CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

domenica 2 ottobre 2022

PARLANO (ancora) I MONTI?

 










Prosegue...: 


Parlano i monti (ovvero l'homo selvatico)


...Sulle stesse Cime (2)








Nessuno va ad arrampicare nel Cadore senza ‘il Berti’.

 

Di quelle Dolomiti Antonio Berti è il castellano che apre la porta agli ospiti con un sorriso pieno di bontà. Antonio Berti è vecchio ma gli alpinisti non hanno bisogno di saperlo, tutt’al più lo immaginano come un fratello di età maggiore che è passato lassù prima di loro.

 

Berti è un chirurgo assai valente ma chi va per croda non lo sa, nonostante l’amicizia che li lega. Nella storia della letteratura alpina infatti la sua guida delle Dolomiti orientali, detta familiarmente ‘il Berti’, è un singolarissimo fenomeno.

 

Fu scritta vent’anni fa a scopi utilitari – era il primo testo italiano contenente tutti gli itinerari alpinistici dei monti cadorini – e divenne subito indispensabile a tutti i ‘senza guida’; nello stesso tempo riuscì, probabilmente senza che l’autore lo supponesse, un’opera di autentica poesia.




 …Si legge:

 

L’attacco si trova in corrispondenza di un nero colatoio bagnato dall’inizio del canalone... dal pulpito si traversa a sinistra per dieci metri... segue una parete verticale che si supera con elegante arrampicata... quindi, balzando di masso in masso, si raggiunge la piattaforma della vetta’.




[Il silenzio è d’altri Tempi. L’impervio passo quale perenne cammino al tempo di fuga già consumata e da consumarsi ancora di comune Concerto in nome e per conto della Natura intera. Lontano a debita distanza la gente lo bracca, è secolare tempo di caccia. Ogni pietra lungo il sofferto cammino gli pare d’averla già narrata e scolpita secoli passati e da trascorrere ancora. Gli anni del Tempo consumato si possono contare dalla folta e verde chioma del bosco che ora con un inchino lo saluta nella condanna - senza colpa alcuna - d’un esilio intrecciato ad una corona di spine abdicata all’Autunno accompagnato da suo fratello Inverno contro cui si è soliti pregare ed imprecare. Chi dal gelo nacque ad immagine dell’Universo per rinascere al calore della Linfa di Vita a Primavera per un disegno perfetto riceverà qual pegno di bellezza e Poesia l’odio scolpito d’ogni anima persa. E perire sul Teschio d’una morte senza Stagione alcuna. Ed ogni boscaiolo intento al proprio lavoro, satollo e immerso nella natura del proprio tempo e mai sia detto infinito. Tagliarne e recidere senza pietà alcuna le sofferenti povere voci reclamare l’ultimo saluto per una primavera al rogo di una strana stiva. 




Ad intrecciare una corona di spine! La loro Poesia non l’hanno mai udita. E se inchini ed abdichi il gesto al crocefisso sperando il perdono, non hai ancora capito che l’hai appena ucciso. Lo troverai nel Legno e nella Pietra e non certo del focolare ben imbandito, solo negli anelli d’un diverso Dio. Lo troverai per ogni Pietra reclamare l’ultima zolla di Terra, cedere il passo al fragore d’un Fiume in piena. Precipitare senza pietà alcuna alla stiva d’un naufragio barattato e rivenduto per coraggio in nome della guerra. Hai venduto la penultima sua Rima! Mentre  edifichi l’ultima e la prima dimora con sopra incisa nobile motto oppure simbolo di gloria. Senza gloria alcuna seppellirono l’ultima e Prima Sua Parola… Mortificarono nel Legno il dolore che perdonò l’uomo, mentre i maestri s’affrettano al giudizio senza più Regno alcuno. Avvolti e mascherati nella complicità offerta ed ora contraccambiata del silente terrore… Della grande paura… Tremò la Terra! Questo sì, lo ricordo. Mentre il passo attende neve e gelo. Si udirono voci di ingiuria. Taluni preposti o incaricati di Roma chiedevano il conto dei sofferti passi, delle Rime, se queste hanno una Stagione del Tempo per ogni Legno e Pietra del loro coraggio nominato avvenire…]  



   

Non c’è una parola di superfluo, tutto è preciso e circostanziato come si conviene al tema.

 

Eppure, non sapremmo dire come, da quella nuda prosa tecnica viene un calore umano; l’animo di lui, Berti, è rimasto, si direbbe, impigliato tra le righe. Proprio come nei lavori di certi vecchi ‘falegnami’ che credevano di far soltanto una sedia o un canterano e inconsapevolmente facevano un’opera d’arte.

 

Quante sere d’inverno, e come noi chissà quanti altri, leggendo e rileggendo la sua guida, e le ore passavano di volo quasi fosse un libro di avventure, e con la fantasia si galoppava su per le pareti più famose, dentro ai camini tetri o sugli aerei ballatoi pieni di sole, ed ecco si incontravano, vivi così da non dimenticarli più, i grandi conquistatori delle crode…

 

Il vecchio Grohmann, i Siorpaes, i Verzi, i Dimai, gli Innerkofler, Dibona, il leggendario Preuss, e molti altri ancora…

 



Non a costo di divagazioni tutto questo, o con spreco di fogli. Bastava un aggettivo talora, uno speciale giro di frase per illuminare la pagina. Tutto acquistava un vago sapor di favola.

 

Così il Berti, non che l’accompagnatore necessario, divenne per gli alpinisti un caro amico; e bastava sfogliarlo perché sorgesse violentissima la voglia di tornare alle montagne, pur in mezzo alla polvere e alla nebbia della pusillanime pianura.

 

Poi passarono gli anni, venne il sesto grado, quasi incredibili itinerari furono aperti sulle pareti che sui disegnini del Berti figuravano ancora intatte. In questa folle corsa, il libro, ormai classico, rimase indietro.

 

…Dove era scritto difficile, oggi si dice facile, insomma le sue valutazioni divennero un poco sorpassate…




[Valutiamo l’insieme di ciò raggiunto, oppure ed ancor meglio, come spesso dici, la singola ‘frazione’ di ciò conquistato! Contemplane ed ammirane il risultato! Il numero la tua forza. La materia il tuo grande limitato campo di battaglia. Lo Spirito, tuo acerrimo nemico, si cela e nasconde, silente veglia la forza misurata nella debolezza raggiunta. Ti rinchiudi nella strofa affaticata dell’ultima statistica, conti i denari seminati in nome e per conto dell’Avvenire. Conquista e Potere. Certo ma su cosa? Quando dall’ultima Pietra alla più inutile foglia si scaglia l’ira di colui che mortifichi ogni giorno. Lo nomini con orgoglio associato al motto del Progresso. Non avendo né intuito né compreso, ‘come quando e perché’, il suo piccolo indecifrato Pensiero! Lo hai braccato puntato e quasi colto, in nome della ‘beccaccia’ abdicata al preciso infallibile colpo. Io ho imparato a camminare pensare e vegliare la Terra dalla Cima di quelle ali aggrappate al più alto indecifrato scoglio. Lente s’aprivano a Primavera e prendevano il volo. Quando l’Autunno cede il passo all’Inverno mi avvertono che il Pensiero sarà inchiodato alla stessa identica Cima. L’urlo e non più richiamo sembra lo stesso. 




Dio mi hanno inchiodato! Solo per dirmi che non sarà solo il sacrificio d’un Pensiero violato, ma tutto il Regno sacrificato in ciò che confondono dall’alba al tramonto… La preghiera dispiego al ramo contorto su cui aggrappata l’ultima croce in suo Ricordo. Poi mi sono preoccupato di insegnare a nuotare camminare e volare ogni essere di questa Terra. Spacci e rivendi innocenti per assassini. Uccidi l’avvenire d’ognuno. Saluti ed incarichi Barabba per ogni promessa del domani. Offendi onore e decoro. Ti appelli alla Legge, prima d’offenderla. Promuovi e premi la Verità per ogni calunnia detta… Nomini il Progresso senza il corretto dovuto intendimento che tal inganno tende. Rinneghi il passato in nome del futuro senza aver ben compreso come si semina la Terra del retto concepimento. Raccogli frutti insperati e speri nel domani, senza mai aver intuito come cogita l’infinito Dio, senza oggi e domani fuori dall’inutile Tempo dei miseri denari. Lo preghi e celebri dall’alba sino alla sera, senza aver colto il senso dell’intera Rima!]




…Tuttavia chi, partendo per il Cadore, poteva dimenticarlo a casa?

 

Si continuò a studiarlo e ristudiarlo seduti sulle panche dei rifugi, nelle serate di vigilia, e lo si sfogliò ancora ansiosamente a metà parete quando la via sembrava perdersi tra rupi assurde. Le pagine diventavano un po’ gialle, agli angoli si arricciavan le orecchiette, sulla copertina tracce di candele, graffi, macchie di umidità, segni di botte e di bivacchi.

 

La voce, pure attraverso gli anni, restava sempre la stessa: calda, fraterna, incoraggiante. Del resto, benché i confronti siano odiosi, che squallore al paragone le più moderne guide degli altri gruppi uscite negli anni successivi: tecnicamente ineccepibili, calcolate proprio al millimetro, come trattati di scienze esatte. Anche qui si legge:

 

‘L’attacco si .. traversa a sinistra’...




[Ti orienti bene nei ‘falsi movimenti’. Pur non avendo intuito donde deriva ogni punto cardinale del precario Spirito barattato all’ultimo sesto grado dell’alcolica parabola del domani. Non sai più volare anche se ci provi ogni giorno al di sopra della sfera per ogni strato ben inchiodato alla Terra. Ed ogni volta che tenti nell’impresa, inciampi nella discordia dell’ingorgo della lucida drogata motorizzata vigilata coscienza. Corri alla conquista della strada, dimenticando ogni mulattiera donde il Sacrificio della Terra. Ti vesti all’ultima moda. L’eleganza contraddistingue il nobile dall’umiliato. Si riconoscono e chiamano dalla scarpa fino alla chioma curata. Con l’accento ben pronunciato. Con la virgola della corretta vista celebrata nella lente dell’ultima montatura! Con siffatta armatura si cimentano negli espedienti esportati per una corretta e più ampia veduta circa il domani. Il domani li ha dimenticati, congiuntamente reclamano cercando il capro espiatorio per ogni colpa abdicata. L’empia e sofferta vista cede alla nebbia della lacrima. Inganni il presente e attendi il soldo della Borsa rubata ogni giorno. La notte vigili il coprifuoco del pipistrello tuo fratello nonché compagno di danza. 



Il tempo impostato e misurato nonché confezionato nello sguardo calcolato dal sarto del progresso, ogni tanto precipita nell’ingorgo di un diverso amplesso. Rimpiangi i denari spesi per la conquista dell’avvenire: una scommessa persa al soldo senza più un domani! Reclami e rinnovi l’agnello all’ovile come il mito insegna e favella. Giudica e Impera! Leggi con cura la Bibbia. Giuri vendetta! Ogni tanto sogni il domani quale intuito da falso profeta connesso in perenne offesa della Verità crocefissa. Il Notaio ti ha promosso Santo. Il Santo contraccambia l’eretico Notaio. Fra loro vigila un tacito rinnovato segreto patto senza alcun Dio spacciato e pregato. Il prelato incaricato accetta e comanda indulgenza. Il peccato la sua forza. Insieme hanno stipulato l’atto dell’ultima offerta ammobiliata. Una strana compravendita incisa sulla Sindone di un Dio non del tutto intuito. Lo hanno congiuntamente inchiodato all’ultima e Prima Rima, li guarda da una grotta! Il Cosmo in questa Filosofia dispiega la via dismessa. Il Sentiero fin sulla Cima attende l’uomo proteso verso l’ultimo atto. La donna qual Madonna nella propria altrui silente Natura nel gesto senza Parola confermarne la strana unione concessa… Con solo la mela sfamare Eva. Il Giardino si è arricchito per ogni Elemento del nuovo raccolto… Il domani precipiterà senza misericordia alcuna in nome di Madre Natura!] 


(Prosegue...)







Nessun commento:

Posta un commento