Prosegue in
La
gente ci è ostile!
...Urlò il Capitano
dall’alto del ponte.
- La gente
ci confonde, ci vende, ci
scambia per altro.
- Possibile
non vi sia
verità?
….Rispose il marinaio.
Il mare è
agitato, pur la contraria apparenza.
Il mare
di queste vallate ci vorrebbe inghiottire,
ci vorrebbe dominare,
vorrebbe
impossessarsi dell’antica potenza.
Il mare
di queste vallate è infestato da demoni,
vestiti
da santi.
Il mare di queste vallate è l’antica crosta della
terra,
quando i demoni combattevano con gli Dèi.
Il mare
di queste vallate è l’errore della creazione
….non
ancora divenuta evoluzione.
Il mare
di queste vallate mi rapisce vista e pensiero
quando
questo non ancora nato
perché
nostro l’intero Creato così pensato
nel sogno
donato
… e poi
immaginato come possibile Creato!
Il mare
di queste vallate è la prima sostanza
la prima
vita.
Noi Dèi
di altri mondi attendiamo gli eventi.
Noi
Stranieri di altri Oceani attendiamo la Creazione.
Noi
Uomini dai mille volti, dalle mille forme …attendiamo la vita,
morta prematuramente
all’ombra di un antica Croce.
Noi
uomini di verità e parola scrutiamo la menzogna
che
galleggia all’ombra di un campanile,
di un
castello, di un altare.
La nave vacilla, ondeggia, si piega.
S’alza…. poi ricade.
Si torce, imbarca acqua, spezza le onde.
- La
storia ci attende…
…Sussurra ora il Capitano.
La storia
torna improrogabile ad infrangersi
sulla
nostra prua.
Le vele urlano, si gonfiano, …l’albero rischia
di spezzarsi.
Dal
porto, da ogni porto, ci osservano, ci scrutano,
ci
spiano.
Titani di
altri mondi.
Ciclopi
mai nati e mai morti.
Un male
mai sconfitto.
Un male
mai morto.
Dal porto
contemplano muti il nostro ondeggiare.
Qualcuno
spia il nostro navigare.
Qualcuno
prega la nostra rovina.
-
Eppure…
….spiega fra se il Capitano,
-
Eppure ….le nostre merci sono il pane
della
terra.
Sono le radici della vita.
-
Eppure…
….camminando lungo il ponte della nave,
- Siamo
noi la verità che combatte contro
la
tormenta di questo nuovo inganno.
Di
ogni inganno.
I fari di ogni porto ….per questo
mare, per questa costa ….
che a forza dobbiamo navigare, ci
indicano gli scogli di una riva
troppo
bassa, troppo piccola, troppo ostile,
per il
nostro coraggio,
per la
nostra intelligenza, per la nostra umiltà,
per la
nostra povertà.
I fari ci indicano solo la via,
cartelli infiniti lungo
i
sentieri.
Uno simile all’altro, uno uguale all’altro.
Stessa luce, stesso
intervallo, stesso parlare
per questo grande mare.
Stesso tempo, stessa
rotta.
Analoga
litania, analoga preghiera.
Medesima
Chiesa.
Stesso
Altare!
-
TERRA IN
VISTA! Urla il Marinaio.
- Un altro miraggio Sussurra piano il capitano.
- Fari sulla costa! Annuncia il mozzo.
- Un altro incubo! Impreca sudato il capitano.
- Bella
la vita che ci scorre davanti, se quella è la vita. Se quelli ne sono i cantori, se
quelli ne sono
gli interpreti.
Se quelli, con queste luci, ne sono i custodi.
Custodi di una sfida.
Di una idea.
Di una croce di legno.
- Noi non
piantiamo croci. Prega il Capitano.
- Noi non sacrifichiamo agnelli. Piange il marinaio.
- Noi non preghiamo. Impreca il
mozzo.
- Noi non siamo ancora nati
alla
terra. Sentenzia il filosofo di bordo.
- Stiamo di nuovo nascendo alla vita.
- Dal profondo del nostro Dio…
Il vecchio
filosofo è apparso di nuovo.
Agitato, sudato,
trascinato, stanco.
Confuso.
Il vecchio
filosofo è interprete di ogni onda per questo mare.
Il maestro a cui
ognuno di noi ripone la propria ombra,
il proprio destino.
La propria
saggezza.
La coscienza del
capitano.
I suoi occhi e le sue orecchie, dicono…
E’ apparso di
nuovo, la speranza non lo ha mai abbandonato.
La speranza di
attraccare la sua nave in un porto sicuro.
Una saggezza
infinita.
Una lotta contro
il tempo.
Riparano Chiese e
fari.
I campanili delle loro angosce. Dei loro confini. Dei loro
limiti.
Quando hanno paura
di navigare,
quando hanno paura
del loro fare,
segnano la via,
tracciano la rotta.
Si raccontano pace
e umiltà.
Poi…
Si uccidono con gentilezza. Senza colpo ferire.
Impugnano il
crocefisso.
Impugnano il pane
e il vino.
Mangiano
l’agnello.
Bevono il sangue.
Mangiano le carni.
Presiedono la memoria e l’inganno.
Confondono il
miracolo.
Confondono la via.
Confondono
l’essere e l’apparire.
Confondono la
rotta.
Una vecchia lotta, una antica appartenenza.
Una antica discendenza fra chi, costretto a navigare,
e chi, sazio di merci, difende la sua ricchezza, il suo
privilegio.
- Ci
hanno tolto la terra.
- Ci
hanno strappato le radici.
Sentenzia il
Capitano.
Il filosofo non
risponde , …..la sua è una saggezza troppo antica
per i beni
materiali.
La sua è una
sostanza senza tempo, ed infinita quanto Dio.
Dio non
risponde, Dio sembra un notaio.
Prende atto.
Muto osserva.
Sembra assente
nella sua impercettibile presenza.
Sembra leggere
solo le leggi che governano il giusto navigare
il
giusto guardare
L’invisibile
misura, l’occhio che muta colore,
il segreto ed
il governo del
mondo.
Nessun commento:
Posta un commento