CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
30 MAGGIO 1924

lunedì 15 agosto 2022

I CIARLATANI (43) (Racconti d'Archivio) [13] [Sentieri percorsi e da percorrere ancora 4]
















Precedente capitolo:

Satana (42) &

Zozza miseria anima mia..., c'è scagnozza lungo la via...













Martin Lutero affermava che 'grande è la cecità e la superstizione degl'Italiani,
perché per i colpi hanno più paura di sant'Antonio e di San Sebastiano che di
Cristo.
Perciò se uno vuole conservare pulito un posto, affinché non ci si pisci, come
fanno i cani, ci dipinga su un'immagine di sant'Antonio e questa immagine
scaccia quelli che stanno per pisciare sul cortile sacro.
L'Italia è tutta una superstizione, e gl'Italiani vivono soltanto nell'affanno e
nell'ansia delle superstizioni senza la parola di Dio e senza la predicazione, e
così non credono né alla resurrezione della carne né alla vita eterna; hanno
solo una gran paura delle pisciate dei cani sui cortili sacri. Di conseguenza,
come il sottoscritto, hanno più paura di sant'Antonio e di san Sebastiano,
così ben dipinti vicino alli luoghi sacri dove è proibito far pisciare li cani'.




I lettori dello 'Speculum cerratanorum' si accorgeranno che Lutero diceva
cose aspre ma sostanzialmente esatte sulla particolare religiosità dell'Italia
medievale, egli che, conoscitore attento della mistificazione religiosa ope-
rante in Germania, aveva arricchito con una sua prefazione l'edizione del
'Liber vagatorum' stampata a Wittemberg nel 1528, probabilmente per
colpire, oltre i vagabondi e i falsi mendicanti, anche i questanti.
E' quasi incredibile, oggi come ieri, rendersi conto della facilità con cui gli
impostori di ogni setta e specializzazione riuscivano ad estorcere danaro
sorprendendo la semplicità o la bontà, o la semplice cortesia ed ingegno,
di spirito delle genti, quanto dei singoli malcapitati: certamente la carità e
la pietà erano intensamente vive negli strati profondi della religiosità popo-
lare, ma altrettanto erano radicati il culto della superstizione dei santi, il fe-
ticismo stregonesco delle reliquie, l'ingenua fede nella forza soprannaturale
e magica di cantilene, talismani, il maestoso e terrorizzante silenzio degli e-
remiti e le voci stridule e concitate, ed a volte urlanti, dei falsi profeti; l'am-
mirazione e il rispetto per gli abiti sacerdotali ricoprenti personaggi in stret-
to rapporto col sacro e il mistero, le liturgie, i cerimoniali, le formule, gli e-
sorcismi, le ossessioni demoniache, calati in un universo limitato e limitan-
te per il libero pensiero.




I 'Furbi' perciò facevano affari d'oro: falsi questanti, falsi ospedalieri, falsi
eremiti, falsi uomini di giustizia, falsi podestà, falsi confessori, falsari di
bolle et fatture, di lettere patenti, falsari di reliquie, falsi paralitici, falsi
invalidi, falsi pellegrini, falsi scopritori di tesori, falsi trovatori, falsi scri-
bi, falsi maestri d'arte, falsi indovini: arcatori, giuntatori, paltonieri, bian-
ti, protobianti, calcanti, trucconi, guidoni, gaglioffi, bari, baroni, birboni,
bricconi, compagnoni: tutto l'infinito 'dizionario della birba' che si dilate-
rebbe fino a scoppiare se vi venissero aggiunte tutte le altre qualificazioni
nominali (che pur ci asteniamo per l'onore di codesta ciurma vagabonda..),
nonché tutte le altre categorie della truffa così come vengono analizzate e
catalogate da Teseo Pini...
Un incredibile e ancora attuale universo d'impostura, una ragnatela ster-
minata di inganni, una cancrena vecchia di secoli e secoli germinante sul-
la pelle dei creduli (armati di buona fede) e dei semplici: la sottile e univer-
sale 'industria' dell'inganno che portava a mormorare cinicamente che 'tut-
to il mondo è ciurmeria'.
(Prosegue....)














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