Precedenti riferimenti:
Prosegue con alcune...
'Simmetrie' [2]
& ancora con il racconto
della Domenica, ovvero,
Correvano voci, ma varie e indistinte, che dalla sua condotta non volgare, dai suoi rapporti con Filosofi e asceti d’Oriente, stimavano indurre alcunché circa la missione e i propositi del nuovo cesare. Tanto che (se ha qualche senso la leggenda), non appena egli fu giunto in Gallia, dove Costanzo lo inviava ad esercitare l’ufficio di re, ed entrò in Vienna fra le acclamazioni della folla, una vecchia cieca, chiesto chi arrivava e rispostole: Giuliano cesare,
Questo è,
…gridò,
colui che ristabilirà gli altari degli
Dei!
Ovvero
uomini e Dèi!
Quale
differenza?
Quale
mistero celato dall’inutile tempio della parola.
Ho
letto un Tomo di una scriba del Tempio, di un ipocrita fariseo, di un presunto
eletto, che poco o nulla ha compreso di quanto Giuliano il caldeo, mi ha insegnato per ogni Frammento.
Ovvero,
ciò di cui la Natura ci fa dono, e non certo nell’immacolato Verbo, bensì muto
frammentato Intelletto del Primo Dio, per grazia della grande intuizione di cui ogni immacolato essere
connesso con l’Universo intero.
Guarda,
o nobile presunto padrone (della Terra
come dell’Universo intero), o peggio ancora, dispensatore, dell’Intelletto
posto nei mediocri asterischi del sapere, guarda e osserva la ma voce la mia
lingua, come alta vola in cielo protesa nell’elevata orbita dell’Universo. Conosce
e presiede ogni segreto violato, ogni forza della corrente, ogni cantico, ogni
direzione dell’antico vilipeso Tempo, eppure meschino essere senza ali né
angeli né dèmoni antichi, non hai ancora imparato a volare, come, (seppur ti sforzi) a pregare,
accompagnato da falsi grassi putti alati.
E seppure costruisci magnifiche opere date dalla falsa Ragione del tuo basso Intelletto, miri e infrangi, con un breve frammentato asterisco, l’intera segreta antica Dottrina degli Dèi.
O
se preferisce Legge Divina!
La
riponi nella bisaccia come tesoro della sapienza antica, non avendo capito ciò
per cui si differenzia (compone e/o
scompone) Infinito e antico (oracolo
e dio), e ne fai cibo e bottino di
caccia la quale dovrebbe saziare e appagare l’ingordo umano appetito della
materia, come simmetricamente quello della Ragione data dal presunto
Intelletto.
Eppure,
ognuno di loro, per grazia del Raggio Divino del Dio infinito (oracolo o Elemento di Dio), vola parla
migra e compie il miracolo della vera Vita, in suo Eterno nome, senza parola
alcuna e al di fuori dalla frammentata comprensione umana.
Si
orienta e per sempre si volgerà nella giusta direzione data dall’impareggiabile
grammatica, mentre tu, misero, perderai e estinguerai il breve elevato
linguaggio.
Per
quanto ti ostini mai ne riuscirai a comprendere né la purezza né la Rima qual parola
del nostro Dio.
Ed ove il presunto Verbo ne ha offuscato il motivo disceso in questa Terra dall’Universo intero, per insegnarci il miracolo, non più del Pensiero, ma del principio che lo precede nella immutata divina bellezza corrotta dall’uomo e le sue pretese di Parola o Intelletto che lo differenziano.
Se
pensi che l’evoluzione si compia nell’errore dell’uomo qual pensiero d’un
diavolo, sei in profondo inumano errore ben cogitato come pregato, ti basti
comprendere che il Linguaggio o il mistero della Parola e fors’anche
dell’intera Filosofia, risiede nella pura negazione della stessa, per questo ho
meditato nel profondo una diversa Conoscenza senza conoscenza alcuna.
E
questa sappi una Eresia antica (o Gnosi
pagana ancor più antica, oppure se preferisci mio dotto, una teologia
altrettanto antica…) trascesa fino ad un grande Maestro (simmetrico, suo
malgrado, per ugual medesimo volo ad una terra altrettanto distante in cui nato
al Tetto della Terra hora sprofondata in ugual disgrazia), il quale
incontrai per ugual medesima Selva incolpato di rinnegare l’Essere nel-Non
Essere prossimo al Nulla, per darsi al miracolo contemplativo, e così meglio
comprendere l’Atto di Dio, dato nella pura negazione del frammentato atto umano
(e con esso anche la mistica negativa
data dal Principio assoluto della Conoscenza da cui l’Intelletto); e come,
simmetricamente, sottrarsi al Karma dell’esistenza data dall’atto contemplativo
prossimo all’èstasi mistica, per ascendere al Primo Immacolato Principio di cui
l’Anima conserva l’impronta prossima all’Infinito.
Perché pensi che noi Anime Eterne ci incontriamo e svolgiamo ancora l’esercizio immacolato degli Dèi, per un caso?
Pensi
un caso che assolviamo l’antica Legge, e così facendo la ripristiniamo
nell’ordine muto della segreta Scienza (o
Dottrina) da cui ogni Legge deriva.
Tu
invece giudichi e non sei ancora giudicato, la nostra Dottrina ti beneficerà
anche di questo dono fors’anche e ancor meglio, sentenza!
Per
ciò cui posto fra una parentesi a material asterisco, certamente tutto ciò può
e appare pazzesco!
Eppure,
guarda con cui accompagnato nel nostro Infinito Dialogo, con colui che ha
viaggiato per l’intero Universo, e del quale per ogni umile Bosco ove incamminato,
dall’umana medesima ciarlata lingua riparato, giacché ha compreso la differenza
fra un Pino ed un Faggio.
Io, che sono (stato anche) Faggio ho capito la volontà Infinita di codesto viandante dell’Universo!
Il
nostro Bosco, la nostra Selva, vista dall’alto della materia, appare come una
fitta (universale) boscaglia (da cui solo
legno e rogo), il Pino che vi dimora, sempreverde, immune dalle stagioni
della Vita; il Faggio antico, invece, pone differenza fra l’Universo e le
Stagioni della stessa. Proprio queste sue (lapidarie)
Parole ci hanno unito nella contemplazione del meschino essere che è apparso al
nostro cospetto, e munito del presunto Intelletto racchiuso nel frammentato
Verbo, dato all’ultimo secondo in cui nata la dotta selva del linguaggio!
Eppure,
tutto ciò che vedi dall’alto della minuscola tua vista, posta fra un asterisco
e una parentesi, ha corrotto l’antico Primo Linguaggio, con l’inganno della
frammentata parola.
Eppure,
non hai compreso, carissima dotta ignoranza spacciata per sapienza in cerca
della bestia antica, il linguaggio frammentato del mio Giuliano. Poche deliranti note date dalla voce del vento, posate
poi su una foglia e ammirate da un volo troppo antico per essere posto su un
frammentato asterisco. Poi una leggera corrente di vento, per dirmi che ho
imparato a volare pur stando in èstasi fermo, giacché ognuno di loro insegna
ciò di cui l’uomo mai ha compreso (e di
cui si ciba per comandamento), e ogni loro dono o insegnamento mi pongono
alla preghiera del Dio da voi profanato e violato ogni giorno da cui l’inutile
tempo comandato e ben numerato.
Certo, potrai, se solo vorrai, saziare l’ingordo intestino con un piccolo ma grande Dio, e così essere da noi sepolto nel fango pietroso del profondo Ade. Certo rinascerai e aspirerai ai muti elevati mutevoli motivi, oppure se preferisci, principi, da voi nominati, in dotto inumano linguaggio: incompresi deliri, verso un nuovo ciclo (cui destiniamo l’ingordo appetito). Dal fuoco, nato dal freddo Universo osservato, diverrai crosta, poi approderai alla deriva del grande mare, sarai acqua e aspirerai alla luce o un misero raggio della stessa, ma la nebbia di scomposti inaggregati elementi ti acceca la vista, per poi, fra milioni di secoli, quando avrai imparato a volare (ciò che sempre hai voluto racchiuso nell’ala del nostro pensiero data per cacciato nutrimento) e riconoscere un sacro Elemento alla volta, e con loro, i motivi del segreto Linguaggio, pregare e comporre una complessa grammatica, dolce e salata, come l’acqua, che in questa stessa hora, implora medesima ugual preghiera, in questa ugual hora, su questa misera crosta, impossibilitata e muta alla Parola, implora(re) il suo Dio!
Tu, grande uomo, conoscerai sabbia e deserto, ove fondato il più vasto regno del Diavolo; tuo creatore e padrone, conoscerai e pregherai Lucifero in persona e ne canterai ogni ode alternata dalla tua inutile corrente d’ogni giorno venerato nelle tenebre più profonde dell’Intelletto. Scaverai per meditare e bramare l’oro profondo d’un pozzo senza fondo che ti potrà beneficiare della predata esistenza, per lui, nero catrame della breve vita, ucciderai il nostro Dio, e con Lui gli antichi Dèi in cui scomposto il frammentato incompreso linguaggio.
Ebbene,
mia cara amico/a, visto che ti dedico questa breve epistola, dopo, sappi, che
dalla Foresta è comparsa un una bestia (detta
nel vostro gergo) la quale mi ha insegnato lo smarrito Sentiero, per grazia
dell’uomo (da lei nato) dato dall’altitudine
del numerato Intelletto.
Mentre una ‘terapeuta’ (la quale come solo svago ha la passione di ululare all’umano) mi baciava sulla testa cercando di conferirmi corona divima per ogni frammentata Preghiera sottratta all’antica conoscenza scritta su un Faggio, e di cui sana e profonda ispiratrice (giacché dalla sua ombra nata e scaturita); ogni tanto, infatti, si ciba della vostra pecunia più simile allo sterco di questa Terra, dacché ho compreso ancora gli ambasciatori divini di cui le divine immacolate acquee di Zeus mi hanno fatto tesoro e dissetato!
Pur
avendo letto ogni Libro ho provato e provo ancora una grande umana repulsione
per il vostro composto articolato incompiuto linguaggio, e dal Sogno di questa èstasi
nell’elevato Universo ove mi trovo, giacché anch’io umano come il mio amico (da cui il Dialogo), ho iniziato codesto
lento irreversibile delirio dato dalla vista del vostro eretto nascere e
camminare….
(Epistola di Giuliano ai Dotti del profanato
Tempio)
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