CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
30 MAGGIO 1924

mercoledì 26 luglio 2017

LO SPECCHIO DEI SAGGI


















Noi con la concezione di questa Filosofia (escatologia) possiamo comprendere che la Storia tutta intera ad essere ‘vista in ‘Hurqalya’ (la storia immaginale)….

Perciò gli accadimenti di questa storia sono molto di più di ciò che noi stessi chiamiamo ‘fatti’, sono visioni.

Per contro, tutto ciò che noi chiamiamo ‘storia’ e a cui diamo importanza come ‘storico’, tutto questo non è ‘visto in Hurqalya’ non è accadimento in Terra di Hurqalya, e di conseguenza è sprovvisto di interesse religioso e di significato spirituale: è storia metaforica, non storia vera.

Il passato non è dietro di noi, ma sotto i nostri piedi…

…E’ con un particolare impressionante che il Genesi mazdeo ci descrive la formazione delle montagne: sotto l’assalto delle potenze demoniache di Ahriman, la Terra fu presa da un tremito, fu percorsa d’orrore e di rivolta.
Come per opporre loro un baluardo, la Terra drizzò le sue montagne…




“Ieri pomeriggio, la morte redentrice ha accolto mio padre in un altro regno. Mi chiedo se ora guarda le altezze brillanti e luminose, le glorie di Dio, a cui egli ha sempre costruito così sicuro?”.
Ha scritto la figlia di Compton Marion il 23 marzo 1921al Dr. Karl Blodig, il fedele compagno amico di lunga data e arrampicata del defunto. 
E.T. Compton come  pittore e grafico ha creato i 2.000 disegni e dipinti e come alpinista fu in grado di trasportare più di 300 grandi salite. 

Compton è nato in un sobborgo di Londra, il figlio di un funzionario di assicurazione, da giovane ha frequentato diverse scuole d’arte inglese e ha creato i primi studi della natura, dove ha trovato motivazioni adeguate, soprattutto nelle zone inglesi dei laghi dove la sua famiglia trascorreva l’estate per molti anni. 
Nel 1867 si trasferisce a Darmstadt. 
Nel 1872 la giovane pittore sposò la Münchnerin Gusti di Romako e ha intrapreso con lei un viaggio di due anni che ha condotto la giovane coppia nel Tirolo Carinzia e Italia. 

E.T. Compton  ha effettuato viaggi in Nord Africa, Spagna, Corsica e la Scandinavia, ma la più grande impressione su di lui l’ebbe con l’enorme scenario alpino, nell’Oberland bernese, dopo di che si dedicò solo alla pittura di montagna. Inizialmente l’inglese ha sviluppato una presentazione sempre più realistica, dopo, dipinse dipinti ad olio e acquerelli, ma anche disegni a china realizzati e vista topografico accurate sulle montagne. 
Lavora con scene estremamente vivide le quali sono spesso di grande valore documentario che ci permettono una vista impressionante di queste gradi vette della Terra per non parlare del suo lavoro come illustratore per varie pubblicazioni e riviste alpine…




E’ perciò che noi possiamo tralasciare ogni discussione di topografia positiva, per considerare solo l’Immagine, la Forma immaginale, quale organo di percezione, e quale è percepita da una psico-geografia, da una geografia immaginale.

Ora, sono questi i quattro gradi del Cielo mazdeo (con i quali scaliamo la vetta…).

L’Alborz è dunque di fatto la ‘montagna cosmica’, eretta dal supremo sforzo della Terra per non essere separata dal Cielo.
Essa è ‘la montagna risplendente… dove non ci sono né notte né tenebre, né malattie dalle mille morti, né infezione creata dai demoni malvagi, là ove non regna e prospera il male’.



Durante la prima guerra mondiale Compton ha raggiunto un invito da parte dell’esercito austriaco a dipingere quadri del fronte montagna. Ma l’Alto Comando della Baviera ha proibito tale accordo quindi il pittore è stato espulso dalla Associazione degli Artisti di Monaco perché inglese. 
Con il suo lavoro E.T. Compton ha influenzato le opere di Ernst Heinrich Square, Karl Arnold, e non ultimo quello di suo figlio Edward Harrison Compton (1881-1960). 




Non ci meraviglieremo dunque più di trovare al principio dell’inno a Zamyat il richiamo delle montagne, e non vi vedremo un semplice ‘catalogo orografico di ogni contenuto religioso’: è la Terra che l’Immaginazione attiva mazdea ha trasmutato in simbolo e centro dell’Anima, e che è integrata agli accadimenti spirituali di cui l’Anima stessa è la scena. Quindi la ‘geografia immaginale’ è il luogo degli accadimenti dell’Anima, privati di questa essi non hanno più un luogo; ‘non hanno più luogo’.



Tuttavia, il geniale pittore di montagna era anche un ottimo scalatore. Tra i suoi numerosi tour in Alpi orientali e occidentali non ci sono meno di 27 nuove rotte e prime ascensioni. 
Dopo Purtscheller Compton prende tutti eccellenti arrampicatori con i quali camminare, ‘le sue abilità lucide alpinistiche su roccia e ghiaccio, la sua perseveranza quasi ammirevole, la sua inesauribile pazienza nel sopportare le difficoltà, davvero geniale talent scout, tutti sono ammirati  dalla sua sublime serenità e la sua serenità è olimpica ed indistruttibile’, così qualcuno… parla di lui…




…Possiamo allora affermare che Imago Terrae significa, insieme all’organo stesso della percezione, ciò che viene percepito circa gli aspetti e le figure della Terra, non più semplicemente attraverso i sensi né come dati empirici sensibili, ma attraverso la Forma immaginale, l’Immagine-archetipo, l’Immagine a priori dell’Anima stessa.

La Terra è allora una visione, e la geografia una geografia visionaria, una ‘geografia immaginale’. Perciò è questa Immagine sua e la sua propria Immagine che l’Anima ritrova ed incontra. Immagine proiettata da essa è al contempo quella che la illumina e quella che le riflette le figure a sua immagine, figure di cui a sua volta è essa stessa l’Immagine, vale a dire gli Angeli femminili della Terra che sono ad Immagine dell’Anima.
Ecco perché la fenomenologia mazdea della Terra è propriamente un’angelogia (opposta e contraria all’odierna demonologia del progresso…). 

(H. Corbin, Corpo spirituale e Terra celeste)



























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