Precedenti capitoli:
Bellezza della Natura (25/6)
Prosegue in:
L'identità della Natura (umana e ambientale, ovvero, conquiste scientifiche) (28) &
...Per una più chiara e corretta lettura circa Identità Morale & Natura... (in PDF)...
…A dire la verità, a turbarmi non sono i bravi,
ingegnosi (pur apparentemente ‘semplici’ ‘meccanizzati’ ragazzi) ragazzi che,
come dice qualcuno, stanno per essere ridotti ad astuti ed egoisti membri del
Parlamento. Di gente simile ne ho vista fin troppa. Sono animali molto belli,
però nient’altro che animali. In soggetti simili, tutti muscoli e ossa, l’anima
quanto lo Spirito sono allo stato embrionale. Una macchina puramente atletica,
per quanto ben costruita, non può risvegliare i sentimenti più delicati di una
persona. Me ne dispiace, ma mi è difficile pensare che un giorno, con un po’ di
manipolazione, la macchina potrà avvicinarsi alla dignità di un essere dotato
di Intelletto….
Forse abbiamo bisogno di miglior Verbo e Verità
dispensate, per coloro che vogliono interpretare la Natura ed il suo odierno
dolore non meno che tormento.
(1) L’Etica di una determinata virtù non più Dottrina,
di una Filosofia e non più presa di Coscienza comporta soprattutto la
necessaria indispensabile formazione per la dovuta Identità persa smarrita e
naufragata al porto, non del ‘progresso’, bensì dell’ingorda partecipazione
dell’uomo allo stesso; giacché riconosciamo i tratti dell’evoluzione, anche e
soprattutto, nel riuscire a coniugare, così come la Natura, il graduale lento
miglioramento della specie nell’inesorabile modo di vita, e non certo
innaturale ‘selezione’ aliena alla stessa. In quanto la differenza si pone, o
dovrebbe, sulla Legge, sia del ‘miglioramento’ sia sul ‘più forte’ in questo
con la ‘costante’ dell’adattabilità. Ma in realtà, l’umano volendosi elevare
nel proprio altrui Stato con impropria e mal interpretata ricchezza genetica
tende all’errata classificazione del ‘più forte’ e non certo migliorando la
detta evoluzione nella differenza posta, anzi, andandone a contaminare il
Principio da cui deriva e per cui si differenzia. Divenendo, di conseguenza,
inferiore alla Natura donde deriva la propria aliena involuzione e apparente
elevata condizione, e non certo graduale miglioramento, nella specie detta,
così come la Natura tende ad applicare la legge che per sempre la resa
‘perfetta’ nella graduale Genesi moto di Vita.
(2) Purtroppo come a tutt’oggi stiamo assistendo
(in ogni campo e terreno dall’uomo seminato) e verificando cotal ‘evoluzione’
coesistente con l’intero Ecosistema da cui l’uomo deriva e da cui trae il
dovuto necessario sostentamento, soffre per tutto ciò che viene, non tanto
frainteso, ma applicato senza la dovuta logica e appartenenza in ciò che siamo
e proveniamo.
(3) Cotal presa di Coscienza e dovuta Identità
smarrita non appartengono al campo del sentimento donde le varie correnti della
cultura storica fra cui il Romanticismo con cui interpretare una improbabile conquista dell’inutile non inerente
all’uomo, giacché a parte la verde Groenlandia mutata nei secoli, determinate
latitudini navigabili anche solo per uso commerciali delle stesse,
nell’indubbia morsa della Natura la quale impera, non fornendo, a parte isolati
casi di locali specie adattate nei secoli di indigeni e/o eschimesi, le reali
condizioni atte a giustificarne la dovuta corsa nell’impropria conquista. Conquista
che dovrebbe rappresentare una indubbia manifestazione della specie nella
‘corsa’ detta, nella differenza, come dicevamo, fra l’uomo e la Natura, ma
quest’ultima insegna ed impera che coloro che ‘governano’ mari ghiacci e nevi
hanno assunto specifiche adattabilità convivendo con la stessa nel proprio gruppo
genetico modificando e adattando in miglior corsa della specie, struttura e
forma, per convivere con il tutt’uno di Madre Natura. Certamente ben altra
corsa con cui leggere ed interpretare la specie per ogni singolo Stato alla
deriva del proprio Sogno smarrito, e taluni dicono, Romantico miraggio di
inutile conquista. In quest’ultimo improprio Stato derivato leggiamo ben altra
corsa con cui la specie, come dicevamo, si vorrebbe differenziare, differenza
che però non soggetta alla Leggi della Natura.
(4) E qui si snoda la Trama (una delle tante)
specchio dell’intera vicenda umana nella differenza posta, fornendo il pretesto
per misurare la propria forza non meno che la dovuta distanza rispetto e contro
gli Elementi propri della Natura. Per dimostrarne la superiorità violando
immacolato Teatro (uno dei tanti) donde le possibilità di convivere con la
stessa, esulano dalla caratteristica propria dell’uomo. La curiosità propria
dell’uomo fin dall’antichità ha spinto naviganti ed esploratori fino alle vaste
distese della Thule con resoconti che apparvero favolosi. Certo la pretesa
della conoscenza del limite, dell’inviolato, del confine superato, spronarono,
e non solo per motivi commerciali, sino a determinate latitudini, fin tanto un
greco, per l’appunto, arrivò là dove nessuno mai. Non furono i ben noti
vichinghi, ma l’opportunismo dell’antica Filosofia approdata e coniugata ad una
ben nota avventura commerciale.
(5) Sembrerebbe che mi sia paradossalmente
contraddetto, attribuendo l’inutilità della polare conquista, però bisogna
adottare il dovuto distinguo, ciò che evidenziato circa un apparente terreno di
Gioco si differenzia dalla motivazione della conoscenza. Ben si sapeva l’esteso
deserto di ghiaccio nel miraggio polare non offrire scenario alcuno inerente le
commerciali prospettive dell’uomo eccetto la rotta ‘congiunta’ o più breve di
cui le finalità dette. Come e similmente la cima non più di una nave ma di una
vetta offrire l’odierno spunto per ciò ove un tempo dimora degli dèi, ed ora un
esodo di improbabili pionieri dell’età dell’oro. Certo l’età dell’oro smarrita
anche se ora vorremmo farvi rotta, ma quella accennata appartiene a ben diverso
sogno e non certo oro di una cima ancorata al porto dell’errata Ragione con cui
porre distinguo e differenza fra retta ed antica civiltà (chiusa e serrata in
se stessa), ed ugual disgiunto improprio conquistatore confermare la specie
detta e profanatore della medesima Storia nell’impropria genetica, oppure se
preferite, costante involuzione disconosciuta dalla Natura. Certo che la Natura
si specchia in una secolare Dottrina di un monastero e giammai nel profanarne
la Cima.
(6) Uguale identica paradossale composta fila
nella differenza del pioniere motivato dalla ricchezza dovuta alla conquista,
mentre l’odierno alpinista specchio d’una volontà di misurarsi con una palestra
di gioco sfidando gli Elementi propri della Natura. Certo fra i pionieri
riconosciamo quella identità propria dell’uomo, i quali consapevolmente o non,
hanno apportato i successivi, non più teatri, ma inutile ingordigia non
compatibile con l’ambiente.
(7) Così l’avventura polare, pur per ogni
approdo alla navigazione necessario per la dovuta mèta accompagnata dalla
scienza, l’isolato viaggio nella finalità della stessa una gara in cui ogni
condizione affine all’istinto umano naufragato nel desiderio equivalente ad una
palestra. Come del resto ciò che avvenne con l’intera catena delle Alpi e delle
Dolomiti. La caratteristica evolutiva e genetica propria della natura umana si
misura nella volontà della conoscenza e questa supera ogni apparente limite
imposto dalla stessa natura, ma quando la stessa medesima conoscenza naufragata
nella volontà della conquista sottratta all’ausilio della motivazione detta,
diviene un Teatro dell’inutile. Faccio un esempio importante: fra i tanti
conquistatori uno dei più notevoli fu un antropologo il quale avendo sangue
groenlandese non sfidò la natura ma cercò di comprendere la stessa propria
natura circa l’identità propria dell’uomo. Donde veniamo? Ove andiamo? Da chi
discendiamo? Fu e rimane uno dei più grandi conquistatori neppure tradotto in
italiano. Fu un grande antropologo di cui le ricerche in loco accompagnate da
ben altri motivi non hanno dovutamente incentivato o motivato alcun studioso.
Eccetto quelli che intrepretando erroneamente l’evoluzione specchio della
propria ed altrui specie si ingegnarono per decenni sull’impropria conquista. E
così per anni e decenni ci siamo imbattuti in inutili disquisizioni circa
tecnica diari equipaggiamento attrezzatura chilometri e date che per nulla
appartengono né alla conoscenza né all’identità dell’uomo, e nulla ci fanno
comprendere circa l’origine di talune specie dello stesso nelle antiche
migrazioni. Sappiamo di certo che la Groenlandia un tempo una terra
completamente differente da come ci appare oggi. Che l’Islanda, ad esempio, fu
terra civilmente coniugata ed abitata in estrema antica solitaria conferma
della detta civiltà. Che la Siberia ha partorito importanti e notevoli
frammenti della nostra cultura alla fonte di una determinata dottrina. Che la
Patagonia terra del fuoco e del ghiaccio come l’Islanda conserva anch’essa una
antica tradizione di popoli e culture. Tutto ciò affine alla conoscenza e non
solo antropologica e geografica circa la nostra ed altrui identità, ma quando
questa esula per divenire puro gioco di forza e destrezza e inutile impropria
conquista il tutto si esaurisce consuma e trasforma in impropria (in)voluzione
non confacente con l’istinto dell’uomo specchio della dovuta genetica.
(8) Speriamo di non aver difettato nelle dovute
note giacché queste stesse ‘note polari avventure’ corrispondono ad uguale
medesima polarità politica dell’uomo. Infatti esiste una precisa etica
accompagnate dall’istinto la quale appartiene alla conoscenza finalizzata, non
solo alla dottrina economica, ma anche a quella religiosa con i conseguenti
danni e benefici della Storia, ugual drammatico Teatro in cui far convergere
istinto e non più conoscenza ma dovuta coscienza talvolta vilipesa. E al
contrario, una polarità non confacente con la natura propria dell’uomo con tutte
le difettevoli gesta dovute all’impropria (in)giustificata ‘impresa’, se pur
carenti in cui riconosciamo tutti gli abissi della Storia. Certo estranee ai
moti da cui una determinata polarità, sia politica che geografica, così come la
cima, innestate non tanto nel ghiaccio o la neve, ma nell’orgoglio e inutile
forza in cui precipitato l’istinto la
conoscenza, quindi, la dovuta Ragione. E di cui nei decenni, se pur gloriosamente
celebrate, eppure inutili traguardi ben misurati divenuti impropri cimeli di infinite
inutili disquisizioni, le quali a mio modesto avviso, nulla hanno a che fare
con la natura coniugata della vetta o la polarità della conquista, ma
appartengono ad una impropria politica privata della forza della Ragione detta,
da cui un superiore intendimento circa i termini propri non solo dell’economia,
ma anche della politica con cui coniugare ed applicare nonché misurare non
tanto la polare crosta di ghiaccio o la cima, ma corretta evoluzione in cui
l’elevata natura umana posta.
(9) Il saggio Ruskin in quei tempi profeticamente additò da buon artista i
nefasti intenti ammirando e non mirando solo la cima ma l’arte da cui questa.
Andando così a configurare la distanza con cui l’artista interpreta ed incarna
la vera differenza e superiorità posta come la genetica propria dell’uomo
manifesta. Altri, pur notevoli pionieri i quali riconosciamo solo ai primordi,
fecero del Tour un’‘impresa’ sconvolgendo, oppure, non volendo (temettero)
modificando la geografia tanto ammirata e desiderata della conquista. Finendo
per renderla, volutamente e non, una grande palestra di (successivo dubbio)
Gioco. Certo il turismo condizione necessaria e sufficiente dell’economia ma
quando questo esagera per propria difettevole natura così come schiere, e non
più isolato traguardo dell’alpinista, allora ci rendiamo conto del grave
irreparabile danno.
(10) Così l’inutile polarità di una certa
politica con la quale riscontriamo ugual medesima deriva della Storia, non
tanto negli opposti e divergenti, ma fra l’inutile spacciato per necessario. ‘Inutile’
inteso non solo come superfluo, ma ‘inutile’ corrisposto come sentimento e non
più Etica trascesa dell’istinto e conoscenza travalicato in ciò da cui
ingiustificato motivo della Storia: esempi di inutilità nonché inferiorità di
pensiero li possiamo riscontrare in tutto ciò che la Arendt ha ampliamente
esposto e non solo per un popolo vittima della barbarie, ma anche l’inutile ‘banalità
del male’ contro il singolo elemento. E per Elemento in codesto ‘enunciato’
intendiamo coniughiamo e comprendiamo, altresì, anche la ‘singola natura’
sottratta alla propria particolare specificità. In quanto sia l’elemento
alieno, sia l’elemento al quale lo stesso esposto, ben descritti nella propria
ed altrui graduale (duplice ed uguale) manifestazione. Non solo quando si
riversa sull’indifeso per giustificare istinti non confacenti con la vera
natura dell’uomo, ma anche quando profana indifesa immacolata ugual natura
nella deleteria inutile, non più conoscenza, ma impropria conquista. Con tutti
i successivi accadimenti da cui la Storia.
(11) Storia intesa sia come politica
appartenente all’uomo, sia come geografica simmetrica allo stesso. Ugual
medesimo male se pur fonte dall’errata
definizione di ‘superiore ed inferiore’ divenuti inutili traguardi non
confacenti con la verità antropologica affine all’uomo, e provenienti, per
l’appunto, da suddetta polarità, ci suggeriscono circa la manifestazione e
condizione, in cui e per cui, il ‘male’ detto così come ne intendiamo il
termine attaccare un corpo sano nella ‘globalità’ in cui esposto (ed anche
viceversa come per secoli tradotto circa folle impropria conquista adducendo a
predisposti singoli, plurali intenti tradotti non men che applicati dall’uomo
nell’errata Genesi della Storia) (anche con tutti gli specifici pregi e difetti
di cui cotal ‘singola’ natura, e non più ‘popolo’ ‘razza’ ‘appartenenza’
‘etnia’ ‘civiltà’ ‘minoranza’ ‘polarità confinata’) specchio della natura per
intaccarne linfa e principio. Per concludere, l’istinto dell’uomo in cui
riconoscere la dovuta corretta evoluta genetica si riscontra e manifesta, o
dovrebbe, non solo con una singola chiave di lettura atte a giustificarne
l’improprio ascesa, ma anche con la dovuta Genesi in cui e per cui, la Storia
nella lucida follia in cui esposta, e non più conquista ma deriva, nella
polarità della singola Natura protesa, delineare impropria genetica nel momento
in cui l’uomo manifesta medesima polarità d’impropria ascesa nel Teatro
dell’evoluzione (detta). I tratti della stessa (evoluzione), in verità e per il
vero, si manifestano e coniugano nella dovuta contestuale duplice presa di
coscienza alienata dagli interessi che per sempre manifestano, non il breve
tratto, ma il lungo percorso genetico in cui scritta l’intera ‘Genesi’ della
Storia!
[il curato(Re) del blog)
Nessun commento:
Posta un commento