CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
30 MAGGIO 1924

lunedì 1 agosto 2022

UN MONDO CONTRAFFATTO PER PERSONE CONTRAFFATTE (19)





















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Lo spirito di conquista (16/18)


Prosegue con una...:












'Visione' sul futuro (20)














Nelle argomentazioni o nei libri non cerchiamo la verità ma un chiarimento di ciò che già crediamo.

La verità è uno stato d’animo, non un pensiero, un sillogismo, un’opinione.

Si può incarnare la verità, ma non conoscerla affatto.

Il nostro Tempo colmo di gente che pensa conoscerla… pur non avendo la benché minima idea da cosa composta!



  
All’estetismo di matrice Romantica, distrazioni ed interessi della generazione che lo aveva preceduto, il giovane Poeta ha aggiunto la magia.

Ora le ossessioni sono tre: il Soprannaturale, evitare la corrotta politica del ‘picciolino paesino’ donde più elevata Anima prigioniera, politica rappresentata tanto dai tutori della presunta legge quanto chi ne incarna i falsi ideali politici; ed i miti e le leggende popolari.

E una la missione: restaurare l’energia degli eroi ancestrali e degli dèi perduti nell’Anima prostrata del paese. Archetipo del nazionalista ctonio, lo animava un forte senso di calamità tribale, sciamanico, vicino alla visione del sioux Alce Nero.




Una primitiva, selvatica stagione d’intima intesa con i boschi e le colline, i fiumi e le scogliere, i piovaschi e i crepuscoli d’Irlanda, quella della costiera atlantica; una vita di famiglia al limitare della povertà, eccentrica, piena di superstizioni, anacronismi, ignoranza, passionalità e alcol, e una tragedia sottaciuta come la follia materna…

Nato alla fine della guerra di secessione americana, morto alla vigilia della seconda guerra mondiale, avrà vissuto metà vita nell’Ottocento e metà nel Novecento.

Poeta di retroguardia prima dei vent’anni, poeta del suo tempo a tempo pieno per i successivi cinquantacinque, potrà un giorno sostenere:

Siamo stati gli ultimi romantici…




Dalla Russia alla Germania, dalla Francia all’Inghilterra il simbolismo non voleva essere soltanto una corrente letteraria, la poetica dei simbolisti ambiva a trasformarsi in corso d’iniziazione alla misteriosofia, tentativo di trascorrere dal mondo fenomenico a quello del noumeno, a realibus ad realiora, metodo per creare una lega di arte e vita, una sorta di pietra filosofale dell’arte. Per W. B. il transito dalla ricerca poetica a una in senso stretto magica è  indolore.

Per il lettore, a partire dai contemporanei, paladini o detrattori, è stata e resta la pietra d’inciampo.




Già sul piano del gusto, di certi effetti o esiti, per intendere un gran numero di opere letterarie di fine secolo va computato il ruolo delle scienze occulte. Grazie alla voga, lo spiritismo era parso preannunciare grandi cambiamenti. Il movimento occultista pubblicava più di cinquanta tra riviste e giornali, aveva i suoi fotografi; a un pittore di talento come James Tissot gli spiriti, obbligati, usavano la cortesia di posare.

Gli spiriti animali altro non sono per W. B. che la condensazione del veicolo dell’Anima Mundi e danno consistenza alle sue immagini. Non dovrebbe essere un’impresa ritrarle con l’apparecchio fotografico.

L’hanno fatto.




A metà Ottocento si era diffusa la credenza che la fotografia potesse cogliere la forma spettrale di un parente morto della persona che posava. Dopo qualche scandalo e un misfatto a termini di legge, la cosa finì lì.

Lì dove?

Che fine hanno fatto gli ectoplasmi?

E perché fotografarli?

Figli ribelli, marchiati da un secolo positivista, esigono prove ‘scientifiche’.

Where is everybody?

…verrebbe da ripetere con Enrico Fermi.




Samuel Butler aveva detto che, accostato da uno Spirito, non si sarebbe limitato ad acciuffarlo ma, nell’interesse della scienza, gli avrebbe sparato.

Quando Yeats era calato in una Parigi ai suoi occhi leggendaria come il Connaught per copiare manoscritti occulti in biblioteca, Mallarmé aveva appena scritto:

Tutta la nostra epoca è pervasa dal tremolio del velo del Tempio

 Squarciato il velo del Tempio ora è corso da un brivido; questione di sensibilità, che è l’atmosfera stessa della mente. Ci s’imbatteva ovunque in giovani letterati che parlavano di magia. Lo svedese dall’aria severa seduto accanto a lui è Strindberg, avrebbe scoperto anche lui, solo qualche anno dopo, la fortunosa ricerca della pietra filosofale nei riverberi dei metalli presenti nel sottosuolo parigino.




W. B. dovrà ogni volta rinnovare la fiducia, fare opera inesausta di autoconvincimento, che alla fine diventa convinzione. L’aspetto drammatico della procedura è che gli permette di vincere una battaglia, mai la guerra; le poesie migliori, quelle che rifrangono e risolvono, dissolvono in un lampo, in una vampa, le contraddizioni in atto.

Privato della religione semplice dell’infanzia, s’era dovuto fare una nuova religione, ‘una Chiesa quasi infallibile’ ricavata dalla grande tradizione poetica e pittorica e trasmessa da una generazione all’altra con l’apporto di filosofi e teologi.

La più improbabile e impropria delle religioni, a meno di non volerla confondere con quella primitiva forma di fede che è la superstizione.




Ma in vero che cos’è la superstizione?

Il nome che un’intelligenza sterile dà agli assiomi più importanti: Dio, la vita nell’aldilà, la giustizia immanente, annotava il vecchio Strindberg in En blå bok.

Yeats aveva sempre ritenuto la professione di uomo di lettere un terzo ordine sacerdotale e progettato un Ordine mistico che avrebbe dovuto comprare o almeno affittare un castello, il Castello degli Eroi, dove ritirarsi e statuire misteri come quelli di Eleusi e Samotracia.

Per un decennio s’ingegnerà a trovare una filosofia e creare un rituale all’altezza del sogno. Un sogno assopito in fondo all’animo, se lo riproporrà in occasione dell’ultimo incontro, avvenuto non molto tempo prima del decesso, con Maud Gonne, che lo aveva condiviso con lui alla nascita e che al rilancio restò senza parole…




…Nel lasso di tempo che intercorre tra Yeats e T.S. Eliot era invalsa l’opinione che tutto questo fosse irreversibilmente compromesso. Le istituzioni religiose e i rituali avevano cessato d’essere reali nell’antico senso e continuavano a esistere soltanto come modi civili di comportamento. Non può più esserci poesia d’un certo tipo se non c’è un mito universalmente accetto e condiviso a rendere oggettivo l’operato del poeta, dicevano i poeti, riecheggiando le difficoltà incontrate da molti di loro e non solo Poeti…

I dogmi della magia sono altrettante eresie di validità ridotta, frantumi d’intuizioni utilizzate ad hoc dal singolo officiante. Per Yeats la magia non era tanto un tipo di poesia, come per altri artisti tentati di ricorrervi, quanto la poesia una forma di magia. Si era buttato sullo spiritismo, un modo per rifiutare il materialismo scientifico in genere e nella versione paterna in particolare, per liquidare i tre secoli provinciali.




Parlerà del suo commercio con gli spiriti con una sicurezza, o sicumera, sconcertante, come un medico parlerebbe dell’uso audace per non dire arrischiato di una droga, come Burroughs. Ai contemporanei quell’interesse morboso per il soprannaturale era parso anacronistico e col passar del tempo futile, una forma di compiacimento o testardaggine, venata forse di follia, la riprova d’una fondamentale mancanza di serietà. Incontrovertibile è invece come ogni frangente della vita non facesse che alimentare e convogliare alla bisogna le forze spirituali così spesso invocate, o evocate.

Tra gli interessi arcani di W. B. c’era l’alchimia, operazione vera e naturale, che tuttavia si fa per artificio, tutte le cose sono artificiali: ‘la Natura è l’Arte di Dio’. Tra Cinquecento e Seicento era avvenuta la conversione dell’alchimia in sapienza estetica. Aurificazione dei metalli e purificazione salvifica, uniti già nel primo alchimista, Zosimo di Panopoli, sono espressione della natura esperienziale dell’arte regia; lo saranno della poesia per uno Yeats. Il verbo di chrysopoeia o fabbricazione dell’oro è lo stesso di poetare.




In un mondo contraffatto per persone contraffatte si dava un’altra forma di contraffazione, nota come Arte, che dovrebbe aiutare a rimanere sani di mente, altra follia, o almeno a distinguere una forma di contraffazione dall’altra. E Yeats potrà idolatrare in poesia la condizione esotica di manufatto d’oro, di tordo meccanico che canta per i potentati bizantini: visione keatsiana d’immortalizzazione non come persona bensì nella trasformazione in cosa, o racconto di fantascienza del V secolo.

Dio crea ciò che noi percepiamo, ribadiva Yeats sulla scia dell’immaterialista Berkeley. In A Vision sostituisce a Dio il Tredicesimo Cono: ‘un altro passo e si arriva a percepire, vedere, toccare un essere incorporeo’. Perché il nostro corpo, il nostro tempo, la nostra causalità dovrebbero serbare un qualsivoglia senso laddove il nostro corpo impossibilitato?




I Vision Papers mostrano che del materiale ‘ricevuto’ soltanto una piccola parte andò a formare la base del testo pubblicato; gran parte del resto promana dal lavorio mentale del poeta. L’occultismo studia fenomeni innegabili e inspiegati: il ruolo dell’inesistente esiste; la funzione dell’immaginario è reale. Le ricerche insensate possono portare a scoperte impreviste e Yeats, assurdo per quel che cerca, a volte è grande per quel che trova.

Un conto è capire Persefone o Demetra, un altro incontrare Artemide. Per chi fa quell’incontro certe cose sono reali. E l’eterno recitativo a due voci tra credenza e conoscenza somiglierà a una lite tra ubriachi: io credo solo a quello che conosco; la conoscenza è subordinata alla credenza; io posso aver visto Dio o uno spirito con l’occhio interiore e crederci; non occorre che l’abbia visto tu perché io ci creda.

Da solo nella sua stanza gli erano successe cose che lo avevano convinto dell’esistenza di intelligenze spirituali in grado di fornire moniti e consigli. Haec vera sunt quia signum habeo, avrebbe potuto dire col suo Swedenborg. Nel 1912, dopo aver conosciuto una medium, Elizabeth Radcliffe, sarebbe tra incertezze e dubbi giunto alla conclusione che l’Anima sopravvive al corpo e le teorie spiritiche spiegano i fenomeni soprannaturali: la grande controversia era chiusa.




Non sarà così.

Così non può mai essere.

Avvolto in esoterici panneggi, Yeats mirava soltanto alla poesia, e alla sua soltanto. Si può avere una sola coscienza, la sua è artistica. Esteta per formazione e per temperamento, tale rimarrà fino all’ultimo. Yeats spalanca una finestra, abbaglia per luminosità; subito dopo tira la cortina. L’artificio dell’eternità dura quanto la lettura di un verso, l’accensione di un fiammifero, il passaggio di una stella filante.

Può bastare.

Però non basta mai.

La sensazione che l’eternità è l’istante, in ogni istante, è uno strazio infinito.

Ma che cosa vuol dire?




Che così è la vita, finché vita c’è. E lui ripiega sulle pratiche occulte. Gli altri sulle critiche (ed in questi tempi le critiche sono evolute in antiche pur moderne artificiali pratiche persecutorie, la Vita, l’odierna, deve esser priva della reale condizione della Poesia specchio e Parola di Dio, e così posta come dal nostro poeta; la Vita così come edificata urge nel rinnegare non men di perseguitare ogni forma di Poesia, condizione necessaria e sufficiente e non solo del povero cinese, ma anche da colui che lo avversa, per non parlare della più meschina Europa che fa bella mostra del suo ‘antico e derivato’ Kant senza averne capito il senso compiuto della parola…)

Se sogni una macchina da cucire che sorride sempre e non sei Lautréamont, devi essere un irlandese come Yeats per capire che hai sognato Bernard Shaw.

A Vision usciva quasi contemporaneamente a The Guide to Socialism and Capitalism di quel suo contemporaneo, dublinese e protestante, alla conquista come lui di Londra.




Yeats combatteva col sistema blakiano e swedenborghiano, Shaw con quello marxiano.

Yeats lo odia, lo trova inorganico, di una linearità logica opposta alla via tortuosa della vita: non sono le vie del genio tortuose e senza migliorie?

Il 24 ottobre 1917, quarto giorno di matrimonio, George avviava la scrittura automatica; il 7 novembre i bolscevichi presero il potere in Russia.

Come Marx, Yeats pensa di predire il futuro, crede che il desiderato sia l’inevitabile, da ciò costretto poi a giustificare l’azione personale in un disegno deterministico. L’idea ciclica gli venne, come molto altro, da Balzac, da un passo della Peau de chagrin dove si parla di libertà che genera anarchia, di anarchia che conduce al dispotismo e di dispotismo che riporta alla libertà. Il circolo vizioso dove sempre girerà il mondo morale.

Ecco la sua machina mundi.




E la mancanza di scholarship  che lamentava non potrà che giovargli a questo gioco. Qui propone una procedura per comprendere i modi dell’azione Divina sul mondo e ritrovare l’unità d’origine, e si ripropone di costruire un reticolo di riferimenti che permetta un’unificazione della sensibilità. Dentro di lui le idee formavano un sistema completo somigliante a un regno della Natura, una specie di flora e, a tentare di delinearne l’iconografia, passerà per pazzo.

Immagini e liturgia hanno potere sulla mente, vanno più a fondo e più lontano delle astrazioni: si diventa ciò che si contempla. Il segreto del metodo consiste nel guardare con estrema cura quel che c’è di più assoluto. Taluni hanno visto e vissuto, hanno udito la Realtà suprema e l’hanno esposta con linguaggio umano nelle Upanisad, modalità di contatto e strumento di realizzazione. Il risultato, apice della realizzazione per il compilatore, dovrebbe esserlo per chi ascolta o legge. Tutti i termini dei Veda comportano un senso metafisico garantito dalla śruti, tradizione non umana. Irriverenza o dato di fatto, per W. B. ‘non è facile dire fino a che punto dovrei interpretare alla lettera i miei simboli’. 

Prima ancora, l’oracolo caldaico ammoniva:

Non t’inchinare al mondo oscuramente splendido dove in perpetuo sta una profondità orba di fede e Ade avvolto in una nube si diletta in immagini inintelligibili.

Nelle argomentazioni o nei libri non cerchiamo la verità ma un chiarimento di ciò che già crediamo, la Verità è uno stato d’animo, non un pensiero, un sillogismo, un’opinione.











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