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‘Abbi ancora un po’ di pazienza, te ne supplico’, disse, ‘non
affrettarti. Parlerò con Dio nel deserto. Laggiù si ode la sua voce con
maggiore chiarezza’. ‘Più chiaramente si ode anche la voce della tentazione.
Fai attenzione, SATANA ti spia, sta preparando il suo esercito schiere di
angeli caduti; sa che per lui è questione di vita o di morte. E si abbatterà su
di te con tutta la sua ferocia e tutta la sua tenerezza. Fai attenzione, il
deserto è pieno di voci di gioia e di grida di morte’.
‘Né la gioia né la morte possono ingannarmi, compagno. Abbi fiducia’.
‘Ho fiducia; sarei un disgraziato se non ne avessi. Vai laggiù. Parla
con SATANA, parla con Dio e prendi la tua decisione; Dio l’ha già presa e non
potrai sfuggirvi. Se tu non sei quello, che cosa importa, se ti perdi? Vai,
subito, poi vedremo; non voglio lasciare il mondo da solo’.
‘Che cosa ha detto la colomba selvatica che batteva le ali su di me nel
momento in cui mi stavi battezzando?’. ‘Non era una colomba selvatica; verrà il
giorno in cui udrai le parole che ha pronunciato. Fino ad allora esse saranno
sospese sulla tua testa come tante spade’.
Gesù si alzò, gli tese la mano; la sua voce tremava.
‘Addio, o amato Precursore’, disse. ‘Forse non ci incontreremo mai
più’. Il Battista si avvicinò a Gesù e continuò: ‘Se sei Colui che attendevo,
ascolta le mie ultime volontà, poiché credo che non ti rivedrò mai più su
questa terra. L’intolleranza degli uomini accenderà i suoi roghi, la
cupidigia di Roma perseguiterà il mio Spirito…’.
‘Ti ascolto’, disse Gesù rabbrividendo.
‘Modifica il tuo viso, rafforza le tue braccia, indurisci il tuo cuore.
La tua vita sarà terribile; vedo sangue e spine sulla tua fronte; sopportale, o
mio grande fratello, coraggio! Due strade si aprono di fronte a te: la strada
dell’uomo, che è piana, e quella di Dio, che è tutta una scarpata. Prendi la
strada più difficile. Addio! E non tormentarti per le separazioni, la tua
missione non è quella di piangere, ma quella di colpire. Colpisci! Che la tua
mano non tremi, è quello il tuo cammino. E non dimenticare questo: il Fuoco e
l’Amore sono figli di (di un Primo e Secondo) Dio, ma il primogenito è il Fuoco,
l’Amore viene dopo. Cominciamo, dunque, dal Fuoco. Buona fortuna!’.
… ‘Non ha più che pochi giorni di vita’, rispose Gesù.
… ‘Rimanete con lui, fatevi battezzare, io me ne vado’.
‘Dove vai Maestro?’ gridò il figlio minore di Zebedeo afferrandolo per
le vesti. ‘Verremo tutti con te’.
‘Vado nel deserto, da solo. Nel deserto non c’è bisogno di compagnia,
vado a parlare con Dio’.
Rimasero tutti immobili, come pietrificati; vedendo Gesù che si
dirigeva lentamente in direzione del deserto. Non camminava più come prima,
quando pareva sfiorasse appena la terra; il suo passo, ora, era pesante,
deciso. Tagliò un ramo per appoggiarvisi, salì sul ponte a dorso d’asino, si
fermò lassù e guardò sotto di sé. Dovunque nel fiume vide i pellegrini immersi
nella corrente limacciosa. I loro visi abbronzati dal sole erano raggianti di
gioia.
Di fronte, sulla riva, altri si battevano ancora il petto e
confessavano i loro peccati ad alta voce; guardavano il Battista con occhi
brucianti, aspettando che egli facesse loro cenno di entrare a loro volta
nell’acqua sacra. E l’asceta selvaggio, immerso fino alla vita nel Giordano, battezzava
le greggi umane, le spingeva a riva senza alcuna dolcezza, con collera; altre
greggi si susseguivano. La sua barba nera a punta, i capelli ricciuti, che non
erano mai stati tagliati, brillavano al sole; e la sua bocca, eternamente
aperta, gridava.
Ancora una voce…. In difesa dell’Umanesimo contro la chiusura
scolastica è quella dell’invettiva contro l’inquisizione diocesana, lanciata da
Justus Velsius (1510-1581), un grande umanista, uno Spirito mai domo, con un
carattere irruento che lo metterà in situazioni delicate e gli provocherà gravi
problemi e che lo rende inviso sia ai cattolici sia ai riformati.
In seguito ad una pubblicazione di un’opera polemica nel 1554, Velsius
subisce il processo e quindi la detenzione. Nell’Apologia, con un atto d’accusa
vero e proprio contro gli inquisitori, si difende dalle accuse di Eresia e
denuncia come ingiusto l’intero ‘iter processuale’ che lo costringe poi alla
dura esperienza carceraria. Velsius trova però conforto nell’idea che ‘tutti
coloro che vogliono vivere in modo pio seguendo l’esempio di Gesù Cristo
soffrono la persecuzione!
Alla rivendicazione della libertà umanista nel libero arbitrio della
‘ricerca’, Velsius affianca la mordace denuncia dell’ingiustizia, costante
ingiustizia e della crudeltà dei ‘sofisti’ anticristiani, termine con cui
definisce gli inquisitori, che (a ragione) considera prede di un ‘indomitus et
errefrenatus furor’. Usando la forza, associata alla violenza contraria ad ogni
principio giuridico, gli inquisitori contravvengono così al mandato conferito
loro di portare alla CONOSCENZA DELLA VERITA’ e di persuadere, seguendo
l’esempio di Cristo, con la forza della dottrina, non con misure vessatorie e
coercitive.
Velsius, rappresenta quindi gli inquisitori, quali per il vero erano e
sono: sicofanti, ignari delle Scritture, impudenti e sofisti dell’AntiCristo….
Scagliandosi contro il procedimento inquisitoriale, che considera
estraneo alla Chiesa cattolica, ma ben noto a quella satanica e anticristiana,
l’umanista ribadisce l’obbedienza a Dio piuttosto che agli uomini, di cui
sottolinea la corruttibilità naturale. I riflessi dell’esperienza di Colonia
segnano la vita di Velsius, poiché in lui perdura una continua tensione
intellettuale a combattere ogni forma di restrizione e condizionamento.
Ricercatori dello Spirito Umanistico che infonde in loro un senso di
missione, sono emarginati e fortemente contestati. Costretti al nomadismo, sono
sempre alla ricerca di una tranquillità e di una quiete che mal si concilia
però con siffatti temperamenti.
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