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‘Entra’, disse. ‘Qui ci sono meraviglie’.
La stanza era in realtà una caverna con le stalattiti che pendevano dal
soffitto e, al centro, una pozza naturale d’acqua immobile e nera. Accanto allo
stagno c’era una statua di bronzo di Cibele, che raffigurava la dea seduta, con
in mano il sacro tamburo. Gli unici mobili erano due sgabelli.
Mi invitò a sedermi.
‘Farai molti viaggi’, mi disse.
Ero terribilmente deluso.
Parlava come uno di quei maghi da strapazzo che si incontrano
nell’agorà. ‘E io ti accompagnerò fino alla fine’.
‘Non potrei sperare in un maestro migliore’, mi limitai a rispondere
con educazione, preso un po’ alla sprovvista.
‘Non allarmarti, Giuliano…’. Sapeva esattamente cosa stavo pensando.
‘Io non voglio impormi su di te. Al contrario, sono costretto a farlo. Proprio
come te. E’ una cosa che non possiamo controllare, né tu né io. E quello che
dobbiamo fare insieme non sarà facile. Corriamo entrambi un grave pericolo. Io
soprattutto. L’ideale di diventare il tuo maestro mi spaventa’.
‘Ma io avevo sperato…’.
‘Sono il tuo maestro’, concluse. ‘Cos’è che vuoi sapere più di tutto?’.
‘La verità’.
‘La verità su che cosa?’.
‘Dove andiamo (noi che crediamo al principio di veri ideali, noi che ci
dissetiamo alla fonte della conoscenza, noi che seguiamo la via maestra
invisibile al loro falso dire?...), e qual è il senso del viaggio’.
Lo disse con una certa cautela, senza farla sembrare né un’affermazione
né una domanda. Se ci fossero stati dei testimoni, avrei mantenuto delle
riserve. Invece feci una pausa. Pensai al vescovo Giorgio e alle sue
interminabili lezioni sulla differenza tra ‘simile’ e ‘uguale’. Mi ricordai di
quando mi cantava le canzoni di Ario. Di quando leggevo ad alta voce nella
cappella di Macellum. Poi, all’improvviso, mi vidi davanti il testamento
rilegato in cuoio che il vescovo mi aveva regalato: ‘Tu non offenderai gli
dèi’.
‘No’, rispose Massimo con tono grave. ‘Perché quella è la via dell’oscurità
eterna’.
Ero sbalordito: ‘Io non ho detto nulla!’.
‘Hai citato il libro degli ebrei, l’Esodo: ‘Tu non offenderai gli
dèi’’.
‘Ma io non ho parlato’.
‘L’hai pensato’.
‘Riesci a leggere i miei pensieri?’.
‘Sì quando gli dèi me ne danno il potere’.
‘Allora adesso guarda bene e dimmi: sono cristiano?’.
‘Credo che esista un artefice primo, un potere assoluto…’.
‘E’ lo stesso dio che parlò a Mosè da bocca a bocca?’.
‘Così mi hanno insegnato’.
‘Però quello non era un dio assoluto. Ha creato la terra e il cielo,
gli uomini e gli animali. Ma, secondo Mosè, non ha creato l’oscurità e nemmeno
la materia, poiché la terra era già lì prima di lui, invisibile e informe. Ha
solo plasmato quanto già esisteva. Non è preferibile il dio di Platone, che ha
fatto sì che questo universo – esistesse come una creatura vivente dotata di
anima e intelligenza della verità, grazie alla provvidenza del dio -?’.
‘Dal Timeo’, dissi automaticamente.
‘E poi c’è una discrepanza tra il libro degli ebrei e il libro del
Nazzareno. Il dio del primo dovrebbe essere il dio del secondo. Però, nel
secondo, è il padre del Nazzareno...’.
‘Dall’Uno molti, com’è possibile negare la molteplicità? Le emozioni
sono forse tutte uguali? Oppure ognuna ha caratteristiche proprie? E se ogni
razza ha le proprie qualità, esse non derivano forse da Dio? E in caso
contrario, queste caratteristiche non dovrebbero essere simboleggiate da una
specifica divinità nazionale? Nel caso degli ebrei, da un patriarca geloso e
collerico. Nel caso dei siriani, effeminati e furbi, da una divinità come
Apollo.
Oppure prendiamo i germani e i celti – che sono un popolo feroce e
guerriero: è forse un caso che adorino Ares, il dio della guerra? Oppure è
inevitabile? Gli antichi romani si dedicavano completamente alle leggi e al
governo… e qual era il loro dio? Il re degli dèi, Zeus. E ogni divinità ha
molti aspetti e molti nomi perché in cielo c’è la stessa varietà che esiste tra
gli uomini. Alcuni hanno domandato: siamo stati noi a creare questi dèi, o sono
stati loro a creare noi?
E’ una vecchia questione.
Siamo un sogno nella mente divina, oppure ognuno di noi è un sognatore
a sé, che evoca la propria realtà?
Anche se non possiamo saperlo con certezza, tutti i nostri sensi ci
dicono che esiste un’unica creazione e che noi ne facciamo parte, per sempre….
Ora, i cristiani vorrebbero imporci un mito rigido e definitivo su cose
che sappiamo varie e stranissime. No, non è nemmeno un mito, perché il
Nazzareno è esistito in carne e ossa mentre gli dèi che noi adoriamo non sono
mai stati uomini; sono piuttosto qualità e poteri divenuti poesia, perché
potessimo ricavarne insegnamento. Con il culto dell’ebreo morto, la poesia è finita.
I cristiani vorrebbero rimpiazzare le nostre bellissime leggende con la
fedina penale di un rabbino riformatore. Con questo materiale improbabile
sperano di creare una sintesi definitiva tra tutte le religioni conosciute. Si
appropriamo delle nostre festività. Trasformano le divinità locali in santi.
Prendono a prestito i nostri riti misterici, soprattutto quelli di Mitra. I
sacerdoti di Mitra vengono chiamati ‘padri’? Ebbene, i cristiani chiamano
‘padri’ i loro sacerdoti. Ne imitano persino la tonsura, sperando di fare colpo
sui convertiti con i simboli di un culto più antico. Adesso hanno cominciato
perfino a chiamare il Nazzareno ‘salvatore’ e ‘guaritore’’.
‘Ma in Mitra non c’è nulla che uguagli il mistero cristiano’, obiettai,
facendo l’avvocato del diavolo. ‘E l’Eucarestia? Il fatto di mangiare pane e
vino, quando Cristo ha detto: ‘Chi mangia il mio corpo e beve il mio sangue
otterrà la vita eterna’?’.
Massimo sorrise.
‘Non tradirò alcun segreto di Mitra dicendoti che anche noi
partecipiamo a un pasto simbolico, ricordando le parole del profeta persiano
Zarathustra che disse a coloro che adoravano l’Unico Dio, e Mitra: ‘Chi mangia
il mio corpo e beve il mio sangue sarà una cosa sola con me e io con lui, e
conoscerà la salvezza’. Queste parole sono state pronunciate sei secoli dalla
nascita del Nazzareno’.
Ero sbalordito. ‘Zarathustra era un uomo?’.
‘Un profeta. Fu ucciso in un tempio dai suoi nemici. Mentre giaceva a
terra morente, disse: ‘Che Dio vi perdoni, come vi ho perdonato io’. Tutto quel
che avevamo di sacro, ci è stato rubato dai galilei. Il compito principale dei
loro innumerevoli concili è quello di dare un senso a tutto ciò che hanno preso
in prestito da una parte e dall’altra. Non li invidio affatto’.
‘Ho letto Porfirio…’, cominciai.
‘Allora sai fino a che punto essi cadono in contraddizione’.
‘E le contraddizioni dell’ellenismo?’.
‘Le antiche leggende devono necessariamente contraddirsi. E comunque
noi non le consideriamo vere in senso letterale. Sono solo dei misteriosi
messaggi degli dèi, i quali sono a loro volta aspetti dell’Unico Dio. Sappiamo
che vanno interpretate. A volte ci riusciamo. A volte no. Invece i cristiani si
attengono alla verità letterale del libro che è stato scritto sul Nazzareno
molto tempo dopo la sua morte. E perfino quel libro li mette in difficoltà, al
punto che devono modificarne continuamente il significato. Ad esempio, non dice
mai che Gesù era effettivamente Dio…’.
‘Con l’eccezione di Giovanni’, citai: ‘E il verbo si fece carne e abitò
in mezzo a noi’. Non per nulla avevo fatto il lettore in chiesa per cinque
anni.
‘E’ un passo aperto a varie interpretazioni. Che cosa si voleva
intendere con ‘verbo’? Significa davvero, come pretendono adesso, lo spirito
santo che è anche Dio, che è anche Cristo? E questo ci riporta a quella
triplice empietà che essi definiscono ‘verità’… che a sua volta ci ricorda che
anche il nobilissimo Giuliano desidera conoscere la verità’.
‘E’ quello che vorrei’. Mi sentivo strano. Nella stanza, il fumo delle
torce era fitto. Tutte le cose apparivano indistinte e irreali. Se tutto a un
tratto le pareti si fossero spalancate e fosse apparso su di noi il sole
sfolgorante, non mi sarei sorpreso. Ma quel giorno Massimo non fece
incantesimi. Fu molto concreto.
‘Nessun uomo può dire a un altro che cosa è vero. La verità è
tutt’intorno a noi. Ma ognuno la deve trovare a suo modo. Platone è una parte
della verità. E così anche Omero. Anche la storia del Dio ebraico lo è, se
ignoriamo le sue arroganti pretese. La verità sta ovunque l’uomo scorga un segno
del divino. La teurgia può provocare questo risveglio. Anche la poesia. Gli
dèi, spontaneamente, possono aprirci gli occhi all’improvviso’.
‘I miei sono chiusi’.
‘Sì’.
‘Ma so cosa voglio trovare’.
‘Ma davanti a te c’è un muro, come lo specchio in cui hai cercato di
entrare’.
Lo guardai negli occhi. ‘Massimo, mostrami la porta e uno specchio’.
Restò in silenzio. Quando finalmente si decise a parlare non guardò me,
ma il volto di Cibele.
‘Tu sei cristiano’.
‘Io non so niente’.
‘Ma devi essere cristiano, perché è la religione della tua famiglia’.
‘Devo sembrare cristiano. Solo questo’.
‘Non hai paura di essere ipocrita?’.
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