CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

domenica 27 febbraio 2022

BREVE INTRODUZIONE (ai Diritti umani) (35)

 









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& i Diritti... 


Prosegue nel...:


Commentario (36) 


 





Breve Introduzione alla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo (da chi e a chi ne è stato privato) che propongo nel Testo integrale, per ciò a cui nostro malgrado siamo assistendo: ovvero la vera premessa di un più esteso enunciato annunziare un più vasto dibattito Filosofico (al momento evitato o abdicato ad altro e non all’altro…) di ciò che in realtà sia o dovrebbe essere l’uomo (tra l’altro…). Dibattito abdicato ad una muta se pur ampiamente disquisita nonché argomentata rinunzia della vera saggia Ragione umana, tutte le volte che analizza non tanto il vero problema, ovvero da quando nata la filosofica Scienza sacra e Dottrina - o ancor prima - quando nato il Pensiero e con esso il Linguaggio, che al meglio o al peggio lo distingue o dovrebbe e a cui si ispira (o dovrebbe), nella presunta differenza - o assoluta deficienza - meditare se medesimo alla soglia di ugual caverna o bosco, e successiva palafitta nella ‘civitas’ crollata per indomita mano… nell’umano pantano… 




E ciò da cui animato nella (successiva) scienza dell’economica sopravvivenza, derivata dalla presunta ricchezza di mondo proiettata nella guerra di ogni giorno (…conservazione mantenimento o estensione con probabile calcolata premeditata estinzione del proprio territorio crollato - come abbiamo appena detto - nel pantano creato nonché edificato per propria vil mano…), - ogni guerra - che sì vasta sopravvivenza premedita e destina all’individuo cosiddetto umano destinandolo - per sua fortuna o sfortuna suo malgrado - al karma della vita evolutiva. Posta nelle altrettante vaste regioni dell’evoluto Intelletto - per grazia divina o diabolica - della capacità di costruire e edificare strumenti adeguati per la detta esistenza… compresa suddetta sociale palafitta.




Ovvero, da quando dovendo cacciare l’animale suo nemico non ancora addomesticato o sottomesso - ed anch’esso evoluto nelle medesime regole simmetriche alla luce di ugual Natura - alla soglia della stessa ombra della platonica caverna (onda o particella?), porre la vasta regola del dominio - genesi della specie - da cui presunta differenza, non più ispirate da un Dio (o dagli Dèi suoi Elementi) dettare il rispetto nella vera comprensione del Creato dell’Opera posta in ugual Diritto rappresentato alla cogitata natura dell’uomo; ma al contrario, l’indiscusso dominio dato dalla corrotta natura (umana) nell’esclusiva incapacità di comprendere - quindi interpretare - il termine posto, compreso il ruolo in così vasta Geografia, ovvero il palcoscenico della vita, a cui ogni essere derivato dalla Natura aspira o dovrebbe, nel principio dell’esistenza d’ugual vista (al botteghino della vita); sia questa dal privilegio del riservato palchetto dato dal punto di vista evolutivo e scientifico, quanto dal punto di vista - o miopia prossima alla cecità assoluta -, dell’essere umano posto nella sacralità della plateale dottrina della vita.

 

(Talvolta da taluni eremiti dedotta dalla invisibile e più umile Galleria della grotta!)




Quindi non più sopravvivenza, semmai illuminata (materiale) capacità esposta (e successivamente corrisposta in cotal simmetrico processo di illuminata umana fotosintesi) nella dovuta comprensione e ruolo, circa il compito cui destinato (l’uomo attore di sé medesimo) nel saper bene dedurre il sano Destino incarnato e altresì maturato (per grazia della divina Natura all’ultimo secondo di questo Atto di ugual palcoscenico ammirato e pregato, per taluni; per altri, registi di un diverso destino creativo, solcato nell’esclusiva nonché mascherata capacità interpretativa nutrita di attori con altrettante comparse più simile al replicato immutato secolare dramma umano, accompagnato dal vero linguaggio della musicalità dell’Opera ora divenuto incomprensibile dialogo privo della sana sceneggiatura) rispetto all’intero (palco dell’…) Universo occupato nonché ammirato, circa l’altrettanta presunta e dedotta capacità, o secolare incapacità prossima alla deficienza assoluta, di intuire e numerare - nonché conservare - per merito della Memoria, Tempo e materia, così da ben calcolarne la differenza che corre e cammina fra il nucleo e la crosta, fra il mare e la montagna, fra il sole e la Terra, ovvero l’intero palcoscenico - divenuto nostro malgrado - amletico specchio del moto della gravità dedotta al palchetto della Vita ammirata, nonché applaudita alla corte della magnificenza delle repliche segnalate e recensite ai teatri cui destinata non men da attori e burattini interpretata.




Dacché per quanto si dica per merito della dovuta critica comandata alla dotta lingua nei vari accenti posta e certamente non del tutto compresa seppur applaudita sia scena che critica; e con esse le alterne Stagioni della Vita interpretativa, in cui registi attori e scene degne del fasto rappresentato (alla faccia della sobria e più casta nonché mal pagata Natura), si alternano con indubbio successo nella sfortunata trama circa il dramma della perenne Storia replicata, che al meglio o al peggio li differenzia dal più sano palcoscenico della Vita, e con essa la muta interprete ovvero Madre Natura, in codesto dotto impareggiabile Linguaggio, di chi senza Pensiero Parola o Intelletto alcuno circa ugual medesimo Diritto interpretativo, muto…



Dacché ne argomentiamo ancora circa la Sacralità rappresentata, e nostro malgrado violata - ma per nostra fortuna non ancor del tutto stuprata e censurata, anche quando pensavamo i vasti dibattiti degli addetti ai lavori meditati su cotal enunciato migliorando accento e Linguaggio, ovvero l’uomo in quanto tale posto dinnanzi alle catastrofi (sempre suo malgrado), siano queste di superiore Natura quanto di pandemica simmetrica ereditata sfortuna (l’atto interpretativo del soggetto circa l’oggetto interpretato pone la scena quindi l’intera genesi del teatro ai meriti o demeriti del regista), migliorando e in qual tempo evolvendo - così come il Tempo dedotto e interpretato -, Pensiero Linguaggio e Parola.




Uniti seppur divisi, in specie razze e meccaniche argomentate economiche carenti deficienze circa i dovuti allestimenti scenici, nonché tutti i dovuti accorgimenti delle invisibili ‘quinte’; ed altresì migliorando e unendo nervi d’acciaio armato - e successivamente disarmato - nelle dovute non calcolate ferite e drammatiche malattie infettive, riflesse nel sommo teatro interpretativo da cui nato illusione e parola circa il linguaggio della platea intera: ovvero dallo stupore alla vista del Nulla scorto, riflesso ed evoluto allo stupore della vita e in prossimità di ugual Nulla.


Posto alle rigide condizioni dell’Universo qual Cielo osservato e nel vasto Oceano riflesso ma non più meditato, quindi nato in evoluto Pensiero (e non certo premeditato)!

 

Dacché che si dica ogni evoluto linguaggio negato!




 Nulla infatti hanno imparato, e Nulla esclamato nel baratro in cui caduti seppur reclamano vinti una nuova guerra, seppur implorano pace in terra, seppur si reclamano uomini in Terra… 

 

(Giuliano)









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