Prosegue in:
Cosa è la Metafisica? (2)
Circa i Sentieri percorsi et braccati (con l'umano coraggio et ingegno da umil Perfetto)
(1) & (2) & (3)
… La notte teatro delle apparizioni, veicoli degli esseri celesti e
infernali, è anche lo scenario cupo in cui scorrono attraverso il cielo i
messaggi rossastri che annunciano il sangue delle battaglie…
Questi presagi, dai velocissimi asteroidi alla luna rossa alle stelle
estemporanee e fuggitive, hanno una loro gerarchia nella potenza del messaggio,
del simbolo, con un crescendo che tocca la punta più alta nel chiarore diffuso
e forte dell’aurora boreale. Fenomeno nei tempi antichi astronomicamente
inspiegabile, esso costituisce la violenza più temuta… dell’ordine divino e
naturale delle cose: una luce larga che quasi trasforma la notte in giorno (la
nera e scura notte ove il Tempo svela la tortura della vita dettare l’ortodossa
dottrina ‘bianca o nera’ che sia…), capovolgendo la sequenza usuale che nello
scorrere del tempo alterna la luce al buio (ancor oggi possiamo assistere
angosciati e stupiti talvolta tumefatti a cotal segreto evento, ‘aurora’ di
notte boreale incanto dell’affaticato palcoscenico di bianco vestito a
torturare sovente lo stupore ed il candore riposato smarrito nella visione
metafisica di altro intento ad annunciare e ‘battere’ l’inusuale e poco gradita
presenza ad antichi Dèmoni discesi e convenuti alla terra prigionieri di una
nuova e più strana natura…).
I chierici vedono in essa l’annuncio dell’imminente ‘Giorno del
Signore’, quello, cioè che con la sua forza e giustizia avrebbe prevalso e
vinto la malvagità degli uomini nell’estremo confronto fra la luce e le più
nere ed oscure per quanto maligne ed arcane… tenebre… Come il giorno poteva
irrompere nella notte, ed è, si badi bene, l’incrinatura più temuta nelle leggi
della fisica e quindi del mondo, così la ‘metafisica’ della notte può – ed
avviene spesso – (tutte le volte, cioè che l’uomo disattende la volontà della
‘stella affissa’ alla ‘parabola’ della vita; tutte le volte, cioè, che un
Eretico pensiero disattente l’‘ortodossa’ disciplina; tutte le volte, nonché,
il libero ingegno attesta una diversa e spirituale e forse più evoluta Natura…
alla ‘fisica’ della vita torturata e smarrita…), sorgere improvvisa nel mezzo
della giornata, quando si verificano eventi strani accadimenti giammai svelati,
oppure, semplici ‘eclissi’ del dio Sole…
Si fa freddo improvviso lo sguardo smarrito e sudato, possibile che
codesto dio può tanto? La mente percossa vacilla nell’esilio comandato, trema
di fronte ad una nuova e più terribile evento divenuto paura, il satellite
detto passa davanti toglie luce e calore, sino ad oscurarlo totalmente alla
visibilità cui l’uomo alla ‘finestra’ attratto con nobile fiero coraggio… Tutti
gli uomini in schiere composti cadono nel terrore mentre spira un vento gelido
provenire dalle lontane steppe del Nord… Nelle grandi selve del nord gli uomini
vedono la luna china sugli alberi fitti ed alti, sugli animali, sulla tutta la
globalità della terra ammirata… Il suo chiarore la sua vista il suo ingegno sfiora
le vaste brughiere a larghe chiazze…, l’erba…, i pochi alberi…
Nelle notti di plenilunio, la cavalcata di esseri demoniaci che si
immagina trascorrere il cielo ha come sfondo questo paesaggio talvolta
giallastro ma quantunque deserto giacché chiarore satellitare o forse solo…
lunare…
La notte che arriva e scende presto in un mondo poco illuminato,
soprattutto in certe stagioni dell’anno, è teatro di scene paurose, ma spesso
aprono agli uomini visioni di gioia, o al contrario, (inspiegabile) ‘martirio’,
a costituire, di frequente, l’accesso (se permesso… non siamo ancora ancorati
al 1984 del millennio dopo giacché più evoluto…), il ponte, per il mondo
ultraterreno: esseri ‘informi’ vestiti di bianco, profumati, che intonano
melodie soavi, getti di luce incandescente mista a lampi di fumo, boati con
formule strane e misteriose comandate dette e ripetute come strani e
terapeutici intenti…, rompono la monotonia delle tenebre illuminandole di una
luce vivissima che danza scalcia urla sale scende… e discende lasciando
l’incredulo ‘villano’ dell’innominato Evo antico stupito trasalito smarrito…
…Scendono dal palcoscenico del cielo ed entrano nelle case dei… non
ancor… morti (forse solo vivi), si accostano al letto battono il suono della
spirituale presenza soprattutto nel momento la cui Anima è già in procinto di
separasi dal corpo (non ha ancora fatto il dovuto testamento, il Notaro come al
solito è testimone di altro e più ‘ortodosso’ intento…) ed è preparata alle
visioni immateriali del mondo superiore, giacché il bianco fantasma rinnova il
pendolo di un terrore antico. Materiale visione a smarrire l’Abisso innominato
di chi affranto stupito e da un Dèmone rapito, almeno così dicono… (Salieri è
sempre contento di cotal musica all’ora prima e terza della sua innominata e
taciuta presenza…io certo non sono Mozart la fine non gradisco neppure cotal
intento servito e condito…).
Le piatte e vaste brughiere del nord vivono improvvisamente nel cuore
della notte la ‘fredda notte’ perenne guerra fra opposti spiriti… I morti
scendono su questa immonda Terra per compiere un pellegrinaggio al sepolcro di
un santo martire, vengono a pregare per la loro e sua anima (altrimenti la
retta via per sempre smarrita la parola fuggita la Rima inquisita al tempo
della loro e nostra comune ora…), ed i (presunti) vivi fanno Viaggi nell’aldilà
contemplando la felicità dei beati, è come un andirivieni continuo da un mondo…
all’altro, un’incessante affiancarsi di
vivi e morti cosicché il confine tra la vita e la morte è dunque tenue, varcato
facilmente dall’una all’altra parte di una nebbia fitta quasi come una cortina…
ROSAURA
Ippogrifo violento
che hai galoppato in
gara col vento
lampo privato della
luce, uccello
senza colori, pesce
senza squame,
e bestia senza
istinto
naturale – come mai
nel confuso
labirinto di queste
nude rocce
hai trovato fuga,
assillo e rovina?
resta al pari di
Fetente
esempio per le
bestie, in quest’altura;
ché io, senz’altra
mèta
di quella che il
destino m’ha assegnato,
cieca e disperata,
scenderò per l’aspra
vetta
di quest’alto monte
che sotto il sole
increspa la sua fronte.
Male accogli, o
Polonia,
uno Straniero, se
col sangue scrivi
il suo ingresso
nella terra tua….
Non è fioca luce
quella
Fugace esaltazione,
esile stella,
che in tremuli
languori
ma con repentini
lampi e bagliori
tende al contrasto
più tetro,
con lume incerto, il
tenebroso anfratto?
E’ così che ai suoi
riflessi
Riesco a
distinguere, pur da lungi,
una prigione oscura
ch’è sepolcro a
cadavere vivente;
e per mio maggior
stupore
in abiti di
(lupesca) belva giace
(e scorgo) un uomo,
carico di catene (e
altri strani piccoli insetti),
e solo in compagnia
d’una lanterna.
E poiché qui non c’è
scampo,
da qui le sue
sventure ascoltiamo
e ciò che dice
udiamo.
SIGISMONDO
Che sventurato e
infelice son io!
Sapere, cieli, vi
chiedo,
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