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I Sentieri di Jonathan...
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Per chi non avvezzo alla Verità...
Non avevo torto, la natura manifesta
imprevedibilmente la propria forza se alterata nei propri equilibri assestati
ed evoluti nei secoli giacché la secolarizzazione è anche il nostro vero
problema… E quando costretta si vendica contro colui che tenta (il troppo) imponendo
la propria logica materiale a dispetto di un ordine precostituito che determina
il corso ‘naturale’ degli eventi.
Pur dettando una nostra volontà di dominio
sugli elementi della Natura, non dobbiamo né temere né sottomettere ciò che
troppo spesso pensiamo di conoscere, che ci affrettiamo a studiare, sezionare,
catalogare, sradicare, ma mai a concepire come elemento unico che tende ad
evolversi e se necessario, quando gli equilibri vengono meno, a reagire secondo
la violenza a cui viene sollecitato.
Quando nostro malgrado, da una premessa di
naufragio, semplice nella sua dinamica, ma complessa nelle responsabilità,
siamo costretti ad assistere ad eventi di una portata maggiore che superano
ampiamente la prevedibilità dell’evento stesso, siamo certi delle sicure
responsabilità dell’uomo. Tutte argomentazioni tenute ben celate per il timore
che una diversa visione, non materiale, possa intralciare il - regredire -
dell’umanità.
Dal ponte della nave lanciamo una scialuppa
di salvataggio nell’attesa del prevedibile naufragio dopo la lunga tempesta.
Prima e dopo siamo ben lieti di dimostrare che le nostre ragioni e
argomentazioni sono state ben occultate negli itinerari culturali che tanto vi
affannate a compiere. Se nuove crociate dovranno renderci ciechi e sordi al
cospetto di tribunali ben peggiori che l’inquisizione ci ha tramandato, vi
rammento con le parole di De André …: “Anche se voi vi credete assolti, siete
per sempre coinvolti …”.
Ed è vero, anche se ognuno di noi nel tepore
della propria intimità, lontano da sciagure e disastri si sente ben al sicuro
dagli elementi della bufera, ebbene egli è sicuramente coinvolto quanto lo è
l’industriale di turno alle prese con un nuovo sistema di produzione, o il
semplice operaio che esegue con diligenza il proprio lavoro. Non cerco facili
capri espiatori di fronte alla tragedia, ma certamente è accertata una nostra
ben precisa responsabilità nell’evolversi degli eventi.
Alcuni anni fa mi sono permesso di esprimere
un giudizio in materia ecologica sviluppandolo in una dinamica matematica, la
quale ha trovato puntuale conferma scientifica. Da supposizioni che sono
scaturite dalla pura osservazione degli eventi, fino a coinvolgere
argomentazioni di natura filosofica e sociologica, rapportate giustamente nella
dinamica dell’ambiente che occupiamo. Quest’ultima considerazione, non
trascurabile sta ad indicare una precisa presa di coscienza, innanzitutto
scientifica, dello spazio da noi occupato e delle nostre esigenze presenti e future.
Qualsiasi solida argomentazione deve poggiare
su questa consistenza dei fatti.
Qualsiasi nostra opera presente e futura deve
sempre tener conto di questa dinamica.
Quando assistiamo ad un nuovo fiorire di
opere, in qualsiasi luogo esse vengono concepite, dalle più indispensabili alle
più inutili, dobbiamo integrarle perfettamente nell’ambiente circostante ed
interagire con esso. Non è un semplice problema circoscrivibile
all’architettura, ma bensì, oltre alla forma o lo stile, concepire l’idea che
queste due prerogative intervengono nell’equilibrio delle armonie che ci
accingiamo a comporre. L’universo appartiene a questo tipo di armonie, così
come lo pensarono i Greci, ed è vero! Noi rappresentiamo con la nostra
evoluzione la stessa dinamica dell’intero Universo che ammiriamo e scrutiamo, e
quindi non possiamo discernere da Gaia ed i suoi millenari equilibri ed evoluzioni,
che sono tutte le nostre progressioni stratigrafiche di milioni di anni. La sua
armonia poggia su ciò, che alla percezione degli eventi potrebbe apparire come
puro CAOS; basta studiare l’evoluzione della terra dal punto di vista geologico
o glaciologico.
Come il CLIMA di un pianeta che proviamo a
rappresentare alle nostre percezioni, scorgiamo in esso una disarmonia
apparente perché contrasta con la concezione della nostra armonia.
Quell’inferno che pensiamo di scorgere, in realtà composto dall’evolversi di
determinati elementi e condizioni. Così questi progrediranno nei secoli. Ma il
tutto appartiene ad una perfetta armonia che governa la meccanica celeste. Così
la stessa dall’infinitamente piccolo fino alle ipotesi del pre e post Big-Bang
per formulare delle probabili ipotesi su alcuni stati della materia.
C’è alla base di tutto un ‘equilibrio’ e per
chi si addentra anche da semplice profano verso queste verità non smetterà mai
di cercare e meravigliarsi. Se veniamo meno a questo principio siamo costretti
ad assistere nostro malgrado a delle catastrofi incredibili nello scenario
delle opere umane. Sono pienamente convinto che questa verità che purtroppo non
appartiene più agli uomini, perché protesi verso altri orizzonti di dominio, ci
ricondurrà su altre strade abbandonate, riconsiderando argomentazioni che fino
ad ora abbiamo trascurato.
L’equilibrio che scomponiamo verso altri
orizzonti di energia incontrollata che annienterà per sempre la nostra capacità
di sopravvivenza, quell’equilibrio si ricomporrà non solo nelle malattie
psicologiche e sociali che sconvolgono il nostro vivere, con tutte le conseguenze
a cui assistiamo giornalmente, ma anche in tutte quelle strutture virtuali di
cui siamo circondati per momentaneo benessere economico. Futura voce dello
squilibrio sociale e della sua totale disarmonia, il rumore dell’inutile che
udiamo a piena voce in ogni dove. Tutto ciò che pensiamo costruire senza una
composta armonia, potrà tranquillamente ritorcersi contro di noi, nostro
malgrado, e nostro malgrado dovremmo assistere sempre a dei disastri che fanno
parte della natura.
Appartengono alla natura, per quanto noi ci
sforzeremo di dominarla o prevederla. Quindi troveremo conferma nell’affermare
ancora una volta, che L’UOMO sta ALL’AMBIENTE (che occupa), trasformando lo
stesso per i tempi necessari al suo FABBISOGNO
(geopolitica-geostrategia-geofilosofia), come i cittadini o i ‘componenti’ del
mondo stanno alla loro economia, la quale in un lasso di tempo (maggiore o minore) provvede al suo benessere
inteso questo come VALORE ECONOMICO RAGGIUNTO REALE ( - reale - valore dato
dalla differenza fra il valore economico raggiunto nel breve lasso di tempo,
sottratto ai costi per tutti quegli interventi dovuti ad una logica
incompatibilità, quindi intendesi - reale - non quello virtuale dato
DALL’IMMEDIATEZZA, del traguardo economico, ma bensì quello raggiunto grazie ad
una LOGICA COMPATIBILITÀ che equivale all’equilibrio di cui accennavamo precedentemente,
con lo SPAZIO OCCUPATO).
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