CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

martedì 8 ottobre 2013

UN AVAMPOSTO DEL PROGRESSO



































Una verità....&


Una calunnia




















Quale miglior risposta al rispettabile Direttore della Compagnia
se non la rima della Letteratura, che forse Lui quale preposto
agli interessi della sua economia disconosce, come ogni buon
Monarca incaricato della storia, affinché l'ignoranza sua e di co-
loro che asservono possa essere così ben pagata nel mare agita-
to et annebbiato da questa materia inondato, se non l'ignoran-
za debitamente cosparsa come una fitta nebbia al volgo distri-
buita, che prega impreca..... et avanza..... in codesta disgra-
ziata sostanza......
Se il mio assistito disconoscesse l'intento per lo quale sul ricco
mare non volle mai navigare, per la cattiva Compagnia per la
quale lo triste mare è famoso ad ogni buon navigante, è perché
lo popolo giammai volle ingannare.....
Giammai lo popolo volle ingannare e regnare con il resto della
ciurma di reietti che per secoli fecero remare peggio degli schi-
avi, per poi ingannare con parole 'privilegiate' di chi nel grande
mare sa ben come navigare... e lo popolo ingannare.....
Codesto Signore dal Monarca condannato et dal Direttore del-
la fiera Compagnia Umiliato, a me che son Nessuno ma ben na-
vigato, parve diletto seguirlo nel suo 'burlesco' (ma serio) inten-
to, e parmi il suo dire più serio di ogni fiero argomento, dal Mo-
narca o suo ciambellano inalberato, anche se l'aspetto da 'giul-
lare' vestito può ingannare la fiera apparenza del vostro ridire,
nella mia coscienza lo volli seguire perché parmi nel suo dire un
vecchio Eretico nella verità del suo ardire, e da Monarca di nes-
sun Regno, qual son io, anche Indegno, perché né io né lui di
denari adornammo il nostro Regno, volli invitare al mio misero
cospetto, in quanto gli inganni dei vostri regnanti per troppo
tempo raggirano il Vostro Illustrissimo Regno.
Parmi allora, in tutta la nostra Eretica Coscienza, che il suo di-
re sia pur vero per coloro che l'inganno conoscono davvero....
perché d'offesa vestono il loro muso indegno....
Parmi davvero che la sua moneta è misera nel suo Regno, in
quanto i suoi ambasciatori a pie' scalzi furono comandati, e
se cotesto inganno ci fosse davvero, il mio giullare sarebbe Re
e Monarca del suo Grande Regno.....
Spero che comprenda la Rima anche se è Napoletano per sua
fiera natura, tanto è vero che il popolo che governa è già un
fiero asino di natura. E come ho detto nella breve premessa
del mio intervento, a Lei è la letteratura che risponde nella sua
infelice natura, perché al mio assistito giammai 'avorio' adornò
la sua povera dimora, se contrario fosse, di quanto qui detto, di-
sponga la sua Ciurma o Fiera Compagnia del triste suo conven-
to, al lavoro per il quale fanno ricco il loro intento, che non è mo-
neta per il popolo che fiero saluta dalla banchina della sua ultima
e triste rima.., perché la mala-fede della sua ingiuria da un ricco
pulpito li saluta. Loro nella povertà governano la vita, la stessa
del negro che li saluta; e stia certo che che lo scafista è il compa-
gno del suo misero intento, per lui (infatti) ci dovrebbero pensa-
re quelli della sua Grande e Fiera Compagnia, nell'avamposto del
Progresso della loro... Triste Natura.......
Nello grande Traffico della Fiera et Grande Divina ...... Sua Me-
schina Natura.....
(L'Eretico Perseguitato curatore del blog.....)

















Vivevano come ciechi in una vasta stanza, consci soltanto di quel
che veniva in contatto con loro, ma incapaci di una visione d'in-
sieme delle cose.
Il fiume, la foresta, tutta la grande terra palpitante di vita, erano
come un enorme vuoto. Perfino la brillante luce del sole non sve-
lava nulla d'intelligibile.
Le cose apparivano e sparivano davanti ai loro occhi in modo
sconnesso e senza scopo.
Il fiume pareva venire dal nulla e fluire verso il nulla....
Scorreva attraverso un vuoto.....
Da quel vuoto, a volte, uscivano canoe, e uomini con lance in ma-
no gremivano improvvisamente il piazzale della stazione.....
Erano nudi, d'un nero lucido, adorni di conchiglie candide e di fi-
lo di ottone splendente, le membra perfette...
Quando parlavano emettevano uno sgraziato balbettio, si muove-
vano con fare sostenuto e mandavano occhiate rapide e selvagge
dagli occhi irrequieti e stupiti.....
Quei guerrieri si accovacciavano in lunghe file, quattro o più, da-
vanti alla veranda, mentre i loro capi stavano delle ore a contrat-
tare con Makola una zanna d'elefante.....
Kayerts dalla sua sedia osservava le trattative senza capir nulla...
Li fissava con i suoi rotondi occhi azzurri e gridava a Carlier:
- Ehi, guardi, guardi quel tale laggiù e quell'altro a sinistra!
Ha mai visto una faccia simile?
Oh, che bestione ridicolo!
Carlier, fumando tabacco locale in una corta pipa di legno, si da-
va delle arie arricciandosi i baffi, e, esaminando i guerrieri con in-
dulgenza altezzosa, diceva:
- Belle bestie!
Hanno portato qualche osso?
... Ma, forse potrei mandargli la mia Sara..., lei saprebbe come
ragionarci e prenderli questi energumeni...........

(J. Conrad, Un avamposto del progresso) 












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