CHI DELLA FOLLA, INVECE,

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lunedì 13 novembre 2023

LA MATERIA STORICA (4)

 









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circa lo kaos  (3/4)  


& il Capitolo completo [5]  








Prosegue con... 


brevi pause poste fra... 


un Universo e l'altro  (6)


(& un caloroso saluto a tutti gli

inquisitori di codesto nobile stato)







Testimoniare la Storia attuale posta fra un passato più o meno remoto e la prospettiva futura, non è cosa facile. Invece, narrarne la genesi della Verità che meglio la evidenzia e pone nella reale prospettiva abdicata alla dismessa funzione Memonica - e da cui deriva o dovrebbe - il senso della Storia (intera Storia evolutiva) da cui prospettare un accrescimento in potenza (evolutiva), così come nell’artificiale e/o artificioso a cui ognuno assoggettato, ci sembra un processo evolutivo, seppur indiscutibilmente difficile in quanto deve essere assommato ad una altrettanta Verità storica, sicuramente indispensabile nello svolgere la propria ‘funzione’ e non solo ‘storico-memonica’ testimoniata, bensì un preciso coefficiente e non più numerico con cui spesso associata la suddetta Storia da cui trarre giudizi in merito per altrettante simmetriche fasi (o epoche) più o meno evolutive, nonché oltre che sociali anche e soprattutto ‘scientifiche’, con cui evolvere simmetricamente suddetta ‘materia’ corrisposta all’Intelletto umano - quindi all’arbitrio d’ognuno - per il Giudizio che dello stesso viene posto in Essere nelle successive capacità di distribuirlo o negarlo.

 

[Quando si approderà al rogo della Memoria, o alla sua negazione, ogni forma di arbitrio umano annullato a vantaggio di una forma di proficua durevole dittatura. I gradi in letteratura li conosciamo, ai vigili raccomandiamo di prenderne atto.] 



 

In quanto sappiamo esistere una precisa Memoria genetica del tutto subcosciente appartenente ad un strato più o meno definito e/o indefinito della Coscienza, la quale affiora nostro malgrado quale istinto passione desiderio sogno ricordo consapevole e/o inconsapevole essere e volere… e molto altro ancora, ed anch’essa evolutiva; e una invece del tutto materiale (con la sua ben definita spirale e da cui i più noti fori del martoriato censire) da cui la Storia detta; fra le due differenti Memorie spesso in conflitto tra loro (più o meno come i venti) scaturiscono tutte quelle correnti, oppure ed ancor meglio, fratture più o meno geologiche poste negli strati di simmetrica terra donde nati figlia anch’essa d’un Universo, le quali seminano lieti eventi - o al contrario - catastrofi metereologiche rilevate come rivelate in successivi mutamenti ‘psicologici-ambientali’, se tali le possiamo e dobbiamo definire nella loro fattispecie evidenziare in altrettante dottrine e discipline concernenti l’Anima come lo Spirito d’ognuno; giacché una appartiene completamente allo Stato di Natura (e al divino), e l’altra, allo Stato più o meno di diritto (se mai questo abbia, in verità e per il vero,… regnato), e fra i due confini (o opposte nature) sussiste non certo una terra di Nessuno, 




...ma una Terra dello Spirito calata nella materia; una di queste è la Storia partecipata da ognuno, Storia la quale può essere consapevolmente partecipata una sola volta, data di inizio e fine della stessa materia per come dedotta dall’uomo, o al contrario, più volte nel suo lento immateriale scorrere qual karma d’ugual ‘nascere vivere e risorgere’ e mai morire; per ciò detto e sottinteso, il Menocchio e molti altri - anche diversamente da lui - anticiparono di fatto un determinato conflitto storico, diciamo che lo rinnovarono, oppure ed ancor meglio, in uno strato di suddetta remota Coscienza ‘storico memonica’ lo posero (più o meno consapevolmente) all’oblio della parola per come la stessa nata dalla simmetrica presa di coscienza ambientale (Menocchio leggeva attraverso l’umile lavoro, o meglio il frutto del suo lavoro, ciò che in realtà ben sancito nell’Universo); nella celata realtà e verità degli Elementi a cui apparteniamo, secondo la Cosmogonia del mugnaio, negli stessi si risorge. Mi sembra che non solo i greci trattarono questo delicato argomento… fors’anche qualcuno prima e dopo di loro!

 

Comunque proseguiamo il cammino…

   


Ci sembra invece che paradossalmente l’artificiosa intelligenza storica in difetto di memoria (in quanto assoggettata all’arbitrio di un programmatore) abbia preso il sopravvento in luogo ed Essere dell’Intelletto, posta nel ‘cogitante’ non-Essere, la quale simula l’atto (del cogito) sottratto all’intero processo storico evolutivo di cui non certo ne rappresenta la ‘summa’, ma al contrario, la subordinata vigilata dubbia Coscienza posta al ruolo di una sempre più degradata economia; quantunque sottratta alla verità della comprensione storica come fu per l’IBM e per come abbiamo letto nel senso economico e storico in cui dedurre, quindi adottare, quale ‘eterno’ principio  circa la Verità al di fuori da ogni scheda perforata in cui costretta; per decifrare - e meglio apprendere e comprendere - il vero degrado ottenuto in ugual medesimo atto evolutivo in cui calcolare tanto la Storia dell’Universo con i suoi futuri vermi, quanto il sommario processo evolutivo a cui Ognuno costretto.




Dacché ne deduciamo la Storia una materia che non esula da una Scienza esatta nel trarre, non solo giudizi divenuti parametri evolutivi in merito, non più alla razza o specie o le caratteristiche censite, ma una scienza confacente all’evoluzione con cui dedurre (fors’anche calcolare) la reale crescita - così come simmetricamente - gli strati geologici della Terra da un preciso nucleo da cui evoluta, così come il progressivo aggregarsi di materia in seno all’Universo.

 

La qual materia ha permesso (e permette ancora nel Tempo) il formarsi di galassie pianeti ove evolvere (o collassare) un futuro verme in seno al concetto o principio di vita, nella specifica unicità della Terra (in quanto per ora non sono state rivelate o rilevate condizioni simili in altri contesti visibili dall’occhio umano simili alla sua Natura e la vita in essa); e con ciò dedurre un più probabile Dio e l’Architettura dell’Infinito (suo) Intelletto (casualità materialistica o principio divino il dialogo con il Menocchio non si è certo esaurito…).  



   

Giornalmente questo delicato compito è demandato all’informazione e a i vari addetti ai lavori dai quali i futuri filosofi (teologi) storici e scienziati uniti da ugual medesimo fine leggono come leggeranno e interpreteranno - ancor meglio - medesima ugual Storia, e non certo ad uso e consumo d’una insana malsana corrotta economia (divenuta pedagogica), semmai confacente con la più nobile arte evolutiva nel simmetrico ideale nel principio d’un probabile Dio (in quanto sappiamo altrettanto bene che sussiste una condizione di Infinito nell’ambito d’ugual dottrina concernente il nostro Io il nostro Sé), sia questo laico che ortodosso; se simmetrici termini in merito al Suo ‘immateriale concetto’ non si sono reciprocamente annullati (a tutto vantaggio di una forma atea e materialistica ad uso e consumo d’un umano formicaio senza lo spirito circa la vita) nei propri o impropri valori evolutivi riflessi nella società ed  in conflitto tra loro.




I quali ‘addetti’, purtroppo, non in grado di svolgere il compito destinato loro, in quanto la medesima prospettiva storica assoggettata ad un criterio ‘economico-sociale-politico’ (qual improprio modello di crescita) in cui posto - o meglio interpretato - il concetto e divenire dell’uguale principio evolutivo in conflittuale perenne diverbio con la crescita; infatti per ciò detto esiste una  prospettiva inversamente proporzionata fra la normale crescita letta nella costante evoluzione, e la presunta (crescita) umana dalla quale scaturiscono tutti i problemi, e non solo storici, ma anche e soprattutto ambientali (compresa ovviamente la natura del nostro Spirito) con il luogo occupato nell’indiscusso principio del dominio adottato.




Non meno dello spazio occupato nella stessa Storia documentata, come dicevamo, da tutti gli ‘addetti ai lavori’, limitandone (o amplificandone quando ciò possibile), il giudizio, ed opponendo alle Ragioni dei fatti un brevissimo resoconto, al pari e non meno, di un evento sportivo (quando un vizio di forma più o meno materiale interviene a modificare o ridurre l’evento ad uso della dottrinna ‘socio-economica-politica’ in uso e consumo alla specie in disuso di Ragione e Intelletto); ovvero, ci si limita a lungo andare e simmetricamente, ad una ‘cronaca’ degli stessi eventi non prendendo ‘atto’ dai medesimi letti e codificati (anche e soprattutto artificialmente senza più l’arbitrio umano abdicato al silicio) in una passività di intenti assoggettata dall’orbita del dominio dell’umana (o disumana) specie,  quale unica prospettiva interpretativa degli anelli dell’Albero cui esposta la vita colta e recisa.




Di conseguenza, riducendo lo spazio di tempo di comprensione se non addirittura annullandolo, giacché la mela del detto Albero non debba esser colta previa condanna per il consumato millenario peccato della Conoscenza, nel ridotto ‘compresso compromesso’ del quantificato conteggio ‘in campo’, circa i più o meno testimoniati risultati fra vinti vincitori e celebrati perdenti; quali identici criteri adottati nei vari o più  moderni odierni contesti ed eventi da stadio equamente distribuiti per il consumo della Ragione privata dell’Intelletto, in tornei calcistico-medievali, giostrati e consumati per la cronaca diretta indirettamente (sempre se siano sopravvissuti i testimoni del lieto evento e/o nuovo olocausto di turno, gli intervalli decidono preziosi ed urgenti commenti giornalistici per le future sorti dei contendenti…)… d’ogni giorno (nel Secolo di ogni èvo).

 

Così nello zapping dell’odierno uomo di cultura l’olocausto nella partita non si evidenzia come una frattura, bensì segue lo stesso medesimo principio e ritmo di forma!

 

Fra una partita al noto Colosseo con la fiera in brama e appetito di successo e la Storia corre un sottile canone d’economica globale appartenenza alla parabola come alla loggia d’ugual Storia partecipata, con maggiore o minore godimento di sangue amico o nemico…, lo spettacolo deve essere garantito anche alla più moderna arte della Finestra con vista eccelsa ed iper-connessa!




La continuità ed il conseguente protrarsi dell’evento che caratterizzerà la Storia (tanto nello zelo quanto e simmetricamente nello zero) per un medesimo popolo il quale dapprima l’ha subita e poi contraccambiata, oppure ed ancora nell’opposta trincea, dapprima l’ha posta in essere qual differenza (e non solo di razza…) in medesima ‘cronaca’ (da prima pagina), ed ora la subisce in ugual orrore paradossalmente dalla Storia medesima ampiamente documentato (seppur censurata); accompagnato da tutte le crisi di coscienza ed infinite promesse; è materia o meglio prassi Logica al quanto difficile da porre, non più alla revisione dei documentati fatti, semmai alla comprensione dell’essere detto umano, il quale non interpreta e conia la Storia secondo criteri ‘evolutivi’ ma la recita goffamente, il che fra la recita, anche con ottima regia e sceneggiatura, e il principio di Storia, intercorre ‘maschera’ e ‘costume’ con i quali ogni moderno antico sovrano compie, non più ideale e principio per il bene della governata gente per un miglior futuro, bensì una replicata recita senza nessun distinguo fra il pastore e la sua pecuniata allevata gregge entro un recintato preciso confino per il bene della Fiera d’ogni giorno.




I confinanti si scontrano talvolta per il miglior pascolo d’ugual giorno, per l’acqua e la buona erba montana affinché la pecunia possa esser foraggiata e poi macellata in alterne cruente fasi di civilizzata collettiva Memoria!

 

I proventi coniati nella ‘pecunia’ così pascolata e sempre in dolce attesa d’esser immolata per il dovuto margine di profitto, dai pochi e più facoltosi possidenti (terrieri e coloni oggi come ieri), formerà muri o nuove geografie, torri castelli o insani bordelli, campi profughi o mura lungo mura cinesi, statue di libertà con altrettanti merli di cristallo, ed europei da sbarco o nuovo imbarco, ed infine, orienti e antichi feudi da ripristinare affinché la Storia detta divenga di nuovo materia da porre in luogo, oltre che della appena detta geografia, anche della rinnovata memoria ad uso e consumo dell’impero affinché la perda - o smarrisca del tutto - in luogo della propria più naturale Coscienza un tempo posta in essa.

 

Dopo l’amara sorpresa d’atto o turpe destino proseguiamo…




Osserviamo innanzitutto il ruolo che ‘gioca’ o da cui ‘soggiogato’ nei principi regolatori storici e non solo  economici del ‘popolo offeso’, il quale contraccambia l’offesa subita ridistribuita secondo un proprio criterio morale (come abbiamo letto circa la Legge e la bestemmia in un noto processo storico di cui costante vittima non solo la vilipesa divinità ma anche un popolo che ne ha sancito giudizio terreno scritto in un dogma e la sua inflessibile dogmatica divenuta, per l’appunto, bestemmia da cui l’offesa; giacché è proprio il nodo e/o principio e non solo interpretativo di questa Legge rabbinica - associata sempre ad un impero - e il suo sovrano - la quale, ieri come oggi, la convalida e non solo ideologicamente – ‘in cui e per cui’ dedurre l’abominio passato e futuro, e da cui dedurre ancora ugual Dio fuori o dentro un Tempio consumato all’altare della Storia collettiva come un agnello e il calcolato margine di sacrificio; e ciò ci sembra una cosa di non poco conto!), nel quale medesima Storia ha influito in maniera del tutto particolare, ponendolo nel ‘giustificato’ o ‘ingiustificato’ arbitrio d’offesa o difesa, e di cui, solo la verità storica ne potrà dedurre, non più una possibile Memoria vilipesa, semmai una Verità negata da ambedue le trincee storiche legate a taluni pregiudizi storici.




Ed altresì ponendo il soggetto al giustificato oblio dall’offesa subita in ugual medesimo e futuro giudizio storico sottratto ad ogni clemenza, dell’indubbio e certo subito genocidio di cui vittima per essere conferito - ora - con giustificato motivo. Il che suscita clamore fra tutti gli addetti ai lavori, i quali come tali ne riconosciamo pochi in grado di scorgere l’insieme della medesima prospettiva riflessa nei secoli e questa nei millenni. 

 

Il paradosso con cui leggere la Storia nella confacente Promessa dell’abominio (e non solo in merito alla contestata terra), può esser assoggettato ad una impropria revisione del principio non meno della morale con cui la stessa è stata posta in essere dai soggetti che ne hanno oltrepassato il limite storico compiendolo, ed ancor meglio, consumandolo, giustificatamente o ingiustificatamente.




La Storia in questa terra di Nessuno, o meglio una parodia della medesima, rischia di fare la sua ‘comparsa’, ma si badi bene, non certo il suo ‘ideale’ o ‘principio’ nel giustificato motivo della Memoria per il bene d’ognuno nel non ripercorrere l’abominio, ma una semplice ‘comparsa’ al teatro d’una futura marionetta, la quale nella stessa abbiamo riconosciuto ed ancora riconosciamo (in maniera ciclica ed alternata a corrente continua) uno dei tanti, uno dei troppi, con il braccio teso e lo sguardo luciferino: promettere e distribuire morte e vendetta divina non meno l’ira di un indecifrato, o peggio, per conto dell’esclusivo dio (ed anch’esso coinvolto nel continuato abominio?).

 

La Storia rischia l’esclusiva globale replica, per di più acclamata nella premiata revisione dell’intero copione in cui molti inciamperanno, in cui molti si esporranno con la doppia morale d’ogni sovrano, giacché riconosciamo il difetto del tutto umano, al contrario d’ogni più nobile ‘fiera’, quando lo stesso medesimo posto nella differenza come nell’intelletto e capacità creativa della stessa; ed in cui i più bassi e meschini spacciati per elevate genti si sono impropriamente mascherati, e ancor in uso ugual abito di scena, da nobil attori provati teatranti armati di superiore diritto di replica (qualcuno pensa anche al morto e sepolto divino con cui condire l’intero misfatto!).




Noi che come Noè amiamo la fiera bestia nel loro gesto leggiamo recita e non certo Intelletto di cui in ugual arte evolutiva la stessa ci insegna e acclama più misera clemenza per ogni vera bestia d’ogni giorno.   

 

Questo il monito al sovrano dall’uno all’altra trincea!

 

L’imparzialità storica adottata nell’odierno resoconto, anche quando gli emeriti cronisti accreditati vengono posti alle irragionevoli condizioni del silenzio, ci impongono una più profonda riflessione (differente da qual si voglia revisione in merito ad ogni abominio adottato) la quale per sua natura è rivolta al miglior futuro d’ognuno, in quanto il ruolo taciuto d’una reale e più veritiera testimonianza imprescindibile per il Giudizio che la materia storica deve porre e porrà in Essere.




Meditando sul ruolo di una grande nonché affermata ditta produttrice di tecnologia (IBM) la quale va ben oltre il ruolo che ogni Economia richiede ed impone andando ad innestarsi in un graduale - se pur mutevole processo politico -, esula per sua inanimata natura da un più reale e concreto ruolo storico-evolutivo letto nel progresso, andando ad abdicare (fors’anche deragliare) la medesima storia precipitata in un piccolo foro fino all’abisso d’ugual buco nero, - inabissato anch’esso - nel terrorismo nell’attentato dell’11 settembre; sollevando di conseguenza Ragioni soprattutto nel metodo adottato con cui il principio della Storia del Tempo transitato e da percorrere ancora, conia la propria ed altrui morale psicologica; non meno dei vari processi adottati nei confronto dei rei, e per come la Storia pregiudicata in un evidente vizio di forma.

 

Certamente da tutto ciò si può dedurre che una Norimberga vale tanto per Eichman quanto per un Watson, nessuno taciuto o escluso, in e per cui leggere la Storia e con essa la ‘procedura’ della Memoria adottata, per non assistere  al reato nel protrarsi dell’evento che ha dato luogo all’abominio, in quanto assolvendo o non indicando ruolo e modus operandi del detto abominio, si semina in maniera del tutto proficua - e più che giustificata - un redditizio ‘vizio di forma’ con la conseguente giustificazione del procedere in difetto (innestato nella dubbia morale d’ognuno!).




Se il difetto non viene rilevato nel foro della Storia tenderà a mantenere immutata la propria caratteristica in seno ad una più concreta evoluzione ampliando l’abisso per cui ogni Essere transitato suo malgrado, la quale evoluzione, e ci ripetiamo, è cosa ben distinta dal progresso!

 

Quindi ugual metodo di porsi dinanzi al processo storico, e tale mi sembra un adeguato giudizio di imparziale prospettiva precipitata nel paradosso, la quale si potrebbe sintetizzare: ‘ognuno raccoglie i frutti che meglio merita ma non certo il sano principio da cui la Storia e l’uomo dalla Natura deriva in una concreta forma d’intelligenza’ (e la dovuta distanza misurata nella differenza, la quale cammina corre ed inciampa - senza ostacolo alcuno - fra crescita ed arte evolutiva; ovvero, si può camminare correre, ma anche e soprattutto procedere mantenendo ben saldo il fine fra un punto di partenza e uno di arrivo qual premiata mèta inscritta in un ideale di forma e principio; ma al contrario, si può anche correre senza qual si voglia mèta in seno al cieco profitto, il morbo di uno o più irreversibili destini pandemici accecherà istinto e ogni spirito ‘agonistico’).




Certo il processo storico sin qui dedotto richiede uno sguardo piuttosto limitato, in quanto la ciclicità di tale natura accompagnata dall’altrettanto degradata morale umana ridotta all’arbitrio economico, ha conosciuto brevi e più veloci nefandezze di altrettante brevi stagioni storiche poste al servizio di regimi spagnoli come portoghesi, sino alle note famigerate colonie con i loro dubbi commerci umani (ancor oggi ne individuiamo lo stile); ma procedendo a ritroso fino all’èta Flavia, riconosciamo ad ogni impero tal vizio di forma, la gravità risiede tanto nel vizio quanto nella procedura storica incaricata e adottata nel conservare come preservarne la duratura Memoria nella e per ogni negata Verità sottratta al giusto medesimo arbitrio, rendendo la ‘materia storica’ precisa nella stratigrafica geologia accresciuta, e non certo sprofondata in un abisso senza possibilità di ritorno allor quando si nega per un presunto beneficio una determinata occultata Verità.




Ma ciò non potrà mai giustificare ogni abominio ricevuto e poi restituito, l’arte evolutiva e non solo umana, ne conserverebbe incalcolato difetto letto - ancor peggio - nel profitto!

 

Quindi la Storia e la grande prospettiva richiede non certo una bassa collina ma un monte piuttosto elevato per considerare ciò che rimane dell’umano quando sottratto all’umanità che lo caratterizza o almeno dovrebbe, quindi saremmo gradi al noto Mosè d’esporre ed aggiornare suddette tavole o meglio odierne tavolate!

 

Quindi salire non più da profeti su ugual medesimo monte, semmai da storici è compito gradito al semplice cronista testimone della storia privato del suo ed altrui compito in funzione della stessa.




La Storia si ergerà immutabile nel descrivere e leggere i fatti presenti passati e futuri scorgendo oltre il vasto panorama seminato e raccolto, anche e soprattutto, la stratigrafia ove lo stesso si eleva (o dovrebbe), e quindi sarà in grado di porre giusto giudizio in merito riflesso in ugual metodo scientifico.

 

Allorquando una ‘geologia’ per come un Dio ha creato e crea ancora. Ovvero ci troviamo su un elevato monte per forza tellurica conferita da medesima storia millenaria evoluta nelle sue successioni stratigrafiche di ère geologiche che si scontrano creando vita e continenti e con essi elevati ecosistemi. Questa l’unica verità accertata. Ora con questa monolitica realtà apprendiamo che la natura evolve e migliora anche nel dramma della sua potenza, l’uomo per difettevole e carente natura in vece di prenderne atto, singolo atto, in quanto ne partecipa un misero secondo rispetto l’intero tempo dato fin dall’inizio dei tempi, non in grado di comprenderne un più reale meccanismo, il quale tende a porre un miglioramento una stabilità dell’intera crosta evolutiva, ovvero: un sottile strato occupato rispetto al tutto.




Un sottile strato nel quale si preoccupa di sconvolgerne l’equilibrio non prendendo coscienza del tutto partecipato riflesso nell’universo abitato, non il misero suo universo ma un universo ben più sconosciuto simmetrico al Primo Dio.

 

Detto tutto ciò è comprensibile procedere congiuntamente al processo storico il quale esula per sua ed altrui natura alla ciclicità dell’uomo, il quale oggi come ieri difetta di comprensione e ruolo circa l’intero ecosistema occupato più o meno abusivamente, più o meno intelligentemente, più o meno consapevolmente.

 

La Storia come la scienza scrive i suoi contenuti, e quando una piccola, seppur per taluni, grande macchina destinata a ridurre ugual storia in punti, noi ne leggiamo la brevità e non solo economica sulla quale l’uomo decide la propria o altrui sfortunata sorte ma non certo il destino, questo è sancito dalla Storia e la Verità da riporre in essa.

 

(Giuliano[& l'Epistola completa...]







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