Precedenti capitoli:
& il capitolo quasi al completo
Da una Verde Cometa annunziate
Prosegue con il:
La perdita
di orientamento di uno stormo, oppure, un ‘branco’ di balene alla deriva,
rappresentano uno dei tanti o troppi problemi a conferma di valori sfalsati (taluni addirittura invisibili ai nostri
occhi) dati da innumerevoli fattori che influiscono sull’equilibrio
bio-chimico quale
orologio dell’orientamento su cui si muovono questi grandi migratori
di cielo e di mare, comporta l’analisi ed i termini di ‘come e cosa’ si
manifesta tale prerogativa istintiva, e quindi successivamente la prerogativa
‘funzione’ nella parola (o teoria)
che al meglio la specifica; e seppur limitata nel senso ‘specificato’: la
parola qual gesto e capacità di unione e richiamo (comune nel vasto mondo animale e natura da cui deriviamo), ed in
apparenza, se pur articolata ed evoluta, in realtà ‘abilitata’ a ‘specificare’
quindi ‘dedurre’ una entità ‘superiore’ quindi ‘limitata’ nella propria
funzione.
Il Discorso
esplicita i termini pur non rilevabili dallo stesso, esplicita come un ‘grido’
pur rimanendo al di sotto dell’istinto che lo ha motivato, perché come direbbe
il Filosofo, posti nella logica discorsiva confacente con il proprio tempo
sottratto, nella dubbia equazione ricavata, ai globali termini discorsivi
ricavati nell’intero arco evolutivo in cui per ultima la parola nata.
Ciò equivale anche per il Tempo dato in ugual spartito dell’intero Universo, giacché la nostra minuscola frazione di appartenenza, come una più estesa grammatica quale matematica e/o metafisica, equivale all’ultimo istante di Tempo dato.
Alla
medesima funzione e proporzione, e non solo matematica, si attesta il Principio
discorsivo, pur non conoscendo, o meglio, avendo ricchezza di consapevolezza
dell’immateriale donde e perché nato, quale equivalenza di un Primo Atto
cogitante sottratto, però, all’intero ‘atto discorsivo’ cogitato che ne
vorrebbe svelare la certa appartenenza.
Questa la
grande presunzione dell’uomo.
Il vero
peccato originale!
Quindi si parla di ‘orientamento’ pur non avendo piena cognizione di causa dell’istinto con il quale la Vita in Terra manifesta una superiore connessione nei primordiali valori specificanti quale univoco metro di misura nella grammatica in cui rilevati, ma certamente non del tutto compresi e adottati quale comune ‘parola’ cogitata dall’inizio della stessa…
Al meno che
il Primo Cogitante non esplicita ‘atto
parola e pensiero’ in forme che l’atto del nostro principio discorsivo
esclude a priori quali veri e sani valori, facendo del primo principio da cui
successivamente la parola, una subordinata negazione alterando ed avvelenando
ciò da cui e perché nata.
Da ciò cosa ‘superiore’?: la finalità discorsiva della parola mutata in esteso umano orientamento, o ciò da cui proveniamo quale costante simmetrico ‘orientamento’ connesso con la Vita?
Con la
Natura.
Se solo
Filosofi ecologisti ed economisti si misurassero su tal principio nel cogitare
l’atto cogitante avremmo maggiore assennatezza e dovuto orientamento.
Esplicitata
tale premessa circa l’orientamento; fra cui sicuramente e non per ultimo la
capacità dell’uomo di modificare determinati valori di equilibrio quale
condizione di perdita dell’Ambiente per cui questi esseri, dal mare al cielo,
capaci di percorrere centinaia di chilometri per i loro fabbisogno, per la loro
secolare sopravvivenza, rendendoli una sol cosa con la Terra ed i principi
regolatori, anche e soprattutto quelli del tutto invisibili all’umana
percezione.
L’orientamento sotto certi aspetti il meno conosciuto e rilevabile in ogni specie animale quale diretta connessione con l’intera Natura, risiede appunto nell’innato istinto genetico, superiore all’umano; quindi l’orientamento, assieme ad altri ‘sensi’, quali ‘pensieri’ ‘parole’ e ‘atti’, privi dicono di intelligenza alcuna, pur scrivendo un grandioso geroglifico e univoca Parola e atto di Dio. Quindi gli Animali quali strofe del Suo grande spartito con cui scritta musica armonia e sinfonia dell’intera Opera.
Nell’antichità
quando il genere umano pur vivendo nella costante paura godeva di maggiore
armonia con il senso della Natura, il rapporto con ogni specie, pur non
profondo come nell’odierna conoscenza, conservava una innata armonia, quasi un
sottinteso reciproco rispetto, come se il minor grado di evoluzione avesse in
un certo senso accorciato le distanze, suggellando rapporti di reciproca
comprensione e comunione.
Addirittura
possiamo ‘leggere’ in notevoli studiosi della ‘musicalità’ dell’intera Natura
qual principio derivato preesistente creatore della parola. Un segreto alfabeto
decifrato e dedotto dall’antica religiosità qual rispetto del Creato, scritto e
scolpito nel proprio Eremo interiorizzato quindi celata e preservata per il
mantenimento del ‘vero sapere’.
Un gesto ed
atto comune nella Storia!
Un linguaggio celato ai più; nascosto se pur in evidenza qual icona scolpita, così come la Vita di cui ne svela l’esistenza, celata nel significato al profano il quale non l’ha ben compreso con l’Anima così come lo Spirito partecipato ad altra indubbia appartenenza. Quindi lo Spirito motivo di più profonda innata comprensione capace di raccogliere e decifrare più profonda ‘musica’ non ancora parola. Crittografato, indecifrato, il quale conserva e nel segreto suggella tutti i tratti di una reciproca appartenenza, e, oserei dire, solidarietà circa un linguaggio comune…
Di cui dopo
Cartesio, pur ed ugualmente cogitando
e approfondendo, ne abbiamo smarrito l’intero senso e nesso.
Sprofondando
nell’oblio della cieca conoscenza affine alla simmetrica perdita di
consapevolezza, gli antichi invece, conservarono tali meriti fino ad elevarli
al pulpito del comune credo quale parola ed atto di Dio. San Francesco ne rappresenta una mirabile visione, ma si badi bene
non la sola, non certo l’unica. Al grande scienziato tedesco riconosciamo il
grande senso dell’orientamento, sino al suo linguaggio segreto.
E se talvolta la Natura agli umani occhi e relative comprensioni, risulta una summa di atomi in perenne evoluzione privati di logica ed intelligenza, quindi null’altro che un motore meccanicamente mosso da istinto e sopravvivenza senza coscienza alcuna, e crudele nelle leggi che ne determinano la stessa; in realtà per ciò che l’occhio non vede e scorge, regna ed impera quella metafisica intesa qual superamento delle circoscritte ragioni della fisica. In verità e per il vero, il filo comune, il senso dell’invisibile (come ed anche l’orientamento), lo Spirito, l’Anima-mundi e Pensiero di un probabile Creatore principia i propri atti gesti e finalità attraverso ciò da cui ‘immaterialmente muove’.
Quindi non
regredendo su antiche disquisizioni fra materia e Spirito, credo che non tutto
ciò che riteniamo erroneamente visibile e comprensibile come una ‘parola’
partecipi al nostro insindacabile atto e giudizio.
Un Discorso
ben più profondo e non disquisito secondo la grammatica nel giudizio e merito
della parola potrebbe, al contrario, sottintendere una più profonda verità a
cui l’uomo non (più) abituato a leggerne, o peggio, comprenderne un più
profondo Principio negato.
Il Discorso come anche accennato dal Filosofo, l’intero Discorso, potrebbe essere celato al nostro sguardo, e pretendere di spiegare la materia dall’immateriale donde proveniamo precedente al grande Big-Bang principio dell’intero Creato mi sembra una condizione discorsiva limitante e circoscritta. Non che l’uomo abbisogna di inventarsi un Dio per tutto ciò che non comprende o di cui abbisogna nella mancanza di comprensione, riducendo il tutto alla materia con cui la Parola, quindi principio di presunta e manifesta intelligenza, ma procedendo su ugual ragionamento, ed accettando l’evoluzione come dato di fatto, di certo l’umano ingegno nato da un perfezionamento evolutivo cui siamo chiamati per giustificare il bisogno innanzitutto di tutelare il mondo che ci ha creato, e non solo subordinarlo al nostro infausto dominio. Giacché seppure la differenza e la dovuta evoluzione, l’uomo con tutta la propria logica di superiorità di sta dimostrando l’essere per propria limitata natura inferiore.
Quindi
anche se erro, continuerò ad errare ancora, e se intendiamo per immateriale anche
l’animale se non addirittura l’intera Natura uniti nel reciproco rapporto di
invisibilità che suggella ed intende la paradossale nuova e condizione offerta,
privi di gesto pensiero e parola, non avremmo ancora compreso il semplice
linguaggio di Dio, cioè come cogita e pensa dall’immateriale donde proveniamo.
Noti fisici al culmine del proprio sapere si sono adoperati per la sua dimostrazione, che a qualcuno potrà sembrare il capolinea di una intera carriera svolta e consumata nella rettitudine psicologica, a riprova di quanto limitato sia l’ingegno umano. Taluni addirittura hanno trovato il proprio orientamento, o più certa verità, attraverso l’opposto di quanto hanno speso nell’arco di una vita intera.
Tutto ciò è
stato ampiamente disquisito, eccetto una sola condizione, che se cancellati i
termini di una impropria metafisica, nel superamento e accettazione
dell’odierna evoluzione, compresa l’economica, lo sfacelo è e sarà l’ordine del
giorno: la preghiera costante dei nuovi fedeli del tempio del dio denaro circa
la rimozione del Pensiero.
I disastri
accumulati nella Storia una serie inesauribile di negazione del vero Pensiero,
di tutto l’orientamento con il quale dovremmo manifestare la presunta
superiorità. Tale forma di orientamento quale indice di comuni valori, a
livello evolutivo economico e politico si è dimostrata un disastro. Non è stata
mai corrisposto alle genetiche
discendenze ed appartenenza dell’uomo, si sono innestati dei valori per i quali
i termini discorsivi di orientamento all’interno della volontà di vita e il
proprio dominio sullo stesso principio frainteso della stessa, quale valore
dato ma non del tutto compreso; si sono tradotti in valori ed orientamento
puramente economici, quando sappiamo bene che il primo principio su cui si
poggia l’economia, quindi la ricchezza, donde proveniamo, è data dalla lucida
scientifica consapevolezza dei valori reali donde ricava e conia la ‘parola’
oltre oro e moneta; affine ai nuovi miti innestati in un processo irreversibile
nel quale pensare e concepire diversamente le nostre comuni fondamenta
sembrerebbe un gesto da folle.
Ed in cui cala il veleno immutato o la perenne segregazione del principio negato di cui il libero arbitrio irrimediabilmente vilipeso ed inquinato.
Tolstoj alla fine della sua vita manifesta e
rappresenta questa linea di pensiero, per taluni, patetico ultimo ideale
incompreso. Thoreau nello stesso
secolo ugualmente. Taluni ‘padri fondatori’ in ogni stato dove hanno svolto la
loro funzione hanno saputo mantenere integro il Pensiero connesso
all’appartenenza al mondo occupato affinato ed evoluto dall’ambiente - e non
solo umano - in cui dedotto e specificato; ed isolandosi dal comune senso
discorsivo pur partecipando e fondando la summa del discorso intero hanno dato
prova di una superiore consapevolezza, una capacità di riflettere legiferare ed
orientarsi per se ed il prossimo.
Una
capacità quindi non inerente solo ai migratori e alle loro insolute capacità,
ma al mondo intero e su cui dovremmo maggiormente riflettere.
Trovo ripugnante il gesto del cacciatore appostato nel punto fisso ed irremovibile della Storia, non dimostra e dimostrerà mai l’evoluzione della specie, neppure la capacità comune predatoria affine al mondo animale, neppure il sostentamento per la sopravvivenza, ma la più vile concezione di abbrutimento inferiore a qualsiasi specie cacciata.
Ammira la
bellezza di quel Pensiero alto volare in cielo. È un padre fondatore del tuo
essere ed appartenere di comune concerto alla Sinfonia della Terra.
Ammira la
superiorità e l’innato istinto, quando dopo aver combattuto guerre con gli
elementi interi, e con solo la capacità della natura al proprio orecchio,
riesce a riconquistare la minuscola porzione di terra che aveva fondato il
proprio avo, il luogo dove aveva dissetato l’innata volontà del sapere, là ove beve ancora, il ramo e lo scoglio su cui
si posa e poserà ancora per il proprio bene e il bene dell’intero branco che
nuota cammina e vola.
In nome
della propria ed altrui specie per l’intero equilibrio della Terra!
E tutto ciò
pensi sia disgiunto dal comune senso di appartenenza e orientamento?
Un tempo quando imparammo la Filosofia della democrazia vivevamo cotal mirabile istinto, oggi l’istinto del naufragio prevale sulla logica non solo della ragione, ma dell’intera natura, sui primordiali principi regolatori da cui i grandi padri fondatori.
E dove
pensi che si dissetassero e nutrivano?
A quale
tempio a quale piuma?
A quale delfino, a quale onda?
A quale
vento, a quale ruscello, a quale fuoco e tempio, a quale ghiaccio a quale
cima…?
L’orientamento
quindi ed innanzitutto quale facoltà e capacità non solo di unirci e
ricongiungerci con i fondatori ma soprattutto la conferma della nostra
appartenenza, il nostro diritto morale non solo di consacrare e preservare le
nostre comuni radici, ma altresì di ristabilire i principi regolatori dismessi,
che l’intera economia si orienti verso questa consapevolezza non meno dei
predatori, odierni predatori, che la detengono in nome della politica cedano il
passo alla sana e vera democrazia.
(Giuliano)
Probabilmente non c’è un singolo aspetto dell’intero argomento della migrazione degli uccelli che accresca la nostra ammirazione tanto quanto l’infallibile certezza con cui percorrono migliaia di miglia di terra e acqua per fermarsi esattamente nello stesso punto in cui hanno trascorso l’estate precedente o inverno. Le registrazioni di uccelli contrassegnati da bande numerate offrono prove abbondanti che gli stessi individui di molte specie torneranno ancora e ancora in luoghi identici per la nidificazione o l’alimentazione invernale.
Questa
capacità di viaggiare con precisione su distese di terra o d’acqua
apparentemente insignificanti non è limitata agli uccelli, ma è anche posseduta
da alcuni mammiferi, rettili, pesci e insetti; esempi notevoli sono le famose
migrazioni di salmone e anguille.
Affinché un
animale torni in un punto specifico dopo una lunga migrazione, deve utilizzare
la vera navigazione per arrivarci. Cioè, deve non solo viaggiare in una
determinata direzione della bussola e sapere dove si trova in un dato momento
in modo che la rotta possa essere modificata quando necessario, ma anche essere
in grado di riconoscere la sua meta quando è arrivata. È pericoloso generalizzare
sui mezzi di orientamento e navigazione in migrazione; diversi gruppi di
uccelli con differenti modalità di esistenza hanno sviluppato mezzi differenti
per trovare la propria strada da un luogo all’altro. Stiamo solo iniziando a
renderci conto delle complessità coinvolte nelle molte modalità di orientamento
e navigazione degli uccelli. Tutto ciò che possiamo fare in questa sezione è
presentare un breve riassunto di alcuni dei principi più importanti coinvolti e
degli studi che hanno migliorato le nostre conoscenze nell’area.
(Prosegue con il capitolo quasi al completo)
Nessun commento:
Posta un commento