Dal diario di Giacomo Bove sulla spedizione artica svedese
con la nave Vega (1878-1880).
VISITA DI MENKA, CAPO DEI CIUKCI
Questa mattina fummo visitati dal capo dei Ciukci della Penisola omonima,
il quale dimora a Markowa e trovasi da queste parti per riscuotere il tribu-
to delle popolazioni poste lungo la spiaggia di questa penisola.
Wassily Menka, non appena messo piede a bordo, ci presentò un 'ukase'
scritto in russo nel quale era considerato come il capo dei Ciukci della par-
te orientale della baia di Coliucin, i quali dovevano ubbidirgli e pagargli quei
tributi che egli sarebbe andato a riscuotere.
Questo 'ukase' portava il timbro della Cancelleria imperiale di Ircutsk.
Fu fatto scendere nel quadrato, ed egli, vedendo alcuni quadri appesi lungo
le parti e credendoli santi, cominciò a gesticolare dinanzi ad essi facendosi
a più riprese il segno della croce e borbottando certe preghiere senza darsi
il minimo pensiero delle persone che gli stavano intorno.
Finita che ebbe la sua preghiera dinanzi ad un quadro che rappresentava una
visita notturna di Romeo, ci salutò con lunghi 'probasci' (unica parola che sa-
pesse di russo e che vuol dire buon-giorno).
Nordquist, che giunge già a farsi capire in ciukcio, gli rivolse diverse domande.
Rispose che veniva da Markowa, distante dieci giorni, e che, lasciate le sue
renne ad una giornata di marcia a monte di Pitlekai, s'era spinto con una slitta
e due schiavi a detto villaggio, non tanto attiratovi dal tributo che doveva riscuo-
tere dagli abitanti di Pitlekai, quanto dalla notizia del nostro arrivo, che a quest'-
ora credo abbia già fatto il giro di tutta la penisola.
Gli furono offerti dei sigari, che egli fumò colla voluttà che impiega un barbaro
quando arriva a mettersi in bocca uno di questi malanni dell'umanità; ma ciò
che gli stava a cuore era la bottiglia di cognac.
Il Menka, di capo non ne ha certamente la presenza: è piccolo e con una fac-
cia delle più brutte che si possano immaginare.
Gli si domandò quando ripartiva per Markowa, rispose: dopodomani; allora
il professor Nordenskiold lo pregò di portare una lettera al Governatore di
Anadirsk, ove si diceva che la 'Vega' era giunta all'est della Biaia di Coliucin,
e si attendeva che le acque si facessero libere per continuare il nostro viaggio.
Gli furono consegnate, chiuse tra due tavolette, anche delle lettere personali,
e Hovgaard e Nordquist seguirono Menka sino al suo prossimo accampamen-
to.
Menka volle vedere quello che le tavolette contenevano e apertele tirò fuori
la lunga lettera al Governatore, la spiegazzò dinanzi al popolo e cominciò con
un sangue freddo ammirabile a leggere, benché il brav'uomo non si fosse ac-
corto che il foglio era capovolto.
Menka gode di tutta l'autorità di un capo e su di questo pare non voglia transi-
gere. Ed invero, sia che si trovi nella tenda che lo ha ospitato, sia fuori di essa,
i restanti stanno a rispettosa distanza e si fanno un dovere se non un piacere di
prevenire qualunque suo desiderio.
Del resto la nostra presenza nella rada di Pitlekai deve aver servito non poco
ad aumentare la sua autorità, poiché egli ebbe l'onore di scendere nel nostro
quadrato.
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