Precedenti capitoli:
Esorcizzare il male & il male esorcizzato (33/4)
Prosegue in:
Ad un fanciullo della vaga Terra recentemente perita (36) &
Il Potere delle Parole (37)
Per
un po’ giocai da solo nel cortile….
Parlavo
coi paletti della staccionata, facevo cantare le erbacce, e in mezzo ci trovai
tutti i barattoli vuoti di tabacco da fiuto che la famiglia London aveva
buttato via nel corso degli ultimi dieci o quindici anni. Trovai anche un’asse
piatta, ci caricai sopra tutti i barattoli e mi misi a camminare a quattro
zampe; facendo finta che fosse un carro la spingevo in mezzo all’erba, dove
tracciava un sentiero al suo passaggio. Arrivai a un punto dove il mio carro si
insabbiava e i cavalli dovevano tirare più forte. Allora mi misi a
sacramentare:
‘Iahhhhoooo,
Judie! Forza Rhodie! Accidenti agli animali testardi! Piano adesso, piano!
Così! E adesso tirate insieme! Issa! Judie! Rhodie!’.
Mi
sentivo il migliore carrettiere del mondo, con la coppia di cavalli migliore
del mondo, e il carro migliore del mondo. Poi feci finta di consegnare il carico,
riscuotere i soldi, portare i cavalli e i muli al pascolo, e andare a trovare
la mia gente. Mi lasciai scivolare sui massi pericolanti che stavano dietro
casa mia, calpestai il mucchio della cenere sollevando un polverone bianco, e
quando arrivai in cima alla collina vidi il bambino della porta accanto che se
ne stava appollaiato sul suo mucchio di letame a osservare le mosche che
ingrassavano su uno spicchio di pesca. Quando mi vide si lanciò in una corsa
folle giù per il montarozzo, saltò su un cavalletto per segare la legna e
disse:
‘Questo
è il mio cavallo di battaglia!’.
Io
mi arrampicai su una carriola rotta e gli urlai di rimando:
‘Questo
è il mio carro armato da guerra!’.
Allora
lui si fiondò giù dal cavalletto e corse di nuovo in cima al montarozzo di
letame dicendo:
‘E
questa è la mia nave da guerra!’.
‘I
carri armati possono falciare intere navi da guerra’,
gli
feci io.
‘I
carri armati hanno mitragliatrici ultraveloci. Le navi da guerra invece
funzionano solo nell’acqua. Io posso dare la caccia ai tedeschi anche sulla
terraferma!’.
‘Ma
al massimo ne potrai colpire un centinaio, di tedeschi. Il tuo carro armato da
quattro soldi non ha tante pallottole come la mia nave da guerra’.
‘Facciamo
che io mi nascondevo nel mio carro armato dietro una roccia, e quando uscivi
dalla tua nave io ti uccidevo e tu eri morto!’.
Il
bambino scese dal precipizio dal montarozzo, sgattaiolò dietro il fienile e
dopo un po’ vidi la sua testa che sbucava dal piano di sopra, dove si caricava
il fieno:
‘Questo
è il mio forte militare’,
strillava.
‘E
qui sotto c’è la nave con tutti i cannoni! Il tuo vecchio carro armato mi fa un
baffo, adesso! Ah! Ah!’.
‘Ah!
Ah! A te! Il tuo forte schifoso non vale una cicca’,
emersi
da dentro la carriola arrampicandomi sul primo ramo d’un grosso albero di noce.
‘Adesso
ho un aeroplano, e non immagini neppure che cosa ti posso fare!’.
‘Non
puoi farmi un bel niente! Il tuo aeroplano non è neanche alto come il mio
forte!’.
‘Posso
andare più in alto!’.
‘Sono
sempre più in alto io nel mio forte che tu sul tuo aeroplano! Le bombe non
riesci a buttarmele!’.
Guardai
in su e vidi che ero arrivato in cima all’albero. I rami ondeggiavano intorno a
me, e la terra sotto mi sembrava un oceano in burrasca. Ma dovevo andare più in
alto.
‘Io
salgo quanto mi pare! E poi sgancio una bomba grossissima sopra il tuo stupido
forte che ti farà tutto a pezzi, e ti staccherà la testa, le gambe, e sarai
morto!’.
I
pochi rami in cima all’albero erano grossi quanto un manico di scopa, e il
vento lassù mi sbatacchiava come se fossi stato l’ultima noce della stagione.
La
mamma uscì sbattendo la porta di servizio, e io stetti buono buono in modo che
non vedesse che ero sull’albero. Anche la mamma dell’altro bambino uscì, con in
mano un bidone di lattine e cartacce, e mamma le chiese:
‘Senta,
sa mica che fine hanno fatto i nostri piccoli vagabondi?’.
Cosa
hanno fatto i nostri piccoli vagabondi?
Cosa ne è di loro?
Cosa dei Profeti di questo ed ogni
trascorso Secolo?
Cosa dei pazzi rimasti a guardia del
proprio ed altrui Albero!?
Del proprio ed altrui Ramo!
Ove alta si scorge una foglia secca in
Primavera e fiorita in Autunno quando ogni porta del cielo si dischiude al
grigio umano appassire alla stagione visibile del Tempo rinascere e poi morire
per ogni porta ove un Dio dimora!
Cosa è rimasto dei nostri cantori senza
Memoria di cui la Storia preferisce una diversa Strofa!?
Cosa si scorge lassù da quell’Albero ove
ci riconosciamo distinti Elementi accresciuti nello Spirito rimembrato e negato?
Ci scorgono da lontano viral Spirale d’un
odio alla parabola rivenduto diluito distillato e spacciato per sana materia
senza parola senza verbo cui confiscare e conficcare la nuova prodigiosa ‘vista’
di una dottrina sconosciuta ed aliena ove ognun connesso ed isolato in medesimo
Albero non più congiunto alle radici della Terra quale più vasta ed invisibile
antica condizione di sana appartenenza, ma al contrario, una parabola
promettere futuro senza visione alcuna, promettere predominio sulla Terra,
scordando che questa è pur Superiore per ogni sua venuta scalciare la furia.
Cosa ne è stato di cantori profeti e
poeti?
Cosa dei loro miracoli!
Cosa dei loro Spiriti!
Rinati se pur sconfitti agli infiniti
Elementi da cui il loro ma non certo nostro breve infinito Tempo scalciare motto
e paura inutile materia limitata parola senza strofa alcuna!
Distillare monito e coraggio!
Ricordare ogni uomo inferiore al Dio che pur
lo ha pensato dalla crosta sino alla cima dell’Universo ad una foglia pregato e
rimembrato ad un Ramo proteso recitare il Verso per sempre braccato e
transitato nel peccato di questo immondo imperfetto Creato…
Il Verso Suo taciuto se pur nell’orrendo
di cui la Natura duplice Visione apostrofata: un Onda un Pensiero un volo una
corsa risalire la cima dal fondo d’un mare risalire la crosta al gelo d’un
antico peccato dall’uomo solo dall’uomo imperfetto consumato nominato e
indicato…
Profeta ed apostolo d’un immondo peccato!
…Una Simmetria taciuta invisibile
all’occhio ma non certo all’Anima quanto allo Spirito scomporre frammentare i
colori da cui la vista scorgere prima ancor di vedere, intuire prima ancora della
Ragione e del Pensiero cogliendo l’amaro frutto del Creato così come nato senza
apparente pensiero e peccato…
…Sapere ancor prima di pensare, ammirare
e pregare ancor prima dell’Oceano da una crosta di fuoco nato ancor prima della
piaga d’un purulento batterio… ancor prima che ugual Frammenta immagine
comporre ode e musica d’un diverso se più Perfetto Imperfetto Universo…
divenuto…
Da una Poesia nato… e non ancora pregato…
…Solo per ricordare quanto piccolo quanto
disgiunto quanto incapace quanto misero meschino volgare e precario…
…Solo un accenno solo un barlume della
luce frammentata scomposta circoscritta e poi uccisa offesa umiliata
e costretta qual ipotesi mai compresa dell’intero oscuro componimento senza
occhio né vista alcuna sovrintendere la retina cui il verme comporre viscere e
Terra e qualcuno cercarlo fin dentro la zolla…
…Ed ogni cosa naufragata proprio quando
il verme non più branchia ma alito d’un polmone divenuto vento annusare ciò da
cui pensa o peggio immagina la vita e qualcuno ricordare quanto la fatica dalla
crosta sino all’inutile salita ove pensa o peggio si pensa superiore verme
della venuta…
E un Dio taciuto ricordare la Rima comporre
il Verso nel dolore della Vita certamente mai compresa solo recitata senza
strofa e Poesia… alcuna…
(ringrazio Woody Guthrie per l’introduzione)