CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
30 MAGGIO 1924

domenica 25 giugno 2017

SE IGNORI I FONDI E LE CIME; SE IGNORI IL PIANTO OD IL RISO; SE PORTI MASCHERA AL VISO; NON LEGGERE QUESTE RIME...



















































C’era una volta... che cosa?
Son come grullo stasera!
Non mi ricordo; ma c’era,
C’era una volta qualcosa.

Devi saperlo anche tu,
Povera foglia di rosa....
C’era una volta qualcosa,
Qualcosa che non c’è più….


Perché il brutto e il malfermo fanno

il proprio ed altrui regno ed il…


Il bruto ci vive e tace,
E si contenta del mondo;
Ma l’uom si leva dal fondo,
E grida: No, non mi piace!

Il mondo stupido e reo,
Ove il destin mi gittò,
No, non mi piace, e perciò
Io un altro me ne creo.

Un altro molto diverso,
E più felice e più bello:
Io me lo creo col pennello
E con la nota e col verso.

Però che, tristo o giocondo,
Io da me stesso fo parte,
E perchè il fine dell’arte
Si è di rifare il mondo.


…Così prego il Sacro ricomporre mito andato

… ma ora di nuovo contemplato e per sempre rinato…  


Poi che il buon tempo è fuggito,
Un pover uomo diviene
(Se di più viver sostiene)
A se medesimo un mito.

E ricordando il passato,
Dubita e chiede sovente:
Fu tutto ciò veramente,
O l’ho soltanto sognato?

Stanco si ferma per via,
E tutto ciò che rimembra,
E per cui visse, gli sembra
Antica mitologia…



…Pregare una Dèa ed il sogno suo fuggito….



Acqua serena e tersa
Che sotto i faggi e gli elci
Scaturisci riversa
Dalle squarciate selci;

E indugi e t’inzaffiri
Nella conca profonda,
Traendo in lenti giri
Alcuna morta fronda;

Oh, quante volte, ansante,
A dissetarmi io venni,
Fra queste vecchie piante,
Ai gorghi tuoi perenni;

E a te da presso, quando
Il meriggio più cuoce,
Muto giacqui, ascoltando
La tua limpida voce!

Allor, tra l’ombre e i cavi
Sassi celata e chiusa,
Oh, allora tu cantavi
Come un’agreste musa;

Cantavi dolcemente
Una canzon giuliva
Che di sogni la mente
Innamorata empiva.

Passò quel tempo, ed ora,
Mentre disperdi e frangi
L’anima tua sonora,
Non canti più, ma piangi.
Piangi; — forse rampogni,
Sotto quest’ombre miti....
E i sogni, i dolci sogni,
Son per sempre fuggiti…


..Ma dove pur nati

non certo in quella fossa profonda

nominata progresso

la quale per il vero

fa Rima

e con questa diletto

nell'oscuro abbisso

ove… dietro enuncia pensiero

e la testa cagiona soddisfazione…

vista e diletto del proprio

…ed altrui cesso…

…Giacché una volta ove regnava la vita….

Ora la crosta rinnova frattura

e sì più che certo non essere evoluzione

da un Dio cogitata….

bensì altra materia mal purgata…

…o forse solo con la catena... liberata….  











I.

No, non è vero poeta
Chi abbia un’anima sola,
Che mutar senso o parola
A se medesima vieta.

Quegli è poeta che cento
Ne chiude ed agita in petto,
E ognuna ha vario l’affetto,
E ognuna ha proprio talento.

II.

Ho caro il verso minore
Che rechi in punta la rima,
Come lo stel sulla cima
Reca lo sboccio del fiore.

Ho caro il picciolo verso
Che guizzi come saetta,
E sia, come lama schietta,
Saldo, flessibile e terso.

III.

Se tu di ciò non ti pasci
Che sparve senza ritorno;
Se tu non muori ogni giorno,
Ed ogni giorno non nasci;

Se il rivo, la rupe, il fiore,
L’aria che odora d’assenzio,
La nube, l’ombra, il silenzio,
Non dicon nulla al tuo core;

Se ignori i fondi e le cime;
Se ignori il pianto od il riso;
Se porti maschera al viso;
Non leggere queste rime.

IV.

Leggere vuoi? Non cercare
Nel disadorno volume
Il superesteticume,
Le preziosaggini rare.

I sensi astrusi e sconvolti,
Che per la gran meraviglia
Fanno inarcare le ciglia
Alle bardasse, agli stolti.

Non vi cercare quell’arte
Che ornando svisa; non quella
Che fuca, minia ed orpella
Di parolette le carte.

Non l’armonia frodolenta
Che sembra dire e non dice;
Nenia di vecchia nutrice
Che vecchi bimbi addormenta.

Semplice, chiaro, preciso
È, pur nel verso, il mio dire:
Non so, non voglio mentire
Nè la parola, nè il viso.

Siccome sgorga nell’ime
Convalli un’acqua natia,
Così dall’anima mia
Sgorgarono queste rime.

V.

Se d’un mio querulo accento
Serbi il tuo core la traccia;
Se un mio pensiero ti faccia
Restar sospeso un momento;

Se di te stesso talvolta,
Scorrendo i bianchi quaderni,
Alcuna imagine scerni
Nel verso breve raccolta;

Se, mentre leggi, ti senti
Rigurgitare nel petto
L’onda d’un tenero affetto
E dei ricordi frementi;

Dopo aver letto brev’ora,
Il picciol libro riponi:
Forse, nei giorni men buoni,
Lo vorrai leggere ancora.

(A. Graf)





















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