CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

domenica 2 ottobre 2016

IL PALCOSCENICO DELLA VITA (coro a due voci nel Sentiero dell'Autunno)







































Prosegue in:

Perle di vetro fuori e dentro l'Universo (2)













“Quando ero bambino e abitavo nella casa di mio Padre e mi dilettava della ricchezza e dello splendore di coloro che mi avevano allevato, i miei genitori mi mandarono dall’Oriente, nostra patria, con le provviste del Viaggio. Delle ricchezze della nostra casa fecero un carico per me: esso era grande, eppure leggero, in modo che potessi portarlo da solo… Mi tolsero il vestito di gloria che nel loro amore avevano fatto per me, ed il manto di porpora che era stato tessuto in modo che si adattasse perfettamente alla mia persona, e fecero un patto con me e lo scrissero nel mio cuore perché non lo potessi scordare: ‘Quando andrai in Egitto e ne riporterai l’Unica Perla che giace in mezzo al mare, accerchiata dal serpente sibilante, indosserai di nuovo il tuo vestito di gloria e il manto sopra di esso, e con tuo fratello, prossimo a noi in dignità, sii erede nel nostro regno’ ".



Qual è il significato (ed intendo disquisire con tutti coloro che lo abbiano letto) della Perla?

La risposta a tale questione determina anche il significato della storia nel suo insieme. E’ facile rispondere alla questione, come particolare mitografico.
Nel glossario del simbolismo gnostico ‘Perla’ è una delle metafore fisse per ‘Anima’ nel senso soprannaturale (ed aggiungo: in senso metafisico visto che ci addentriamo ad un coro a due voci, intendesi per Eretica ragione e fisica dimensione quella entità posta prima ed eterna all’Universo ad immagine di un più probabile Dio e Pensiero riflesso nel Cosmo a Lui Straniero. Violare [l’Anima] è come profanare non più il guscio della propria consistenza ed appartenenza - precedente alla presunta o accertata e desunta genetica - ma altresì la  Prima eterna quanto disconosciuta sua Natura; giacché, se Kant procede nella  sua [e successivamente altrui] visione possiamo rispondere, con ugual arguzia e logica filosofica, che la presunta verità accertata è impropria a qualsivoglia terrena o solo bestiale disquisizione circa la spirituale Dimensione, superiore e precedente all’opera divenuta Parola o ‘verso’ che sia [non certo Poesia], giacché, quando l’eterna consistenza in simmetrica Rima disquisiva, l’Universo ancora non rivelato o appena rilevato  nel ‘verso’ di apparente ed istruita parola qual essa sia nella materia scomposta; così provare a postulare consistenza entro o fuori la suddetta, appare più un miserevole operetta di cui verificarne metro e misura nel limite dell’opposta deficienza di alta e superiore appartenenza… di cotal natura posta). 




Il termine perciò lo si può intendere quale nome segreto che un termine chiaro di quell’enumerazione; e inoltre sta in una categoria a sé perché sottolinea un aspetto particolare,  o condizione metafisica, di quel principio trascendente. La ‘Perla’ è essenzialmente la Perla perduta e che deve essere ricuperata. Il fatto che la perla è racchiusa in un guscio ‘terreno’ ( il testo in verità e per il vero riporta ‘animale’…) ed è nascosta nel profondo può essere stato tra le associazioni di idee che in origine suggerirono l’immagine.

‘Chi attenta la perla attenta Dio!’

Genesi dell’Operetta dal ‘superiore’ ingegno posta:




L’Universo era considerato il più perfetto esemplare di ordine e nello stesso tempo la causa di ogni ordine riscontrato nelle realtà particolari, che soltanto in gradi diversi si avvicinavano a quel Tutto di cui abbiamo ad ammirare…
Inoltre, poiché l’aspetto sensibile dell’ordine, la sua principale ragione interna è la bellezza, il Tutto in quanto ordine perfetto deve possedere bellezza e razionalità al massimo grado… (ed infatti lo leggiamo nell’Operetta posta ma rimembriamo anche ove composta tal Parola nel secolo dopo ed ancora dopo…).
In verità questo Universo fisico circoscritto, indicato dal nome ‘cosmo’, era considerato un’entità divina e spesso chiamato addirittura dio, ed infine persino il Dio. Come tale era naturalmente più di un sistema fisico, nel senso in cui intendiamo ora il termine ‘fisico’. Come i poteri generativi, creatori di vita della natura, segnalano la presenza dell’Anima, e la regolarità eterna e l’armonia dei moti celesti rivela l’azione di una mente ordinatrice, così il mondo deve essere considerato un tutto animato ed intelligente e persino saggio.




Già Platone, infatti, sebbene non considerasse il cosmo come lo stesso essere supremo, lo chiamava l’essere sensibile più alto, ‘un dio’ e ‘in verità una creatura vivente con anima e ragione’. E’ superiore all’uomo, che non è nemmeno la cosa migliore del mondo [ed in questo concordo]: i corpi celesti sono migliori di esso, sia per la sostanza che per la purezza e fermezza dell’intelligenza che attiva i loro moti.
…L’affermazione circa lo scopo, rilevato nella lettura di Cicerone nel suo ‘De natura deorum’, ha un significato profondo. Stabilisce il legame tra cosmologia ed etica, tra l’apoteosi dell’universo e l’ideale di perfezione umana [nel quale Kant si diletta]: il compito dell’uomo è quello teoretico di contemplare e quello pratico di ‘imitare’ l’universo; imitazione che viene più pienamente spiegata: ‘imitando l’ordine dei cieli nella maniera e durata di tutta la vita dell’uomo’ (Cicerone).

Dunque per il lettore cristiano non sarà fuori luogo ricordare che sono i cieli visibili (non il cielo spirituale della fede) che fornisce il paradigma dell’esistenza umana. Non si può immaginare un contrasto più significativo con l’atteggiamento… Gnostico…
























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