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Circa la Tempesta... (29/30)
& Salviamo le nostre montagne!
Percorrendo
le valli prealpine avviene sovente di osservare una gran diversità nel
paesaggio tra la parte più elevata e la parte più bassa dei pendii, su ambo le
sponde. Il Fiume, di solito, scorre
incassato in burroni profondi oppure in una valle ristretta fra le chine molto
erte, con chiuse frequenti, ove le rocce si addossano quasi in atto di sbarrare
la valle. Se però superiamo quei pendii ripidi e quelle rocce ci troviamo per
lo più come portati in una regione più aperta, con declivi assai più dolci,
talora passanti a veri altipiani in modo che il vallone dianzi nominato si
presenta come una incisione fatta dalle acque nel paesaggio pianeggiante.
Sembra che
anticamente le nostre regioni fossero assai meno aspre, più ampie e meno ripide
le valli; e che i Fiumi vagassero in
quel paesaggio fra montagne già da tempo adattate a tale stato d’equilibrio;
insomma possiamo dire che i Fiumi ancora potevano circolare liberi nel lento
scorrere dei loro Pensieri, diciamo più elevati Pensieri per ciò cui hanno
sempre creato.
Benché l’invisibile nemico, il quale tra l’altro si specchia su cotal Fiume (o vena di Ricchezza) immaginandosi astuto, ha pensato… credendo o sperando di ‘cogitare’ ancora (giacché privo di atto contemplativo!), come al meglio incatenarlo, e con Lui anche le più inaccessibili Ragioni dell’Universo (inaccessibili giacché l’idiota - ‘pensa di pensare’ in simil ‘atto cogitato’ ciò denominato nell’atto privo di principio cogitante - tra l’altro - di sovrintenderne Ragione e Pensiero, così da prevederlo nelle turbine dell’energia trasmutata al proprio ed altrui ‘cogitato’ convertitore non ancora esportato…); donde un Elevato Primo atto contemplato e cogitato in codesto homo, difettando della necessaria dovuta comprensione circa Natura e Dio, ne distorce il vero contenuto volto alla ‘universale’ comprensione d’ogni Elemento donde proveniamo; dacché ci proclamiamo figli giammai di un industrioso idiota ben allevato entro e fuori il proprio alveare di cristallo - o formicaio sotterraneo; ma quantunque ci riconosciamo nella Natura per ogni Elemento vivo ed imprigionato dall’altrui elevato ‘atto mal cogitato’!
Se vuole l’idiota potrà dispensare la sua venuta con un breve accenno circa il prometeico potere per gioco incatenato, e farla divenire quotidiana ‘tortura’ giacché da quel mondo in verità e per il vero proviene la sua dubbia natura; peccato, però, che la Natura ben sovrintende e conosce quanto da Lei creato, talvolta privandolo del pensiero cui aspira…; così oltre agli antichi Fiumi come dicevo, adesso riesce a controllare anche la singola particella, non più donde proviene il misero limitato intelletto in motivo del falso progresso, bensì la frammentata particella (o onda) la qual uomo pensa, in sragione dello stesso intendimento poter, a suo piacimento, controllare e abdicare all’inutile propria bassa Ragione asservita all’istinto regredendo il forma materiale di orango.
L’orango
vien osservato nelle fasi alterne del fuoco prometeico, quando cerca di
riscaldare la propria ed altrui falsa Ragione in siffatto ‘atto’, è triste
osservarlo non men che tradurlo nell’improprio intento - o antico intendimento
-, accompagnato dall’istinto non meno dell’intestino, mentre cerca di accendere
il fuoco consumato al freddo o alla brace di ugual appetito innato, medesimo di
quando chino alla propria caverna sfregava le pietre per la prometeica
scintilla dall’alba al tramonto della nuova èra!
Le pietre vennero incise, ed hora sono tutte contenute nel piccolo palmare della propria pelosa e sporca mano, per ogni simbolo l’orango accende la propria scintilla, peccato, però, che talvolta il Fuoco sfugga alla reale comprensione ove l’istinto lo pone, e nel Nulla perirà qual utile nutrimento d’un fuoco amico…
Se pur
vaccinato!
Dedichiamo
questo breve Frammento sperando che tal idiota del Progresso lo possa
intendere, giacché non speriamo che il miracolo evolutivo della Vita possa
qualcosa in un orango ammaestrato…
L’Idea però
non si impone precipitando negli abissi in cui osserviamo l’orango, sia perché
il cielo benigno che si stende al di sopra dona la nota calma che non induce a
tali pensieri differenti e dissimili da un orango, conviene quindi che la vera
scienza dell’Intelletto additi la forma primitiva dei monti, risuscitandola.
(Giuliano)
Avete trascurato la Natura, cioè non avete
rispettato quelle sensazioni profonde e sacre che ci comunicano i paesaggi
naturali, avete trasformato le Cattedrali della Terra in piste da corsa; il
vostro unico piacere è scarrozzare in vetture motorizzate lungo le loro navate,
e mangiare come maiali sui loro altari.
State costruendo nuovi ‘sudari’ o strani ponti
mobili sulle cascate, avete trasformato con una galleria la più bella scogliera
di Lucerna, le Alpi stesse che i vostri poeti amavano con rispetto, le
considerate pali insaponati in un parco di orsi, su cui voi stessi vi
arrampicate e scivolate con grida indemoniate; e quando smetterete di urlare,
non avendo più voce per manifestare la vostra allegria, riempite la quiete
delle valli con esplosioni di polvere da sparo…
(J. Ruskin 1870)
Il 1865 è un anno fondamentale per l’alpinismo moderno, iniziato nel 1786 con la prima scalata del Monte Bianco e proseguito fino a oggi. In quell’estate vengono mandate a segno oltre quaranta prime soltanto tra i Pirenei e le Dolomiti: per ricordarne alcune, le Grandes Jorasses, Aiguille Verte, Wellenkuppe, Obergabelhorn, Aiguille de Bionnassay, Breithorn, Tschingelhorn, Mont Blanc de Cheilon, Nesthorn, Grande Mèsule, Piz Roseg, Piz Buin, Cima Tosa, Tofana di Dentro, Cevedale, Monte Cristallo.
Oltre a queste, alcuni nuovi itinerari
pioneristici come lo Sperone della Brenva sul versante sud del Monte Bianco, la
Cresta del Leone sul Cervino, il pilastro nord del Silberhorn, la traversata
dell’Ortles da nord a sud. Il mestiere di guida alpina è ormai consolidato, e
nei paesi turistici emergenti come Chamonix, Valtournenche, Zermatt,
Grindelwald e Cortina d’Ampezzo crescono vere e proprie dinastie di
professionisti.
Nel 1890, anno della morte di Carrel,
un imprenditore chiede al governo federale di Berna le concessioni per
costruire un impianto di risalita da Zermatt al Gornergrat e un secondo da
Zermatt alla cima del Cervino.
Presto i giornali annunciano che le opere
verranno iniziate.
L’impianto sul Gornergrat entra effettivamente in
funzione nel 1899, l’altro per
fortuna no. Però l’audace progetto, messo a punto dall’ingegnere Xaver Imfeld,
esiste tuttora: una linea che arriva fino all’Hörnli e poi prosegue dentro la montagna,
attraverso un tunnel rettilineo lungo due chilometri, fin quasi sotto la cima
del versante di Zmutt, dove i passeggeri sarebbero sbucati. Come fanno in
fretta fantasia e tecnologia a condurre l’alpinismo ai limiti dell’assurdo! A
cinque anni dalla morte di Carrel, Whymper torna al Breuil e percorre la sua
via fino a metà verso la cima: per scattare delle fotografie.
(R. Messner)
Da allora ad oggi, l’inizio della Fine…, ritorniamo sugli stessi luoghi….:
COMUNICATO
STAMPA
Ayas, 30 agosto 2020
La società
Cervino SpA si fa partito e parte all’attacco del Vallone delle Cime Bianche, in
piena campagna elettorale. Dopo l’improvvida uscita del Presidente del proprio
Collegio sindacale per costituire il Comitato Collegamento Cervino-Monterosa,
scende ora in campo direttamente la Società Cervino SpA, la società che gestisce
gli impianti di risalita nella Valtournenche, per promuovere con una newsletter
indirizzata agli operatori turistici e in piena campagna elettorale, la
discutibile campagna a favore del Collegamento funiviario Ayas/Cervinia, sulla
base delle note e fumose argomentazioni propagandistiche.
La discesa
in campo della Società Cervino nella campagna elettorale è particolarmente
grave perché si tratta di una società pubblica (partecipata Finaosta
all'86,33%) che dovrebbe attenersi alla buona gestione societaria, a realizzare
gli interventi concordati con la proprietà pubblica e non a promuovere gli
interessi di un Comitato privato. Di questa discesa in campo la società Cervino
dovrà rendere conto. Si diffida formalmente la società Cervino, e i Consorzi
turistici finanziati dalla Pubblica Amministrazione, dal continuare a
intervenire in modo scorretto e improprio nella campagna elettorale.
Negli ultimi dieci anni la Società Cervino si è occupata più di avventate operazioni immobiliari, quale l’operazione Gran Baita sulla quale sta indagando la magistratura, che non di ammodernare i propri impianti e servizi: ad esempio l’obsoleta sciovia che collega il comprensorio della Valtournenche con quello del Breuil, la dotazione di parcheggi del tutto insufficienti, il rifacimento o lo smantellamento di sette importanti impianti funiviari in disuso da più di trent’anni.
Nel merito,
la società Cervino si fa portavoce di argomentazioni infondate e talora false
del Comitato Promotore. L’idea del grande comprensorio è unicamente un’operazione
d’immagine, in realtà sarebbe unicamente un carosello d’impianti perché nel
Vallone delle Cime Bianche non sono possibili piste da sci.
Quanti prenderebbero
5/6 impianti per venire a fare una sciatina al Bettaforca e altrettanti per
ritornare a Zermatt?
Una
percentuale prossima allo zero.
Impatto ambientale minimo: una bugia colossale, che dà conto dell’attenzione all’ambiente da parte dei promotori e della stessa società Cervino. Il collegamento perorato prevederebbe una sequenza di 4 cabinovie, di cui 3 nel cuore del Vallone delle Cime Bianche con la posa di piloni ogni 150 metri, cioé 55/60 piloni da Frachey al Colle superiore delle Bianche, senza contare le stazioni intermedie: una devastazione.
Neppure
un accenno al fatto che il Vallone delle Cime Bianche per gran parte gode della
massima tutela ambientale a livello europeo con l’identificativo “IT1204220 - Ambienti glaciali del gruppo
del Monte Rosa”, che prevede l’esclusione di nuove infrastrutture.
Chi mette i
soldi per la campagna propagandistica di chiaro sapore elettorale?
Le Cime
Bianche, bianchi dentini carbonatici che orlano la testata della Val d’Ayas sul
confine con la conca del Breuil, sono un’insolita presenza in un paesaggio
dominato da rocce più scure. Si tratta di un confine non solo geografico, ma
anche simbolico. Da una parte domina l’invasione dello sci di pista con le sue
modernissime strutture invasive, dall’altra un’area di tutela ambientale della
rete Natura 2000: “Ambienti glaciali del gruppo del Monte Rosa”.
Nonostante la presenza dei vincoli ambientali, sanciti dalla legislazione europea, nazionale e regionale, la Monterosa Ski, che gestisce il dominio sciistico delle valli del Monte Rosa, sta portando avanti, con l’acquiescienza della Regione Valle d’Aosta, uno studio che in base ad un qualche cavillo consenta di collegare Cervinia alla Val d’Ayas via fune, attraversando l’area protetta lungo il vallone dele Cime Bianche. La motivazione principale del progetto consiste nel fatto che il vallone delle Cime Binche è l’unica area rimasta immune da impianti di risalita nella traiettoria Zermatt – Alagna.
Nonostante
la diffida inviata in data 5 dicembre
2020 dalle maggiori associazioni di tutela dell’ambiente montano a firma
dell’Avv. Paola Brambilla di Milano e nella sezione Società trasparente non se
ne abbia traccia, dalla seduta di ieri del Consiglio regionale abbiamo appreso
cha la società Monterosa SpA ha proceduto ad affidare gli studi preliminari
riguardanti il progetto di collegamento funiviario nel Vallone delle Cime
Bianche.
Una scelta sorda alle richieste di rispetto della normativa di tutela e cieca di fronte alla bocciatura di progetti simili. Il D.M. 17-10-2007 “Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone speciali di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS). Pubblicato nella Gazz. Uff. 6 novembre 2007, n. 2582, non lascia adito a dubbi All’art. 5 lettera m, stabilisce in modo inequivocabile che sia vietata la: “realizzazione di nuovi impianti di risalita a fune e nuove piste da sci, ad eccezione di quelli previsti negli strumenti di pianificazione generali e di settore vigenti alla data di emanazione del presente atto....”.
L’unica deroga è quella prevista al capoverso
4 dell’art. 1 del Decreto stesso, che recita “Per ragioni connesse alla salute
dell’uomo e alla sicurezza pubblica o relative a conseguenze positive di
primaria importanza per l’ambiente, si può provvedere all’autorizzazione di
interventi o progetti eventualmente in contrasto con i criteri indicati nel
presente atto, in ogni caso previa valutazione di incidenza, adottando ogni misura
compensativa atta a garantire la coerenza globale della rete Natura 2000”.
Non è certo
questo il caso del progetto funiviario.
In più, in data 14 maggio 2021 il Ministero della transizione ecologica, con nota della Direzione generale per il patrimonio naturalistico, ha sonoramente bocciato l’autorizzazione concessa dalla Regione Lazio per un intervento del tutto simile in area tutelata Natura 2000 sul Monte Terminillo. Monterosa SpA (partecipata Finaosta al 94,57%) dovrà ora assumersi tutte le responsabilità per lo sperpero di fondi pubblici (403.000 euro) ai fini della realizzazione di un intervento impossibile.
Non solo, si continua così ad alimentare false aspettative fra alcune fasce delle popolazioni e degli operatori interessati e a perdere anni preziosi nell’inseguimento della manna che cade dal cielo anziché lavorare per migliorare gli impianti esistenti, per mettere a punto offerte turistiche innovative e per individuare strategie di sviluppo all'altezza dei tempi. Ne beneficeranno le attese speculative legate alla rendita immobiliare, come avvenuto al Breuil/Cervinia con l’affaire Gran Baita e come si paventa ad Ayas con l’ex Ermitage di località Crocetta4. La Valle d'Ayas, in primo luogo, ne pagherà le conseguenze.
Ayas, 22 luglio 2022
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