Prosegue in:
L'Eretico fuggito (2)
Precedenti capitoli:
(circa Etica... e Morale sulla Natura e non solo...)
(1) Sono sceso da un
cavallo, da un treno, da una macchina a vapore con molto fumo ed un aspetto
strano, sono sceso da un carro poi da un vagone merci di un treno in corsa
mentre cercavo un passaggio senza domandarlo, per nascondermi poi nel fitto bosco (… come un perseguitato…).
(2) Perseguitato dalla
materia che turba l’anima inquieta: il frusciare che non è un alito di vento
che spolvera l’abito di stagione davanti allo specchio del suo Primo Creatore.
Da ogni ululato di lupo che non sia il mio dimenticato da qualche parte
nell’oscuro sentiero di un Dio strano… per essere qui pregato….
(3) Da ogni voce che
non sia ululato di lupo o il frusciare di qualche animale: mi osserva in
compagnia della stessa mia paura, fugge verso il solo istinto perché nutre il
suo umore, ogni muscolo dell’agile corpo… una libertà mai perduta.
(4) Avevo scritto
pregato trovato, e dopo essere sceso da una croce, sono resuscitato. Ogni
essere, per oscuri motivi, o per le mie parole, o per conto e in nome di una
religione che mal interpreta il suo ed altrui Dio, mi perseguita(va). Pochi
possono comprendere e molto si può imparare dalla demenza (di ciò che loro
nominano religione). Solo dopo anni (nel rifiuto di essa) riesci a comprendere
taluni fraseggi o note musicali, udire talune voci con più chiarezza, come se
tutte quelle generazioni rappresentate da un solo tempo da una sola strofa,
siedono lì accanto a te e intorno la croce: il loro dramma, la loro vita, come
una natura mai morta.
Anzi dirò di più.
(5) Sono stato immobile
in taluni luoghi in compagnia di un lago, di una fitta vegetazione boschiva, di
un cane, di un fiume, di un ghiacciaio, di una bufera di vento (e molto altro
ancora…), e vi assicuro che la mia Anima ha percepito, udito, e poi conversato
con tutte quelle vite trascorse. Talvolta mi hanno dato forza, mi hanno
spronato ad accelerare il passo o cambiare direzione, quando l’aguzzino (loro
eterno padrone e nemico) aveva teso l’astuta trappola.
(6) Bagnato e coperto
di sudore, intuito l’inganno e avvistato il cacciatore, ho udito poi il
sollievo di quelle note, il tamburo, la voce…, tutta la natura insomma….
(7) Siamo morti così,
in mezzo agli stenti ai patimenti alle umiliazioni, al degrado all’inganno alla
sofferenza, alla fame alla schiavitù, al rogo della calunnia e condannati alla
sconfitta terrena. Ma in questo mondo vaghiamo e costruiamo la speranza di uno
migliore. Un Secondo Dio pregano, mentre un Primo sconosciuto, Straniero,
frainteso, sconfitto degradato… e confuso per altro, reclama una verità
cancellata, braccata perseguitata offesa…, calunniata…., cacciata.
(8) Questa la voce che
udivo, questo il vento che asciuga la fronte bagnata di sudore, questa l’acqua
che mi disseta, questo il fuoco che mi scalda, questo il pane che mi sfama,
questo il vino che mi tempra… questa l’anima fuggita. Questo il mio Dio
sconosciuto che mi guida e parla.
(9) Il passo ora stanco
ora deciso, ora affaticato ora azzoppato, mi ha condotto per sentieri strani,
strade lontane, montagne dimenticate. Colline che conservano vite tranquille appagate
opulente e ricche, colme di pregiudizi. Dietro quelle, villaggi e città, mura e
confini. Dogane e Leggi. Lavoro e civiltà. Religione e Pregiudizio. Paura e Dio.
(10) Sapete, sono stato
in tanti di quei luoghi dove fuga vuol dire un Viaggio che attraversa due
mondi, e quando mi hanno gettato dal treno in corsa e ho abbandonato il
cavallo, il passo ha percorso orme e sentieri cui il mio nemico, era ed è
l’inverno, l’unica stagione dell’Anima perseguitata, per poi trovare quella
primavera riflessa nella luce di sentimenti che pochi riescono a vedere ed
udire, e con cui pochi, per il vero, riescono a parlare (fraseggi di un Primo
Dio).
L’oro della vita.
(11) La certezza di una
immortalità che leggi nel ghigno e nel volto del tuo aguzzino. L’oro di questo
torrente, di questa miniera, invisibile ed all’apparenza senza nessun valore,
perché luce di verità (nel riflesso del suo opposto).
Mi inerpico su per il
bosco, il bosco diventa quadro.
(12) L’ho dipinto
decine di anni fa’, quando vi erano solo indigeni e mi guardavano incuriositi,
taluni innocui, taluni aggressivi come animali impauriti. La gente del paese mi
derideva. Il lavoro è altro, la preghiera ha un diverso colore, una diversa
cantilena, un diverso sapore entro quella chiesa. La legge di Dio conosce altri
salmi e dolori.
Altre parabole…
Altri miracoli…. e
rancori…
(13) Seduto sotto un
albero il quadro appare maestoso nel lavoro laborioso a cui dedicai vita ed
anima, mentre giù da basso urlano parole da assassini e nell’alchimia del Libro Grande della vita io creo e trovo
altro oro, altri colori da offrire agli aguzzini.
(14) I colori le
sfumature le luci i rumori, tutto traspare nella lenta e laboriosa opera. Ad
occhi chiusi studio i particolari, un sogno distante scorge l’uomo che mi guarda
e non vedo, mentre lavoro ad alcuni ritocchi di verde: le sfumature sono così tante che vorrei urlare
come un animale. Mentre il cacciatore, lontano, ode solo un verso strano che sa
di… bestia, e recita la sua preghiera per un piatto prelibato e una pelliccia
per un inverno fermo, lì non molto lontano, seduto ora sotto un albero.
E guarda lontano.
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