Precedenti
e più umani capitoli
dalla Natura ispirati
per ascoltare e osservare
il Sacro Quetzal....
Prosegue con la:
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& con Hernandez (4)
BREVE INTRODUZIONE
La mia professione prende in considerazione anche
un tema di portata ben più ampia della stessa evoluzione: la natura e il
significato della Storia.
La Storia si serve dell’evoluzione per
strutturare gli eventi biologici nel tempo. La Storia sovverte
lo stereotipo di scienza come impresa arida ed esatta, che da ogni complessità
riesce a cavar fuori l’unicità e riduce ogni cosa a esperimenti di laboratorio controllati,
ripetibili, non condizionati dal tempo.
Le scienze storiche sono diverse, non inferiori.
I loro metodi sono comparativi, non sempre
sperimentali; spiegano, ma generalmente non cercano di fare previsioni;
riconoscono l’irriducibile stravaganza che la Storia comporta e ammettono il
potere limitato che hanno le circostanze attuali nell’imporre o nel cavar fuori
soluzioni ottimali; la regina delle discipline di cui essi fanno parte è la
tassonomia, la Cenerentola di tutte le scienze.
Allorché scrissi ‘Quando i cavalli avevano le
dita’, ho osservato con un certo divertito distacco come la Storia stesse
lentamente emergendo in testa ai miei interessi e si diffondesse per tutto il
volume come un trasposone.
‘Il sorriso del fenicottero’ (come ‘il pollice
del panda’) ne è la sineddoche: una stravagante struttura, forzatamente indotta
da un diverso passato e rabberciata alla meglio con parti a disposizione.
Prima che la teoria evoluzionistica ridefinisse l’argomento
in modo irrevocabile, l’antropologia della prima metà
dell’Ottocento fu teatro di un violento dibattito tra due scuole di
pensiero, il monogenismo e il poligenismo.
I monogenisti rivendicavano per tutti un’origine
comune nella coppia primordiale, Adamo ed Eva (le razze inferiori, essi sostenevano,
erano degenerate dalla perfezione originale in un periodo successivo). I
poligenisti, invece, sostenevano che Adamo ed Eva erano antenati soltanto delle
popolazioni bianche e che le altre razze, inferiori, erano state create
separatamente.
Sia l’una sia l’altra argomentazione
poterono alimentare una dottrina sociale di disuguaglianza, ma sicuramente il poligenismo ebbe
maggior presa in quanto era una giustificazione convincente a favore dello
schiavismo e delle dominazioni nel proprio e in altri paesi.
‘Una mente benevola’,
scriveva nel 1839 Samuel George Morton (un
eminente poligenista americano),
‘potrebbe rammaricarsi dell’inattitudine degli
indiani a civilizzarsi... La struttura della mente degli indiani sembra diversa
da quella degli uomini bianchi... Gli indiani non solo sono restii a qualsiasi
condizionamento dell’istruzione, ma per la maggior parte sono incapaci di un
processo ragionativo continuo su argomenti astratti’.
(S.J. Gould)
Gould approfondisce ulteriormente non più una tesi ma
una sorta di incontrovertibile postulato scientifico (se mi è concessa l’affermazione,
giacché questo sfocerà in una grande ‘summa’ evoluzionistica con cui leggere i
medesimi ‘atti evolutivi’… non solo
scientifici, ma altresì storici per ciò che sarà l’‘Equilibrio puntinato’…)
che contraddice scientificamente, e a Ragione, le presunte disuguaglianze di
cui la Storia si nutre e per Secoli nutrita (e non solo dall’800 ad oggi), evitando ogni più approfondito studio
in merito alla propria e altrui ‘statura’
e non solo evolutiva, letta nel sano ‘equilibrio’
‘di cui e con cui’ la Ragione si
compone o dovrebbe, per ogni presunta differenza (e non solo di razza o di
specie) dedotta*,
compresa ovviamente quella che intercorre fra l’uomo appena detto e la…’bestia’...;
se fosse vero il contrario dedurremmo e raccoglieremmo maggiori frutti lungo il
comune Sentiero…
(*se fosse stato ben compreso come approfondito,
quindi adottato, come principio in cui ogni Natura - crea e ha creato - e non solo l’elemento finale [ovvero evolutivo] dato dalla cogitata
‘parola’ per sacralizzarla [la Natura e con medesima ‘parola’ - diversa dal ‘verso’ - di cui l’atto ne
contraddice l’elevata funzione per ogni oltraggio a Lei arrecato], riflessa
nel quotidiano contesto storico-evolutivo, taluni e frequenti fenomeni [di medesimo tellurico evento scisso dal
proprio naturale contesto alla deriva cui approdata la Ragione umana] non
avrebbero proseguo.
Ovvero, la Storia non meno di
quella scientifica [di cui Gould, l’evoluzionista,
puntualizza], non compirebbe lo stesso circolo vizioso - di morte e
distruzione - per come annoverata negli archivi della trascorsa come odierna
Memoria, letta nel cerchio imperfetto dello zero - da cui anche in questo caso
- di differenzia; giacché lo ‘zero’ elemento matematico imprescindibile ma
diverso dallo ‘zero’ del nulla assoluto [da
non confondersi con una diversa dottrina, e da cui lo zero deriva] a cui
sembra aspirare [con parola e intelletto]
l’‘humano’.
Ragion
per cui
concordo pienamente con entrambe i Gould (l’evoluzionista e il naturalista],
rilevando come il razzismo si nutra di tutto ciò che Sacro nei [rimossi] principi della vita
confinandola nell’incompreso e più vasto regno della ‘materia’ sottratta
all’atto di Dio; muovendo i propri dissoluti assolutistici meriti e fini,
facenti parte da uno sottocultura data dalla summa
dell’estrema ignoranza [la quale vaga da sinistra alla destra, dall’alto al basso, da
uno all’altro polo, ed infine propagata dall’alto d’un corrotto cielo e da una
menomata parabola distribuita qual falsa moneta…] asservita ad un potere sempre più centralizzato e corrotto [al pari di un formicaio].
E
non più ad
ugual Logica con cui la Natura ha forgiato l’Intelletto, la Natura - si badi
bene - per tramite di un Architetto, oppure e al contrario, ugual ‘architettura’
[sottratta all’atto di un Dio] con
cui leggere e decifrarne il Sentiero; ma seppur - atei o credenti - affine ad
una architettura evoluzionistica di cui l’uomo dovrebbe confermarne il fine
dato da un principio, seppur paradossalmente ne sancisce la prematura ‘fine’ in
ugual spirale di vita [più simile ad una
vite in difetto di avvitamento nella presunta edificata crescita avversa a se medesima,
piuttosto che una diversa Spirale evolutiva ove
leggere e comprendere l’intero Universo, letto per ogni calco e impronta qual
più probabile codice genetico…].
Potere,
dicevo,
inferiore alla forza della Natura ed ora percepita in ‘pericolo’ - fors’anche e
meglio - in un più profondo apocalittico abisso -, al pari del rimosso indigeno
a cui si prometta la Terra perennemente derubata, fors’anche ‘purgata’ da ogni
sano [promesso compromesso] Elemento per miglior
intestino dato dalla ‘summa’ delle interminabili e più fruttuose guerre
intestinali di cui la Storia si nutre, e dicono evolve - fors’anche dissolve -
in grazia dell’altrui ingordo appetito.
Storia
sempre al servigio e incarnata dal ‘potere [di
uno o più] sovrano’
[il quale a sua volta
incarna la volontà da cui deriva la presunta ‘summa’ dell’investito e successivamente
votato potere, e da cui come lo ‘zero’ poco fa enunciato, si frammenta divide e
ramifica sulla vera essenza e finalità del ‘potere’ medesimo non meno della
corretta interpretazione che la Storia gli attribuisce nel merito o assoluto
dissenso; e come nella ugual Storia interpretato per ogni ‘atto’ offerto al
grande Teatro d’un palcoscenico sempre esaurito; e di cui gli antichi sovrani
ne disconoscevano il vero principio precipitato nell’abisso dato dallo ‘zero’
assoluto, seppur interpretato con zelo illuminato d’assolutistico ‘nulla’;
posto al bivio di ugual Ragione e Intelletto; se fosse vero il contrario
di questo seppur breve enunciato, non avremmo visto - anche se ancora ne
scorgiamo e raccogliamo - morte distruzione e ricchezza per mano di pochi
sovrani per lo più ignoranti; i quali poco hanno compreso circa la vera ‘summa’
della Storia connessa con lo Stato evolutivo assommata al Sacro [donde deriva il principio da loro nominato ‘divino’ in
conformità dell’esercitato ed altrettanto sacralizzato potere]; e seppur ben ritratti con altrettanta ‘summa’ d’arte, con
pose annoverate da grandi gesta e notizie; a nostro avviso più bassi e meschini
di fiere e più nobili animali!...]
piccolo ed
ignorante [mi pare che anche Plutarco lo
descrisse in ugual termini].
Non
meno dell’odierna costante immagine del politico asservito - con cui antiche e nuove
corti - si compongono scomponendo il sano divenire del Sapere, e la vasta folla
del populismo qual ultimo atto dell’intero degrado storico-evolutivo, asservita
all’ignoranza [del potere pre-costituito]
- seppur dotta e sempre connessa [o
sconnessa… questo il vero dilemma fine e principio d’ogni tragedia!] per il
bene dell’intero paese, se fosse vero il contrario, bensì la saggezza fosse
seminata e giammai estirpata, non assisteremmo al Denaro così derubato come mal raccolto per l’intero ed ugual fiero
paese!
Commedie
e Tragedie lette
e dedotte come ben interpretate, [seppur
talvolta o troppo spesso, dietro riparate quinte], tanto nelle uguali
finalità [che perseguivano e ancora
perseguono in ugual intenti], come dal misero inferiore intelletto con cui
muove argomenta e nutre - differenza e
odierno razzismo -, asservito ‘dal e al’ progresso, fors’anche il miglior
pasto… dicono d’ognuno; Nessuno - infatti - esiliato e in alto mare…
Ogni
Eretico di fatto non conforme all’impero, torturato perseguitato punito - ed
infine -, esiliato e privato d’ogni diritto compreso del misero suo avere - al
pari e non meno - dell’Indios; da cui ne
deriva la strana ‘storica’ formula – ‘summa’ - dell’intelligenza [compresa l’artificiale o nuovo alchemico
artifizio] di cui il vecchio e nuovo sovrano abbonda nelle casse zeppe
d’altrui oro predato [ovvero: più oro
rubato maggiore l’intelletto dato in conformità al comandamento ad ogni tavola
celebrato in merito al rito officiato], qual predatore assoluto, come
l’araldo e lo stemma dell’aquila ‘miniata’ aspirare ad un diavolo che striscia
e nulla più frutta all’altrui ingordigia!
[All’uomo appena nato, Adamo ed Eva al
Giardino è fatta preghiera di non nutrirsi della mela proibita…]
Infatti il ‘sovrano’
si serve di medesimi mezzi dati dalla ‘summa’ del progresso con cui rimuovere -
o meglio potremmo dire ‘abdicare’ -, le facoltà del Pensiero e della Conoscenza,
seppur espresse all’infinito aliene dall’Infinito da cui deriva la vera
grammatica da cui la vita.
Giacché se
non sorge illuminato Pensiero [storico-evolutivo], ‘dubitativo affermativo o
critico’, quindi ‘scettico’, con il quale la Scienza [assommata alla filosofica] ha posto - e ancora pone - [ovvero la proibita mela] le
solidi Ragioni dell’Essere ed avere dinnanzi alla medesima via nelle alterne
vicissitudini di ugual Sentiero - condito anche dalla perenne e più saporita
malavita - per ogni grado e ruolo dell’economica fratellanza unita o massoneria;
non avremmo l’inganno dell’uguaglianza per come
viene interpretata l’intera vita economica in offerta petrolifera, giammai
potremmo dire prolifica, e dal sovrano tutelata nella presunta legge del
diritto, e successivamente posta nell’assoluta invisibile disuguaglianza qual
fine evolutivo dell’oblio economico-assolutistico!
Dacché,
ne deduciamo e prendiamo ‘atto’, che se non sussistano i principi della corretta
ed incorrotta Conoscenza affine all’umano - connesso e non scisso - alla Natura
che invoca ed ispira un ugual Pensiero di degrado in medesima simmetrica
distruzione, saremmo non più al pari ma al di sotto dell’Indios, e ugualmente
al di sotto della bestia alata sacralizzata, la quale, tanto l’indigeno come la
‘bestia’ uniti dal Sacro reciproco vincolo dato dall’antico [tellurico] potere del ‘patto’ conferito
dalla più elevata e nobile Madre Natura; diverso dal ‘contratto’ feudale [per non nominarlo con diverso e più
appropriato nome] con cui uno e più stati si contraddistinguono contendono
- e in ultimo - dividono - non più un seminato frutto -, ma l’intero bottino
dato dalla perenne ‘caccia’ [e non solo
all’ambito oro]!
Il Potere e
l’invisibile spirituale Forza conoscono bene i sacri vincoli che legano e
uniscono l’Universale Intelletto, in nome della predata Terra o della Sacra
piuma, certo predata anch’essa, ma con consapevolezza della nuova crescita e
mai nell’estinzione con cui piuma e indios periti e abdicati ad uno scaltro
scrivano con cui coniato e cinto l’inganno all’elmo al patto sovrano.
E si badi
bene non solo l’Indios, ma anche ogni popolo e singolo predato di ugual diritto
[si guardi con
sgomento cosa succede dopo un secolo in ugual terra d’Ucraina], nella perenne
rimozione, come dicevo, qual atto finale nell’indiscusso merito conferito [e non certo per potere divino] dalla ‘summa’
storica perpetrato con ugual mezzo d’inganno, di cui pochi Conquistadores [o comuni ladri in nome e per conto di una
dubbia economia e l’oro che ne deriva] a danno di molti e troppi, che nel
contarli proviamo vergogna per la loro Storia distribuita ogni hora!
La
rimozione d’un più profondo Cogito e non solo cartesiano ma anche divino [posto in assenza e direzione del comune
Tempo] conferito in merito all’universale Intelletto dato dalla Natura, a
cui non si più né concedere né permettere [taluni
teologi e non solo economi propensi verso questa monolitica dottrina] l’indubbia
facoltà creativa [ispirata e abdicata per
interposta persona, come evoluta quale semplice ‘atto evolutivo’ in cui la
specie migliora] e odiernamente abdicata al mascherato artifizio quale
falso strumento per simmetrico ingegno certamente in difetto, dacché l’umana
specie smarrisce il naturale contesto e non solo genetico donde derivata ‘atto’
e facoltà evolutiva per ogni reciproco umano rapporto - e simmetricamente - la
stessa Natura.
Non
tralasciando la disquisizione e non più antica, circa le medesime facoltà di
parola e Pensiero ad uso esclusivo ‘humano’ [questioni di punti di vista e non più di
mira da cui l’umano Pensiero fuggito, giacché senza principio d’Intelletto, ed
hora come ben leggete se non difettate di comprendonio, rivolto ai stratigrafici
e più profondi motivi d’una rimossa deriva da cui più ‘fiera’ terra nata e ramificata per ogni
ramo e albero evolutivo…], dettate e concesse da un Dio, sia questo
al servizio del progresso nella finalità della sua architettura, sia lo stesso finalizzato
al Sacro nella sacralità in cui crocefissa la vita nella dubbia e carente
interpretazione evolutiva [asservita ad
un falso progresso].
Non
dissimile da un progetto Orwelliano in atto, tendere quindi finalizzare, per
opera di pochi [ingloriosi conquistadores
e ingegneri delle libere facoltà intellettive] nell’improprio ausilio e
costante esercizio del presunto e già citato progresso [in difetto del libero arbitrio e propenso al controllo della Coscienza
d’ognuno privata del dovuto sano libero intelletto] - ma non certo
evolutivo -.
Concretizzato
nel sottomettere piegare e influenzare, quindi sovvertire, l’intero albero
genetico [non meno del medesimo Albero Sacro] di cui Natura e Uomo connessi e
indivisibili, ritenendo l’ultimo arrivato, un suo frutto e non certo un seme,
giacché la Conoscenza dell’atto del Cogitato Pensiero posta nella finalità e
miglioramento delle reciproche specie - e non
solo la propria - per come l’evoluzione pone e non certo oppone, il proprio ‘comandamento’
dato dal sano e più saggio illuminato Intelletto.
‘Comandamento’
inteso in seno al dibattito evolutivo e successivamente mal interpretato, come il Gould evoluzionista ci insegna, ponendo in essere ed
avere un dubbio codice morale alieno a qualsiasi Natura con la scusa di
migliorarla, sancito nelle false ragioni interpretative del più forte.
Sicuramente
e per approfondirne il contesto, riflesso nel vasto dibattito evolutivo di cui Wallace e Darwin ottimi interpreti e naturalisti, verificarono come
rilevarono sul vasto campo di studio per ogni terra studiata; il primo -
simmetricamente - ebbe medesima ugual intuizione del secondo e la pose all’immediato
suo cospetto, peccato ma non peccando che un antico credo lo abbia squalificato
nell’Architettura di ugual progetto creativo, concedendo fama fortuna e gloria
solo al Secondo.
Per mia Logica
non lo escludo dal ‘Primo’ dibattito
evolutivo, ma considero il reciproco miglioramento quale miglior forma per la
specie in ‘atto’, ed anzi, viste le simmetriche circostanze in cui il medesimo
pensiero maturato, ne considero una proporzione trascurata posta in ugual ‘atto’
sancito - e in qual tempo o ancor meglio, ‘universale tempo’ ampiamente
trascurato.
Quindi,
come la ‘meccanica quantistica’ in riferimento alla leggi della Fisica specifica
ancor meglio la ‘materia’, posta alla maggior conoscenza della vita, e concernente
la spiegazione del singolo ‘fotone’ di luce principio di medesimo viaggio in
‘atto’, tendo in ugual ‘atto’ creativo-evolutivo, inteso qual ‘summa’ della
conoscenza, a considerare validi entrambi gli assunti, onda
e particella.
Non
conferendo determinazione predominante né all’una né all’altra visibile forma e
principio d’‘atto’ di medesima vita posta alla visibile luce d’ognuno.
Considero
validi entrambi gli assunti anche quando la ‘materia’ dedotta dalla stessa sua
scienza, nei termini di determinazione o indeterminazione posti nei limiti della
stessa, tende - quindi prossima - all’altrettanto calcolata impossibilità
dedotta dalla meccanica quantistica di calcolare se medesima; come Godel sembra
indicare e proporre in un successivo dibattito evolutivo, posto nelle ragioni
della Fisica.
Godel qual
riprova del presente enunciato ora riproposto fra Darwin e Wallace, si avviò
alla prova matematica dell’esistenza di Dio!
Quindi
prendiamo ‘atto’ che il processo evolutivo in costante spirale qual forma di
reciproca crescita, posto nello specchio e riflesso dell’Universo, dacché non
si possono escludere i principi fondamentali della Vita - per ogni suo Elemento
- da cui nata e evoluta la Terra, semmai comprenderne ‘il e dal’ principio con
cui e per cui ogni specie regna e ha regnato, sussistere delle proporzioni in
cui la spiegazione della ‘materia’ con l’‘atto’ della stessa scissa in varie
dottrine, impossibile e limitante. La ‘meccanica quantistica’ - una di queste -
posta nel regno della Fisica, ma ancor prima della Filosofia, più che nel dominio della sua applicazione,
comporta una presa di coscienza filosofica posta nel limite dell’osservazione e
dell’oggetto osservato, successivamente dedotta e sperimentata fra onda e
particella!
Quindi
ed ancora, penso
- semmai -, che l’ostacolo debba non considerarsi tale quando la luce della
verità si rivela, e rivelandosi fra le due possibilità
recepite nell’ordine della ‘materia’ non può escludere un sentiero a dispetto
di un altro, non tende cioè a privilegiare una via a dispetto di un’altra [come ci dice la stessa Scienza e non solo
Fisica]; chi si investe di questa presunta superiorità data da una errata
formula interpretativa dell’evoluzione come fu ed è in questo tempo tratto
dalla ‘materia’ nell’ordine della Storia.
E la stessa
non manca di idioti spacciati per intelligenti, per come intendere e approdare,
non tanto ad una Cima, ma semmai alla corretta e più saggia interpretazione
dell’uguale Architettura evolutiva posta e scritta nell’uguaglianza.
Quindi
conferita
dalla costante osservazione come dal calcolo, ma la summa dell’Intelletto per
la dovuta conservazione della specie ha comportato più approfonditi studi sul
reciproco rapporto che regna nell’intero ecosistema
Natura.
Ovvero, se alteriamo un certo
equilibrio anche se non perfetto, giacché questo sembra regnare solo
nell’Elemento della Natura, come l’acqua il vento e così via, e per come dedotto
e specificato un determinato parametro di perfezione, stabiliamo che per i
Conquistadores la ‘perfezione’ sancita da una nobile conquista, coronata qual altrettanto nobile fine; per l’indigeno spodestato, invece, ignaro del progresso e la sorte
che lo pone e confronta in ugual ‘materia’ e non solo storica, tal termine che
intende o sottintende la ‘perfezione’ posta su un diverso grado di giudizio.
Ovvero
ed ancora:
l’arretratezza o la civiltà?
Taluni
scienziati tendono a postulare in seno ad un costante dibattito socio-evolutivo,
non sussistere quindi misurabile solo nell’ordine dei manufatti con cui creare
o adattarsi alla sopravvivenza tratti dagli elementi della natura, ma semmai -
e al contrario - nell’arte d’intenderne e specificarne il ruolo della vita
all’interno della stessa.
Da che cosa
sorga la profanazione solo l’indigeno lo comprende anche quando pecca nel
sacrificio di ugual storia che lo renderà vittima assoluta; e anche se in
questo caso certamente il paragone può cedere ad un severo quanto sommario
giudizio, di certo sappiamo che il costante rapporto che lo pone nell’Ecosistema
[profanato dall’altrui imperfezione] interpretata
e tradotta in puro senso deistico-animistico dell’intera natura da cui deriva
un diverso e sacro elmo dato da una sacra piuma, più completo e affine alla
sopravvivenza.
La
Natura dinnanzi all’uomo cosiddetto ‘civilizzato, perirà di morte prematura, e
questo non lo insegna solo la Storia!
Di ciò
abbiamo un vasto repertorio ‘storico-socio-antropologico’ sempre in seno ad un
costante dibattito evolutivo. Con tutte le aberrazioni del caso, mai l’indigeno
è stato partecipe di uno o più eccedi nei confronti della Natura. Più probabile
che la sopravvivenza intesa come difesa del territorio per ogni specie abbia ed
ha influito (nel motivo di ugual tributo), portando l'uomo sia civilizzato che indigeno, alle successive fortune o sfortune; citando come esempio Cortes,
il quale individuò i nemici d’un comune nemico i quali fecero la sua fortuna,
in seno ad un Re restio nel finanzialo. Ma Cortes non èra un indigeno nemmeno
l’uomo della provvidenza, sicuramente un abile avventuriero, il quale si pone
fra una guerra o disputa territoriale traendone profitto.
Certamente
la guerra nel vasto dibattito evolutivo esiste e sempre esistita, compresi
tutti coloro che per propria e altrui sfortuna, la seminano e coltivano per
ogni campo e sacra foresta, ma certamente differisce dalla cosiddetta ‘sopravvivenza’
di Cortes. C’è differenza fra ‘sopravvivenza’ e ‘ricchezza’. Chi brama la
ricchezza, partecipando all’altrui oro e non solo, certamente deve essere
considerato un comune ladro in ragione del proprio stato.
Nulla più!
Se poi la
Storia ne accentua l’abilità posta nel merito o nel difetto, questo non certo
un giudizio evolutivo, semmai storico per come l’ugual materia difetta non più alla luce funzione di
ugual vita ed a cui ognuno aspira anche in difetto di abile archibugio, e con
tal mirato ingegno aspirare alle tenebre della perenne conquista della natura,
avversata con una umile freccia!
In seno alla Storia per come correttamente letta
ed interpretata ed in ultimo assimilata dall’arte evolutiva debbo, soprattutto quando in
questo stesso momento in cui scrivo medesimi Conquistadores si adoperano con ugual
prodigiosi artifizi dati dall’efficienza o ancor meglio deficienza tecnica, in
ragion d’un valido pensiero posto all’infinito e contrastato da ugual fucile
ben puntato; schierarmi con l’umile
freccia…
Così come
si esplicita l’arte creativa e non solo evolutiva in seno a medesima vita!
Ed
ancora, tanti
e troppi morirono e non solo per il ferro e fuoco nemico armati di abili
manufatti in difesa, o al contrario, nell’offesa del costante progresso e per
come lo stesso dedotto e quantunque posto [giacché
saremmo stati più abili e saggi nel porlo in differente e consona condizione],
ma anche per disarmata mano d’un virus dell’uomo evoluto, lo stesso male che
secoli dopo ha continuato ad uccidere ugual genti e interi villaggi, dicono
ignorati dal potere sovrano
Quindi se
dovessimo verificare con lo stesso calcolo evoluzionistico posto nella
previsione come nella prevedibilità, ci accorgeremmo che i frutti che andremmo
a raccogliere, dalle correnti marine che stanno modificando il loro percorso, alla
rotta di migrazione d’ogni singola specie, al buco dell’ozono, alle malattie,
fino alle estinzioni di massa, alle guerre assommate ai cambiamenti climatici
sempre più repentini e pericolosi, dati da una ‘summa’ alterata del rapporto
evolutivo con l’intero ecosistema propriamente o impropriamente occupato o
colonizzato. I buddisti dicono dal micro al macro cosmo sussiste un immenso
incalcolabile equilibrio, ciò detto da una dottrina, e la scienza ce ne
fornisce puntuale conferma!
Ed anche
questo termine pone un limite interpretativo dato dalla corretta spiegazione
del progresso, del quale non si può ricondurre merito evolutivo o di
sopravvivenza dato ad una singola specie che occupa uno spazio seppur piccolo colonizzandolo,
ma la ‘summa’ della sua ricchezza conferita dall’equilibrio interpretativo
dello spazio reale che, in verità e per il vero, occupa nell’intero ecosistema
a sua volta giudicato (anche) dalla
Storia.
Se
omettiamo il secondo parametro non regna la crescita ma l’involuzione per ogni
Elemento della Terra da ognuno abitata e vissuta quotidianamente. Giacché
l’equilibrio di ogni Ecosistema (conferito dalla Natura), e non solo quello
impropriamente detto civilizzato, regna per ogni legge evolutiva e principio di
reciproco rapporto per ogni specie vivente e non… conferita dagli altrettanti
reciproci rapporti di ogni Elemento, i quali a loro volta conferiscono i meriti
delle successive evoluzioni, o al
contrario, involuzioni al pari di
estinzioni e non più naturali come conosciute nell’intero arco della storia e
non solo geologica del nostro pianeta, con le quali la Terra dalla crosta alla
cima, non più evoluta, ma precipitata per umana mano (e presunto intelletto) nell’apocalittico abisso.
Presa la
dovuta ‘coscienza evolutiva’ - se ancora ne possediamo una -, delle grandi capacità
di cui l’Intelletto dispone - o dovrebbe - disporre nell’apportare la dovuta
opera per il miglioramento della specie e non solo la propria, e visto che lo
spazio occupato come dicevo, dipende da ogni reciproco rapporto che se alterato ne comprometterebbe la
sopravvivenza, l’umano detto dovrebbe assumere maggior consapevolezza data
dalla reale conoscenza da ciò cui deriva la sua vera natura, e non solo la propagandata presunta falsa
‘ricchezza’, limitata all’‘artifizio’
dato dal breve ingegno per ogni impropria conquista sottratta all’arte
evolutiva; dacché riconosciamo nell’artificioso artifizio un ottimo ‘manufatto’,
esulare però, dalla evoluzione di cui il miglioramento per ogni specie in ugual
‘atto’, e non solo ‘umano’, ne consacra e certo non
mortifica e avvilisce l’Intelletto evolutivo.
Ovvero,
se fosse
solo l’umano a migliorare e la Natura in completo degrado, avremmo ottenuto il
beneficio e merito (o meglio maleficio)
del ‘paradosso
umano’, sancito e dedotto nella irreversibile ed altrettanto paradossale condizione in cui leggere e narrare ugual
immobile Storia, ma non certo simmetrica a quella evolutiva, i due rami si
scindono e dividono, perché le estinzioni per come le conosciamo per opera
della Natura, assommate agli interconnessi rapporti nei milioni di storia e non
solo evolutiva ma anche geologica, nel disastro ne hanno sancito il
miglioramento, e all’ultimo Secondo dell’èra geologica misurata nella ‘materia’
hanno partorito l’uomo di cui si narra (compreso
dell’Anima come dello Spirito), propriamente o paradossalmente, circa
differenza data e conferita dalla ‘summa’ dell’Intelletto posto nelle orbite e variegate
specie del ‘caso’ - o al contrario - del ‘fine’, comunque nel ‘caso’ leggiamo e
deduciamo - per ora - solo la ‘fine’, comunque ed ancora, otterremo per ugual Sentiero dato
verso la presunta Cima o Abisso, le altrettante variegate regioni e ragioni del
dominio non più della luce, da cui nato (e
fu la Luce), bensì delle tenebre (e
Lucifero della schiera degli angeli…).
[PROSEGUE CON LA SECONDA PARTE]