Prosegue in:
L'orrore (2)
Proseguo per il sentiero ad ogni ponte e
ponticello Vela rallenta il passo ha paura dell’abisso, forse del rumore
scrosciante delle acque, certo è proprio un ‘diavolo’ di animale. Lei e
l’abisso con l’impeto delle acque mi appaiono un tutt’uno. Sembra conoscerne la
forza primordiale, quella che dal ghiaccio emette impeti di acque della potenza
del fuoco. Hanno scavato, formato, costruito. L’orrendo frastuono mi affascina,
la forza che emana l’apparente tranquillità della neve e ghiaccio evocano il principio della vita che
mi attira in maniera istintiva, come se in quei frangenti si perdesse la
capacità del flusso del pensiero il quale migra attraverso elementi esterni.
Quell’ordine preciso di cristalli di neve che pian piano si frantumano ed
esplodono per nuovi Universi, scompongono in fasi di transizione e celebrano la
forma di ciò che loro chiamano Dio.
Un principio troppo grande di quanto pensano
scorgere.
Un mare troppo agitato per essere navigato.
Un pensiero troppo vasto per essere
percepito.
Un Universo immenso per essere immaginato.
Questa spirale che si scompone e ricompone
appartiene (come tutta la natura) al suo moto (dell’Universo).
Noi e loro….
…Loro cosa vedono?...
(Il simbolismo e le metafore
dell'immaginario lupesco non sono vasti, ma sono potenti. Sono radicati nel
fondamento dell'anima. La tradizione del lupo eroe guerriero è vecchia quanto
la storia. Le leggende di Romolo e Remo e di altri bambini allevati da lupi
fanno emergere un'altra immagine antica, quella della lupa benevola. La morte
di uomini scambiati per lupi mannari e bruciati vivi nel Medioevo rappresenta
un ennesimo evento negativo legato al lupo. Altrettanto vecchie, sebbene non
così diffuse al di fuori dell'Europa, sono le immagini sessuali associate ai
lupi: in latino la 'lupa' è la meretrice e la femmina del lupo, in inglese il
fischio di ammirazione emesso al passaggio di una donna si chiama 'fischio del
lupo', e poi c'è il già citato idioma francese, 'elle a vu le loup', per
connotare la perdita della verginità. Sui muri di una catacomba romana, la
giovane Susanna insidiata da due anziani è dipinta come una pecora assediata da
due lupi. Ho già detto del lupo in quanto simbolo del crepuscolo. Altri scrittori
suggeriscono, trovandomi d'accordo, che il lupo fosse un simbolo che rifletteva
due caratteristiche umane della guerra: impulsi istintivi e comportamento
razionale. Nel corso della storia, l'uomo ha esternato la sua natura bestiale, trovando un capro espiatorio sul quale
potesse accumulare i peccati e la cui morte sacrificale ne costituirebbe
l'espiazione. Ha attribuito al lupo i
suoi peccati di brama, lussuria e inganno e lo ha condannato a morte in
letteratura, nel folklore e nella vita reale. Il conflitto nodale tra la
natura benigna e quella maligna dell'uomo è palesato nelle immagini gemelle del
lupo in qualità di killer famelico e madre che nutre e cresce i figli. La prima
era il lupo mannaro, la seconda la madre di bambini che fondavano nazioni. Oggi,
come gran parte dei popoli nella storia, noi stiamo dalla parte delle
madri-lupi surrogate, anche se lo consideriamo un fenomeno folcloristico. Ma
non abbiamo più notizie dei lupi mannari, che rappresentavano una dura realtà
nel Medioevo. La loro presenza fisica non era messa in dubbio, e nella sfera
simbolica costituivano tutto ciò che di indegno esisteva nell'uomo, soprattutto
ferocia e lussuria. - B. Lopez, Lupi - )
E noi cosa scorgiamo?
Assaporiamo
l’infinita sfumatura della vita e quando si annuncia mi ammutolisce con impeto
e delicatezza, dai tanti colori, dai troppi profumi, poi, dopo avermi
accarezzato e asciugato le lacrime, torna, come un Dio o Dèi verso quadri che
mi appartengono da secoli, millenni; …da sempre.
La rincorro ancora.
Pazzo, con la barba incolta, con l’occhio
lucido, con l’impeto del folle, con il cammino che diventa corsa, con il
sorriso dopo il pianto, riso di chi ogni volta vede svelato un mistero nuovo.
Poi mi fermo e contemplo senza parole il
lento e preciso alternarsi nella sorte apparentemente infinita dell’Universo.
In questa ‘anima’ l’‘umano’ mi riduce
brandelli.
Mi guarda con lo sguardo pietoso, ride di me
e della nostra follia.
L’‘umano’ mi fa tesoro delle sue calunnie,
dei suoi insulti, delle sue risate.
L’‘umano’ palesa la ricchezza, la
superiorità, il controllo.
Se io appartengo alla natura, l’umano ‘cristianizzato’ vuole ed esige
il controllo, il destino, la potenza, la volontà, il sacrificio. Crede di
farlo, è il suo compito, la distruzione gli appartiene. Mi rincorre per questi
e altri sentieri, impone la disciplina, il principio, mi vuole assoggettato ai
limiti di una visione divenuta potenza, divenuta falso miracolo alla corte di
un Secondo Dio.
(Ritenni di non dover passare sotto silenzio il fatto che nel periodo
della lite di GROSSOLANO, cioè precisamente l'8 maggio 1105, si scoprirono
delle preziose reliquie nella chiesa di S.Maria alla Porta; perciò in quel
giorno i canonici della cattedrale con tutto il clero indicono solenni
festeggiamenti nella chiesa suddetta. A testimonianza di ciò rimane questa
lettera: "I cardinali ordinari della santa Chiesa di Milano, il primicerio
con tutti i sacerdoti e tutto il clero di Milano, tutto il popolo e ogni ordine
di laici a tutti i sacerdoti, chierici e laici di ogni ordine della diocesi
della Chiesa di Milano augurano la pace, la salvezza da Dio e una piena
partecipazione di gioia. Poiché è naturale e giusto che quando il capo esulta
esultino assieme a lui anche gli altri membri, non vogliamo che rimaniate estranei
all'immensa letizia che la pietà divina ci concesse senza che la meritassimo e
la sperassimo. Vogliamo perciò che sia noto a voi tutti che abbiamo or ora
trovato, per volontà e dono di Dio, inestimabili tesori e incomparabili
perle, più brillanti del sole e più fragranti di ogni aroma e cioè: parte del
sudario del Signore e della sua Sindone, un frammento di pietra dove sedettero
gli angeli che annunciarono la resurrezione del Signor Nostro Gesù Cristo, un
pezzo di legno che sicuramente appartenne alla croce salvatrice del nostro
Salvatore, un lembo della veste della S. Maria, alcune ossa del SS. Casto e
Polimio, nella Chiesa che si chiama di S. Maria alla Porta. Perciò non solo in
quei giorni, ma anche nei giorni seguenti, ci fu un continuo e straordinario
concorso di gente di entrambi i sessi che gloriava e magnificava Dio perché si
era degnato in questo tempo di rivelarci per sua bontà tali TESORI e
speriamo che essi daranno protezione e salvezza non solo alla nostra chiesa, ma
anche a tutta la diocesi, per misericordia di Dio. Si fece anche una
processione generale in onore di Dio e del nostro Salvatore tanto grande,
solenne e mirabile quale mai prima avevamo visto o ricordiamo sia stata
fatta….)
Mi
rincorre con lettere e telefonini, porta in braccio i nuovi figli del domani
che sanno di cemento, che sanno di barbarie; mentre con incredibile perfidia
divora la vita e chi la celebra. Poi, dopo, imita, volendo sostituirsi a noi;
il rito sacrificale comporta dopo il pasto, questo pregare.
Dovrebbe essere eccitante per questo ‘umano’
estendere i brividi dell’acciaio con saette di fuoco, fra mari di stelle. Così
nascono tutte le visioni dell’orrore.
L’orrore oltre ai fiumi perenni delle guerre,
dei volti sofferenti di milioni di fantasmi che si aggirano in deserti privi di
vita, neanche più consapevoli di una possibile speranza. Hanno sacrificato
anche quella all’altare del nuovo pavone.
L’orrore della ‘loro’ ricchezza ostentata
senza limite.
L’orrore di quei volti pallidi su moderne
carrozze, mentre con disprezzo mi volgono lo sguardo, non per un ‘Tempio’, ma
per ‘finirla’ ancora una volta, martoriandola con nuovi sport estivi.
L’orrore dei profili, mentre il disprezzo è
la moneta per i fasti del nuovo accento ritrovato.
L’orrore di quelle risate, mentre bruciano e
divorano.
L’orrore del loro linguaggio, dei loro
giornali, dei loro pensieri, del loro cibo, delle loro impronte indelebili.
L’orrore dei ‘servi’ che ripiegano
nell’inganno della vita che riserva loro ad ogni carovana di ‘razze evolute’, i
credi di una nuova liturgia per confondere la realtà nelle grotte di pensieri
senza riflessi di ombre.
L’orrore di quei sorrisi, di quelle pose, di
quelle attese, nei sentieri che ho reso sacri per celebrare la vita.
L’orrore della ‘volontà di potenza’che si
cela nella previsione di eventi: braccano l’aria che respirano, l’acqua che
muove e torna a precipizio nel grande mare del principio.
Debbo riprendermi e nascondere questi
pensieri e cercare di mantenermi integro verso l’orrore.
La quarta
opera dell’Anticristo è quella per la quale edifica e costruisce insieme, nella
messa, tutta la religione e la santità del popolo, dopo aver fatto un unico
tessuto di varie cerimonie, ebraiche, pagane e....
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