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BREVE
INTRODUZIONE
Tutti gli
animali erano ora presenti, eccetto Mosè, il corvo domestico, che dormiva su un
trespolo dietro la porta d'entrata. Quando vide che tutti si erano bene
accomodati e aspettavano attenti, il Vecchio Maggiore si rischiarò la gola e
cominciò:
‘Compagni,
già sapete dello strano sogno che ho fatto la notte scorsa, ma di ciò parlerò
più tardi. Ho avuto una vita lunga, ho avuto molto tempo per pensare mentre me
ne stavo solo, sdraiato nel mio stallo, e credo di poter dire d'aver compreso,
meglio di ogni animale vivente, la natura della vita su questa terra. Di ciò
desidero parlarvi.
…Ora,
compagni, di qual natura è la nostra vita?
Guardiamola:
la nostra vita è misera, faticosa e breve. Si nasce e ci vien dato quel cibo
appena sufficiente per tenerci in piedi, e quelli di noi che ne sono capaci
sono forzati a lavorare fino all'estremo delle loro forze; e, nello stesso
istante in cui ciò che si può trarre da noi ha un termine, siamo scannati con
orrenda crudeltà. Non vi è animale in Inghilterra che, dopo il primo anno di
vita, sappia che cosa siano la felicità e il riposo. Non vi è animale in
Inghilterra che sia libero. La vita di un animale è miseria e schiavitù: questa
è la cruda verità.
Fa forse
ciò parte dell'ordine della natura?
Forse
questa nostra terra è tanto povera da non poter dare una vita passabile a chi
l'abita?
No,
compagni, mille volte no!
Il suolo
dell'Inghilterra è fertile, il suo clima è buono, e può dar cibo in abbondanza
a un numero d'animali enormemente superiore a quello che ora l'abita. Solo
questa nostra fattoria potrebbe sostentare una dozzina di cavalli, venti mucche,
centinaia di pecore, e a tutti potrebbe assicurare un agio e una dignità di
vita che vanno oltre ogni immaginazione. Perché allora dobbiamo continuare in
questa misera condizione? Perché quasi tutto il prodotto del nostro lavoro ci
viene rubato dall'uomo. Questa, compagni, è la risposta a tutti i nostri
problemi.
Essa si
assomma in una sola parola: uomo.
L'uomo
(solo in poche eccezioni) è il solo, vero nemico che abbiamo.
Si tolga
l'uomo dalla scena e sarà tolta per sempre la causa della fame e della fatica.
L'uomo è la
sola creatura che consuma senza produrre. Egli non dà latte, non fa uova, è
troppo debole per tirare l'aratro, non può correre abbastanza velocemente per
prendere conigli. E tuttavia è il signore di tutti gli animali. Li fa lavorare
e in cambio dà ad essi quel minimo che impedisca loro di morir di fame e tiene
il resto per sé.
Dunque,
compagni, non è chiaro come il cristallo che tutti i mali della nostra vita
nascono dalla tirannia dell'uomo? Eliminiamo l'uomo e il prodotto del nostro
lavoro sarà nostro. Prima di sera potremmo divenire ricchi e liberi. Che fare
dunque? Lavorare notte e giorno, corpo e anima per la distruzione della razza
umana!
Questo è il
mio messaggio a voi, compagni:
Rivoluzione!
E
ricordate, compagni, che la vostra risoluzione mai deve vacillare. Nessun
argomento vi faccia deviare. Non date ascolto quando vi si dice che l'uomo e
gli animali hanno un comune interesse, che la prosperità dell'uno è la
prosperità degli altri.
E’ tutta
menzogna.
L'uomo non
serve gli interessi di nessuna creatura all'infuori dei suoi. E fra noi animali
ci sia perfetta unità di vedute, solidarietà perfetta in questa lotta. Tutti
gli uomini sono nemici. Tutti gli animali sono compagni.
Avvenne qui
un tremendo scompiglio. Mentre il Vecchio Maggiore stava parlando, quattro
grossi topi erano usciti dal loro buco e, appoggiati ai quarti posteriori, si
erano messi ad ascoltare. I cani li avevano subito notati, e solo con un rapido
ritorno alle loro tane i topi ebbero salva la vita. Il Vecchio Maggiore alzò la
zampa per imporre il silenzio.
‘Compagni’
disse ‘ecco un punto che deve essere chiarito. Le creature selvatiche come i
topi e i conigli sono nostri amici o nostri nemici? Mettiamo la questione ai
voti. Propongo all'assemblea il seguente quesito: i topi sono compagni?’.
La
votazione fu rapida e con stragrande maggioranza si stabilì che i topi erano
compagni. Vi furono solo quattro dissenzienti: i tre cani e il gatto, il quale,
come si scoprì poi, aveva però votato per ambo le parti. Il Vecchio Maggiore
proseguì:
‘Poco mi
rimane ancora da dire. Solo ripeto di ricordar sempre il vostro dovere di
inimicizia verso l'uomo e tutte le sue arti. Tutto ciò che cammina su due gambe
è nemico. Tutto ciò che cammina su quattro gambe o ha ali è amico. E ricordate
pure che nel combattere l'uomo non dobbiamo venirgli ad assomigliare. Anche
quando l'avrete distrutto, non adottate i suoi vizi. Nessun animale vada mai a
vivere in una casa, o dorma in un letto, o vesta panni, o beva alcolici, o fumi
tabacco, o maneggi danaro, o faccia commercio. Tutte le abitudini dell'uomo
sono malvagie.
E,
soprattutto, nessun animale divenga tiranno ai suoi simili.
Deboli o
forti, intelligenti o sciocchi, siamo tutti fratelli. Mai un animale uccida un
altro animale. Tutti gli animali sono uguali.
E ora,
compagni, vi dirò del mio sogno dell'altra notte. Non vi posso descrivere quel
sogno. Era il sogno della Terra come sarà quando l'uomo sarà scomparso. Ma mi
ha rammemorato di una cosa che da lungo tempo avevo dimenticato. Molti anni fa,
quando non ero che un lattonzolo, mia madre e altre scrofe usavano cantare una
vecchia canzone di cui esse non conoscevano che l'aria e le prime tre parole.
Conoscevo quell'aria fin dall'infanzia, ma da molto tempo mi era uscita di
mente. L'altra notte, però, essa mi ritornò in sogno. E ciò che più conta,
anche le parole della canzone mi ritornarono, parole, sono sicuro, che erano
cantate dagli animali di molto, molto tempo fa e di cui da generazioni si era
perduta la memoria.
Vi canterò
ora questa canzone, compagni. Sono vecchio e la mia voce è rauca, ma quando vi
avrò insegnato l'aria la potrete cantare meglio da voi.
E’
intitolata Animali d'Inghilterra.
Il Vecchio
Maggiore si rischiarò la gola e cominciò a cantare, e cantò abbastanza bene, e
l'aria era eccitante, qualcosa fra Clementine e La Cucaracha. Le parole
dicevano:
Animali d'Ogni Terra,
d'ogni clima e d'ogni specie,
ascoltate il lieto coro:
tornerà l'età dell'oro!
Tosto o tardi tornerà:
l'uom tiranno a terra andrà;
per le bestie sol cortese
sarà l'alma terra inglese.
Non più anelli alle narici,
non più gioghi alle cervici,
e per sempre in perdizione
andran frusta, morso e sprone.
Sarem ricchi, sazi appieno:
orzo, grano, avena, fieno,
barbabietole e foraggio
saran sol nostro retaggio.
Più splendenti i campi e i clivi,
e più puri i fonti e i rivi
e più dolce l'aer sarà
Quando avrem la libertà.
Per quel dì noi lotteremo,
per quel dì lieti morremo,
vacche, paperi, galline,
mille bestie, un solo fine.
Animali d'Ogni Terra,
d'ogni clima e d'ogni specie,
ascoltate il lieto coro:
tornerà l'età dell'oro!
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