CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

lunedì 24 settembre 2018

L'ORRORE DELLA REALTA' (12)



















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L'orrore della realtà (13)

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…. Nonostante il clima di grande rispetto reciproco che vige tra i grandi uomini d’affari, il ‘sistema che fa capo a questi (grandi) interessi sta lentamente e inesorabilmente riducendo in miseria un numero così elevato di cittadini – piccoli agricoltori, minatori, operai dell’industria, artigiani tessili, tecnici, operatori dei servizi &cc. – invisibili ai bravi uomini d’affari, che la maggioranza della popolazione non permetterà a questo sistema di continuare’.
La concentrazione e centralizzazione delle risorse economiche, i nuovi sistemi di vendita che hanno di fatto segnato la fine del piccolo commercio, e l’introduzione di macchinari che consentono di risparmiare forza lavoro, sono tutti fattori che tendono a incrementare il numero dei disoccupati permanenti (un tempo, qualsiasi individuo abile al lavoro era in grado, prima o poi, di ottenere un qualche lavoro: oggi, non importa quanto sia abile la persona, ipotizzare se sarà uno dei pochi a trovare lavoro è una vera e propria scommessa).




L’eccedenza di manodopera permette a datori di lavoro e grandi aziende perfino di ridurre i loro stessi dipendenti (perché non tutti i datori di lavoro e le grandi aziende sono gentili come i grandi banchieri!) a una degradante condizione di peonaggio. Lo slogan secondo cui l’America sarebbe la ‘terra delle opportunità’ è diventato ormai una barzelletta, ed è stato totalmente disatteso – per colpa di coloro che denigrano quei partigiani della decenza che combattono i tremendi abusi commessi ai danni del ‘glorioso, tradizionale stile americano di vita e di lavoro che ci è stato tramandato dai pionieri’.
Comunque – al di là di qualunque considerazione etica, questo sistema non può continuare. Non è continuato in nessun altro paese dove si siano dovuti affrontare gli stessi problemi. Semplicemente, la maggioranza non lo appoggerà. La proprietà privata dei mezzi di produzione è frutto del caso – il risultato di particolari situazioni del passato e dell’inerzia generale – ed è mantenuta soltanto dalla massa della maggioranza.




Se questa massa venisse meno, le risorse naturali – come nell’era feudale – tornerebbero a essere continuamente trasferite, attraverso le armi e la guerra, tra gruppi di individui fisicamente forti e bene organizzati. Al Capone e i suoi sicari ci danno un’idea di che cosa diventerebbe il mondo moderno senza la polizia. A ogni modo – la maggioranza ha finora appoggiato concretamente il capitalismo perché ha creduto di trarre da esso vantaggi superiori a quelli che le deriverebbero da un sistema feudale. Il ragionamento era probabilmente valido fino a una settantina di anni fa: gli effetti più negativi del capitalismo sono quelli recenti, mentre le tecniche di gestione dell’industria e dell’imprenditoria non hanno reso possibile la vera democrazia fino alle ultime due generazioni.




Tuttavia oggi le masse non ottengono dal sistema capitalistico più di quanto otterrebbero da un ordine feudale (a Chicago, Al Capone ha introdotto le mense gratuite per i poveri, quando quell’individuo insopportabile di Hoover ebbe il coraggio di opporsi a quel poco di decenza che consentì d’istituire un sistema federale di aiuti pubblici!); la Bonus March e altri eventi del ‘32 dimostrano che la maggioranza è ormai pronta a ribellarsi al sistema capitalista. L’intensa ammirazione che le masse impoverite nutrono verso i gangster e verso chi sequestra i ricchi rappresenta un segnale inequivocabile.
Prima o poi, chi trae beneficio dal capitalismo perderà il concreto appoggio di coloro che gli hanno finora consentito di preservarsi – quelle masse che sono state trascurate, ignorate e spogliate della speranza di sopravvivere.
Che cosa sceglieranno allora i capitalisti?
L’anarchia, il feudalesimo o il socialismo?




Naturalmente cercheranno fino all’ultimo d’ingannare la gente e se stessi, e si stanno ovviamente preparando a costituire uno Stato fascista e assistenziale, che tenga buone le loro vittime. L’entusiasmo con cui i ‘benpensanti’ accettano la politica suicida dell’attuale governo mostra chiaramente come nell’uomo sia l’emotività a dominare la ragione. Queste persone sono state condizionate a far propri certi stati d’animo (come accade per la religione), e sono incapaci di vedere o ragionare al di là di questi condizionamenti: in realtà sono vittime di quella stessa stupidità e isteria di massa che riconoscono e condannano in individui di minori culturapretese. Se la crisi che stiamo vivendo mi ha insegnato qualcosa, è stato il disprezzo per la natura irrazionale e convenzionale della cosiddetta ‘educazione’ perbenista.
Perbacco!




L’assoluta ignoranza e superficialità di quei palloni gonfiati pedanti, creduloni, bigotti, che vanno in giro a starnazzare slogan morti e a diffondere stemmi araldici con cui si auto-proclamano membri dell’esclusivo club delle persone migliori, con l’aiuto naturalmente dei figliocci di Al Capone, che abbisognano di qualche araldo in loco giusto per assicurarsi la discendenza dell’istinto a delinquere nello Stato di gangster ‘istituzionalizzato’. 
Non che siano necessariamente più stupidi e irrazionali della massa che odiano, ma condiscono la loro stupidità e irrazionalità con l’assurda presunzione (sia a destra quanto a sinistra del loro squallido e triste banchetto di potere) di possedere una qualche mistica superiorità, non fondata su meriti personali. Io sono a favore del merito individuale, ed ero solito ammirare gli esponenti della nobiltà proprio perché si distinguevano per i loro pregi. Proprio come lei ammira i suoi benevoli capitalisti, così io stimavo i miei costumati e onorabili gentiluomini di campagna.




Ma sette anni di depressione economica accompagnata dagli inganni e gli abusi, vissuti in un formicaio di vermi reazionari e progressisti, mi hanno insegnato qualcosa!
C’è da rimanere di sasso di fronte a ciò che alcuni di questi signori chiamano argomento e logica! Ormai sto cominciando a svegliarmi, e a rendermi conto che quanto ammiravo non era realmente l’aristocrazia, ma un insieme di qualità personali che il sistema aristocratico aveva permesso di sviluppare (al contrario dell’attuale che esalta i meriti dell’ignoranza e dell’astuzia elevata a delinquenza)  meglio di altri. Un insieme di qualità che nasce da un atteggiamento mentale di sincero e nobile disinteresse, fondato sul rispetto per la verità, sul coraggio e su una generosità inculcati da un’educazione raffinata, dall’indifferenza per il denaro, e da una condizione sociale vissuta responsabilmente e civilmente: UN INSIEME DI QUALITA’ CHE L’INDIVIDUO PUO’ COLTIVARE IN UN REGIME SOCIALISTA NON MENO BENE CHE IN UN REGIME ARISTOCRATICO.




Erano i risultati, non il sistema, che meritavano rispetto – e oggi questo sistema decadente gira a vuoto, pavoneggiandosi soltanto dei suoi principi ormai superati, senza più produrre quei benefici che un tempo ne giustificavano l’esistenza.
Maledizione!
Non sopporto più la presunzione!
Le persone migliori!
Le persone migliori un corno!
Ormai sono arrivato a un punto tale che non credo quanto elevato dalle istituzioni serbatoi di inganni morali e truffaldini verso i migliori….
La crisi che oggi gli Stati e non solo l’America stanno attraversando è espressione di un conflitto che coinvolge i valori e gli ideali più profondi dell’essere umano. Quello che abbiamo di fronte è lo scontro fra due filosofie di vita: la prima ritiene che le persone debbano cooperare, e utilizzare i risultati delle scoperte e del progresso per il bene di tutta la collettività, garantendo così il reale sviluppo della personalità umana; l’altra, invece, sostiene la legge della giungla, che rende la vita difficile a chi non è abbastanza fortunato da ereditare un grande patrimonio, cosicché ai meno scaltri è riservata un’esistenza intollerabile e un elevato tasso di mortalità, mentre i più avidi e calcolatori si moltiplicano, prosperano, e coltivano il meschino ideale della sopraffazione e della delinquenza nella massima sua istituzione, in quel luogo chiamato in Italia... ‘mafia’.




I sostenitori di questa ‘seconda’ filosofia ritengono che solo l’astuzia, l’aggressività, e la prevaricazione accompagnate dal furto e dal taglieggiamento a danno dei più meritevoli e sui più deboli, consentano a una nazione di sviluppare la solidità (ma anche ad un singolo feudo industriale)  necessaria a eccellere, o anche solo sopravvivere, nella competizione internazionale. Al fine di mantenere la razza al necessario livello di forza, progresso materiale, e istinto di sopravvivenza, i sostenitori della ‘seconda’ filosofia non hanno fiducia nel potere dell’istruzione, della medicina, dell’igiene, della fortificazione del carattere e della disciplina indotta dal lavoro o dallo studio (ossia di quella lotta non-competitiva per il benessere comune, o della prestazione di un lavoro pianificato e distribuito razionalmente, offerto in cambio di uno stipendio adeguato).

(Prosegue...)














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