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Il
14 gennaio 1791 grazie agli esperimenti nella Terra del Vermont del dott…
Abbiamo
appurato quanto necessaria la tutela non solo del Bosco, inserito in un più
vasto Paesaggio, ma quanto altrettanto vitale sia che tal Paesaggio - ammirato
e disquisito - necessiti dell’evoluto ‘fattore umano’ (…imparando il Linguaggio
anche da ciò che taluni ritengono ‘materia morta’ congiunta alla ‘bestia’...)
nell’universale Principio adottato (e giammai alla fine), nel saperne valutare
e sondare la profondità dell’Ideale unito all’antica volontà… conforme alla
giusta autorità attribuita alla comprensione dell’estensione e limite del Dominio
umano.
Come
abbiamo letto ed appreso e non solo da questo Ambasciatore, anche Plutarco,
infatti, fu tale nella sua Opera - stratificata alla precedente su cui
costruito il discusso concetto di Storia -, ovvero ‘apostolo’ della propria ed
altrui Epoca conformata nell’autorità del Dominio… Il ‘parallelismo’ da cui
dedotta la corretta Via -, il corretto Sentiero -, ancora lo apprendiamo riflesso
nel presunto beneficio o mantenimento della volontà di conquista.
Talvolta o troppo spesso non distinguendo l’alpinista dall’acrobata di Borsa; subordinati alla ‘vista’ la quale conferisce all’Anima estasiata non più ‘al di sopra’, ma inerente ed in accordo a quanto osservato, non più conquistatori dell’inutile, ma l’utilità del benessere che tal vista ispira nel tutt’Uno con la Natura e quanto ammirato.
Così
distinguiamo e delineiamo l’Ambasciatore della Natura (compresa ovviamente
l’umana), e la Storia del Bosco da cui deriva la suddetta Conquista, compreso
il Sentiero sino alla celebrata Cima.
Dio
ovunque e in ogni luogo così ammirato per ogni sua Opera può dirsi sommamente
pregato e in tal Pensiero rinato…
La Natura… compresa l’umana (derivata, quindi evoluta…) di saper conferire alle future generazioni che sopraggiungeranno, il Diritto di riconoscere il proprio ed altrui volto, inciso sia nel Bosco ammirato, per comprendere l’antico ‘parallelo’ Linguaggio (e non solo - superiore o inferiore - lignaggio stirpe della Terra, giacché siamo tutti figli di questa Selva e del Dio che così bella l’ha donata, dal Vermont sino all’Italia…); sia per constatarne l’oltraggio subito (la Storia ne è colma) di tanti troppi profughi, e non più abitanti bensì clandestini, che lo attraversano come bestie per la dovuta sopravvivenza circa l’improprio Dominio adottato.
La
Natura ha mantenuto integro questo Equilibrio suggellato nel ‘patto’ del
Diritto alla Vita (con le varie specie che la contraddistinguono senza
estinzioni di massa o peggio ancora…), quindi il suo e nostro Principio, da cui
apprendiamo e deduciamo anche ogni successivo ed improprio Dominio adottato.
Dacché ne deduciamo ancora, l’avidità umana comune fattore sin qui studiato oggettivata indistintamente sulla Natura, anche e soprattutto in quella dottrina politica avversa al principio democratico (lo abbiamo detto siamo contro il tiranno!) - inteso come valore adottato e non aggiunto - nella salvaguardia della Terra (e non solo l’armata Difesa dai nemici che in accordo con un altrettanto falso principio tendono a creare la guerra per l’economia e il presunto benessere che ne deriva. Vediamo constatiamo e raccogliamo ovunque i fenomeni naturali altrettanto simmetrici transitare da un bosco ad una riva e viceversa), la quale deve assumere Coscienza giammai rimossa del danno perpetrato, così come assistiamo e rileviamo circa il fenomeno del disboscamento.
Saremmo
privi di Ragione e non all’altezza del compito sin qui intrapreso per l’intero
cammino, se non distinguiamo il Bosco uniformemente ammirato, tanto quello che
delimita un delicato Confine, dato da un presunto ‘equilibrio’ geopolitico,
tanto quello dato e rilevato da un esperimento che ne conferisce il Diritto di
essere ed appartenere al suo Linguaggio.
In entrambe i casi, come abbiamo letto, l’unica specifica rilevata sarà un generalizzato disordine dell’intero ecosistema studiato, e non più separato dalla nostra comune Terra.
Chi
tende a privilegiare una determinata politica la quale per difettevole miope o
cieca indole, tende e tenderà a mutare l’intero Ecosistema abdicato ad un
proprio momentaneo beneficio, acquisito o sottratto, quindi dato da una
approssimata summa economica ben seminata come coltivata, e privata del
risultato da cui la Dottrina aspira (per Dottrina intendiamo l’universalità che
questa sottintende nel beneficio dato, compresa ovviamente l’economica detta,
non separata dalla Natura), non
all’altezza del proprio e altrui mandato, e neppure per questo, dell’intero
Ecosistema da cui presunto Ambasciatore dell’approssimazione non confacente con
l’Evoluzione, da cui, non per ultima, la Dottrina economica stabilirne
propriamente o non i valori rimossi nel principio della vita per le future
generazioni.
E se anche la stessa impropria dottrina adottata ne delinea l’impervio cammino verso la Cima, sarà solo la nota evolutiva circa il principio di conservazione della specie a smascherarne il fine.
Quindi
il compito di Plutarco, come dei successivi parallelismi adottati fondamentale
per la corretta funzione da cui la Storia assoggettato al tiranno. Di piccoli
mediocri tiranni la Storia come la Natura ne è colma per ogni Sentiero che
conduce alla stessa medesima Cima. Quindi mi ripeto, non siamo conquistatori
dell’inutile, bensì dell’universale che attraverso essa l’Anima beneficia.
Un
profeta raggiunse tal Illuminazione all’Ombra rimossa di tal principio adottato
d’una diversa presa di coscienza, e l’illuminazione che ne deriverà, rimossa la
sua Dottrina, sarà la catastrofe per l’intero pianeta.
Ovvero l’uomo nel senso metaforico qui adottato, quale valido principio del Bosco non meno della Natura da lui modificata, deve prendere Coscienza del globale danno, quindi assumere in ogni luogo comportamenti atti a riconciliarne il valore e universale benessere della Pace, la quale, se la deducete nella quiete del Bosco (come della successiva Cima) privato della furiosa lotta, così come nei secoli di Dominio lo distinguiamo e tuteliamo, riflettendolo di conseguenza, nella civile armonia che tal senso ci ispira, derivata dal Secolare Linguaggio per la sua Ombra proiettata in ogni civile luogo, ove in suo nome tal principio dimora e non più impera.
Ovvero,
in cotal simmetrica preghiera da cui la materia della Scienza - compresa l’economica
- riflessa nel Beneficio d’ognuno come Universale Dottrina, si impari e
rifletta con dovuta Coscienza, così quando - il Bosco la Foresta - veniva
arbitrariamente ed inconsapevolmente sottratta al beneficio da cui la Vita.
Con il Tempo apprendiamo nella rinascita della comune Vita circa i valori mortificati essenziali per la stessa, così come l’Economia la quale - ha adottato e ancora adotta - tal forma impropria di momentaneo benessere. Ebbene Mursh, come prima di lui Plutarco, insegnano proprio questo, la necessità e parallela opportunità di lasciare ai futuri anelli dell'universale Albero da cui la Vita, le possibilità generazionali di poter godere il più a lungo della nostra comune capacità imprenditoriale simmetrica alla Natura, non dettate dai falsi principi egoistici di cui la Borsa tende a mutare il Bosco in antica bellicosa selva, ma Foresta ‘per e nel’ bene d’ognuno in cui leggere non più i morti per ogni tronco abbattuto, ma dagli anelli dedurre una Scienza precisa, e così imparare a rifondare le perse e mutate Stagioni d’una comune vita, ed universale appartenenza nella certezza d’una rinascita alla sua Linfa…
(Giuliano)
Vi sono buone ragioni per credere che la superficie della terra abitabile, in tutti i climi e le regioni che sono state dimore di popolazioni dense e civilizzate, fosse, con poche eccezioni, già ricoperta da una crescita forestale quando divenne la prima dimora di uomo.
Questo
lo deduciamo dagli estesi resti vegetali - tronchi, rami, radici, frutti, semi
e foglie di alberi - spesso trovati abbinati
con opere d’arte primitiva, nel terreno paludoso di distretti dove non sembrano
esistere foreste all’interno del epoche attraverso le quali giungono gli annali
scritti; è comprovato da antichi documenti storici, che le grandi province,
dove la terra è stata a lungo completamente priva di alberi, erano coperte di
boschi vasti e quasi ininterrotti quando furono conosciute per la prima volta
dalla civiltà greca e romana.
Si
possono annoverare tra le testimonianze storiche su questo punto, se non
tecnicamente tra i documenti storici, antichi nomi geografici e terminazioni
etimologicamente indicanti bosco o boschetto, così comuni in molte parti del
Continente Orientale ormai del tutto spoglie di boschi - come, nel sud Europa, Breuil, Broglio, Brolio, Brolo; in Northern, Bruhl, e le desinenze -dean, -den, -don, -ham, -holt, -horst,
-hurst, -lund, -shaw, -shot, -skog, -skov, -wald, -weald, -wold, -wood.
E dallo stato di gran parte del Nord e del Sud America, nonché di molte isole, quando furono scoperte e colonizzate dalla razza europea.
L’influenza
complessiva della Foresta sulla temperatura globale dell’intero pianeta abitato
dall’uomo è fondamentale per ristabilirne un rapporto compromesso con la Natura
e cicli delle stagioni da cui la Vita, nonché i benefici che da Lei derivano,
circa il clima e la sua naturale stabilità - compresi ovviamente i frutti non
solo materiali bensì spirituali - ovvero il linguaggio che da Madre Natura
deriva, lo stesso antico linguaggio che
dobbiamo ristabilire odiernamente, dopo aver distrutto e modificato, con
l’eccessivo inquinamento e disboscamento, il preesistente equilibrio
irrimediabilmente mutato.
Non
è stato ancora possibile misurare, riassumere ed equiparare, l’influenza totale
della Foresta, dei suoi processi e dei suoi prodotti, morti e vivi, sulla
temperatura, e i ricercatori
differiscono molto nelle loro conclusioni su questo specifico argomento. Sembra
probabile che, in ogni caso particolare il risultato sia, se non determinato,
almeno sicuramente modificato dalle condizioni locali che sono infinitamente
variate, dacché odiernamente nessuna formula generale è applicabile alla
questione, da me scientificamente riscontrata.
Solo
il futuro saprà dirci se avevamo Ragione o torto!
La più importante influenza igroscopica oltre che termoscopica della Foresta è senza dubbio quella che essa esercita sull’umidità dell’aria e della terra, e questa azione climatica la esercita in parte come materia morta, in parte come materia vivente. Mediante la sua interposizione come una cortina tra il cielo e la terra frena sia l’evaporazione dalla terra, sia intercetta meccanicamente una certa proporzione della rugiada e delle piogge più leggere, che altrimenti inumidirebbero la superficie del suolo, e la restituisce all'atmosfera per espirazione.
Abbiamo
mostrato che il Bosco, considerato come materia morta, tende a diminuire l’umidità
dell’aria, impedendo ai raggi del sole di raggiungere il suolo ed evaporare l’acqua
che cade in superficie, ed anche stendendo sulla terra un manto spugnoso che
aspira e trattiene l’umidità che riceve dall’atmosfera, mentre, nello stesso
tempo, questa copertura agisce in senso contrario accumulando, in un serbatoio
non del tutto inaccessibile agli influssi vaporizzanti, l’acqua di
precipitazione, che altrimenti potrebbe improvvisamente sprofondare in
profondità nelle viscere della terra, o fluire da canali superficiali ad altre
regioni climatiche.
Vediamo ora che, come organismo vivente, tende, da un lato, a diminuire l’umidità dell’aria assorbendone talvolta l’umidità, e, dall’altro, aumentare tale umidità riversando nell’atmosfera, sotto forma di vapore, l’acqua che essa aspira attraverso le sue radici. Quest’ultima operazione, contemporaneamente, abbassa la temperatura dell’aria a contatto o in prossimità del legno, per la stessa legge degli altri casi di trasformazione dell’acqua in vapore.
Come
ho più volte detto, non si può misurare il valore di nessuno di quegli elementi
di perturbazione climatica, innalzamento o abbassamento della temperatura,
aumento o diminuzione dell'umidità, né si può dire che in una stagione, in un
anno o in un ciclo fisso, lungo o breve che sia, si equilibrano e si compensano
a vicenda. A volte, ma certamente non sempre, sono contemporanei nella loro
azione, sia che la loro tendenza sia nella stessa direzione o in direzioni
opposte, e quindi la loro influenza è a volte cumulativa, a volte conflittuale;
ma,
nel complesso, il loro effetto generale è quello di mitigare gli estremi del
caldo e del freddo atmosferici, dell’umidità e della siccità.
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