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Le cosmogonie vediche, indù e persiane ci riferiscono che, già nei tempi mitici,
dèi e demoni, conoscendo la potenza del sacrificio sonoro, si batterono con
accanimento per il possesso di quella forza.
In certe occasioni non esitarono persino a farne cattivo uso.
La offuscarono con la menzogna.
Il 'Tandya Maha Brahmana' riferisce che, a causa di quella insostenibile situazione,
la Parola un giorno sfuggì parzialmente agli dèi e andò a stabilirsi nelle acque e ne-
gli alberi, nelle cetre e nei tamburi.
La 'Chandogya Upanisad' espone gli stessi fatti in modo più filosofico.
Narra che il mondo fu generato dalla sillaba OM, che costituisce l'esssenza del
'saman' (canto) e del soffio. Elenca poi le differenti tappe che segnano la progres-
siva materializzazione del mondo: il 'saman' è l'essenza del metro poetico, il metro
del linguaggio, il linguaggio è l'essenza dell'uomo, l'uomo è l'essenza delle piante,
le piante sono l'essenza dell'acqua e l'acqua è l'essenza della terra.
Secondo il trattato 'Il fruscio dell'ala di Gabriele' di Shihaboddin Yahya Sohrawar-
di, Dio possiede alcune parole maggiori che fanno parte delle parole luminose e-
mananti dal fulgore del suo volto.
Dall'irraggiamento di quelle parole procede tutta la creazione.
L'ultima di queste parole si manifesta nel fruscio delle ali di Gabriele: quella destra
è la luce pura e assoluta, ed è in rapporto soltanto con Dio; dall'ala sinistra, sulla
quale si stende una impronta tenebrosa, proviene il nostro mondo di miraggio e il-
lusione.
Il mondo non è altro che un'eco o un'ombra di quest'ala.
Secondo i Dogon (Africa), il signore della parola ha preso una parte della propria
parola e l'ha introdotta nella pietra, la materia più antica del mondo. Ciò significa
che al momento della creazione del mondo fisico una parte della forza del sacrificio
sonoro si rivestì di materia.
In quello stesso momento comincia la già parziale decadenza del mondo acustico,
poiché le 'immagini' materiali (gli oggetti) elaborate durante questa seconda fase del-
la creazione non sono più che riflessi delle antiche immagini acustiche.
Sebbene un gran numero di quelle immagini materializzate siano ormai prive di ogni
sorta di voce, tutti gli esseri e tutti gli oggetti rivestiti di materia continuano tuttavia
a racchiudere una certa quantità della propria sostanza acustica originale.
Tale sostanza si manifesta nella loro voce, o nel suono che da loro si può trarre, o
semplicemente nel nome che portano. Si costituisce così, fra l'uomo e l'oggetto più
inanimato e muto, tutta una gerarchia di valori, stabiliti secondo il grado o l'intensità
con la quale ogni essere, o ogni oggetto, è capace di realizzare la sostanza della pro-
pria materia.
A seguito di questa evoluzione provocata dal demiurgo gli uomini persero i loro
corpi sonori, luminosi e trasparenti, e cessarono di librarsi nell'aria.
Divennero pesanti e opachi e, allorché cominciarono a mangiare i prodotti della
terra, la loro natura acustica si attutì a tal punto che rimase soltanto la voce.
Anche la tradizione brahmanica riferisce che, ormai persino il loro linguaggio non
racchiudeva più che un quarto della parlata originale, avendo gli animali ereditato
ciò che restava.
Per attuare questa materializzazione del mondo acustico, fu necessaria la collabo-
razione di tutta una gerarchia di dèi, di demiurghi e di spiriti, i quali si trasmisero
di bocca e di grado in grado le loro forze sonore, al fine di tessere il velo di 'maya'
offuscando il suono-sostanza con la materia.
All'inizio della creazione, il grande Morto enunciò un dio cui diede l'incarico di crea-
re (per mezzo di un grido, del vento o del tuono) un mondo di suoni e di luce.
Questo dio agiva dunque senza entrare in contatto con oggetti materali.
Per dare origine alla materia, egli si associò con il 'transformer', signore della mate-
ria.
Secondo alcune tradizioni dell'Asia settentrionale, fu la voce rauca di questo demiurgo
a formare le montagne, i baratri e le valli. Ma il suo aiuto non era certo disinterassato.
Il demiurgo è un dio ingordo e antropofago, che cerca di possedere gli uomini..........
(M. Schneider, La musica primitiva)
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