CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

lunedì 1 luglio 2019

L'IDENTITA' DELLA NATURA (nella lotta degli Elementi) (35)



















Precedenti capitoli:

L'identità della Natura (33/4)

Prosegue....

Nella lotta degli Elementi (36)













In questo Tempo andato perso dismesso riciclato calcolato ciclico e scomposto ma spacciato barattato e rivenduto per… moderno èvo; progressivo graduale improvviso schizofrenico affrettato (contro)tempo derivato  nato (da ciò che vivo) nell’intento “mediatico-digitalizzato-industrializzato-connesso-globale-evento-informatico”… la capacità del Sogno e con essa l’antica genetica non ancora devastata ed innestata circuito (pre)stampato icona d’ogni Formica, si è frantumata e certo non Frammentata in Rima, quando la capacità della Poesia e con essa della vera Preghiera componeva saggia scienza nell’alchemica Via scomposta ricomposta per ogni Elemento nell’Officina della Vita non ancora… metallurgia o falso oro in nome e per conto della precoce e falsa ricchezza….

Da ciò Signori miei che ne deriva…?

Urla grida imprecazioni  & lanci di uova…!!

Indicano apostrofano insultano cercano perseguitano ed imprecano contro il Pazzo non più Lupo ma nuovo (sempre)eterno Agnello il quale prega una diversa Filosofia al rogo del ricco banchetto per ogni orto e via che giammai sia una casa giacché il Feudatario non permette diverso Elemento almeno ché non sia sano fruttuoso ricco… Frate Cemento!




Ragion per cui si anticipa ‘Moneta Calunnia’ quale antico principio innestato nella morale d’una falsa coscienza divenuta dottrina, innestata nel Pensiero limitato ma altresì globalizzato di una Memoria persa barattata e confusa con la vera Arte della Vita.

E chi corrotto e perverso perseguita il vero Perfetto!

Ed ai pazzi, a coloro cioè privi dell’ideale e principio della Vita accompagnati dal nuovo buffone di corte rispondo in Rima; non me ne voglia il feudatario se l’alchemica antica dottrina da lui non certo mai né intuita né compresa gli è per sempre avversa: pronostico ancora (così come il Maestro) futura bambina in difetto di quella antica purezza e prossima, Marte permettendo, a futura cubista! Che no! Certo che no qual Elemento rappresentato, solo un ballo indemoniato assatanato per mostrare un corpo senza forma né sostanza alcuna.

Abdicando alla vera bellezza il male della corrotta natura…

…La mia Eresia, il mio Eretico Viaggio i miei Frammenti proseguono svelando un poco della simmetrica Genetica quando urlavo anch’io ad una Foresta sognando quel lupo fuggito dalla London annerita da troppo catrame e vapore del futuro Secolo in progressione o fors’anche in lieve sconnessa discreta discesa…




Ma la materia o meglio lo sterco della Terra - rubando pensiero allo storico convenuto -, abbisogna della Borsa per proclamare l’Azione della propria selva. Così tutto ciò che ne deriva dall’uno all’altro polo alla borsa misurato valutato e convenuto e globalmente digitalizzato è un Sogno di falsa ed incompiuta ricchezza…

O forse solo falso alchemico traguardo o tramonto derivato alla medesima Alba (che Guenon mi protegga per questa mia e sua saggezza negata se pur letta di fretta…)

E come ebbe a dire Cecco sul rogo: lo scrissi lo penso lo affermo…

E lo Cogito e scrivo ancora nella lotta d’ogni Elemento…

A voi concedo solo l’urlo incompiuto d’una grande saccenza accompagnato da una velata ignoranza mascherata per saggezza… riversata come vomito dal centro alla alta Stratosfera… di questa nostra Sfera…

…Probabilmente le emissioni di solfati (vomito detto) nell’èra pre-industriale furono trascurabili così come il disboscamento: nell’èra del Bronzo, nonché nella prima età del Ferro, la metallurgia non richiedeva temperature molto elevate, e le ciminiere erano basse rispetto a quelle del XVIII secolo in poi. Le particelle di solfati sono soltanto uno degli aerosol dell’èra industriale, e l’impatto degli altri ‘alchemici’ composti elementi devastanti sull’odierno quanto futuro clima da qualsiasi punto di vista si possa convergere o divergere, usando il lessico specifico degli addetti ai lavori, su un probabile aumento o abbassamento delle relative temperatura e i dovuti accorgimenti adottati i quali non possono e debbono rientrare nelle specifiche politiche disquisizioni quanto devastanti decisioni. Se pur la Natura lenta nell’edificare e stabilizzare  la Vita i semi di ciò che avvelena il principio della Terra sarà un marcio frutto da offrire al prossimo Adamo nel Sogno della propria ‘saggezza’…

A causa dell’altrui ‘pazzia’…




Ho detto che nei miei sogni non vedevo mai esseri umani.

Mi accorsi presto di questo fatto e risentii in modo piuttosto pungente questa assenza della mia propria specie. Anche quand’ero bambino, avevo la sensazione, in mezzo all’orrore dei miei sogni, che se avessi incontrato un uomo, un solo essere umano, mi sarei salvato dai sogni e dai terrori che mi circondavano durante il sonno.

Questo pensiero turbò per anni interi le mie notti: se potessi trovare quest’essere umano, sarei salvo!

Devo ripetere che questa idea mi sorprendeva proprio nel bel mezzo del sogno e da ciò desumo l’evidenza della coesistenza delle mie due personalità, la prova che esiste un punto comune alle due parti dissociate del mio io.

La mia personalità di sogno viveva nei tempi remoti, prima ancora che esistesse l’uomo come noi lo conosciamo, e l'altra mia personalità, quella della mia vita reale, si fondeva nella sostanza dei miei sogni per quanto è concesso alle conoscenze delle vite d’un uomo. Forse gli psicologi togati troveranno da ridire sul significato che io attribuisco alle parole ‘dissociazione della personalità’.





La stella trafisse l’oscuro oceano,
parola ancora non nata
nella coscienza di una prima
cellula di vita.
Uscì da un ventre saturo
d’un lento concepimento.
Ventre gravido che urla
dolore,
in nome dell’istinto in cerca
della sua luce.
Istinto di un pensiero non ancora
nato alla vita,
lento risale la china
fino alla spiaggia di una
mente,
per millenni forma non ancora
precisa…
forse solo intuita. (1)

Mutò colore come un cielo
trafitto,
mostra lo sguardo lieve
di mille candele.
Mondi lontani, sapere infinito,
parola muta…
e poi solo paura…
La parola arrivò lieta una sera
ad illuminare il cielo
come sole che splende,
insegnò alla forma non ancora
perfetta:
nuova coscienza d’una vita
che nasce,
con tanto troppo dolore,
ed incide nell’oscuro oceano
il primo vagito di stupore. (2)

La stella insegnò la parola,
ma prima di lei il pensiero,
perché assieme a lei vola
nel vasto Universo,
dove Dio cadde
nel suo primo peccato.
Ancor prima il sentimento,
inconsapevole movimento
in un Universo da lui pensato…,
e da una stella creato.
Istinto ripetuto nella forma
e scolpito nel ventre,
conchiglia mai morta,
spirale di vita non del tutto
capita.
Coscienza muta,
parola divenuta preghiera
segreta,
mito nascosto e per sempre
contemplato,
forma dell’intero Creato. (3)

Incastrato in uno strato di
pelle,
di un Dio muto al loro pensiero,
parla per bocca di una
stella,
perché illumina il passo,
ora lieve,
ora stanco,
del saggio che interpreta la sua
parola segreta.
Ne fa testamento
e scienza perfetta,
per chi non confonde mito
e movimento:
Dio immobile al centro del
grande Universo.
Ma incide la via dell’infinito
stupore con la formula
del suo eterno amore. (4)

Geroglifico quasi perfetto,
dopo la parola del nostro
primo pensiero:
diviene numero scolpito
e donato,
nel sogno di un diverso
segreto.
Vuole il Primo Dio pensiero
assoluto,
prima del numero,
specchio nascosto
del suo lungo discorso.
Del quale pian piano saliamo
la china,
scoprendo la mente divina
posta fra la retta simmetria
e l’asimmetria principio
di vita. (5)

Risveglio d’un sogno
perfetto,
dove non vi è,
prima seconda,
o terza dimensione;
ma diversa parola pensiero
e scrittura.
Perché appena riesce ad arrancare… 
come quella prima creatura.
Muta scruta la riva,
osserva la volta, cerca sostanza,
nutrimento per un istinto
che avanza.
Vita mai del tutto
capita,
forse solo appena intuita. (6)

La stella precipita
senza guardare,
illumina solo il bianco
altare,
dove il ghiaccio abbraccia
la neve.
Distesa infinita nominata
deserto,
dove il sole per sempre
muore.
La notte adombra la via
di chi scorse la sua scia.
Accende in un istante
la volontà mai morta
nominata pensiero.
Per scoprir se è vero,
che il mondo è rotondo,
mai piatto come quella distesa
di ghiaccio,
che ci ruba lo sguardo. (7)

Nel sogno incidemmo
l’amore,
rubare il teschio per farne
poesia.
Scolpire la memoria nella parola
senza scrittura,
per raccontare la lunga
avventura e sofferta
agonia.
Chi costretto a cercare
un lume di vita,
per portare il sangue 
al compimento della
sua eterna natura. (8)

Il ghiaccio nasconde
il passo deciso,
chi alla sacra scrittura
preferì il martirio di una
strana visione.
È solo una stella che muore.
Un sole per cantarne gloria
e amore.
Per il resto della preghiera…
tenda di pelle di nobile
bisonte,
occhio di lucertola che illumina
la sera,
dente di orso che scalda
il sonno,
penna d’uccello che dona
ornamento.
Lingua narrata per ogni
anello di albero…
nel cosmo della natura
del loro Secondo Dio…
e nominata peccato. (9) 

Una generazione di vita in cammino
sulla grande via.
Lingua cantata come una
poesia,
trascina un sogno mai spento…
una terra scolpita nel sangue e nel vento. (10)

Una terra come eterna
partenza.
Una lancia conficcata
nella schiena,
come uno sparo di carabina
che tramuta il sogno
in nera visione. (11)

Nel vento nascosero il rito,
nella sabbia il sorriso,
nell’acqua che scorre marcarono
il sentiero,
del sogno ne fecero un grande
Impero.
Dalla terra rubarono l’amore,
confusero memoria
e dolore.
Nascosero l’essenza che mai
muore,
in una nuova preghiera
che uccide ogni passione.
Barattarono la danza della vita,
perché illumina lo spirito
d’un primo bagliore,
cercato all’infinito nel lungo
cammino.
Restituisce la luce di chi
fuggito,
da un lungo martirio senza più
sorriso,
in lenta agonia all’ombra di un
crocefisso,
nell’oscuro altare d’un vecchio
Testamento. (12)


(G. Lazzari Frammenti in Rima)

(Prosegue)
















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