo
negata là dove si è evoluta una forma autoritaria di governo, oppure, dove è
rimossa per interessi di una coscienza ‘Orwelliana’ che reprime intenti sogni
ed aspirazioni per abdicarli ad un ‘formicaio’ di dubbi intenti produttivi e
riproduttivi, riducendo e subordinando l’Universo cui proveniamo, ad una oscura
illusione, o peggio, ad un costante e manifesto desiderio scritto nell’opposto.
E altresì subordinando e delegando, con i nuovi traguardi raggiunti, l’istinto
umano, al di sotto del vasto regno animale da cui proveniamo.
Ragion per cui, in questa sede, in questo umile scritto che assomiglia
ad un messaggio lanciato da un Capitano ed il suo Invisibile Veliero
espressione del Creato di nuovo Pensato quale Straniero alla vita, l’intenzione
rimane sancita nella verità storica e nell’Eretica condizione del Tempo ciclico
e immutato al porto della materia osservata e navigata, quando, ugual errori
vengono costantemente rilevati in quella odierna capacità detta appunto
‘Infallibile’ e con la quale l’uomo costruisce, oggi come ieri, il suo Futuro.
Credo che in ciò rinascano e risorgano uguali motivazioni storiche, ed
io, quale Pagano eretico è un poco apostata, che ho studiato le motivazioni dall’una
e l’altra parte e di cui faccio tesoro per evitare i difficili scogli
dell’incomprensione, quando la società, cioè, si esprimeva in diverse
condizioni ed evoluzioni verso una Filosofia e scienza cristiana di Fede, ho
sempre difeso nel difficile tribunale della Storia il Pagano quale massimo
rappresentante, ed in apparenza, avverso ad un pensiero cristiano nato.
In Realtà e Verità, ribadiva il ruolo negato alla Filosofia teologica
ed a tratti teurgica cui i secoli avevano conferito quella evoluzione scritta
nel ‘duplice’ processo razionale e filosofico scaturito dall’apparente e
talvolta contraddittorio mito, e di cui, da buon ‘antropologo’ ne rintracciava
genesi e limiti (scritti anche nella forma cristiana di un religione di cui
ribadiva l’evoluzione) che non voleva veder cancellati in quanto condizione
‘umana’ dell’uomo, ed anche negli interessi di un Impero, e nella indubbia
incapacità manifesta di intenderne i nuovi, ribadendo così l’origine
stratigrafica del ruolo ‘imprescindibile’ della propria cultura. Vedendo in ciò
non un limite, ma, all’opposto, una
razionalità scritta in un certo tipo di rappresentanza divina incarnata
a regolata ai poteri conferiti. Stesso ruolo possiamo riconoscere nel massimo
rappresentante della Chiesa.
Ciò non toglie che uguali errori vengano di nuovo commessi, anche se a
mio modesto parere e quale interprete e autodidatta di una Storia adattata alle
esigenze della società, i suoi intenti rimangano in linea con il pensiero
filosofico di cui era seguace, quindi scritti nella coerenza specchio di una
cultura tollerante, e nella pace di intenti, di cui nei decenni a venire, e per
il vero, gli intolleranti e fondamentalisti furono gli oppositori…
Quindi in ragione di questa imparzialità e motivazione e ugualmente
mosso da uguali antichi e altrettanto nobili intenti, per dire ed affermare,
che stessa ‘infallibilità’ oggi risiede nella condizione opposta alle premesse
che hanno condotto, per anni e secoli, ad un sistematico genocidio culturale e
fisico. E per non abdicare alla Storia ugual errori, dobbiamo dire che
l’infallibilità ancora regna nelle pretese dell’uomo il quale si dichiara
evoluto. Il quale si dichiara certo sulla Natura abitata sfruttata indagata e
troppo spesso scrutata.
In Realtà e Verità la sua manifesta e misera cecità (scritta nel suo
opposto) nella certezza di possedere controllare prevedere verificare e
indagare e forse anche motivare le parole di quel Dio cui qualcuno si fa
interprete e testimone (e voglia Dio che così non sia…) contiene stessi ed ugual
errori, in quanto il disegno volontà e ‘infallibile’ ingegno evolutosi nei
secoli millenni e milioni di anni, presenta quella odierna ed evoluta
incapacità manifesta di interpretarne, sia il ruolo (di un Primo e Secondo
Dio), sia una manifestazione con cui l’intero Creato costruisce le possibilità
dell’‘unicità’ della vita scritte nel Tempo e la Luce….
Su quella ‘unicità’ ci possiamo dividere in varie e distinte
interpretazioni, se pur vero che con l’ingegno e la capacità di osservazione
che contraddistingue ed evidenzia la scienza nella sua graduale evoluzione, il
fenomeno stesso dei singoli ‘fotoni’ rilevati e studiati presentano una
caratteristica dettata nel loro comportamento che lascia aperta una condizione
imprescindibile di perfezione e, nello stesso tempo, inspiegabilità. Quindi
parlare di ‘unicità’ di intenti nell’infallibile verità accertata e studiata
comporta una costante di incertezza nella quale la Natura esprime l’originale
perfezione imperscrutabile e forse in-conoscibile alla capacità umana.
E nel modesto pensiero Eretico che contraddistingue ogni mio approccio
alla realtà vissuta, sostengo per il vero che la Luce così donata presiede un
fenomeno scritto nella dimensione di un ‘opposto’ impossibile da capire con la
mente del corpo caduto in questa materia. Quindi le sole condizioni dello
Spirito e dell’Anima possono risolvere in questa o altre vite quanto da noi
indagato nella Memoria e nella Verità annunciata, accompagnata alla sola
speranza che l’errore, condizione propria dell’essere umano, non prosegua
l’eterna strada verso il Teschio dell’infallibile verità scrutata studiata…. e
nella e dalla scienza, copiata…e sfruttata…
Quindi la teologia non certo reclamizzata ad uso e consumo delle folle,
ma una condizione dove la filosofia che l’ha generata e dalla quale si è
evoluta, possa indagare con stessa scientificità, scritta però, nelle
motivazioni della Natura quale specchio di un Primo e più probabile Dio,
esentato dall’obbligo o peggio aiuto di una moderna per quanto contraddittoria
natura artificiale, nella verità per sempre indagata. In questa ‘duplicità’ sia
concessa parola a chi buon uditore ha scelto una diversa storia, e scritto
(anche se non ‘monoliticamente’ condiviso) la Memoria (ricordata e conservata
frutto di una stratigrafia rilevata), ma sempre da un Primo Dio evoluta…..
(Curatore del Blog)
… Si possono descrivere i rapporti nei confronti del ‘sapere’ in
Eckhart, in questo modo: la visione mistica è proprietà essenziale del fondo
dell’anima. Qui essa è racchiusa eternamente e senza eccezioni. Quando non
distingue rigorosamente tra il fondo dell’anima e quelle che chiama le sue ‘più
alte potenze’, a volte la Memoria (che non è fondo dell’anima, ma una delle
‘potenze’) partecipa di questo privilegio.
Con ragione egli ritrova opinione in Agostino, perché anche in lui la
Memoria ha in sé qualcosa della ‘anamnesis’ platonica… Nella Memoria di
Agostino abita eternamente ed essenzialmente la Verità, e quando cerca Dio in
se stesso, lo trova nella profondità della Memoria (così cara anche a Jung…).
In entrambi la Memoria può essere paragonata al ‘profondo tesoro di
rappresentazioni oscure e inconsce’, e in cui sono racchiusi i principi della
conoscenza a priori (rileviamo nell’affermazione dell’autore una ‘duplicità’ di
intenti manifesta nel suo opposto, ma i ‘Fotoni’ di luce qui raccolti compiono
una scelta ben precisa e si riconducono alla scelta del foro d’entrata e
successiva uscita di un originario intento Gnostico simmetrico alla conoscenza
qui riportata). Nel modo di esprimersi moderno, forse contestabile, si potrebbe
distinguere questo fondo dell’anima e questa Memoria come ‘coscienza
sovraempirica’ e ‘coscienza empirica’, nel singolo atto empirico-psicologico
del rappresentare e del conoscere.
Questa conoscenza eterna, che fa tutt’uno con la conoscenza Divina,
giace nascosta nel fondo dell’anima: essa è, rispetto alla coscienza empirica
latente. Essa si realizza, o, meglio, si attualizza, laddove e quando l’uomo si
eleva ‘coscientemente’ (molto importante ed efficace ‘coscientemente…’) ad una
visione e a una conoscenza più alta. Quando ciò avviene, l’uomo possiede, nel
singolo atto e, di conseguenza, nella concreta ‘effettualità’ di comportamento
spirituale che penetra tutta la sua vita e il suo agire, quello che possedeva
dall’eterno e principalmente nel fondo dell’anima.
‘L’anima ha internamente ogni arte. Tutto quel che si può esercitare al
di fuori, è solo un risvegliarsi dell’arte (con la quale Dio si esprime…)’.
‘Guarda, Dio è in tutte le cose. Così è nella Memoria. quando l’anima,
nella sua intellezione, genera una immagine di Dio come essa è nella Memoria,
allora Dio è la Parola dell’Anima’.
‘Tu abiti nella mia Memoria e non potrei affatto ricordarmi di Dio, se
Egli non fosse nella mia Memoria’.
‘Nella prima parte dell’Anima c’è una potenza che i maestri chiamano
scrigno o castello di immagini spirituali o senza forma. La Memoria riversa
allora il tesoro delle immagini nelle potenze dell’anima’.
‘Ho riconosciuto la mia Memoria, che giace sotto l’intelletto e fluisce
dall’essenza dell’Anima. Da essa sgorga la conoscenza’.
(R. Otto, Mistica Orientale, Mistica Occidentale)