Da precedenti e
più vigilati capitoli (11/3)
Prosegue il giorno dopo
con il racconto
della Domenica:
& più seriamente
Gli dei, gli dei sono più forti; il tempo cade davanti a loro; le ginocchia di tutti gli
uomini si piegano; tutte le preghiere e le sofferenze degli uomini salgono come
l’incenso verso di loro; sì, ché questi sono dei, Felici.
Carquinez
si era finalmente rilassato. Diede un’occhiata alle finestre sferraglianti,
guardò verso l’alto il tetto spiovente e ascoltò per un momento il selvaggio
ruggito del sud-est mentre pareva volesse afferrarlo tra le sue fauci muggenti
assieme l’intero bungalow.
Poi sollevò
il suo bicchiere davanti al fuoco e rise di gioia attraverso il vino d’orato.
‘È bellissimo,
è soavemente dolce, è un vino da donna, e fu fatto bere ai santi vestiti di
grigio’.
‘Lo
coltiviamo sulle nostre calde colline!’,
dissi io, con un perdonabile orgoglio californiano.
‘Ieri hai
camminato attraverso le viti da cui proviene!’
Valeva la
pena di sentire Carquinez!
Non era mai
veramente se stesso fino a quando sentiva il dolce calore della vite cantare
nel suo sangue. Era un artista, è vero, sempre un artista; ma in qualche modo,
sobrio, il tono acuto e l’inclinazione svanivano dai suoi processi mentali e
lui era incline a divenire mortalmente noioso come una domenica britannica -
non banale come gli altri uomini, ma relativamente a Monte Carquinez quando era
davvero se stesso.
Da tutto ciò non si può dedurre che Carquinez, che è il mio caro amico e più caro compagno, era un ubriacone. Tutt’altro: raramente sbagliava. Come ho detto, era un artista. Sapeva quando ne aveva abbastanza, e abbastanza per lui era l’equilibrio – l’equilibrio tuo e mio quando siamo sobri.
La sua era
una temperanza saggia e istintiva che poteva essere quella di un greco. Eppure
era lontano dall’esserlo.
‘Sono
azteco, sono Inca, sono spagnolo’,
…gli ho
sentito dire.
E in verità
guardandolo sembrava un composto di strane razze antiche con la sua pelle scura
e l’asimmetria e primitività delle sue caratteristiche. I suoi occhi, sotto le
sopracciglia massicciamente arcuate, erano distanti e neri con l’oscurità che è
barbara, mentre, davanti ad essi stavano perennemente cadendo un ciuffo di
capelli attraverso i quali guardava come un satiro birichino da un boschetto.
Indossava sempre una morbida camicia di flanella sotto la giacca di velluto a coste e la cravatta sempre rossa. Quest’ultima rappresentava la bandiera rossa (un tempo aveva vissuto con i socialisti di Parigi), e simboleggiava il sangue e la fratellanza dell’uomo. Inoltre, non era mai stato visto senza un sombrero di pelle a larghe tese. Si diceva persino che fosse nato con questo particolare copricapo. E nella mia esperienza è divertente vedere quel sombrero messicano che chiama un taxi a Piccadilly o schiacciarsi nella calca della ferrovia elevata di New York.
Come ho
detto, Carquinez era animato dal vino ‘come
l’argilla fu animata rapidamente dal soffio divino’, secondo il suo modo di
dire. Confesso che era ereticamente intimo con Dio; e devo aggiungere che non c’era
né eresia né blasfemia in lui. Era sempre onesto e, purché aggravato dai
paradossi, molto frainteso da coloro che non lo conoscevo bene. Poteva essere
elementarmente rozzo come un selvaggio; e altre volte delicato come una
cameriera, o scaltro come uno spagnolo.
Infatti non
era lui Azteco? Inca? Spagnolo?
E ora devo
chiedere scusa per lo spazio che gli ho dedicato. (lui è mio amico e gli voglio
bene e speriamo che dallo Spazio profondo non ci odano...).
La casa stava tremando per la tempesta, mentre si avvicinava di più al fuoco e rise attraverso il bicchiere. Mi guardò, e con maggior lucentezza dei suoi occhi e con la loro vigilanza, compresi che aveva raggiunto il punto culminante.
‘E quindi
pensi di aver vinto contro gli dei?’,
chiese.
‘Perché gli
dei?’.
‘Chi se non
loro ha posto la sazietà nell’uomo?’,
…gridò.
‘E da dove
viene la volontà in me per sfuggire alla sazietà?’,
…chiesi
trionfalmente.
‘Di nuovo gli dei’,
disse
sorridendo...
‘È il loro
gioco che giochiamo, mischiano tutte le carte e prendono la posta. Non pensare
di essere scappato fuggendo dalle pazze città. Tu con le tue colline ricoperte
di vite, i tuoi tramonti e le tue albe, la vostra vita casalinga e semplice!
‘Ti ho
osservato da quando sono venuto, non hai vinto hai capitolato. Hai parlamentato
con il nemico. Hai confessato che sei stanco. Hai volato sventolare la bandiera
bianca. Hai giocato un trucco, un vile trucco. Hai esiliato al gioco. Ti
rifiuti di giocare. Hai gettato le tue carte sotto il tavolo e sei scappato per
nasconderti, qui tra le tue colline’.
Si scostò i
capelli lisci dagli occhi lampeggianti, e appena interrotto si arrotolò una
lunga sigaretta marrone messicana.
‘Ma gli dei sanno che è un vecchio trucco, tutte le generazioni di uomini ci hanno provato …e perso. Gli dei sanno come comportarsi con uno come te. Perseverare è possedere, e possedere vuol dire essere sazio. E così tu, nella tua saggezza hai rifiutato di perseverare più a lungo. Avete scelto di smettere: benissimo vi sazierete con questo. Ottimo. L’hai semplicemente barattato per la senilità. E la senilità è un sinonimo di sazietà. È la maschera della sazietà. Bah!’.
‘Ma guardami!’,
…esclamai!
Carquinez è
stato sempre un demone per trascinare l’anima di qualcuno per farci stracci e
brandelli.
Mi squadrò con sguardo fulminante.
‘Non ne vedete
i segni’,
…dissi con
aria di sfida.
‘La
decadenza è insidiosa’,
ribatté.
‘Sei più
che maturo’.
Ho riso e
perdonato la sua diavoleria.
‘Non lo so?’,
...chiese.
‘Gli dei
vincono sempre, ho visto giocare gli uomini per anni e secoli quello che
sembrava un gioco vincente. Alla fine hanno perso’.
‘Non fanno mai errori?’,
…ho
chiesto.
Ha soffiato
molti anelli di fumo meditativi prima di rispondere.
‘Sì, sono stato quasi ingannato, una volta. Lascia che te lo racconti. C’era Marvin Fiske (un idealista, un poeta, un amante della Natura come della Verità e della Bellezza).
Ti ricordi
di lui?
E il suo
volto dantesco e l’anima del poeta, cantando il proprio ed altrui canto dello Spirito
innalzava il suo inno all’Amore!? E c’era Ethel Baird (bella come Madre Natura
pura come ogni suo Elemento cantato), che anche tu devi ricordare’.
‘Una santa
Madonna’,
dissi!
‘Proprio
Santa come l’Amore! E più dolce! Solo una Natura e Donna fatta per l’amore
spirituale, e ancor meglio come posso spiegartelo? Intriso di santità come la
stessa tua aria, qui, è impregnata dal profumo dei fiori. Bene, si sono uniti: Uno
ha generato l’altro, l’altro ha generato Lei. Senza peccato alcuno! Hanno
giocato una partita con gli dei’.
‘E l’hanno
vinta, hanno gloriosamente vinto (pur perdendo l’intera mano)!’.
Lo
interruppi!
Carquinez
mi guardò con compassione e la sua voce era come una campana funebre.
‘Hanno
perso, in modo supremo, in modo divino, in modo colossale’.
‘Ma il
mondo crede diversamente’,
…mi
azzardai freddamente.
‘Il mondo congettura, il mondo vede solo il volto delle apparenze. Ma io so. Ti è mai venuto in mente di chiedermi perché ha preso il velo, sepolta in quel doloroso convento di morti viventi?’.
‘Perché Lei
lo amava così tanto che quando morì...’…
La parola mi fu troncata sulle labbra dal
sogghigno di Carquinez.
‘Una
risposta a proposito’,
…disse,
‘fatta a
macchina come un pezzo di stoffa di cotone. Il giudizio del mondo! E il mondo
ne sa qualcosa a questo proposito!? Come voi, è fuggita dalla vita. È stata vinta.
Velata la vedi in quella fumosa dottrina dipinta fuori e dentro il convento in
cui posta. Tirò fuori il sudario bianco della stanchezza. E nessuna città
assediata ha mai sventolato quella bandiera con tanta amarezza e lacrime’.
‘Ora ti racconterò tutta la Storia, e tu devi credermi!
Perché io
so!’
‘Avevano
riflettuto sul problema della sazietà (dell’Anima come dello Spirito). Amarono
l’amore la bellezza di Dio e conobbero completamente il valore di esso. Lo
amavano così tanto che erano desiderosi di tenerlo sempre caldo e fremente nei
loro cuori come il vero unico sommo bene. Essi accolsero con favore la sua
venuta temendo il male.
Il male ora
dappertutto!’
‘L’amore è il desiderio di vita e della Natura, ed essi lo trattenevano come un dolore delizioso una pena deliziosa, e quando trovarono quello che cercavano morì (giacché morta). L’Amore negato viveva, l’amore soddisfatto morì. Mi seguite? Essi compresero che non c’è scopo di vivere desiderando ciò che già si possiede o si pensa possedere. Mangiare ed essere ancora affamati è un problema che nessun uomo è mai riuscito a risolvere. Il problema della sazietà. È così. Infatti sono ingordi non asceti e asceti ingordi nello stesso strano tempo! Avere e conservare il maggior appetito davanti ad una tavola ricolma di cibi eppure essere asceti. Questo il loro problema, perché loro amano l’Amore saziato da un diverso Spirito e Principio. Spesso lo discutono con tutti i dolci ardori dell’Amore e del Bene traboccanti nei loro occhi, con il sangue rossastro che tinge le loro ed altrui guance nell’inutile umana violenza raccolta; nascondendosi in un tremolio nella gola, per tornare poi ad esprimersi in un suono dettato dalla Natura: ineffabile beatitudine che Lei solamente può emettere come il lieve fruscio di un albero che muove le sue e loro foglie al vento.
Come faccio a sapere tutto questo?
Ho visto...
molto.
Molto altro
ho imparato dal loro vangelo.
Questo l’ho trovato nel diario di Lei la tua Madonna:
Perché,
davvero, quella voce errante, quel bisbiglio crepuscolare, quel respiro così
dolce come rugiada, quel liuto dalle ali di fiamma... suonatore di liuto che
nessuno vede solo per un momento, in un luccichio arcobaleno di gioia, o all’improvviso
lampo di passione, questo squisito mistero che chiamiamo Amore e Sommo Bene,
arriva, almeno ad alcuni visionari rapiti e poi indistintamente perseguitati;
non con una canzone sulle labbra che tutti possano sentire, o come una violenta
violenza della musica pubblica, ma come agitato dall’èstasi muta del desiderio
la più sublime sinfonia.
Come trattenere
quell’alato suonatore di liuto dalle ali di fiamma con la sua muta eloquenza di
desiderio?
Celebrarlo voleva dire perderlo perché nessuno avrebbe compreso siffatta celebrazione. Il loro reciproco amore è un grande amore. I loro granai sono traboccanti di abbondanza, eppure hanno bisogno di conservare intatto l’acuto desiderio del loro amore. Né erano magre piccole matricole che teorizzavano sulla soglia dell’Amore. Erano anime robuste e leali. Avevano amato, come altri, prima di incontrarsi e, in quel tempo avevano soffocato l’amore con le Poesie lo avevano ucciso cantandone le lodi agli altri e seppellito nella tomba della inutile materia la quale non ha compreso. Non sono degli spettri freddi quest’uomo e questa Natura, sono umani evoluti e dei divenuti per ogni Elemento ucciso. Non hanno patria né sobrietà sassone nel loro sangue. Il colore di esso è il rosso tramonto. Loro brillano con esso. Conservano in loro la gioia della carne come i francesi. Sono idealisti, ma il loro idealismo è Universale. Non è temperato dal freddo e dal fluido tenebroso che per l’inglese serve come sangue. Non c’è stoicismo in loro.
Erano e sono tutto ciò che ho detto, ed erano e sono fatti per la gioia. Ma ebbero contro un pregiudizio. Siano maledetti i pregiudizi! Giocavano e combattevano logicamente e fu questa la loro logica.
Bene
torniamo alla Logica, l’uomo e la Natura si dissero: “Perché amarsi una volta
sola? Se amarsi una volta vuol dire anche dividersi nel nostro amore così
pensato, non è più saggio divenire una sol cosa e non amarsi affatto come tutti
gli altri amano”.
Sono uno e
non due nel desiderio negato oppure consumato?
Pensaci!
Così possono mantenere in vita l’amore nato digiunando come l’amore per sempre pensato. Fu ed è questo il più grande peccato da loro consumato.
La più grande (e rinata) Eresia!
Pensaci
ancora!
Forse hanno raggiunto questo pagano principio divenuto pregiudizio…
Ma essi
sono più saggi ancora, più d’ogni fallace dottrina: non volevano amarsi così
come è ed è sempre stato, e neppure lasciarsi, si unirono per dio! Poi la Terra
si squarciò come per maledizione o miracolo… come quello stesso Dio crocefisso
ecco il segreto mai rivelato.
Io li
osservo così come un tempo, medesimo tempo
osservato…
È uno spettacolo per dio, quell’uomo e quella Natura sposati che assieme cantano e rimano canzoni d’amore con una freschezza verginale come l’amore appena nato, con a maturità e ricchezza di ardore che i giovani amanti non potranno mai conoscere. I giovani innamorati di medesimi ideali sono pallidi e anemici accanto a quella coppia a lungo sposata. Vederli con tutto il fuoco e fiamma e la tenerezza da una distanza tremolante, prodigandosi a distanza carezze più che inutili preghiere ed il loro amore li spinge l’uno verso l’altro e come fiamme palpitanti di vita si rincorrono nell’orbita della luce. Sembra, in obbedienza a qualche grande legge della fisica, più potente della gravitazione e più sottile, che devono fondersi fisicamente ciascuno in ognuna passione amata e contemplata… di fronte ai miei stessi occhi. Non c’è da meravigliarsi che fossero chiamati i meravigliosi amanti.
Un giorno trovai sul sedile vicino alla finestra un libro di versi si è aperto da sé, per la lunga abitudine:
E’ così dolce stare appena un po’ separati,
Conoscersi
meglio e mantenere
La delicata
soave sensazione vilipesa
Di due che
si toccano
O amore,
non ancora!
Manteniamo
il nostro amore
Avvolto nel
sacro mistero
Ancora per
un po’ di tempo
In attesa
degli anni che verranno
E che mai
arriveranno!
Imparai quei versi a memoria e vidi in una bianca visione i loro grandi Spiriti innocenti.
Essi sono come dei fanciulli, non comprendono il male che li circonda. Giocano con il fuoco della Natura, si giocano del loro dio pregano ancora gli antiche Dèi, hanno inventato o meglio ancora, appreso delle sconosciute regole e invisibili formule, hanno inventato un sistema diverso e lo hanno portato alla tavola non del successo ma da gioco con cui si compone la vostra vita aspettando di vincere.
Attenzione!
Gridai!
Dio è
dietro di voi.
In nome suo e di altri sconosciuti dei celebrati fanno muovere oscure regole per ogni nuovo sistema escogitato. Non avete possibilità di vincere!
Sorvegliai
ancora.
Gli anni
passavano e la brama incompresa del loro amore non si estingueva anzi diveniva
sempre più acuta fino ai confini della patologia. Furono torturati per questo.
Come molti altri, lo ammetto. L’uomo e la sua Natura hanno fatto un miracolo, si
sono giocati di quel Dio pregato, e neppure Lui o chi in suo nome gli perdonò
il misfatto. Avevano deturpato la Terra quando furono divisi da questa Eresia.
Tremò
anch’essa di paura.
Io che vedo
ed ho visto so! (anche se ci ascoltano!)
Nessun amante ha avuto la loro èstasi amorosa, non avevano ucciso l’amore con le solite pretese unite e celebrate in comuni convenevoli, lo avevano coltivato negando l’amore come siamo soliti conoscerlo anche in senso filosofico, e negando cotal amore lo condussero al punto di morirne dal desiderio. È un vero delirio d’amore incompreso, ma poi un giorno, gli dei o uno solo di loro si alzarono dal loro Olimpo e guardarono l’uomo e quella strana Natura che s’erano beffati di loro.
Ed in qual
medesimo Tempo l’uomo e la sua Natura si guardarono negli occhi, Uno come il
Dio che li giudicava ed avevano beffato accompagnato dai suoi dei, e si
accorsero che visti e scrutati l’amore morto. La luce andata. La fiamma spenta.
Tutto divenire incomprensibile peccato da tutti indistintamente giudicato.
Sembrava che il desiderio una volta osservato e tratto nel Tempo nato e contato
morisse. E morì divenendo il Sogno - ugual Sogno - dell’oscuro Primo Dio celato
Straniero al proprio Creato.
Gli dei o uno solo di loro giocano una diversa partita alla tavola in cui qualcuno li ha posti.
L’uomo
muore ed arde di ugual antico primo desiderio, un uomo morto al tavolo del loro
strano gioco. Lei, Madre Natura, si dischiuse al voto da chi mai pur celebrata l’ha conosciuta.
Ve l’ho
detto e lo so!
Pur
perdendo vinsero, come state vincendo voi sulle vostre colline dal bianco o
rosso vino offerto come il sangue del dio che ride, che ride per come pregate o
peggio desiderate e pur pregando e desiderando mai avete conosciuto il vero
amore inchiodato…
(Ispirato da un racconto di Jack: Quando Dio ride)
Nessun commento:
Posta un commento