CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

lunedì 27 novembre 2023

OGGI PIU' CHE MAI ABBIAMO BISOGNO DELLE SUE PAROLE (discorso di insediamento del presidente John Kennedy gennaio 1961)

 









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Fuori Programma (9/11)  


Prosegue ancora? 


Sì! 










con due Fotogrammi 


rovesciati (13)  &  (11)  


&d ancora con la gloriosa 








esposizione Universale


qual glorioso Fatto?


senza numeri romani (...)



 





Prosegue ancora?! 


Sì a Dicembre (14)







Oggi osserviamo non una vittoria del partito ma una celebrazione della libertà simboleggiando una fine ma anche un inizio significa rinnovamento e cambiamento poiché ho prestato davanti a te e a Dio Onnipotente lo stesso solenne giuramento che i nostri antenati prescrissero quasi un secolo e tre quarti fa.

 

Il mondo adesso è molto diverso, perché l’uomo ha nelle sue mani mortali il potere di abolire tutte le forme di povertà umana e tutte le forme di vita umana. Eppure le stesse convinzioni rivoluzionarie per le quali combatterono i nostri antenati sono ancora in discussione in tutto il mondo la convinzione che i diritti dell’uomo non provengono dalla generosità dello stato ma dalla mano di Dio. Non osiamo dimenticare oggi che siamo gli eredi di quella prima rivoluzione.




Lasciamo che la parola esca da questo tempo e da questo luogo sia verso amici che nemici che il testimone è passato a una nuova generazione di cittadini (e non solo americani) nati in questo secolo (e il secolo futuro), temprati dalla guerra, disciplinati da una pace dura e amara, orgogliosi della nostra antica eredità e riluttante a testimoniare o permettere la lenta distruzione di quei diritti umani per i quali questa nazione si è sempre impegnata, e per i quali ci impegniamo anche noi oggi a casa e in giro per il mondo.




Fatelo sapere a ogni nazione se ci augura il bene o il male che pagheremo qualsiasi prezzo, sopporteremo qualsiasi fardello, affronteremo qualsiasi difficoltà, sosterremo qualsiasi amico, ci opporremo a qualsiasi nemico, per assicurare la sopravvivenza e il successo della libertà. Questo è il nostro impegno e altro ancora.

 

A quei vecchi alleati di cui condividiamo le origini culturali e spirituali: promettiamo la lealtà di amici fedeli. Uniti c’è poco che non possiamo fare in una serie di iniziative cooperative. Divisi c’è poco che possiamo fare perché non osiamo affrontare una sfida potente, entrare in conflitto e dividerci in due. A quei nuovi Stati ai quali diamo il benvenuto tra le fila dei liberi: diamo la nostra parola che una forma di controllo coloniale non sarà scomparsa semplicemente per essere sostituita da una tirannia molto più ferrea.

 

…Non sempre ci aspetteremo di trovarli a sostegno del nostro punto di vista….




A quelle persone che nelle capanne e nei villaggi di mezzo mondo che lottano per spezzare i vincoli della miseria di massa: ci impegniamo a fare del nostro meglio per aiutarli ad aiutare se stessi, per qualunque periodo sia necessario non perché i comunisti potrebbero farlo, non perché cerchiamo i loro voti, ma perché è giusto. Se una società libera non può aiutare i molti poveri, non può neppure salvare i pochi ricchi.

 

Alle nostre repubbliche sorelle a sud del nostro confine: offriamo un impegno speciale per trasformare le nostre buone parole in buone azioni in una nuova alleanza per il progresso aiutare uomini liberi e governi liberi a liberarsi dalle catene della povertà. Ma questa rivoluzione pacifica della speranza non può diventare preda di potenze ostili. Fate sapere a tutti i nostri vicini che ci uniremo a loro per opporci all’aggressione o alla sovversione ovunque nelle Americhe e far sapere a ogni altra potenza che questo emisfero intende restare padrone di casa propria.




A quell’assemblea mondiale di stati sovrani: le Nazioni Unite nostra ultima speranza in un’epoca in cui gli strumenti di guerra hanno superato di gran lunga gli strumenti di pace, rinnoviamo la nostra promessa di sostegno per evitare che diventi semplicemente un luogo di invettiva per rafforzare il suo scudo contro i nuovi e i deboli e di ampliare l’area in cui può essere eseguito il suo mandato.

 

Infine, a quelle nazioni che volessero farsi nostre avversarie, offriamo non un impegno ma una richiesta: che entrambe le parti ricomincino la ricerca della pace; prima che gli oscuri poteri di distruzione scatenati dalla scienza travolgano tutta l’umanità in un’autodistruzione pianificata o accidentale.

 

Non osiamo tentarli con debolezza.




Perché solo quando le nostre armi saranno sufficienti al di là di ogni dubbio possiamo essere certi che non verranno mai impiegate. Ma neppure due grandi e potenti gruppi di nazioni possono trarre conforto dal nostro corso attuale entrambe le parti sono sovraccaricate dal costo delle armi moderne, entrambe giustamente allarmate dalla costante diffusione dell’atomo mortale, eppure entrambe corrono per alterare quell’incerto equilibrio di terrore che tiene in mano la guerra finale dell’umanità.

 

Quindi cominciamo daccapo ricordando da entrambe le parti che la civiltà non è segno di debolezza e che la sincerità è sempre soggetta a prove. Non negoziamo mai per paura, ma non temiamo mai di negoziare. Lasciamo che entrambe le parti esplorino quali problemi ci uniscono invece di insistere su quelli che ci dividono. Entrambe le parti formulino, per la prima volta, proposte serie e precise per l’ispezione e il controllo degli armamenti e abolirne il loro improprio utilizzo per qual si voglia distruzione di massa.




Lasciamo che entrambe le parti cerchino di invocare le meraviglie della scienza invece dei suoi terrori. Insieme esploriamo le stelle, conquistiamo i deserti, sradichiamo le malattie, esploriamo le profondità dell’oceano e incoraggiamo le arti e il commercio. Lasciamo che entrambe le parti si uniscano per ascoltare in tutti gli angoli della terra il comando di Isaia per “alleviare i pesanti fardelli... lasciare liberi gli oppressi”.

 

E se una testa di ponte di cooperazione possa respingere la giungla del sospetto lasciamo che entrambe le parti si uniscano per creare un nuovo equilibrio di potere ma un nuovo mondo del diritto dove i forti sono giusti e i deboli al sicuro e la pace preservata.

 

Tutto questo non finirà nei primi cento giorni. Né sarà finito nei primi mille giorni né nella vita di questa amministrazione, e forse nemmeno durante la nostra vita su questo pianeta. Ma cominciamo.




Nelle vostre mani, miei concittadini più del mio deciderà il successo o il fallimento finale del nostro corso. Da quando questo paese è stato fondato, ogni generazione di americani è stata chiamata a testimoniare la propria lealtà nazionale. Le tombe dei giovani americani che hanno risposto alla chiamata al servizio circondano il mondo.

 

Ora la tromba ci chiama di nuovo non come un appello a portare le armi, anche se di armi abbiamo bisogno non come un appello alla battaglia anche se siamo combattuti ma una chiamata a sopportare il peso di una lunga lotta crepuscolare anno dopo anno, gioendo nella speranza, pazienti nella tribolazione una lotta contro il nemico comune dell’uomo: la tirannia povertà malattia e la guerra stessa. Possiamo stringere contro questi nemici un’alleanza grande e globale Nord e Sud Est e Ovest che può assicurare una vita più fruttuosa a tutta l’umanità?

 

Ti unirai a questo sforzo storico?




Nella lunga storia del mondo, solo a poche generazioni è stato concesso il ruolo di difendere la libertà nell’ora di massimo pericolo; non mi sottraggo a questa responsabilità la accolgo con favore. Non credo che nessuno di noi scambierebbe il posto con un altro popolo o con un’altra generazione. L’energia, la fede, la devozione che portiamo in questo impegno illumineranno il nostro Paese e tutti coloro che lo servono e il bagliore di quel fuoco può davvero illuminare il mondo.

 

E così, miei concittadini americani, e non solo perché mi rivolgo all’intero mondo, non chiederti cosa può fare il tuo Paese per te chiedi cosa puoi fare per il tuo Paese. I miei concittadini del mondo non chiederti cosa farà l’America per te, ma cosa possiamo fare insieme per la libertà dell’uomo.




Infine, che siate cittadini dell’America o cittadini del mondo, chiedete a noi qui gli stessi elevati standard di forza e sacrificio che chiediamo a voi. Con la buona coscienza la nostra unica ricompensa sicura, con la storia il giudice finale delle nostre azioni; andiamo a guidare la terra che amiamo, chiedendo la sua benedizione e il suo aiuto, ma sapendo che qui sulla terra l’opera di Dio deve essere veramente la nostra.


(J.F.K)







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