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Non rompetegli le 'Baal' (50)
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Fu' nostra cultura (52)
Aveva comprato una casetta nei dintorni..., a Vaucluse........
La passione mondana gli era un po' passata, quella per Laura l'aveva
sfogata in versi, e ora preferiva una vita più semplice e più raccolta.
Aveva per compagni due servitori, un cane, la natura e i libri.
Lanciò la moda dell'alpinismo scalando - forse per primo - il monte
Ventoux.
Pescava.
Faceva del giardinaggio.
Ma soprattutto inondava il mondo di suoi scritti (non di messaggini...)
nel più puro stile ciceroniano. Latinizzava anche i nomi dei destinatari,
chiamandone uno Lelio, un altro Scipione, un altro Ovidio. Li spronava
a frugare gli archivi alla ricerca di testi classici.
Quando sapeva che n'era stato trovato uno, non aveva pace finché
non se n'era fatto mandare una copia o l'originale che poi copiava da
sé.
Dalla Grecia ricevette un Omero.
Spasimò per un Euripide.
Scriveva, pur di scrivere, anche ai morti: a Tito Livio, a Virgilio eccetera...
Questa per la letteratura classica era la sua vera passione...
Nel 51 ' era di nuovo a Vaucluse a scrivere un piccolo saggio, 'De vita
solitaria'. E per la prima volta lo troviamo impegnato in una polemica stiz-
zosa che gli procurò parecchi nemici.
Il pretesto glielo fornì la cattiva salute di Clemente VI, il poeta gli scrisse
esortandolo a diffidare dei dottori che sono un branco di ciarlatani e ba-
sta. Era il prologo di un libello che poco dopo compose contro di loro, co-
sì acrimonioso da farci sospettare che sotto ci fosse un caso personale,
forse non stava bene nemmeno lui... in loro compagnia...
Prima di morire, in una lettera, si era augurato che la 'falce' lo sorpren-
desse mentre leggeva o scriveva.
Fu esaudito.
Lo trovarono con la testa reclinata su un libro.
Nel testamento lasciava 50 fiorini per comprare un cappotto e una co-
perta a Boccaccio, che moriva di freddo e di fame...
Lui si chiama Petrarca....
(Prosegue....)
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