CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
30 MAGGIO 1924

mercoledì 7 gennaio 2015

FAVOLA DI NATALE (per Ortodossi e non...)











































Prosegue in:

Favola di Natale (2)














Non voglio abusare del Titolo di codesta misera storiella, favola o Eresia che sia, in ragion della favella che tal dire susciterà alla lingua arguta e saputa del Crociato della Storia protettore di Ricchi Padroni giurato nemico di noi… Poveri Coglioni; perché stracolmo l’Albero o la Pensione della breve Dottrina nominata ‘Vita’ a cui aggiungiamo una favola nuova ad una Storia Antica di cui la Parabola o Eresia che sia fece tappa ad una Osteria dove non v’era oste giullare o nobile padrone a dividere il pane antico o un buon bicchiere di vino quale povera comunione per ascoltare una preghiera con un vecchio nome di cui non ci sarà concesso neppure l’onore della memoria, in quanto la Favola della Storia caduta in un calendario incrocio di un Solstizio ne riconosce altre con un più nobile dignitoso e ricco futuro, affinché il bambino a cui è destinata la Rima ne faccia commercio nel Presepe della Vita!
Io, Straniero alla vostra Ricca Teologia, ho visto l’anima mia vicino ad una mangiatoia donde mi trovavo non del tutto per caso, ragione di un Destino raro corpo incarnato in un sogno predestinato: un vecchio albero mi raccontò una Storia, storto decrepito ma secolare nella regale dignità del suo Eterno Avvenire. Per questo la Memoria ha il suo bel dire, se pur senza voce racconta la Parabola della vita, certo non udita come ogni Elemento che circonda la nostra Dottrina o …. Eresia che sia.
Mentre passeggiavo sopra i quotidiani tormenti e strani accadimenti dei vostri accidenti, alto e al di sopra degli  (umani) pensieri, nominati Paesi, Confini, strade e ricchezze…; il vecchio senza quasi più parola mi suggerì una Storia molto povera, l’aveva narrata ad un Bambino  poi ad un Pastore, ed anche ad uno strano signore, dall’abito ricco al seguito di un Firmamento poi di una Stella forse una Cometa.




Il luogo povero…, ma al cospetto del Pastore ed al povero Bambino doveva apparire un grande Castello. La vista spazia ed il cuore vola, l’occhio affoga in un sogno d’Osteria, solamente che al posto di Bacco o Dionisio che sia, qui dimora una povera caciotta ed un agnello che bela e riposa. Un poco di latte e un poco di acqua che al Pargolo ed al suo Pastore sembrano la mensa del più ricco Signore!
Un dì, del Passato o del Futuro del nostro invisibile Tempo fuori da codesto Universo, non ricordo, perché senza calendario a segnare il Confine fra l’uomo ed il suo Dio, Primo Eretico della Storia Secondo Dio destinato alla Memoria: pose legge fra il ricco e il povero di codesto mondo nato da una Cometa e crocefisso con una corona di spine, perché ebbe l’ardire di pregare un diverso avvenire nel Temp(i)o della loro ricchezza frazione di un Secondo nell’Infinito Primo senza Tempo del (nostro) misero Creato…




… Dunque…, riprendendo il Sentiero, come vi dicevo ciò che è successo sempre potrà avvenire, anche se io cammino per questo Secondo con solo il Pensiero di un’Anima Eretica, privato della ruota, neppure l’ombra dello Gnomone a dettar ora… Secondo del misero mio… Divenire. Scusate o appena visto un cespuglio di ortica forse di spine…, io parlo della Rosa a voi dono quella non certo la corona che ne protegge la chioma, il profumo in ogni stagione mi indica la via, nobile o selvaggia che essa sia: la Rosa e la segreta Via nel bosco di codesto eterno esilio della Vita.
Il povero Bambino viveva tranquillo parlava anche Lui con l’ortica dell’avvenire, ma dall’alto del suo grande castello o maniero che sia, il mondo gli appariva meraviglioso ed il più bello che ci sia; certo non poteva sapere che non era Lui il ricco signore di codesta povera Rima, quello passò un giorno… ammirò un Albero Secolare lungo l’alta via che dal suo Feudo porta di un bosco pecunia della sua ricca vita. Il Bambino passava ore a parlare con il suo Signore…, e chi da lontano ammirava lo strano spettacolo, come quei cespugli che ebbi il coraggio di nominare quale corona del nobile Dio, si allietava o impauriva di tal ‘Parabola’ senza lo schermo a coronare successo di una stella senza più nome…




Il povero Bambino chino e appoggiato al suo Albero come un saggio Sciamano, forse un Budda… o un Santo (non muta la dottrina della sua filosofia) faceva raggelare il sangue quale atroce spettacolo di un futuro Pazzo disadattato perso in un mondo mai narrato o rivelato al visibile Creato.
Pazzo o Scemo ragazzino abituato a parlare ad ogni Elemento come quel Santo passato nello stesso suo giardino divenuto calendario di un Tempo miracolo della vita: per qualche motivo strano dovrà divenire futuro suo Tormento e padrone del Tempo rivelato nell’ortodossia di ugual via…. Il povero bimbo non vedeva un Albero ma un ricco e nobile Profeta, ed ogni volta che entrava nella sua Dimora faceva un inchino e si bagnava il viso, quasi avesse paura di quel Dio così assiso nel ricco Regno della  biblioteca della Vita, poi chiudeva gli occhi ed inventava una strofa per ogni stagione quadro della ricca e dura corteccia nell’anello del Tempo: da una Spirale in Lui si era evoluto come quel sasso caduto in uno stagno: alla superficie dona la parola mentre si riposa nella dura crosta.

(Dedicata a mio fratello David...)
















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