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Otto (38)
‘Giovanotto, è l’uomo a far paura, non la Natura!
La Natura ti è molto vicina se entri in sintonia con essa, l’uomo
invece è una bestia!
Certo è molto intelligente, capace di inventare di tutto, dalle
calunnie ai bambini in provetta, ma poi stermina due, tre specie al giorno.
Questo è il paradosso dell’uomo’.
…Gronda acqua dal muschio sui tronchi degli alberi e dalle liane che
pendono dai rami sulla mia testa come lunghe ciocche di capelli.
L’aria è intrisa di umidità!
Grosse gocce cristalline colano adagio sul viso e corrono gelide lungo
il collo. Calpesto il manto di muschio morbido che vive da parassita sugli
enormi tronchi a terra, in un ciclo continuo di nascita e morte.
Lui si ferma sul pendio davanti a me, ma non si volta, dietro la nuca
oscilla ancora l’antenna formata da tre asticelle di metallo. Controlla le
apparecchiature per le rilevazioni meteorologiche installate in una radura,
prende nota e mi dice che il livello dell’umidità è al massimo…
…Con il fiato corto arrivo su un’altura, ho davanti una foresta di
abeti della stessa specie.
‘Siamo a più di tremila metri?’, domando.
Annuendo corre sotto un albero situato nel punto più alto, poi si
volta, sistema le cuffie, estrae l’antenna e la orienta in tutte le direzioni.
Anch’io mi guardo attorno: gli alberi che mi circondano, con i fusti
delle stesse dimensioni e tutti alti e diritti, sono piazzati a distanza
regolare l’uno dall’altro e hanno fronde che partono tutte dal medesimo punto
con identica grazia. Non ci sono alberi abbattuti dall’uomo e quelli
imputriditi a terra sono vittime, senza eccezione, di una rigorosa selezione
naturale.
Niente più liane, niente più boschi di bambù-freccia, niente più arbusti, l’ampio spazio tra un albero e
l’altro rende la foresta più luminosa e consente di far spaziare lo sguardo.
Respiro profondamente l’aria pura del bosco, ho il fiato corto ma non
spreco energie, i polmoni sono purificati e l’aria penetra fino alla pianta dei
piedi. Mi sento come se anima e corpo fossero congiunti al grande ciclo della
Natura e avverto una sensazione di piacere mai provata prima.
D’un tratto scende la bruma, avanza a ondate e si apre davanti ai miei
passi. Arretro, cerco di allontanarla con la mano come fumo, tento di scappare
ma non riesco, mi passa accanto sfiorandomi e il paesaggio di colpo si fa
sfocato. In un attimo i colori svaniscono e la nebbia dietro di me avanza a
mulinelli. Arretro ancora ma vengo risucchiato nel vortice senza rendermene
conto; giunto in prossimità di un burrone sto ancora cercando di sfuggirle
quando mi volto e scopro una profonda gola ai miei piedi. Di fronte appare una
magnifica catena di monti blu pallido, con le cime avvolte in uno spesso strato
di nubi bianche che rotolano come cavalloni, mentre nella gola c’è solo qualche
striscia di vapore acqueo che si dissipa in un batter d’occhio.
Il filo candido al centro della tetra valle è un torrente impetuoso.
Non è di sicuro la valle che ho seguito qualche giorno fa per penetrare in
queste montagne. In questa cupa vallata invece non ci sono che folti boschi e
rocce a picco dalle forme più strane, non c’è traccia di vita umana. Solo a
guardarla provo un brivido alla schiena. L’aria è talmente pura e le foreste
sotto le nubi sono di un verde tanto brillante da farmi sentire in èstasi,
avverto come un canto che sale dal fondo del mio essere e cambia tonalità in un
attimo, seguendo luce e ombre.
Mi alzo. Aspetto sgomento. Grido, nessuna risposta. Grido di nuovo, ma
sento solo la mia voce angosciata e tremante che si spegne, devo calmarmi,
tornare al punto ove stavo correggendo la Freccia del Tempo, ed intuisco di
colpo che la Natura e il Primo Dio mi stanno giocando un brutto tiro, mi sta
enunciando un mondo non visto, mi stanno dicendo che in fondo non ti sei perso…
giacché…
(Gao Xingjian, La montagna dell’Anima; le pitture sono dello stesso autore)
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