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Lo spirito di conquista (16/18)
Prosegue con una...:
'Visione' sul futuro (20)
Nelle argomentazioni o nei libri non cerchiamo la
verità ma un chiarimento di ciò che già crediamo.
La verità è uno stato d’animo, non un pensiero,
un sillogismo, un’opinione.
Si può incarnare la verità, ma non conoscerla
affatto.
Il nostro Tempo colmo di gente che pensa
conoscerla… pur non avendo la benché minima idea da cosa composta!
All’estetismo
di matrice Romantica, distrazioni ed interessi della generazione che lo aveva preceduto,
il giovane Poeta ha aggiunto la magia.
Ora le ossessioni
sono tre: il Soprannaturale, evitare la corrotta politica del ‘picciolino
paesino’ donde più elevata Anima prigioniera, politica rappresentata tanto dai
tutori della presunta legge quanto chi ne incarna i falsi ideali politici; ed i
miti e le leggende popolari.
E una la
missione: restaurare l’energia degli eroi ancestrali e degli dèi perduti nell’Anima
prostrata del paese. Archetipo del nazionalista ctonio, lo animava un forte
senso di calamità tribale, sciamanico, vicino alla
visione del sioux Alce Nero.
Una
primitiva, selvatica stagione d’intima intesa con i boschi e le colline, i
fiumi e le scogliere, i piovaschi e i crepuscoli d’Irlanda, quella della costiera
atlantica; una vita di famiglia al limitare della povertà, eccentrica, piena di
superstizioni, anacronismi, ignoranza, passionalità e alcol, e una tragedia
sottaciuta come la follia materna…
Nato alla fine della guerra di secessione americana, morto alla vigilia
della seconda guerra mondiale, avrà vissuto metà vita nell’Ottocento e metà nel
Novecento.
Poeta di
retroguardia prima dei vent’anni, poeta del suo tempo a tempo pieno per i
successivi cinquantacinque, potrà un giorno sostenere:
Siamo stati gli ultimi romantici…
Dalla
Russia alla Germania, dalla Francia all’Inghilterra il simbolismo non voleva
essere soltanto una corrente letteraria, la poetica dei simbolisti ambiva a
trasformarsi in corso d’iniziazione alla
misteriosofia,
tentativo di trascorrere dal mondo fenomenico a quello del noumeno, a realibus
ad realiora, metodo per creare una lega di arte e vita, una sorta di pietra
filosofale dell’arte. Per W. B. il transito
dalla ricerca poetica a una in senso stretto magica è indolore.
Per il lettore, a partire dai contemporanei, paladini
o detrattori, è stata e resta la pietra d’inciampo.
Già sul
piano del gusto, di certi effetti o esiti, per intendere un gran numero di
opere letterarie di fine secolo va computato il ruolo delle scienze occulte.
Grazie alla voga, lo spiritismo era parso preannunciare grandi cambiamenti. Il
movimento occultista pubblicava più di cinquanta tra riviste e giornali, aveva
i suoi fotografi; a un pittore di talento come James Tissot gli spiriti, obbligati, usavano la cortesia di posare.
Gli spiriti animali altro non sono per W. B.
che la condensazione del veicolo dell’Anima Mundi e danno consistenza alle
sue immagini. Non dovrebbe essere un’impresa ritrarle con l’apparecchio
fotografico.
L’hanno fatto.
A metà Ottocento
si era diffusa la credenza che la fotografia potesse cogliere la forma
spettrale di un parente morto della persona che posava. Dopo qualche scandalo e
un misfatto a termini di legge, la cosa finì lì.
Lì dove?
Che fine
hanno fatto gli ectoplasmi?
E perché
fotografarli?
Figli ribelli,
marchiati da un secolo positivista, esigono prove ‘scientifiche’.
Where is everybody?
…verrebbe
da ripetere con Enrico Fermi.
Samuel Butler aveva detto che,
accostato da uno Spirito, non si sarebbe limitato ad acciuffarlo ma, nell’interesse
della scienza, gli avrebbe sparato.
Quando Yeats era calato in una Parigi ai suoi occhi leggendaria
come il Connaught per copiare manoscritti occulti in biblioteca, Mallarmé aveva appena scritto:
Tutta la nostra epoca è pervasa dal tremolio del
velo del Tempio
Squarciato il velo del Tempio ora è
corso da un brivido; questione di sensibilità, che è l’atmosfera stessa della
mente. Ci s’imbatteva ovunque in giovani letterati che parlavano di magia. Lo
svedese dall’aria severa seduto accanto a lui è Strindberg, avrebbe scoperto
anche lui, solo qualche anno dopo, la fortunosa ricerca della pietra filosofale
nei riverberi dei metalli presenti nel sottosuolo parigino.
W. B. dovrà ogni volta rinnovare la fiducia, fare
opera inesausta di autoconvincimento, che alla fine diventa convinzione.
L’aspetto drammatico della procedura è che gli permette di vincere una
battaglia, mai la guerra; le poesie migliori, quelle che rifrangono e
risolvono, dissolvono in un lampo, in una vampa, le contraddizioni in atto.
Privato
della religione semplice dell’infanzia, s’era dovuto fare una nuova religione, ‘una Chiesa quasi infallibile’ ricavata dalla grande
tradizione poetica e pittorica e trasmessa da una generazione all’altra con
l’apporto di filosofi e teologi.
La più
improbabile e impropria delle religioni, a meno di non volerla confondere con
quella primitiva forma di fede che è la superstizione.
Ma in vero che
cos’è la superstizione?
Il nome che
un’intelligenza sterile dà agli assiomi più importanti: Dio, la vita nell’aldilà, la giustizia immanente, annotava il vecchio Strindberg in En blå bok.
Yeats aveva sempre ritenuto la professione di uomo di
lettere un terzo ordine sacerdotale e progettato un Ordine
mistico
che avrebbe dovuto comprare o almeno affittare un castello, il Castello degli Eroi, dove ritirarsi e statuire misteri come quelli
di Eleusi e Samotracia.
Per un
decennio s’ingegnerà a trovare una filosofia e creare un rituale all’altezza
del sogno. Un sogno assopito in fondo all’animo, se lo riproporrà in occasione
dell’ultimo incontro, avvenuto non molto tempo prima del decesso, con Maud
Gonne, che lo aveva condiviso con lui alla nascita e che al rilancio restò
senza parole…
…Nel lasso
di tempo che intercorre tra Yeats e T.S. Eliot era invalsa l’opinione
che tutto questo fosse irreversibilmente compromesso. Le istituzioni religiose
e i rituali avevano cessato d’essere reali nell’antico senso e continuavano a esistere
soltanto come modi civili di comportamento. Non può più esserci poesia d’un
certo tipo se non c’è un mito universalmente accetto e condiviso a rendere
oggettivo l’operato del poeta, dicevano i poeti, riecheggiando le difficoltà
incontrate da molti di loro e non solo Poeti…
I dogmi
della magia sono altrettante eresie di validità ridotta,
frantumi d’intuizioni utilizzate ad hoc dal singolo officiante. Per Yeats la magia non era tanto un tipo di poesia, come per altri
artisti tentati di ricorrervi, quanto la poesia una forma di magia. Si era
buttato sullo spiritismo, un modo per rifiutare il materialismo scientifico in
genere e nella versione paterna in particolare, per liquidare i tre secoli
provinciali.
Parlerà del
suo commercio con gli spiriti con una sicurezza, o sicumera, sconcertante, come
un medico parlerebbe dell’uso audace per non dire arrischiato di una droga,
come Burroughs. Ai contemporanei quell’interesse morboso per il soprannaturale
era parso anacronistico e col passar del tempo futile, una forma di compiacimento
o testardaggine, venata forse di follia, la riprova d’una fondamentale mancanza
di serietà. Incontrovertibile è invece come ogni frangente della vita non
facesse che alimentare e convogliare alla bisogna le forze spirituali così
spesso invocate, o evocate.
Tra gli
interessi arcani di W. B. c’era l’alchimia, operazione
vera e naturale, che tuttavia si fa per artificio, tutte le cose sono
artificiali: ‘la Natura è l’Arte di
Dio’. Tra
Cinquecento e Seicento era avvenuta la conversione dell’alchimia in sapienza
estetica. Aurificazione dei metalli e purificazione salvifica, uniti già nel
primo alchimista, Zosimo di Panopoli, sono espressione della natura esperienziale
dell’arte regia; lo saranno della poesia per uno Yeats. Il verbo di chrysopoeia
o fabbricazione dell’oro è lo stesso di poetare.
In un mondo contraffatto per persone contraffatte si dava un’altra forma
di contraffazione, nota come Arte, che dovrebbe aiutare a rimanere sani di
mente, altra follia, o almeno a distinguere una forma di contraffazione
dall’altra. E Yeats potrà idolatrare in
poesia la condizione esotica di manufatto d’oro, di tordo meccanico che canta
per i potentati bizantini: visione keatsiana d’immortalizzazione non come
persona bensì nella trasformazione in cosa, o racconto di fantascienza del V
secolo.
Dio crea ciò che noi percepiamo, ribadiva Yeats sulla scia dell’immaterialista Berkeley. In A Vision sostituisce a Dio il Tredicesimo Cono: ‘un altro passo e si
arriva a percepire, vedere, toccare un essere incorporeo’. Perché il nostro corpo,
il nostro tempo, la nostra causalità dovrebbero serbare un qualsivoglia senso
laddove il nostro corpo impossibilitato?
I Vision Papers mostrano che del materiale ‘ricevuto’ soltanto
una piccola parte andò a formare la base del testo pubblicato; gran parte del
resto promana dal lavorio mentale del poeta. L’occultismo studia fenomeni
innegabili e inspiegati: il ruolo dell’inesistente esiste; la funzione
dell’immaginario è reale. Le ricerche insensate possono portare a scoperte impreviste
e Yeats, assurdo per quel che cerca, a volte è grande
per quel che trova.
Un conto è
capire Persefone o Demetra, un altro incontrare Artemide. Per chi fa quell’incontro
certe cose sono reali. E l’eterno recitativo a due voci tra credenza e
conoscenza somiglierà a una lite tra ubriachi: io credo solo a quello che
conosco; la conoscenza è subordinata alla credenza; io posso aver visto Dio o
uno spirito con l’occhio interiore e crederci; non occorre che l’abbia visto tu
perché io ci creda.
Da solo
nella sua stanza gli erano successe cose che lo avevano convinto dell’esistenza
di intelligenze spirituali in grado di fornire moniti e consigli. Haec vera sunt quia signum habeo, avrebbe potuto dire col
suo Swedenborg. Nel 1912, dopo aver conosciuto una
medium, Elizabeth Radcliffe, sarebbe tra incertezze e dubbi giunto alla conclusione
che l’Anima sopravvive al corpo e le teorie spiritiche spiegano i fenomeni
soprannaturali: la grande controversia
era chiusa.
Non sarà
così.
Così non
può mai essere.
Avvolto in
esoterici panneggi, Yeats mirava soltanto alla poesia, e alla sua soltanto. Si
può avere una sola coscienza, la sua è artistica. Esteta per formazione e per temperamento,
tale rimarrà fino all’ultimo. Yeats spalanca una finestra,
abbaglia per luminosità; subito dopo tira la cortina. L’artificio dell’eternità
dura quanto la lettura di un verso, l’accensione di un fiammifero, il passaggio
di una stella filante.
Può
bastare.
Però non basta
mai.
La
sensazione che l’eternità è l’istante, in ogni istante, è uno strazio infinito.
Ma che cosa
vuol dire?
Che così è
la vita, finché vita c’è. E lui ripiega sulle pratiche occulte. Gli altri sulle
critiche (ed in questi tempi le critiche sono evolute in antiche pur moderne
artificiali pratiche persecutorie, la Vita, l’odierna, deve esser priva della reale
condizione della Poesia specchio e Parola di Dio, e così posta come dal nostro
poeta; la Vita così come edificata urge nel rinnegare non men di perseguitare
ogni forma di Poesia, condizione necessaria e sufficiente e non solo del povero
cinese, ma anche da colui che lo avversa, per non parlare della più meschina
Europa che fa bella mostra del suo ‘antico e derivato’ Kant senza averne capito
il senso compiuto della parola…)
Se sogni
una macchina da cucire che sorride sempre e non sei Lautréamont, devi essere un
irlandese come Yeats per capire che hai sognato Bernard Shaw.
A Vision usciva quasi contemporaneamente a The Guide to Socialism and Capitalism di quel suo
contemporaneo, dublinese e protestante, alla conquista come lui di Londra.
Yeats combatteva col sistema blakiano e
swedenborghiano, Shaw con quello marxiano.
Yeats lo odia, lo trova inorganico, di una linearità
logica opposta alla via tortuosa della vita: non sono le vie del genio tortuose
e senza migliorie?
Il 24 ottobre
1917, quarto giorno di matrimonio, George avviava la scrittura automatica; il 7
novembre i bolscevichi presero il potere in Russia.
Come Marx,
Yeats pensa di predire il futuro, crede che il desiderato sia l’inevitabile, da
ciò costretto poi a giustificare l’azione personale in un disegno deterministico.
L’idea ciclica gli venne, come molto altro, da Balzac, da un passo della Peau de
chagrin
dove si parla di libertà che genera anarchia, di anarchia che conduce al dispotismo
e di dispotismo che riporta alla libertà. Il circolo vizioso dove sempre girerà
il mondo morale.
Ecco la sua
machina mundi.
E la
mancanza di scholarship che lamentava
non potrà che giovargli a questo gioco. Qui propone una procedura per comprendere
i modi dell’azione Divina sul mondo e ritrovare l’unità d’origine, e si
ripropone di costruire un reticolo di riferimenti che permetta un’unificazione
della sensibilità. Dentro di lui le idee formavano un sistema completo
somigliante a un regno della Natura, una specie di flora e, a tentare di
delinearne l’iconografia, passerà per pazzo.
Immagini e
liturgia hanno potere sulla mente, vanno più a fondo e più lontano delle
astrazioni: si diventa ciò che si contempla. Il segreto del metodo consiste nel
guardare con estrema cura quel che c’è di più assoluto. Taluni hanno visto e
vissuto, hanno udito la Realtà suprema e l’hanno esposta con linguaggio umano
nelle Upanisad, modalità di contatto e strumento
di realizzazione. Il risultato, apice della realizzazione per il compilatore,
dovrebbe esserlo per chi ascolta o legge. Tutti i termini dei Veda comportano
un senso metafisico garantito dalla śruti, tradizione non umana. Irriverenza o
dato di fatto, per W. B. ‘non è facile dire fino a che punto dovrei
interpretare alla lettera i miei simboli’.
Prima
ancora, l’oracolo caldaico ammoniva:
Non t’inchinare al mondo oscuramente splendido
dove in perpetuo sta una profondità orba di fede e Ade avvolto in una nube si
diletta in immagini inintelligibili.
Nelle argomentazioni o nei libri non cerchiamo la
verità ma un chiarimento di ciò che già crediamo, la Verità è uno stato
d’animo, non un pensiero, un sillogismo, un’opinione.
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