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… ‘Perché state seduto qui?’.
‘Perché sto qui? Perché mi fa piacere’.
‘Vi osservo da mezz’ora. Siete stato qui per mezz’ora’.
‘Sì all’incirca’ risposi. ‘Desiderate altro?’. Mi alzai e mi allontanai
indignatissimo.
In mezzo alla piazza mi fermai e guardai indietro. Perché mi fa
piacere! Era una risposta da dare? Perché ero stanco, avrei dovuto rispondere,
e con voce piagnucolosa. Sono proprio un imbecille. Non imparerò mai a fingere…
Perché ero stanco! E avrei dovuto sospirare come un cavallo.
Vicino alla caserma dei pompieri mi fermai di nuovo: mi era venuta
un’altra idea! Schioccai le dita e mi misi a ridere. La gente che passava mi
guardava con stupore. Gente ricca e pasciuta. Gente che non conosce la Fame.
Gente avvinghiata ad un ghigno cattivo e maligno. Gente autorizzata a fare
qualsiasi cosa di fronte ad un uomo solo e indifeso.
‘Ecco, adesso vado dal pastore Levison! Per Dio, è questo che devo
fare! Provare non mi costa niente, che cosa ho da perdere? E con questo tempo
splendido…’. Entrai nella libreria di Pascha, cercai nella guida l’indirizzo
del pastore Levison e mi avviai. Coraggio, ora! Non più sciocchezze! Come? La
coscienza? Scempiaggini. Sono troppo povero per occuparmi della coscienza. Sono
affamato signore, affamato, si tratta dunque di una cosa importante. Ma bisogna
piegare il capo e trovare il tono giusto. Perché no? Allora è inutile andare
avanti così. Ricordati! Come? Non sai a che santo votarti, combatti di notte
come un matto con le potenze delle tenebre e coi mostri silenziosi, soffri la
fame e la sete, vorresti vino e latte e non ottiene niente? Sei già arrivato a
questo punto. Ecco che non hai neanche una goccia d’olio nella lucerna.
… Ma credi nella grazia celeste e, se Dio vuole, non hai perduto la
fede! Dunque non hai che da giungere le mani e assumere l’aspetto di un
satanasso che abbia fede nella grazia del cielo. E in quanto a Mammona, ne hai
naturalmente ribrezzo in qualunque forma si presenti. Una cosa diversa sarebbe
un libro di preghiere, un ricordo che potrà valere un paio di corone…
Davanti alla porta del pastore mi fermai e lessi: ‘Riceve dalle 12 alle
4’. ‘Ora non fare sciocchezze!’. Dissi fra me. ‘Ora bisogna fare sul serio.
Abbassa la testa, da bravo, ancora un poco…’ e tirai il campanello. ‘Vorrei
parlare col signor pastore’ dissi alla ragazza, ma non fui capace di
pronunciare il nome di Dio.
‘E’ uscito’ rispose. ‘Forse è andato a fare spesa in un negozio di un
suo fedele, al quale da poco è scomparsa la moglie, porta conforto ed
approfitta del ricco bancone delle merci, per volontà della stessa, sa’ sono
tempi duri questi..’.
Uscito! Uscito! Il mio piano va a rotoli e non sapevo come cavarmela.
Avevo fatto tutta quella strada per niente. ‘Si tratta di una cosa importante?’
domandò la giovane. ‘No, no,’ risposi ‘nulla d’importante. Visto il bel tempo
mi è venuta l’idea di venire a trovare il signor pastore’.
Stavamo uno di fronte all’altro. Io spinsi il petto in fuori per farle
notare la spilla che mi chiudeva la giacca. Tentai di pregarlo con gli occhi e
di farle capire perché ero venuto. Ma la poveretta non capì.
‘Che tempo magnifico! Potrei parlare con la signora?’.
‘Sì, ma ha l’artrite, è coricata sul divano e non può muoversi…
Desidera che riferisca qualche cosa?’. No, non importava. Di quando in quando
mi concedevo simili passeggiate per fare un po’ di moto: dopo mangiato fa bene
alla salute. Visto che la conversazione non approdava a nulla presi la via del
ritorno. Mi pareva di avere le vertigini. Per poco non svenni dalla Fame.
Riceve dalle 12 alle 4! E forse ora è a fare spesa a casa di un suo fedele. Ero
arrivato troppo tardi.
Il momento della grazia era passato.
Nella piazza del Mercato mi sedetti su una delle panchine presso la
chiesa. Il mio orizzonte incominciava a farsi buio davvero. Ero troppo stanco
per piangere. Stavo là, estenuato, come impietrito, incapace di pensare.
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