Prosegue in:
Rudolf Otto (2)
La
religione comincia con se stessa ed è nei suoi stadi preliminari del ‘mitico’ e
del ‘demonico’… L’antico si manifesta nelle circostanze che stiamo per
rappresentare…
E così attraverso le serene tranquillità del mare, fra onde i cui
applausi erano sospesi per l’estasi estrema, Moby Dick proseguiva, ancora
celando alla vista la pienezza dei terrori del tronco sommerso, nascondendo per
intero il tristo orrore della sua mascella. Ma presto la parte anteriore emerse
lentamente dall’acqua; per un’attimo tutto quanto il corpo marmoreo formò un
grande arco come quello del ponte naturale della Virginia, e ondeggiando
ammonitrice la coda nell’aria come una bandiera, il grande Dio si rivelò, si
tuffò e sparì. Smettendo di volare e scivolando d’ala, i bianchi uccelli marini indugiarono bramosi
sullo specchio d’acqua agitato che esso
lasciò. Con i remi alzati e le pagaie abbassate, le scotte delle vele alla deriva,
le tre lance galleggiavano calme, in attesa che Moby Dick riapparisse.
‘Un’ora’, disse Achab, piantato a poppa della sua lancia, e gettò lo
sguardo oltre il luogo della balena verso i foschi spazi azzurri e gli ampi
vuoti affascinanti, a sottovento. Fu solo un istante, poiché nuovamente
gli occhi parvero girarglisi nel capo, come una vertigine, mentre sfiorava con
lo sguardo il cerchio dell’acqua. La brezza ora si levava, e il mare cominciò a
ingrossare.
‘Gli uccelli! Gli uccelli!’, gridò Tashtego. In lunga fila indiana,
come quando gli Aironi prendono il
volo, i bianchi uccelli volano ora tutti verso la lancia di Achab, e quando
furono a distanza di pochi metri, cominciarono a sbattere le ali sull'acqua lì
intorno, roteando tutto in giro, con grida gioiose, d’attesa. La loro vista
era più acuta di quella dell’uomo: Achab non poteva scorgere più nel mare
alcun segno.
Ma a un tratto, mentre scrutava sempre più in fondo, negli abissi, vide
laggiù una bianca macchia vivente, non più grande di una donnola bianca che
saliva con una prodigiosa velocità, e salendo cresceva, finché si voltò e
allora si rivelarono due lunghe file sbieche di denti bianchi e brillanti, che
venivano su fluttuando dal fondo impenetrabile. Era la bocca aperta di Moby
Dick e la sua curva mascella, mentre la massa smisurata era ancora celata dall’ombra
quasi confusa con l’azzurro del mare. La bocca lucente si spalancò sotto la
lancia come una tomba marmorea aperta, e con un colpo di fianco del remo da
governo Achab allontanò l’imbarcazione da questa apparizione tremenda. Poi,
chiamando Fedallah perché scambiasse con lui il proprio posto, andò avanti a
prua e, afferrato il rampone di Perth, ordinò all’equipaggio di agguantare i
remi e star pronti ad arretrare. Ora, per via di questo tempestivo girare della
lancia su se stessa, la prua fu condotta in anticipo a fronteggiare la testa
della balena, mentre questa era ancora sott’acqua.
Ma come se avesse avvertito lo stratagemma, Moby Dick, con quella
malvagia intelligenza che le si attribuiva, si trasportò di fianco,
per dir così, in un baleno, lasciando per il lungo sotto la lancia la sua
testa. Dappertutto, per ogni tavola e ogni costura, l’imbarcazione per un
momento fremette, e la balena, distesa obliquamente sulla schiena come un
pescecane che sta per mordere, lentamente a tastoni prese tutta la prua in
bocca, cosicché la lunga, stretta mascella ricurva si drizzò alta nell’aria,
e un dente si infilò in uno scalmo. L’azzurrino perlaceo dell’interno della
mascella stava a meno di sei pollici dal capo di Achab, e andava anche più in
alto. In questa attitudine, la Balena Bianca scosse ora il cedro leggero, come
un gatto morbidamente crudele il suo topo. Con gli occhi impassibili Fedallah
guardò e incrociò le braccia; ma gli uomini dell’equipaggio ruzzolarono gli uni
sulla testa degli altri, per raggiungere l’estremità della poppa. E ora, mentre
entrambi gli elastici parabordi balzavano avanti e indietro, e la balena si
trastullava con la lancia condannata in questa maniera diabolica, dato che,
avendo il corpo sommerso sotto l’imbarcazione, non poteva essere colpita da
prua, perché la prua quasi l’aveva dentro, per dir così, e mentre le altre
lance si fermavano senza volerlo, come dinanzi ad una rapida crisi cui sia
impossibile opporsi, fu allora che il pazzo Achab, inferocito per questa torturante
vicinanza del nemico, che lo poneva, vivo e impotente, proprio dentro quella
mandibola che egli odiava, fu allora che Achab, in delirio per tutto questo,
afferrò con tutt’e due le mani nude il lungo osso, e come un forsennato cercò
di strapparne la presa. Ora, mentre così si accaniva invano, la mandibola gli
sfuggì, i fragili parabordi si piegarono in dentro, ricaddero e si ruppero,
mentre le due mandibole, come cesoie, insinuandosi ancora più verso poppa,
divisero il legno perfettamente in due, e si richiusero ermeticamente in mare,
esattamente in mezzo ai due relitti fluttuanti. (Melville, Moby Dick)
…Si
manifesta nel progressivo… emergere e rafforzarsi…, soltanto in stadi graduali
e successivi, dei singoli momenti del ‘numinoso’. Poiché solo gradualmente esso
esaurientemente il proprio contenuto… Ma dove non ha raggiunto la completezza,
i suoi primi e parziali elementi costitutivi hanno per natura qualcosa di
bizzarro, di mostruosamente incomprensibile, spesso di grottesco… Il che è
particolarmente vero per quel momento religioso che, a quanto pare, è stato il
primo a erompere dallo Spirito umano: il terrore demonico…
....Ma la caccia prosegue....
Questi galleggiarono via, con le estremità spezzate nell’acqua, e l’equipaggio,
nel relitto a poppa, attaccato ai parabordi, che cercava di tenersi stretto ai
remi per legarli di traverso. Nel momento precedente, prima che la lancia
venisse spezzata, Achab, che fu il primo a intuire l’intento della balena dal
suo astuto sollevare la testa, movimento che ne sciolse la presa per un
momento, proprio allora aveva fatto con la mano uno sforzo finale per spingere
la lancia fuori dalla morsa. Ma scivolando invece di più tra le fauci della
balena e inclinandosi di fianco mentre scivolava, la lancia aveva travolto la
sua presa sulla mandibola, l’aveva rovesciato fuori mentre si piegava per dare
la spinta, e così Achab cadde in mare a faccia in giù. Ritraendosi dalla preda,
tra un ribollimento di spuma, Moby Dick ora stette poco distante, spingendo
verticalmente il BIANCO capo oblungo su e giù nei flutti, e contemporaneamente,
rivoltando adagio tutto il corpo affusolato sicché, quando la vasta fronte
rugosa si alzò qualcosa come venti piedi e più fuori dall’acqua, le ondate che
ora si sollevavano, insieme con tutte le onde confluenti, vi si infransero
contro scintillanti, gettando per vendetta la loro spuma infranta ancora più
alta, nell’aria. (Melville, Moby Dick)
…Isolatamente
considerato, esso dà l’impressione di esser piuttosto la contropartita della
religione, anziché la religione stessa. Spogliato delle sue concomitanze esso
appare piuttosto come una ‘forma terrificante’ di autosuggestione, una specie
di sentimento diviso fra l’ossessione e l’incubo di ‘psicologia collettiva di
un popolo’ (incarnata dal singolo quale ‘controparte opposta’ di ogni probabile
veggente o sciamano…) anziché come qualcosa di attinente alla religione…
Lo spettacolo della lancia spaccata pareva renderla pazza, come il
sangue di uva e more sparso davanti agli elefanti di Antioco, nel libro dei
Maccabei…
..Intanto Achab, quasi asfissiato in mezzo alla spuma prodotta dall’insolente
coda della balena e troppo storpio per nuotare, sebbene potesse ancora tenersi
a galla anche nel cuore di un vortice come quello, mostrava il capo come una
bolla scossa, che il minimo colpo casuale possa far scoppiare. Dal frammento
poppiero della lancia, Fedallah lo guardava con tranquillità e noncuranza; l’equipaggio
aggrappato all’altra estremità galleggiante, non poteva....
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