Prosegue in:
Favola di Natale (2)
Non voglio abusare del Titolo di codesta misera storiella, favola o
Eresia che sia, in ragion della favella che tal dire susciterà alla lingua
arguta e saputa del Crociato della Storia protettore di Ricchi Padroni giurato
nemico di noi… Poveri Coglioni; perché stracolmo l’Albero o la Pensione della
breve Dottrina nominata ‘Vita’ a cui aggiungiamo una favola nuova ad una Storia
Antica di cui la Parabola o Eresia che sia fece tappa ad una Osteria dove non
v’era oste giullare o nobile padrone a dividere il pane antico o un buon
bicchiere di vino quale povera comunione per ascoltare una preghiera con un
vecchio nome di cui non ci sarà concesso neppure l’onore della memoria, in
quanto la Favola della Storia caduta in un calendario incrocio di un Solstizio
ne riconosce altre con un più nobile dignitoso e ricco futuro, affinché il
bambino a cui è destinata la Rima ne faccia commercio nel Presepe della Vita!
Io, Straniero alla vostra
Ricca Teologia, ho visto l’anima mia vicino ad una mangiatoia donde mi trovavo
non del tutto per caso, ragione di un Destino raro corpo incarnato in un sogno
predestinato: un vecchio albero mi raccontò una Storia, storto decrepito ma
secolare nella regale dignità del suo Eterno Avvenire. Per questo la Memoria ha
il suo bel dire, se pur senza voce racconta la Parabola della vita, certo non
udita come ogni Elemento che circonda la nostra Dottrina o …. Eresia che sia.
Mentre passeggiavo sopra i quotidiani tormenti e strani accadimenti dei
vostri accidenti, alto e al di sopra degli
(umani) pensieri, nominati Paesi, Confini, strade e ricchezze…; il
vecchio senza quasi più parola mi suggerì una Storia molto povera, l’aveva
narrata ad un Bambino poi ad un Pastore,
ed anche ad uno strano signore, dall’abito ricco al seguito di un Firmamento
poi di una Stella forse una Cometa.
Il luogo povero…, ma al cospetto del Pastore ed al povero Bambino
doveva apparire un grande Castello. La vista spazia ed il cuore vola, l’occhio
affoga in un sogno d’Osteria, solamente che al posto di Bacco o Dionisio che
sia, qui dimora una povera caciotta ed un agnello che bela e riposa. Un poco di
latte e un poco di acqua che al Pargolo ed al suo Pastore sembrano la mensa del
più ricco Signore!
Un dì, del Passato o del Futuro del nostro invisibile Tempo fuori da
codesto Universo, non ricordo, perché senza calendario a segnare il Confine fra
l’uomo ed il suo Dio, Primo Eretico della
Storia Secondo Dio destinato alla
Memoria: pose legge fra il ricco e il povero di codesto mondo nato da una
Cometa e crocefisso con una corona di spine, perché ebbe l’ardire di pregare un
diverso avvenire nel Temp(i)o della
loro ricchezza frazione di un Secondo
nell’Infinito Primo senza Tempo del (nostro) misero Creato…
… Dunque…, riprendendo il Sentiero, come vi dicevo ciò che è successo
sempre potrà avvenire, anche se io cammino per questo Secondo con solo il Pensiero di un’Anima Eretica, privato della
ruota, neppure l’ombra dello Gnomone a dettar ora… Secondo del misero mio… Divenire. Scusate o appena visto un
cespuglio di ortica forse di spine…, io parlo della Rosa a voi dono quella non
certo la corona che ne protegge la chioma, il profumo in ogni stagione mi
indica la via, nobile o selvaggia che essa sia: la Rosa e la segreta Via nel bosco
di codesto eterno esilio della Vita.
Il povero Bambino viveva
tranquillo parlava anche Lui con l’ortica dell’avvenire, ma dall’alto del suo
grande castello o maniero che sia, il mondo gli appariva meraviglioso ed il più
bello che ci sia; certo non poteva sapere che non era Lui il ricco signore di
codesta povera Rima, quello passò un giorno… ammirò un Albero Secolare lungo
l’alta via che dal suo Feudo porta di un bosco pecunia della sua ricca vita. Il
Bambino passava ore a parlare con il suo Signore…, e chi da lontano ammirava lo
strano spettacolo, come quei cespugli che ebbi il coraggio di nominare quale
corona del nobile Dio, si allietava o impauriva di tal ‘Parabola’ senza lo
schermo a coronare successo di una stella senza più nome…
Il povero Bambino chino e appoggiato al suo Albero come un saggio
Sciamano, forse un Budda… o un Santo (non muta la dottrina della sua filosofia)
faceva raggelare il sangue quale atroce spettacolo di un futuro Pazzo
disadattato perso in un mondo mai narrato o rivelato al visibile Creato.
Pazzo o Scemo ragazzino abituato a parlare ad ogni Elemento come quel
Santo passato nello stesso suo giardino divenuto calendario di un Tempo
miracolo della vita: per qualche motivo strano dovrà divenire futuro suo
Tormento e padrone del Tempo rivelato nell’ortodossia di ugual via…. Il povero
bimbo non vedeva un Albero ma un ricco e nobile Profeta, ed ogni volta che
entrava nella sua Dimora faceva un inchino e si bagnava il viso, quasi avesse
paura di quel Dio così assiso nel ricco Regno della biblioteca della Vita, poi chiudeva gli occhi
ed inventava una strofa per ogni stagione quadro della ricca e dura corteccia
nell’anello del Tempo: da una Spirale in Lui si era evoluto come quel sasso
caduto in uno stagno: alla superficie dona la parola mentre si riposa nella
dura crosta.
(Dedicata a mio fratello David...)
(Dedicata a mio fratello David...)
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