CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

mercoledì 9 settembre 2015

VIAGGI ONIRICI: 'lezioni di vita' (21)









































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Un pomeriggio me ne andai ad un tè in una casa dove ero sicuro di incontrare persone simpatiche e se non altro con un po’ dl raro sale della ragione in ‘zucca’, cosa assai rara oggigiorno. E fra le prime che incontrai c’era una vecchia amica, che era stata ad ascoltare alcune lezioni di botanica al museo di Kensigton e ne era rimasta deliziata.
E’ il genere di persona che riesce a ricavare del buono da tutte le cose e aveva assolutamente ragione ad essere deliziata, e inoltre, come scoprii da quello che me ne raccontò quelle lezioni erano davvero interessanti ed esposte in modo piacevole.
Si era aspettata che la botanica fosse noiosa e non l’aveva trovata tale: ‘aveva imparato così tanto’. Udendo ciò, passai naturalmente a domandarle che cosa, poiché l’idea che mi ero fatto di lei era che, prima di recarsi alle lezioni, già conoscesse più botanica di quanta era probabile ne apprendesse con quelle.




Così mi disse che, prima di tutto, aveva appreso che ‘c’erano sette tipi di foglie’. Ora, io nutro sempre forti sospetti sul numero Sette, poiché, quando ho scritto ‘Le sette lampade dell’architettura’, mi è servita tutta l’ingegnosità che possedevo per impedire che diventassero Otto, o persino Nove, in mano mia. Così pensai tra me e me che sarebbe davvero incantevole se ci fossero soltanto sette tipi di foglie, ma che, forse, se si controllassero approfonditamente i boschi e le foreste del mondo, sarebbe almeno possibile che si scoprissero addirittura otto tipi, e allora dove sarebbero le nuove lezioni di botanica della mia amica?
Così dissi: ‘Questo è molto grazioso, ma che altro?’.
Allora la mia amica mi disse che non aveva idea, prima, che i petali fossero foglie. Al che, pensai tra me e me che non sarebbe stato per lei gran danno se fosse rimasta con la sua vecchia impressione che i petali fossero petali.




Ma dissi: ‘Anche questo era molto grazioso, e che altro?’.
Allora la mia amica mi raccontò che il conferenziere aveva detto che ‘il fine di queste lezioni sarebbe stato perfettamente raggiunto se lui avesse potuto convincere il suo uditorio che il fiore era una cosa che non esisteva affatto’.
Ora, in quella frase avete il più perfetto e ammirevole sunto che vi possa essere dato del temperamento e degli scopi generali della scienza moderna. Dà lezioni sulla botanica, il fine delle quali è dimostrare che il fiore è una cosa che non esiste affatto, sull’umanità, per mostrare che l’Uomo è una cosa che non esiste affatto, e sulla teologia, per dimostrare che Dio è una cosa che non esiste affatto.
Non esiste un Uomo, ma soltanto un Meccanismo, non c’è un Dio, ma solo una serie di forze. Queste due fedi sono essenzialmente una: se senti di essere solo una macchina, costruita per essere il Regolatore di macchinari meno importanti, metterai la tua statua di tale scienza sul tuo viadotto di Holborn, e riconoscerai, di necessità, che a regolare ‘te’ sono soltanto dei macchinari più importanti!



 
… Orbene, la Scienza moderna, esattamente col medesimo intento per cui dichiara che il Fiore è una cosa che non esiste affatto, ha dichiarato che l’Uomo è una cosa che non esiste affatto: esiste soltanto una forma transitoria degli ascidiacei e delle scimmie. E tutta la vera scienza – pensando che io non la possedessi, la mia guida savoiarda, giustamente mi disprezzava – tutta la vera scienza è ‘savoir vivre’. Ma tutta la vostra scienza moderna è il contrario di questo! E’ ‘savoir mourir’.
Neppure delle sue stesse scoperte, così come sono, essa può fare uso. Il sistema di segnalazione telegrafico è stato una scoperta, ed è pensabile che, un giorno, possa essere una scoperta utile. E qualche scusa c’era per il vostro inorgoglirvi un po’, quando all’incirca il sei di aprile scorso, avete annodato n filo di rame alla lontana Bombay, e lungo quello, come un fulmine, avete fatto sfrecciare un messaggio e l’avete fatto tornare indietro.
Ma qual era il messaggio, e quale la risposta?
L’India sta meglio per ciò che avete detto?
Voi state meglio per ciò che ha risposto?
Se non è così, avete soltanto sprecato una quantità di filo di rame pari a tutto il giro del mondo – e questo è, in effetti, più o meno l’ammontare della vostra azione.




Se aveste avuto, per caso, due parole di buon senso da dire, anche se vi foste affannati nell’impiegare tempo e fatica per inviarle – anche se le avete scritte lentamente con l’oro e sigillate con cento e più sigilli, e inviato una flottiglia di navi di linea per portare la pergamena, e la flottiglia avesse combattuto le intemperie circumnavigando il Capo di Buona Speranza, per un anno di tempeste, con la perdita di tutte le sue navi tranne una – le due parole di buon senso sarebbero valse il trasporto, e ancor di più. Ma non avete da dire nulla che vi si approssimi, né all’India, né a qualunque altro posto.
Pensate che sia un grande trionfo far sì che il sole disegni per voi dei paesaggi color bruno. Anche quella è stata una scoperta, e un giorno potrà forse essere utile. Ma il sole, anche prima, aveva disegnato paesaggi per voi, non in bruno, ma in verde e blu e in tutti i colori che si possono immaginare, qui ed ovunque…
Non uno di voi li ha mai guardati, allora; né a uno solo di voi importa della loro perdita, ora che avete offuscato il sole con il fumo sicché lui non può disegnare altro che delle macchie marroni attraverso un buco in una scatola….
C’era una valle rocciosa fra Buxton e Bakewell, una volta, divina come la Valle di Tempe; lì mattina e sera avreste potuto vedere gli Dèi – Apollo e tutte le dolci Muse della luce – camminare in bella processione sui prati e avanti e indietro fra i pinnacoli degli spuntoni di roccia. Non vi importava né degli Dèi, né dell’erba, ma dei contanti (che non sapevate in che modo procurarvi), avete pensato che avreste potuto procacciarveli con quella che il Times chiama ‘Railroad Enterprise’.




Avete intrapreso una strada ferrata attraverso la valle – avete fatto saltare in aria le sue rocce, ammucchiato migliaia di tonnellate di argillite nel suo incantevole fiume. La valle è svanita, e con essa gli Dèi, e ora ogni stolto di Buxton può essere a Bakewell in mezz’ora e ogni stolto di Bekewell a Buxton, cosa che voi considerate un lucroso processo di scambio – voi, STUPIDI OVUNQUE!
Parlare a distanza, quando, anche se foste vicinissimi, non avreste nulla da dire; andare veloce da un posto ad un altro, con nulla e niente da fare nell’uno o nell’altro: questi sì che sono poteri da deficienti.
Il potere di accrescere la produzione, se voi effettivamente lo possedeste, sarebbe, a maggior ragione, qualcosa di cui vantarsi. Ma siete del tutto certi di averlo – che il morbo mortale dell’abbondanza e la piaga della ricchezza di cose buone siano tutto ciò che avete da temere?
Prima che otteneste i vostri telai meccanici, una donna poteva sempre farsi una camicia e una sottana dall’aspetto vivace e grazioso, ma adesso, qui in Inghilterra, eccovi serviti da demoni domestici, con almeno cinquecento dita che tessono, al posto dell’unico che era solito tessere al tempo di Minerva. Dovreste essere in grado di mostrarmi cinquecento vestiti al posto del singolo vestito che c’era prima, l’ordine dovrebbe essere diventato cinquecento volte più preciso, l’arazzo dovrebbe essere aumentato nella sua iridescenza fino a cinquecento volte l’iridescenza degli arazzi. Non soltanto la vostra giovane contadina dovrebbe starsene sdraiata sul divano a leggere poesie, ma dovrebbe anche avere nel guardaroba cinquecento sottane invece di una.....

(Prosegue....)


















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