CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

lunedì 24 ottobre 2022

L'OLIO DI BALENA (11)











































Precedenti capitoli:

Il Sentiero (10)

Circa l'Identità della Natura (36/1)

Prosegue con...

'Lui' che parla (12)













Lui: Strano che così poche persone (prendano cognizione di ciò che pur ammirando da lontano - vive cresce parla e regola il nostro quanto l’altrui quieto o disastroso vivere) vengano nei boschi a vedere come il pino vive e cresce sempre più in alto, sollevando le sue braccia sempreverdi alla luce – a vedere la sua perfetta riuscita; i più invece si accontentano di guardarlo sotto forma delle tante ampie tavole portate al mercato, e considerano quello il suo vero destino…




L’Io: Così superato il difficile ‘passo’ dopo il ‘giardino’ (o bosco…) ammirato dallo stesso finestrino (il nobile della carrozza alla presentazione di pria, primo ed invisibile confine della nuova edizione per questa inedita via…, mi porge il libro forse solo per tacitare l’antica paura, forse solo per esorcizzare i comuni mali con cui dividiamo la comune speranza), sono entrato in un diverso panorama ‘nella e dalla’ Metafisica narrato: ‘Invisibile Sentiero’ poco ammirato, se non nella disciplina figlia d’un ortodossa parola parente di una persecuzione altrettanto antica nemica di ogni retta verità evoluta, all’hardware o softaware di quanto detto e fors’anche osservato.

L’albero mio altrettanto antico, parla e svela la Rima quale verità per indicare la strada maestra di cui guardiano…, giammai nemico di quanto goduto alla ‘parabola’ della visibile via, materia evoluta croce a segnare la direzione mai smarrita…

Quindi condividiamo comune Memoria per rimembrare il dialogo interrotto oppure braccato, forse tacitato o solo inquisito, scriviamo del nostro comune panorama ammirato… perché ho percorso i sentieri di una Storia antica, sono andato ad ammirare o forse solo salutare il vecchio Saggio… divenuto faggio secolare, per l’appunto, con il quale condivido nobile Viaggio…




Lui: Ma il pino (quanto il Faggio) non è legname più di quanto lo sia l’uomo, ed essere trasformato in assi e case non è il suo impiego autentico e più elevato, non più di quanto lo sia per l’uomo essere abbattuto e trasformato in letame. C’è una legge più alta che riguarda il nostro rapporto con i pini (quanto i faggi) quanto quello con gli uomini. Un pino abbattuto, un pino morto, non è un pino più di quanto le spoglie di un defunto siano un uomo. Si può dire che colui che ha scoperto solo alcuni dei pregi dell’osso di balena e dell’olio di balena abbia scoperto il vero scopo della balena?




L’Io: Albero secolare… si è ornato di pietre ricche più dell’oro in questa Primavera che riluce quale imparagonabile e segreta pittura. L’oro lo ammiro in questo ‘nobile’ cammino, la sua gradazione mi da vigore, nelle sfumature della luce assume e splende come pietra preziosa… Brilla come un diamante ed ogni viandante (oggi come allora la loro vista splende alla luce di ogni foglia la quale narra Memoria e regala bellezza taciuta o forse la verità di un diverso Tempo ammirata ed ora rinata alla vita per chi il dono antico della vista…) con sé il suo Spirito di natura balbetta parola di Dio ed al sole di una nuova venuta non sa di preciso se oro diamante o zaffiro riluce l’antica via… da secoli percorsa. …

Bellezza che trasuda nuova venuta dopo un Inverno rigido appeso al sudario di un Dio lungo l’eterno calvario della Parola costretta entro una tomba, quale il ‘Primo o Secondo’, in questa sua mite compostezza non l’ha confessato, giammai per mancanza di incertezza, ma forse per qualche peccato consumato nella terrena certezza di una passata vita nominata Eresia all’ombra di ogni visibile via…

Ed il pensiero mio dall’oro creato nel Secondo narrato così matura: “quale il Girone della vita nella costante certezza dell’eterna venuta? Chi distribuisce il Sentiero di ogni Anima raccolta in questa resurrezione divina?”.




Lui: Questi sono utilizzi meschini e accidentali; proprio come se una razza più forte ci uccidesse allo scopo di fare bottoni e pifferi con le nostra ossa; perché ogni cosa può servire uno scopo più vile oltre che uno più elevato…




L’Io: Durante codesta via ove l’Anima spesso sembra rapita, l’oro che vedo illumina la ricchezza sconfitta dal ‘pil’ della vita, la materia da basso suda diversa paura conia diversa moneta, attende l’oro della vita al banco dei pegni ove destina la misera tua dottrina. Pesano e misurano al ‘soft’ e ‘hardwar’e la ‘parabola’ di Dio al mercato della borsa. Qualcuno certo della propria parola alla medesima ‘parabola’ condivisa promette perdono terreno per ogni peccato consumato. In questa incertezza, giacché un secolare avo si è pronunciato, contemplo la domanda per ogni Anima di nuovo ammirata. Mentre adagio anche io nel mezzo della vita ritrovata, domando a Dio chi ‘legifera’ il verbo dello Spirito perito alitare parola quale elemento nella sintesi di una invisibile fotografia?

Se l’Albero narra la vita trascorsa, un lupo caccia vicino alla fonte della Madonna, quella consumata nella precedente vita, fu una colpa anche quella, un’altra Eresia incontrata e taciuta. Un’eresia punita nella discesa senza Parola, con solo l’istinto della bestia, oppure secolare foglia muta alla vista per chi non sa udire la simmetria nominata vita.




Lui: Ogni creatura è migliore da viva che da morta, uomini e alci e alberi di pino, e colui che lo comprende appieno preferirà conservarne la Vita che distruggerla.




L’Io: Per ugual Sentiero raccolgo il Pensiero braccato, diverrà ululato nella visibile e terrena certezza, e come l’antico Filosofo combattuto da codesta Eresia al Tour della vita…, riscrivo la Vita!

Chi?

…Presiede il tribunale del Giudizio Terreno e traccia strada maestra?

Onda e ragione di particella per codesto cunicolo ammirato?

Chi?

…Indica la giusta strada affinché la saggezza non venga smarrita?

Mi par cosa senza via d’uscita, giacché il Dio che alberga in me, Primo di codesta vita mi indica una diversa disciplina. Per ogni offesa arrecata al verbo divino dal Secondo creato, amministrare ogni terreno peccato, così parmi il perdono predicato da quel Cristo un oltraggio per il Dio tanto ‘citato’ nel momento che la lancia spaccò costato gambe e parola, di chi perito al Teschio della terrena venuta…

La simmetria del Dio prima di Dio di codesta ‘Via’ mi par cosa accertata, l’Eretico mostra il Sentiero, alto controlla la strada, dimora vicino ad una fonte dedicata alla Madonna partorita, nella precedente vita fu Cibale sacrificata. Così con il lupo in attesa d’udire parola del vecchio Faggio nominato nobile saggio (con me al finestrino assiso e condiviso…), prendo a rimuginare Divino ed Eretico pensiero. Che il ‘Tour-operator’ non me voglia giacché (io) anche editore di siffatta Dottrina alla borsa e stamperia della ‘carta’ ove qualcuno pensa smarrita corteccia della retta via…




Lui: E’, in verità e per il vero, allora, il boscaiolo con la sua ridicola ‘mimetica’ ad essere amico e amante del pino così come suo fratello faggio, a stargli più vicino di chiunque e a comprendere meglio la sia Natura? E il conciatore così come il cacciatore del Lupo e la strana Eresia (dell’Io), o chi ne ha ricavato la trementina o la pelle, ad entrare nelle fiabe dei posteri come colui che alla fine venne tramutato in pino faggio o lupo?




L’Io: …Non tutto è visibile nel cielo di questa via. Questa la Poesia che precede la Fisica nel difficile passo percorso per approdare alla Metafisica d’un Universo ove tutto compiuto. Non tutto visibile in codesto Creato, e nella frattura della Simmetria nasce la Vita, ma ciò che vi era nell’apparente negazione di questa presiedere la (tua) vista. Così il lupo cacciato e braccato ride di gusto alla piccolezza della vita, lui che gode della miglior vista, alto nel monte domina ogni sentiero ben tracciato, è vicino alla Madonna pregata, fonte antica dove sgorga acqua dove ogni gregge si disseta, compresa la vacca ben nutrita che sfamerà la vita. Lui, che in un’altra vita parlò di una strana Eresia ora è più contento di prima, perché gode della vita come nessuno l’ha mai conosciuta, bracca ogni retta parola nella Simmetria ove costretto, nascerà a nuova vita diverrà poeta della Rima nella Natura compiuta… Lui, che ha conosciuto ogni segreto disquisito e cacciato in odor di peccato e senza terra dimora nel terreno creato. Lui, che ha conosciuto l’intollerante Pensiero cacciare ogni presunto peccato svelato giammai consumato e in Eretica offesa dal creato pregato.




Lui: No! No! E’ il Poeta con la sua invisibile Metafisica! E’ il Poeta colui che fa del Pino così del Lupo l’uso più sincero, che non lo accarezza o tortura con un’ascia né lo perseguita con una sega, che sa se il suo cuore è falso senza inciderlo né torturarlo, che non ha comprato la licenza di abbattimento o di caccia dall’amministrazione comunale cittadina.




L’Io: E mentre raccolgo la segreta confessione nella Simmetria Sentiero di vita, ugual cacciatore bracca la Rima e nel salone ove l’Universo si è rivelato, selva del peccato braccato, ordina che venga proibita la linfa elemento e principio della Vita purgata da questa Eresia. Parrà cosa incredibile, il salone chiuso ad ogni segreto svelato e respirato nel bosco narrato, lui, custode ed araldo d’ogni trofeo cacciato e ben conservato e dalla Storia custodito e… numerato!




Lui: Tutti i pini e non solo rabbrividiscono ed emettono un sospiro quando quell’uomo con la sua ridicola mimetica mette piede nella Selva! No! È il Poeta che li ama come la propria ombra nell’aria e li lascia in piedi con il loro antichi Infiniti Pensieri…




L’Io: Cieco alla vista e alla Parola giacché non ancora nata nella nobile dimora! Quanti simboli hai tu che governi retta parola? Quanti araldi a guardia della tua ‘parabola’ ora che il sogno della verità hai chiuso e sprangato alla vita?! Quale stupore governa l’ora tua mentre il miniato libro accende la materia della nuova venuta, sublime opera governare ‘retta’ disciplina in assenza della Parola…? …Riprendo il Viaggio così come in principio narrato…

E Lui a Me: Sono stato in segheria, ed in falegnameria, e in conceria così come nella piccola loro cittadina sempre la stessa, poi alla fabbrica di ‘nerofumo’, ma quando da lontano ho visto le cime di quei Frammenti alte ondeggiare e riflettere la luce al di sopra del resto della Selva, mi sono reso conto che non è quello citato l’uso più elevato del pino. Non sono i suoi ossi o la sua pelle o il suo grasso che amo di più. È lo Spirito vivente dell’Albero, non certo l’olio di balena che guarisce i miei tagli. Essi sono immortali quanto lo sono Io…

(…Nel bosco di Thoreau iniziò un Eretico Viaggio da Giuliano narrato...)   














mercoledì 12 ottobre 2022

IL SENTIERO (10)

 
















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lungo il Sentiero (9)  







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 Prosegue con: 


L'olio di balena (11)














Io sono un cervo: dalle corna a sette palchi,
io sono una piena: attraverso una pianura,
io sono un vento: su un lago profondo,

io sono una lacrima: che il Sole lascia cadere,
io sono un falco: alto sulla scogliera,
io sono una spina: sotto l’unghia,

io sono una meraviglia: tra i fiori,
io sono uno stregone: chi oltre a me
infiamma la fredda testa con il fumo?

Io sono una lancia: che ruggisce in cerca di sangue,
io sono un salmone: in una pozza,
io sono un’esca: del paradiso,

io sono una collina: dove camminano i poeti,
io sono un cinghiale: crudele e rosso,
io sono un frangente: che minaccia rovina,

io sono una marea: che trascina alla morte,
io sono un infante: chi oltre a me
guarda furtivamente dall’arco del dolmen non sbozzato?

Io sono il grembo: di ogni bosco,
io sono la vampa: su ogni collina,
io sono la regina: di ogni alveare,

io sono lo scudo: per ogni testa,
io sono la tomba: di ogni speranza.





Qual è oggi l’utilità o la funzione della poesia?

La domanda si rivela non meno urgente per il fatto di essere posta in tono provocatorio da tanti babbei o soddisfatta con risposte apologetiche da tanti sciocchi.

La funzione della poesia è l’invocazione religiosa della Musa; la sua utilità è la sperimentazione di quel misto di esaltazione e di orrore che la sua presenza eccita.

Ma oggi?

La funzione e l’utilità rimangono le stesse: solo l’applicazione è mutata.

Un tempo la poesia serviva per ricordare all’uomo che doveva mantenersi in armonia con la famiglia delle creature viventi tra le quali era nato, mediante l’obbedienza ai desideri della padrona di casa; oggi ci ricorda che l’uomo ha ignorato l’avvertimento e ha messo sottosopra la casa con i suoi capricciosi esperimenti filosofici, scientifici e industriali, attirando la rovina su se stesso e sulla sua famiglia.

L’oggi è una civiltà in cui gli emblemi primi della poesia sono disonorati; in cui il serpente, il leone e l’aquila appartengono al tendone del circo; il bue, il salmone e il cinghiale all’industria dei cibi in scatola; il cavallo da corsa e il levriero al botteghino delle scommesse; e il bosco sacro alla segheria.




Una civiltà in cui la Luna è disprezzata come un satellite senza vita e la donna è ‘personale statale ausiliario’.

In cui il denaro può comprare ogni cosa eccetto la verità, e chiunque eccetto il poeta posseduto dalla verità.

Datemi pure della volpe che ha perso la coda; io non sono servo di nessuno e ho scelto di vivere nella frazione di un paesino sui monti di Maiorca, cattolico ma antiecclesiastico, dove la vita è ancora regolata dall’antico ciclo agricolo. Privo come sono della coda, ossia del contatto con la civiltà urbana, tutto ciò che scrivo deve suonare assurdo e irrilevante a quelli tra voi che sono ancora legati agli ingranaggi della macchina industriale, sia direttamente come operai, dirigenti, commercianti o pubblicitari, sia indirettamente come funzionari, editori, giornalisti, insegnanti o dipendenti di una rete radiofonica.




Se siete poeti, comprenderete che l’accettazione della mia tesi storica vi obbliga a una confessione di tradimento che sarete restii a fare. Avete scelto il vostro lavoro perché vi prometteva un’entrata costante e il tempo libero necessario per rendere un prezioso culto a metà tempo alla Dea che adorate.

Vi domanderete a che titolo io vi avverta che essa vuole essere servita a tempo pieno o non essere servita affatto.

Vi suggerisco forse di lasciare il vostro impiego e, in mancanza dei capitali necessari per avviare una piccola azienda agricola, di diventare pastori romantici (come fece Don Chisciotte una volta constatata la propria incapacità di affrontare il mondo moderno) in remote fattorie non meccanizzate?


No, la mia condizione di scodato mi toglie ogni diritto di offrire suggerimenti pratici. Ardisco solo tentare un’esposizione storica del problema; come poi voi ve la vedrete con la Dea è cosa che non mi riguarda. Non so neppure se la vostra professione poetica sia cosa seria.













sabato 8 ottobre 2022

SANNO REALMENTE BADARE A LORO STESSI?! (ovvero, Il Sentiero...) (8)

 










Precedenti capitoli: 


dell'Uomo venuto 


dal freddo (5/7) 


Prosegue lungo 


il Sentiero (9)






 

 

Vogliamo lavorare con Roma ma vigileremo sul rispetto dei diritti e delle libertà, saremo molto attenti al rispetto dei valori e delle regole dello Stato di diritto.

 

Le parole a Repubblica della ministra degli Affari europei francese Laurence Boone – appena entrata a far parte del governo di Elisabeth Borne, che si era espressa in modo simile il giorno dopo le elezioni – rischiano di far scoppiare un caso diplomatico ai livelli più alti. La prima reazione, com’è comprensibile, arriva dalla Premier in pectore, la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni: ‘Voglio sperare che, come spesso accade, la stampa di sinistra abbia travisato le reali dichiarazioni fatte da esponenti di governo stranieri, e confido che il governo francese smentisca immediatamente queste parole, che somigliano troppo a una inaccettabile minaccia di ingerenza contro uno Stato sovrano, membro dell’Unione Europea. L’era dei governi a guida Pd che chiedono tutela all’estero è finita, credo sia chiaro a tutti, in Italia e in Europa’,

 

….attacca in una nota durissima. 

 

La Storia, in verità e per il vero, ci insegna tutt’altra cosa…. in questo difficile Sentiero…. 


 



Il Tomo ‘rappresentato’ entro e fuori la Biblioteca ne configura il Fotogramma d’una grande celata sequenza la quale si snoda nei Secoli, e per chi sa intenderne e decifrarne l’invisibile Rima e Poesia scritta nella Trama della Storia, non sempre affine all’umana Ragione o tradotta secondi i canoni dall’umano intendimento (veicolati da un Pontificio ad uno Stato), in quanto ‘oscura’ l’immagine nello sviluppo della ‘materia’, sarà altresì in grado di Rilevare e intenderne il Dio pregato scritto nella Sua immutata Natura, e per questo per sempre Inquisito.

 

E il quale per sua Spirituale Infinita Natura difficilmente applaudito dalla unanime ‘dottrina’ del Verbo della materia, se non in ciò che appare ed in  cui questa si sviluppa, e nella luce della Vita definirne i visibili contorni, abdicando all’oscura caverna il segreto dell’intera Filosofia…

 

Ragion per cui raccogliere un singolo Frammento, un singolo Brandello di Coscienza vilipesa e inquisita null’altro che confermare la volontà della Ragione quanto della Verità braccata. Giacché hora più di ieri patisco ed ancora patirò in ragione della visibile e godibile materia i veri tormenti della patria in perenne dispiegamento dell’immagine ma non nella sostanza offerta…




Stessi identici tormenti i quali solo la secolare Inquisizione - non mutata – nel proprio immutato svolgimento concede ai nemici della Ragione. Semmai possiamo ragionevolmente dire mutata nelle proprie evoluzione pur mantenendo uguali procedure ed atti. Non vuol essere una offesa a questa patria così intenta nella propria persecuzione verso l’incompresa Eresia, semmai mio intento lasciare la possibilità che un domani se ne possa raccogliere la Testimonianza (affine alla negata inquisita Verità) per il bene d’ognuno affinché ciò - che profondamente celato ed occultato - nelle false biografie fornite dall’inquisizione possa essere riletto.

 

Così come la nota ricercatrice universitaria non men del Prosperi, hanno dedicato e dedicano ancora i preziosi studi, ed altresì non permettendo che altri - ed altri ancora - quali infinite schiere di Saggi Faggi (cui il Genio impone la più certa Opera ispirata esposta alla fotosintesi della Storia) possano subire le ingiurie promosse al costante Rogo delle gratuite calunnie offerte qual pane quotidiano dispensate dalla Legge del branco, in nome e per conto di - innominati protetti altolocati – delatori uniti in ogni luogo ove promuovono e dispensano falsi Ideali in falsa Ragione, specchio e riflesso d’un malato - e non certo - rinnovato o dedotto Intelletto (dalla Natura nato)!

 



L’umiliazione dell’isolamento accompagnata dell’accanimento psicologico del controllo della coscienza, e con essa, dell’Anima di quel Primo Dio disceso nella mia quanto quella di molti altri (umani e non) che quotidianamente patiscono le torture d’una società sposata ad una e più ortodossie le quali pretendono interpretare ed incarnare il messaggio di colui che è stato sacrificato all’abominio della croce in cima ad un Teschio…

 

Non sono superate nel più feroce accanimento e con esso la pretesa di ‘curare’ la ‘visione’ di una realtà diversa della ‘materia’ da loro ‘universalizzata’ nell’interpretazione della ‘Parola’ e con lei il ‘Verbo’ di un probabile Dio. La quale invisibile ed imperscrutabile circoscritta dall’umano limite terreno cui l’uomo destinatario e depositario, almeno in questa vita,  quale suo ‘infallibile custode ed interprete’, cela, in verità e per il vero, ben altro significato quanto fin qui svelato dalle ortodosse teologie tradotte e coniugate a moderni scientifici accadimenti.




Ragione per cui, come quel Profeta che pretese parlare di un diverso Regno nel Tempio e Tempo della loro ‘materia’, e con esso di un diverso Dio, quanto da loro ‘pregato’ e ‘custodito’ come il dono o meglio la ‘presunzione’ di interpretarne il ‘senso’ e con esso il ‘fine’…,  Straniero al loro divenire: narro e interpreto la verità celata e occultata dei tanti Eretici e non, che perseguendo ugual intento, nei secoli passati e mai dimenticati, e di cui incarno l’Anima giammai morta al Rogo dell’altrui intolleranza terrena, ravvivandone e svelandone la celata Parabola di una e tante verità giammai sepolte al calvario del Teschio crocevia di questa nuova Storia inquisita. 

 

…O ancor meglio quella di ‘censore’, non evocò a lungo immagini di polizieschi intenti a lottare contro la libertà di espressione, ma fu piuttosto (inganno dell’umano ingegno…) prerogativa di uomini di studio apprezzati per la moderazione e l’apertura, i quali erano spesso in grado di esprimere giudizi sul valore letterario del testo.

 

Nella Venezia di metà ’500 prestarono la propria opera come ‘revisori di libri’ per i Riformatori dello Studio di Padova alcuni dei letterati più prestigiosi come Lodovico Dolce, Francesco Sansovino, Paolo Manunzio, Carlo Siconio. Lo stesso avvenne anche altrove. Lo scrittore toscano Francesco Redi, consultore nel XVII secolo dell’Inquisizione fiorentina, non trascurava considerazioni sulla lingua e sullo stile dei libri che doveva controllare. Simile era il comportamento in Spagna di illustri letterati come Lope de vega, censore per il Sant’Uffizio dal 1607 al 1635, e di Pedro Calderòn de la Barca dal 1635 al 1681, i quali, oltre alle formule consuete con cui licenziavano le opere sottoposte, fornivano giudizi circa la qualità dello scritto e dell’autore (la nascita della moderna ‘critica’?).




Un giudizio sull’opera, indipendentemente da qualsiasi valutazione circa l’ortodossia cattolica della stessa è elemento corrente nell’idea di ‘censura’ che predomina lungo tutto l’arco temporale della nostra ‘civiltà’*.

 

* Abominio razionalistico interprete dell’irrazionale coincidevano al crocevia dell’umana Storia terrena: gli intelletti andavano educati catalogati controllati qualificati indirizzati schedati, e se ciò non bastava, isolati o convogliati presso quelle pratiche di ‘esorcizzazione’ e ‘controllo del Pensiero’, patologie ‘malate’ dell’anima e della coscienza che lo avevano partorito. Manuali famosi come il ‘Martello delle streghe’, oppure il meno conosciuto ma ugualmente efficace ‘Bacolum Demonum’, erano e sono ancora i progenitori di quella ‘scienza psicanalitica’ che trascura la comune nostra ‘antropologia’ per veicolare il cosiddetto ‘indemoniato’  verso il retto e comune pensiero; e di conseguenza ridurne e sminuirne il senso teologico-divino che intrattiene e intratteneva per il tramite della Natura.

 

Oppure i diversi aspetti della stessa (Natura) quanto il pensiero artistico di una diversa visione del reale che tale rapporto suscita.., assoggettati e costretti ad una prassi dialettica convogliata nella nuova fede della dottrina terapeutica (affine all’economia in cui l’unanime fine scritto nella Storia - specchio di se medesima - consiste nell’annullare i secolari rapporti genetici dalla crosta sino alle più alte cime della stratosfera che la Natura e la sua evoluzione detta  determina e ordina per chi sa leggerne ed interpretarne a mo’ di Sciamano o Profeta l’Opera intera), sia essa convogliata nel credo e nella pratica ortodossa di una preghiera-confessione-pentimento, sia essa nella prassi medico-terapeutica assoggettata alla dottrina - più o meno ortodossa - di un ugual dottore della mente (veicolato dalla teologia alla nuova prassi medica, con il calcolato ugual medesimo fine per il conseguimento della Storia tradotta ai canoni immutati dell’Inquisizione).




La violenza psicologica come quella fisica con l’intento di ‘educare’ una costante che evidenzia i caratteri comuni ed accomuna i fini di una società cosiddetta evoluta, ancor oggi con amarezza ne traccio i celati ‘graffiti’ di questa verità nell’esilio cui l’umano sapere mi ha costretto e destinato, per raccogliere uguali ed invariati patimenti e torture per poi proiettarli nei ‘fotogrammi’ dell’arte scoprendo come uno Sciamano [e non più cristiano in quanto Viaggio a ritroso nel suddetto Tempo…] ciò che provo - e ho già provato - e purtroppo, proverò ancora, come il male offerto dall’uomo alla Natura intera.

 

E ciò che la ‘gnosi’ del mio Dio cerca è già stata tracciata nel Tempo infinito al loro Creato, mano della memoria anima incarnata scopro un diverso Tempo nella materia da loro narrata, e nella ‘santità’ della loro Storia per sempre conservata lascio testimonianza dell’invisibile dottrina inquisita e bruciata. Come me, molti altri hanno perso ogni avere nel rogo della civile intolleranza. Come me, molti altri hanno dovuto subire la tortura del controllo della coscienza e con essa, per mano di insospettati aguzzini al soldo della moderna e superficiale materia…, della privazione del proprio Credo.

 

Gli intelletti andavano educati o, meglio ancora,   utilizzando un termine dell’epoca, coltivati. Lo scrisse esplicitamente uno dei maggiori biografi di fine ’500, il gesuita Antonio Possevino, in un libro la cui traduzione italiana suonava appunto ‘La Coltura degli ingegni’, che trattava di scuole, di libri e del loro uso. Come si coltivano le piante, si doveva agire sugli intelletti umani.




Ha affermato Adriano Prosperi nel 1997 che ‘nella mente e nei concetti di questi uomini del tardo ’500 è ben fisso il principio che gli intelletti debbano essere sorvegliati, educati, diretti, magari intervenendo con operazioni dolorose come il tagliar via certi modi di pensare dannosi e pericolosi, soprattutto facendo crescere la pianta dell’umano (non certo divino) intelletto in direzioni giuste’.

 

E se ci illudiamo, come già detto, che al contrario questa prassi nel contesto del moderno vivere sia superata, avremmo commesso un grave errore di valutazione ‘storica e sociale’: ugual intenti (ed ancor più sofisticati) del controllo del Pensiero sono tratti comuni nel ‘formicaio’ del ‘terreno cantiere’, ‘coltivati’ a beneficio della universale moderna ‘materia mediatica’, che al contrario di ciò che in realtà è, si palesa come il miglior terreno dove coltivare tutti quegli istinti repressi e non manifesti dell’essere, e di conseguenza apparire, tradendo ogni sano principio filosofico di conoscenza e volontà dell’umano ingegno, e sacrificando all’altare della ‘velocità’ e della ‘conquista’ ogni possibile traccia di quel Divino cui la Natura è il solo e vero tramite.

 

Pur nel senso interpretativo del rovesciamento schematico cui siamo ‘accademicamente’ portati a percepire non meno dello studiare un certo ‘dualistico’  Eretico verbo, l’universale sapere cui in maniera genetica siamo portatori da quando evoluti in milioni di anni nella ‘geologia’ della nostra psiche quanto della nostra struttura fisica, simmetrico e per nulla diverso dall’Universo che l’ha ‘volontariamente’ o ‘involontariamente’ partorita nell’Anima Mundi cui siamo ‘oracolarmente’ o  ‘gnosticamente’ partecipi.

 

Non vi era spazio per la libertà (nel paradosso sopra espresso ugual intenti si profilano nel nostro moderno contesto sociale…) in simile concezione, tanto meno nella libertà di scelta, anche nelle miriadi offerte di libera espressione e scelte riflesse negli odierni valori civili, in realtà e verità non regna nel nuovo Impero quanto venduto o svenduto al libero mercato della moneta che fa rima con ricchezza; le nuove Corporazioni feudali costantemente seminano e coltivano ugual albero per convergere in medesimi intenti culturali, che poi divergano nell’apparenza dell’inganno offerto. La verità rilevata ‘regna perisce e soffre’ come le passate Eresie cui la Storia saprà purgarne o controllarne l’efficacia alla materia del loro… (secondo) Dio sottratto all’immateriale Spirito.


(Prosegue)