CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

martedì 10 marzo 2015

A UN'AMICA AMERICANA (non c'è vita notturna qui...)







































Prosegue in:

La forza della Poesia (2)













Ti scrivo questa lettera in una pensione inglese di buon gusto, tetra, biliosa, della vomitevole…., situata, come sai benissimo, accidenti, sul puzzolente, azzurro, ribollente, fottuto Golfo Persico.
Dio li fulmini, ansimo tra vodka con seltz, tutto il petrolio greggio e crudele, tutta la benzina che esista sotto il cielo maledetto, tutto il bitume, e i bunker e le cisterne, gli oleodotti e le raffinerie, i pozzi e le torri di trivellazione, i pozzi a eruzione spontanea e i super frazionatori, e pozzo-el-Araba e così via.
Oggi mi hanno portato a visitare un nuovo grande pozzo sibilante sormontato da una nera torre, appena eretta al centro della raffineria. E’ costato otto milioni di sterline. E lo chiamano Cat-Cracker.




Abadan è abitata quasi completamente da inglesi (sono tutti inglesi talvolta vestiti di nero talvolta di bianco, ma tutti indistintamente inglesi…) – o così sembra. Vi sono migliaia di giovani inglesi negli alloggi per scapoli, tutti silenziosamente in subbuglio.
Molti perdono le staffe nella calura del loro sesso incarnato e del sole e vengono rimandati, latranti, in Inghilterra. Immediatamente, il loro posto è preso da nuove reclute: giovani cuccioli bene educati, con baffetti biondi e pipe di radica, che, nella pregnante estate, ben presto invecchiano, vanno in giro con la barba lunga, fumano a catena umide sigarette penzolanti, si ubriacano di arac, si agitano tremanti per tutta la notte insonne nei tremanti e agitati alloggi per scapoli, vanno ad aprire sentendo bussare tre volte alla porta a mezzanotte, vedono dinanzi a loro, nella calda notte illuminata dalla luna, fanciulle persiane del bazar, dalle labra umide, le quali chiedono, come vuole la costumanza, un bicchier d’acqua, le invitano ad entrare, arrossiscono, balbettano, brancicano, sono perduti.




Anche questi uomini vecchi-giovani vengono rispediti in patria, pieni zeppi di vergogna e di penicillina. E i più prudenti rimangono, alcolizzati, striduli, cacciati, ricordando l’allegra meravigliosa Londra dalla pelle così bianca e così ben disposta.
Ho visto campi petroliferi sulle montagne la settimana scorsa. Di notte il baccano dei geologi frustrati era più forte dell’ululare degli sciacalli fuori dalla mia tenda. Completamente dannati, i disonorevoli, esperti sciacalli pieni di auto compatimento strillavano e gemevano negli abissi del loro rimorso e delle fetide pattumiere.
‘Rosemary’, ‘Jennifer’, ‘Margery’, gridavano i quasi-maschi insonni nel loro quasi-sonno. E le iene ridevano molto vigorosamente nelle profondità delle loro scure gole malate.
O culla della cultura persiana, sempre-verde, con giardini, con cipressi, cinematofragata, decorata da cisterne di petrolio, attraversata da viali, odorosa di incenso e di ascella, cullami dolcemente prima dell’ora derelitta di andare a letto in albergo, sono affetto dalla nostalgia della gotta. Gli alluci mi pulsano come cetrioli dolenti nel bar che sa di arac.




O città di Haffiz, e di Sad’i e della signora Wiltshire, la moglie del Console (che quando ubriaca si fustiga a forza di bastonate il corpo rivestito di marmo…), solleticami fino a quando il mio alluce-pallone non si spenga, solleticami il ventre ed il membro con la sottoveste sado-maso di sottana nera guardaroba delle buone occasioni perdute…
Un paese solitario…
E’ così la Persia ferita, moschea e cecità, fontane e capanne di fango, Cadillac e piaghe purulente, melograni e Cat-Cracker. La birra nei bar degli alberghi costa dieci scellini alla bottiglia, importata da infime ditte tedesche; il whisky una sterlina al sorso (contrabbando delle stesse…).
… Non esiste vita notturna…
… Shiraz dorme alle nove….




Poi, nell’oscurità tintinnano le campanelle del cammello sommessamente; gli sciacalli confessano la loro indegnità di vivere con una furia ignobile di ululati di sirena ed esprimono la loro vile gratitudine dall’alito di fogna alla notte che ne cela i musi abominevoli; cani affetti da insonnia folleggiano nei villaggi di montagna; il viceministro dell’istruzione egiziano, che ha la camera d’albergo adiacente alla mia, ebbramente cavalca una magra segretaria pelosa, diplomata geometra dell’edilizia pubblica.
Dervisci supplicano sotto il mio letto; vi sono lupi non lontani che ululano contro le vetrine dei bazar!
Non esiste vita notturna qui: la luna fa quello che fa, gli insetti nocivi persistono, i cammelli salpano, i cani sfidano, le rane gioiscono, i leopardi delle nevi passano, gli stambecchi fanno quello che fanno, i mufloni sono peculiari, le gazzelle solitarie, gli asini cristiani, gli orsi sugli alti monti abbracciano altri universi e sbranano le gazzelle, le tigri guardano e tacciono e corrono verso il deserto per l’economia del nuovo giorno…
Non esiste vita notturna qui….

(Dylan Thomas, Ritratto del poeta attraverso le lettere; Fotografie di C. Jacrot)

(Prosegue...)


















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