Precedenti capitoli:
Lotte in Rima (42)
Prosegue in:
...Ecco il mistero dell'immonda Eresia (ovvero come Dio "recita" la sua preghiera) (44)
"Al cinema danno ora" - dice lei - passeggiando nella nuova città mistica edificata:
'La morte degli Dèi'.... (45) (sconto per bambini se accompagnati dagli adulti
vietato introdurre animali...)
Prima ho esaurito i manuali dell’Inquisizione, le asinerie dei
domenicani (‘Flagelli’, ‘Martelli’, ‘Formicai’, ‘Fustigazioni’, ‘Lanterne’,
eccetera, sono i titoli dei loro libri).
…Poi ho letto i parlamentari, i laici che a quei monaci si sostituiscono,
e pur nutrendo disprezzo per loro, quasi li eguagliano in idiozia.
Ne accennerò altrove.
Qui noto soltanto che, dal l300 al 1600, e oltre, la giustizia è
identica. Eccettuata una breve parentesi nel parlamento di Parigi, sempre ed
ovunque è la stessa feroce demenza.
L’ingegno non conta.
L’acuto De Lancre, magistrato bordolese del regno di Enrico Quarto, all’avanguardia
in politica, quando si tratta di streghe precipita al livello di un Nider, d’uno
Sprenger, degli stupidi monaci del Quattordicesimo secolo.
E’ stupefacente vedere quei tempi tanto vari, quegli uomini di culture
diverse non riuscire ad andare avanti. Poi si capisce bene che gli uni e gli
altri furono impediti, di più, accecati, che il veleno del loro principio li
rese ubriachi e selvaggi.
Questo principio è il dogma di una radicale ingiustizia:
“Tutti perduti, per uno solo, non solo puniti, ma degni d’esserlo,
GUASTI A PRIORI E CORROTTI, morti a Dio ancor prima di nascere. Il poppante è
un dannato”.
Chi lo dice?
Tutti, persino Bossuet. Un importante dottore di Roma, Spina, Maestro
del Santo Palazzo, formula il concetto con precisione:
“Perché Dio permette che gli innocenti muoiano? Agisce secondo giustizia.
Se non morissero dei peccati commessi, morirebbero comunque per la colpa
originale” (De Strigibus, pagina 9).
Questa enormità ha due conseguenze, in giustizia e in logica. Il giudice
è sempre sicuro del fatto suo; chi gli compare davanti, non c’è dubbio, è
colpevole, e, se si difende, ancora di più.
La giustizia non deve faticare, rompersi la testa, per distinguere il
vero dal falso. Si parte sempre da un partito preso. Il logico, lo scolastico
non sottopone l’anima ad analisi, rendersi conto delle sfumature che vive non è
affar suo, ne ignora la complessità, i contrasti intimi e i conflitti. Non ha
bisogno, come noi, di spiegarsi come possa cadere a poco a poco nel vizio.
Quanto riderebbe, scuotendo la testa, di finezze e cautele così, se fosse in
grado di capirle!
Quanta grazia gli darebbe allora il dondolìo delle orecchie superbe che
agghindano il suo vuoto cranio! Soprattutto quando si tratta del PATTO
DIABOLICO, dello spaventoso contratto dove, per il misero guadagno di un
giorno, l’anima si vende al supplizio eterno, noi cercheremmo di ricostruire il
cammino maledetto, la terribile successione di sventure e delitti che la
sprofondarono.
Il Nostro, se ne preoccupa?
Per lui l’anima e il diavolo sono nati l’una per l’altro, tanto
che alla prima tentazione, per un capriccio, una ‘voglia’, un pensiero che
passa, quella non esitò a gettarsi nell’orrido estremo.
Neppure i nostri moderni hanno granché indagato la cronologia morale
della stregoneria. Si soffermano troppo sui rapporti del medioevo con l’antichità.
Rapporti reali, ma vaghi, di poco peso. La vecchia Maga, la Veggente la Sibilla
non sono ancora la vera Strega. Le innocenti Sabasie (da Bacco Sabasio),
piccolo sabba campestre che continuò nel medioevo, niente hanno a che fare con
la Messa nera del Quattordicesimo secolo, la grande solenne sfida a Gesù.
Queste creazioni terribili non hanno proceduto sul lungo filo della tradizione.
Uscirono dall'orrore del tempo.
A quando risale la Strega e l’antico Stregone? rispondo senza
esitare:
‘Ai tempi negati alla speranza’.
Alla profonda disperazione prodotta dal mondo della Chiesa. Senza esitare
dichiaro: ‘La Strega è il suo delitto’. Non mi soffermo neppure un attimo sulle
sue melliflue spiegazioni, che fingono di attenuare: ‘Debole, leggera era la
creatura, facile alle tentazioni. La concupiscenza l’ha indotta al male’.
Come, nella miseria, nella carestia di quei tempi, come poteva quella
passione traviare sino al furore diabolico?
Se la donna innamorata, abbandonata e gelosa, se la ragazza scacciata
dalla matrigna o la madre picchiata dal figlio (vecchi soggetti di leggende),
se hanno potuto cadere in tentazione e invocare lo spirito maligno, tutto questo
non è la Strega. Che queste povere creature invochino Satana, non vuol dire che
lui le accetti. Sono ancora lontane, ben lontane dall’essere pronte per lui.
Non hanno l’odio di Dio.
Per capire un po’ meglio, leggete gli odiosi registri che ci restano dell’Inquisizione,
non negli estratti dl Llorente, Lamothe-Langon, eccetera, ma quel che resta
degli originali di Tolosa. Leggeteli così come sono, nella loro tetra aridità,
tanto spaventosa e feroce.
Bastano poche pagine, per sentirsi agghiacciare.
Vi prende un freddo crudele. La morte, la morte, la morte si avverte in
ogni riga. Siete ormai nella bara, o in una piccola cella di pietra dai muri ammuffiti.
I più fortunati vengono messi a morte. L’ORRORE questa parola ricorre
all’infinito, come una campana d’infamia che suoni e risuoni, per desolare i
morti vivi, sempre la stessa parola: MURATI NELL’ORRORE DELLA FOLLIA CHE AVANZA
SPACCIATA PER RETTA SCIENZA.
Orrendo meccanismo per annientare e schiacciare, crudele torchio per
spezzare l’anima. Un giro di vite dopo l’altro, strangolata, scricchiolante,
schizzò dalla macchina e cadde nel mondo ignoto. Quando appare, la Strega non
ha padre né madre, non ha figli, marito, né famiglia. E’ un mostro, un
aerolito, non si sa da dove venga. Chi oserebbe
avvicinarla?
Dove vive?
Dove non è possibile, nei boschi di rovi, sulla landa, dove la spina,
il cardo intrecciati, impediscono il passaggio. La notte, sotto qualche vecchio
dolmen. Se viene scoperta, è l’orrore della gente a tenerla ancora isolata: è
come circondata da un cerchio di fuoco. Tuttavia, è difficile credervi, è
ancora una donna. Proprio questa tremenda vita preme e tende la sua molla di
donna, l’elettricità femminile.
Eccole due facoltà: L’ILLUMINISMO DELLA FOLLIA LUCIDA che, nelle
sue sfumature, è poesia, seconda vista, acume sottile, la parola ingenua e
astuta, soprattutto la capacità di credere in tutte le proprie bugie. Facoltà
non ignota allo stregone maschio. Con lui il nulla e il tutto avrebbe avuto
inizio in nome della MADRE TERRA dall’Universo nata.
Da questo dono un altro: il potere sublime di CONCEPIRE IN SOLITUDINE,
la partenogenesi che i nostri fisiologi ammettono adesso nelle femmine di
parecchie specie per la fecondità del corpo, e che non è più infondata per le
concezioni dello spirito. Sola, concepì e generò.
Chi?
Un altro se stessa, che le somiglia da confondersi. Figlio dell’odio,
concepito d’amore. Poiché senza l’amore, non si crea nulla. Tremante, così bene
si riconosce in questo bambino, si compiace talmente in quest’idolo, che
immediatamente lo colloca sull’altare, gli rende onore e gli si immola, si
concede vittima e viva ostia. Molto spesso lo dirà al giudice lei stessa: ‘Non
temo che questo: soffrire troppo poco per lui’ (Lancre).
Conoscete l’esordio del fanciullo?
Una tremenda risata.
Non ha forse motivo di essere allegro, sulla sua libera prateria,
lontano dalle segrete spagnole e dai ‘murati’ di Tolosa? Il suo ‘in pace’ è niente
di meno che il mondo. Va e viene, vagabonda. Sono per lui la foresta
sconfinata, la landa dai vasti orizzonti. Tutta la terra è sua, ricca nel
cerchio che la circonda.
La strega gli dice con amore:
‘MIO POETA’, NARRA DELLA MIA BELLEZZA INQUISITA DA QUESTI IDIOTI LUNGO
LA VIA….’
Le piace anche chiamarlo Fiorente’, ‘Boschetto’, ‘Germoglio’. Sono i
luoghi preferiti dal monello. Appena visto un cespuglio, vi saltò la scuola. Meraviglia
che al primo colpo la strega abbia davvero fatto un essere. Che ha tutto l’aspetto
della realtà.
L’hanno visto e sentito (dichiarano unanimi forse perché non appare in
mega pixel composto presiedere cotal democrazia digitata dall’uno all’altro
mondo ove la parabola narra l’avventura diabolica fors’anche un po’ offuscata
ma è solo il perenne fumo di medesima Memoria... corrotta e falsata nella pubblica, nonché, più che certa
appartenenza nel materiale mondo della demenza… così ben rappresentata…).
Chiunque può descriverlo.
Osservate invece l’impotenza della Chiesa. I suoi angeli sono smorti,
paiono sfumati, diafani. Lo sguardo li attraversa. Anche con i demoni rubati ai
rabbini, la laida legione rancorosa, eccetera, non raggiunse il realismo di
terrore che voleva. Ben più che terribili, sono figure grottesche; svolazzano
come pagliacci.
Tutt’altro esce satana dal ventre ardente della Strega, vivace, agguerrito
ed armato. Per quanta paura faccia, bisogna convenire che, senza di lui, saremmo
morti di noia. Tanti flagelli colpiscono quei tempi, ma la monotonia è ancora
il più pesante. Quando si cerca di far parlare le Tre Persone tra loro, come a
Milton venne la sfortunata idea, la noia arriva al sublime. Dall’una all’altra,
è un SI' eterno.
Dagli angeli ai santi, il medesimoo SI'. Questi, nelle loro leggende, graziosissime
all’inizio, hanno tutti un insulso odore di parenti, e l’uno con l’altro, ed
ognuno con Gesù. Tutti cugini.
Dio ci guardi dal vivere in un paese dove i visi degli uomini, tutti
desolatamente simili, hanno questa identità melensa di convento o sacrestia.
Invece il figlio della Strega, ragazzo in gamba, sa rispondere a tono. Risponde
a Gesù. Sono sicuro che lo distrae, oppresso com’è dai suoi santi insipidi. Questi
prediletti, i figli del padrone, non si scaldano troppo, contemplano e sognano;
ATTENDONO attendendo, sicuri di avere un giorno la loro parte di Eletti. Quel
poco di attivo che hanno è rinchiuso nel risicato cerchio dell’IMITAZIONE (questa
parola è tutto il medioevo).
Lui, il maledetto folle e bastardo, la cui parte non è che la frusta,
non ci pensa proprio di attendere. Va in cerca e non si ferma mai. Si dà da fare,
dalla terra al cielo. E’ molto curioso, fruga, penetra, tocca, e ficca il naso
dappertutto. Del ‘Consummatum est’ se ne frega, si prende gioco. Non fa che
ripetere: ‘Più in là’ e ‘Avanti’. Del resto, è di bocca buona. Raccatta tutti
gli scarti; il cielo getta, lui raccoglie.
Ad esempio, la Chiesa ha scartato la Natura, come impura e
sospetta. Satana la prende al volo, se ne ammanta. Non solo, la coltiva e la
sfrutta, ne fa fiorire arti, accettando il titolo con cui vogliono marchiarlo,
PRINCIPE DEL MONDO. Avevano detto imprudenti: ‘Guai a chi ride’. Cedendo a
priori a Satana una parte troppo bella, il monopolio del riso, e proclamandolo ‘divertente’.
Meglio, ‘necessario’. Poiché ridere è una funzione essenziale della nostra
natura.
Come trascinare la vita, senza poter ridere, almeno tra i dolori?
La Chiesa, che non vede nella vita che una prova, non si preoccupa di
prolungarla. Sua medicina è la rassegnazione, l’attesa e la speranza della
morte. Vasto campo per Satana. Eccolo medico, guaritore dei viventi. Meglio,
consolatore; ha la compiacenza di mostrarci i nostri morti, di evocare le ombre
amate.
La Chiesa scarta un’altra cosetta, la Logica, la libera Ragione.
Ghiotto boccone che l’ALTRO addenta con avidità. Aveva coniato in
chiare strofe ‘in pace’ dal soffitto basso, rischiarato da una luce cieca, da
una certa fessura. Si chiamava ‘la Scuola’. Ci lasciavano qualche chierico e
gli dicevano: ‘Sii libero’.
Diventavano tutti dei buoni a nulla.
Trecento, quattrocento anni confermano la paralisi. Il punto di
Abelardo è esattamente quello di Occam. E’ curioso che si cerchi proprio là l’origine
del Rinascimento. Arrivò, ma come? per l’impresa satanica di quanti hanno
sbrecciato il soffitto, per lo sforzo dei dannati che volevano vedere il cielo.
E soprattutto avvenne, lontano dalla scuola e dai dotti, a saltare la scuola
nei boschi, dove Satana insegnò alla Strega e al pastore.
Istruzione rischiosa al massimo, ma erano proprio i rischi ad esaltare
l’amor curioso, lo sfrenato desiderio di vedere e sapere. Là iniziarono le male
scienze, la farmacia proibita dei veleni, e la maledetta anatomia. Il pastore,
spia delle stelle, osservando il cielo, portava là le sue colpevoli ricette, i
suoi esperimenti sugli animali. La Strega sottraeva e portava dal cimitero
vicino un corpo; e per la prima volta (rischiando il rogo) si poteva osservare
questo miracolo di Dio ‘che scioccamente si nasconde, invece di comprenderlo’ (come
ha detto così bene il Serres).
L’unico dottore ammesso là da Satana, Paracelso, vi ha notato un terzo,
che penetrava alle volte nell’assemblea sinistra, portandovi la chirurgia. Era
il chirurgo di quei tempi di bontà, il boia, l’uomo dalla mano ardita, capace
di usare il ferro, che rompeva le ossa e sapeva aggiustarle, ammazzava e
talvolta salvava, appendeva fino a un certo punto. L’università criminale della
strega, del pastore, del boia, negli esperimenti loro, che furono sacrilegi,
animò l’altra, costrinse la rivale a studiare. Poiché ognuno voleva vivere.
Tutto è dovuto alla strega; avrebbero voltato per sempre le spalle al medico
altrimenti. A forza la Chiesa subì, permise quei crimini. Dovette riconoscere che
esistono veleni buoni (Grillandus). Messa con le spalle al muro, lasciò
sezionare in pubblico. Nel 1306, l’italiano Mondino apre e seziona una donna;
una nel 1315. Rivelazione sacra. Scoperta d’un mondo (non c’è confronto con
Cristoforo Colombo). Gli sciocchi rabbrividirono, sbraitarono. E i saggi
caddero in ginocchio. Con vittorie così, Satana non aveva certo paura di
morire. La Chiesa da sola non sarebbe mai riuscita a distruggerlo.
I roghi fecero fiasco, ma non una certa politica.
Divisero astutamente il regno di Satana.
Contro sua figlia, la Strega & lo Stregone antico Sciamano,
armarono suo figlio, il Medico. La Chiesa, che odiava profondamente, con tutto
il cuore, costui, per estinguere la Strega gli assicurò lo stesso il monopolio.
Gli stregoni certo furono dei noiosi. Ora che l’hanno spinto così in
rovina, si rendono ben conto di quello che hanno fatto? Non era un attore
necessario, un rotella indispensabile alla grande macchina religiosa, ormai un
po’ ansimante? Ogni organismo sano è doppio, ha due facce. Come la vita. E’ un certo
equilibrio tra due forze, contrarie, simmetriche, ma diseguali: quella
inferiore bilancia, reagisce all’altra. La superiore si spazientisce e vuole
sopprimerla. Sbaglia. Quando Colbert (1672), senza tante complimenti, licenziò
Satana proibendo ai giudici di ricevere i processi di stregoneria, l’ostinato parlamento
normanno, nella sua buona logica normanna, indicò i pericoli di una simile
decisione.
Il Diavolo è un dogma, né più né meno, legato a tutti gli altri.
Colpire l’eterno sconfitto, non è colpire il vincitore?
Aver dubbi sulle azioni del primo porta ad averne su quelle del
secondo, sui miracoli compiuti proprio per combattere il Diavolo. Le colonne
del Cielo hanno le loro fondamenta nell’abisso. L’incauto che smuove queste
fondamenta infernali rischia di aprire crepe nel Paradiso. Colbert non ascoltò.
Aveva altro da fare. Ma il Diavolo forse sentì. E questo lo consola molto. Nei
lavoretti con cui si guadagna il pane (spiritismo o tavolini che ballano), si
rassegna, pensando che almeno non muore solo…