Precedenti capitoli:
pionieri e nativi: la terra trasformata (24)
pionieri e nativi: la terra trasformata (25)
pionieri e nativi: la terra trasformata (26)
Prosegue in:
pionieri e nativi: il dottor Cook e Thomas Bridges (28) &
pionieri e nativi: un caso di plagio (29) &
pionieri e nativi: anatomia di un incontro (30) &
pionieri e nativi: Considerazioni eretiche...(31)
'E altrimenti come indurli a combattere?
Chi altri se non i Jackson e gli Stuart e gli Ashby e i Morgan
e i Forrest? - gli agricoltori del centro e del Middlewest, coi
loro appezzamenti da meno di un ettaro invece che da dieci
o forse anche da cento, che erano loro stessi a coltivare e
non a monocolture di cotone o tabacco o canna da zucche-
ro, senza schiavi e senza bisogno né voglia di averne, già
con lo sguardo rivolto alla costa del Pacifico, di rado nello
stesso posto per più di due generazioni, che si fermavano
dove s'erano fermati solo per la fortuita disavventura di
un bue che muore o dell'asse del carro che salta.
E gli operai del New England che non possedevano affat-
to la terra e misuravano tutto in base al peso dell'acqua e
al costo delle ruote che girano e il ristretto gruppo di com-
mercianti e di armatori ancora rivolti all'altra parte dell'A-
tlantico e attaccati al continente solo dai loro uffici.
E coloro che avrebbero dovuto avere l'accortezza di ve-
dere:
imbonitori senza scrupoli di mitici insediamenti cittadini
nella natura selvaggia; e l'astuzia di razionalizzare: i ban-
chieri che detenevano le ipoteche sulla terra che i primi
non vedevano l'ora di abbandonare e sulle ferrovie e sui
battelli a vapore che li avrebbero trasportati ancora più
a ovest e sulle fabbriche e le ruote e le proprietà date in
gestione dove abitavano gli stessi gestori; e l'agio e la
competenza di capire e temere per tempo e persino anti-
cipare; le zitelle bostoniane d'educazione, discendenti da
lunghi lignaggi di zii e zie di analoga educazione e altret-
tanto zitelli, le cui mani non conoscevano altra callosità
che quella della penna accusatrice, per i quali la natura
selvaggia cominciava dove arrivava l'alta marea e che
guardavano, se mai a qualcosa di diverso da Beacon Hil-
l, solo al cielo - per menzionare la marmaglia chiassosa
che viveva accampata al seguito dei pionieri; il berciare
dei politicanti (ora come allora...), il mellifluo coro dei
sedicenti uomini di ....Dio (ora come allora...)....'
.....La cronaca stavolta era narrata in un libro più seve-
ro e McCaslin a quattordici, a quindici, a sedici anni l'-
aveva visto e il ragazzo l'aveva ereditato come i nipoti
di Noè avevano ereditato il Diluvio, anche se non erano
testimoni dell'alluvione - l'epoca buia macchiata di san-
gue e corruzione in cui tre popoli distinti avevano cer-
cato di adattarsi non solo gli uni agli altri, ma al nuovo
paese che avevano creato, nonché ereditato e doveva-
no viverci per la ragione che coloro che l'avevano perso
non erano meno liberi di lasciarlo di quelli che l'aveva-
no conquistato; quelli su cui la libertà e l'uguaglianza
era stata rovesciata dall'oggi al domani e senza preav-
viso né preparazione o nessun genere di addestramen-
to su come usarla o anche semplicemente sopportarla
e che ne abusarono non come avrebbero fatto dei bam-
bini e nemmeno perché erano stati in schiavitù tanto a
lungo e poi liberi all'improvviso, ma ne abusarono come
sempre tutti gli esseri umani abusano della libertà, e co-
sì lui pensò....
Evidentemente c'è un'altra conoscenza al di là di quel-
la che s'impara dalla sofferenza necessaria all'uomo per
distinguere tra libertà e licenza; quelli che avevano com-
battuto per quattro anni e perduto per preservare una
condizione nella quale quell'affrancarsi era anomalia e
paradosso, non perché s'opponessero alla libertà in quan-
to libertà, ma per le solite ragioni per cui l'uomo ha sem-
pre combattuto ed è sempre morto in guerra; per preser-
vare uno status quo o per garantirne uno futuro ai propri
figli; e infine, come se tali ragioni non bastassero, per a-
marezza, odio e paura, quella terza razza ancora più
estranea al popolo a cui rassomigliava per pigmento e
in cui scorreva lo stesso sangue, più estranea che al po-
polo a cui non somigliava - quella razza, una e trina, e-
stranea anche a se stessa, tranne per un'unica feroce vo-
lontà di rapina e di saccheggio, composta dai figli di fu-
rieri di mezz'età e vivandieri dell'esercito e fornitori di
coperte militari e scarpe e muli da soma che arrivava-
no dopo battaglie che non avevano personalmente com-
battuto e ereditavano conquiste a cui personalmente
non avevano contribuito, sanzionati e protetti anche se
non benedetti, e ci lasciarono le ossa e in un'altra gene-
razione si sarebbero impegnati in una feroce lotta eco-
nomica di piccole fattorie abbandonate a se stesse con
neri che loro teoricamente avevano liberato e con i di-
scendenti bianchi di padri che comunque non avevano
posseduto nessuno schiavo che teoricamente avrebbe-
ro diseredato e che nella terza generazione si sarebbero
ripresentati ancora una volta in piccoli capoluoghi di
contea sperduti in veste di barbieri e meccanici e vice-
sceriffi e manodopera di follatrici e sgranatrici e fochi-
sti di macchine a vapore, guidando, prima in borghese
e poi adottando i paramenti formali formalmente ricono-
sciuti dei lenzuoli per incappucciarsi e parole ...d'ordine
e simboli cristiani e minacce ingiurie falsità e inganno, e
di nuovo simboli e croci fiammeggianti, spedizioni di lin-
ciaggio contro la razza che i loro antenati erano venuti
a salvare; e di tutta l'altra oscura orda di piccoli e grandi
speculatori delle miserie umane, imbonitori di denaro e
politica e terra, che arrivavano dopo le catastrofi e sono
la loro propria protezione come le cavallette e non han-
no bisogno di nessuna benedizione e non pensano con.....
(W. Faulkner, L'orso)
Nessun commento:
Posta un commento