CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

domenica 5 ottobre 2014

MENTRE CRESCEVO (con Mammona...) (11)

















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Mentre crescevo (12)














… ‘Perché state seduto qui?’.
‘Perché sto qui? Perché mi fa piacere’.
‘Vi osservo da mezz’ora. Siete stato qui per mezz’ora’.
‘Sì all’incirca’ risposi. ‘Desiderate altro?’. Mi alzai e mi allontanai indignatissimo.
In mezzo alla piazza mi fermai e guardai indietro. Perché mi fa piacere! Era una risposta da dare? Perché ero stanco, avrei dovuto rispondere, e con voce piagnucolosa. Sono proprio un imbecille. Non imparerò mai a fingere… Perché ero stanco! E avrei dovuto sospirare come un cavallo.
Vicino alla caserma dei pompieri mi fermai di nuovo: mi era venuta un’altra idea! Schioccai le dita e mi misi a ridere. La gente che passava mi guardava con stupore. Gente ricca e pasciuta. Gente che non conosce la Fame. Gente avvinghiata ad un ghigno cattivo e maligno. Gente autorizzata a fare qualsiasi cosa di fronte ad un uomo solo e indifeso.




‘Ecco, adesso vado dal pastore Levison! Per Dio, è questo che devo fare! Provare non mi costa niente, che cosa ho da perdere? E con questo tempo splendido…’. Entrai nella libreria di Pascha, cercai nella guida l’indirizzo del pastore Levison e mi avviai. Coraggio, ora! Non più sciocchezze! Come? La coscienza? Scempiaggini. Sono troppo povero per occuparmi della coscienza. Sono affamato signore, affamato, si tratta dunque di una cosa importante. Ma bisogna piegare il capo e trovare il tono giusto. Perché no? Allora è inutile andare avanti così. Ricordati! Come? Non sai a che santo votarti, combatti di notte come un matto con le potenze delle tenebre e coi mostri silenziosi, soffri la fame e la sete, vorresti vino e latte e non ottiene niente? Sei già arrivato a questo punto. Ecco che non hai neanche una goccia d’olio nella lucerna.
… Ma credi nella grazia celeste e, se Dio vuole, non hai perduto la fede! Dunque non hai che da giungere le mani e assumere l’aspetto di un satanasso che abbia fede nella grazia del cielo. E in quanto a Mammona, ne hai naturalmente ribrezzo in qualunque forma si presenti. Una cosa diversa sarebbe un libro di preghiere, un ricordo che potrà valere un paio di corone… 




Davanti alla porta del pastore mi fermai e lessi: ‘Riceve dalle 12 alle 4’. ‘Ora non fare sciocchezze!’. Dissi fra me. ‘Ora bisogna fare sul serio. Abbassa la testa, da bravo, ancora un poco…’ e tirai il campanello. ‘Vorrei parlare col signor pastore’ dissi alla ragazza, ma non fui capace di pronunciare il nome di Dio.
‘E’ uscito’ rispose. ‘Forse è andato a fare spesa in un negozio di un suo fedele, al quale da poco è scomparsa la moglie, porta conforto ed approfitta del ricco bancone delle merci, per volontà della stessa, sa’ sono tempi duri questi..’.
Uscito! Uscito! Il mio piano va a rotoli e non sapevo come cavarmela. Avevo fatto tutta quella strada per niente. ‘Si tratta di una cosa importante?’ domandò la giovane. ‘No, no,’ risposi ‘nulla d’importante. Visto il bel tempo mi è venuta l’idea di venire a trovare il signor pastore’.
Stavamo uno di fronte all’altro. Io spinsi il petto in fuori per farle notare la spilla che mi chiudeva la giacca. Tentai di pregarlo con gli occhi e di farle capire perché ero venuto. Ma la poveretta non capì. 




‘Che tempo magnifico! Potrei parlare con la signora?’.
‘Sì, ma ha l’artrite, è coricata sul divano e non può muoversi… Desidera che riferisca qualche cosa?’. No, non importava. Di quando in quando mi concedevo simili passeggiate per fare un po’ di moto: dopo mangiato fa bene alla salute. Visto che la conversazione non approdava a nulla presi la via del ritorno. Mi pareva di avere le vertigini. Per poco non svenni dalla Fame. Riceve dalle 12 alle 4! E forse ora è a fare spesa a casa di un suo fedele. Ero arrivato troppo tardi.
Il momento della grazia era passato. 
Nella piazza del Mercato mi sedetti su una delle panchine presso la chiesa. Il mio orizzonte incominciava a farsi buio davvero. Ero troppo stanco per piangere. Stavo là, estenuato, come impietrito, incapace di pensare. 






















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